[Redditolavoro] fiat
procomta
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Wed Jul 14 12:59:07 CEST 2010
Fiat, contro le lotte operaie dilaga il fascismo padronale per imporre
intensificazione dello sfruttamento e schiavitù
Alla Fiat Mirafiori da alcuni giorni si fermano gli operai delle Carrozzerie
e della Power Train (ex Meccaniche) e un corteo di 1200 lavoratori sfila
dalla porta 2 davanti al Motor Village. Anche i lavoratori dell'Iveco danno
vita ad uno sciopero e a un corteo. Gli scioperi a Mirafiori sono nati sul
problema del mancato pagamento del 'premio di risultato' che viene
corrisposto a luglio; già l'anno scorso era stato ridotto da 1300 a 600 euro
e ora si tema venga ulteriormente decurtato.
Si è trattato di scioperi fondamentalmente spontanei o con una forte spinta
dal basso, dettati dalla rabbia e con il segno di una forte preoccupazione
per il rapido peggioramento della condizione operaia.
La reazione agli scioperi di Torino è stata all'insegna del nuovo fascismo
padronale che Marchionne da Pomigliano vuole imporre a tutti gli
stabilimenti e che ha come base programmatica l'accordo di Pomigliano e la
"Lettera di Marchionne". Martedì, quindi, è partita la lettera di
licenziamento per un impiegato della Fiom, Pino Capozzi, colpevole di aver
inviato per e mail a 40 suoi colleghi di lavoro la lettera degli operai di
Tychy - Polonia, che nei giorni precedenti al referendum a Pomigliano
lanciava un messaggio di solidarietà e di unità di lotta a tutti gli operai
Fiat.
L'azienda parla di "messaggio denigratorio nei confronti dell'azienda";
proprio in quei giorni le e mail aziendali erano piene dei messaggi
dell'azienda e dei sindacati padronali che invitavano i lavoratori a votare
Si al referendum.
Il licenziamento di Torino si aggiunge alle minacce di licenziamento dei 3
operai di Melfi, tra cui due delegati della Fiom, colpevoli questa volta di
aver fermato il reparto a fronte dell'aumento dei ritmi di lavoro; ritmi di
lavoro originati dall'aumento del 10% della velocità delle linee di
montaggio, in atto anche allo stabilimento di Cassino. Anche qui il
bersaglio sono gli scioperi partiti alla Fiat Sata contro questo aumento dei
ritmi e da giovedì contro le minacce di licenziamento.
Gli operai della Fiat Sata non si sono fatti intimidire, hanno proseguito
negli scioperi e nei cortei interni, una manifestazione ha avuto luogo sotto
la sede dell'Assindustria di Potenza.
Quello che avviene ai due stabilimenti Fiat è parte però della grande
operazione messa in atto a Pomigliano. A Pomigliano quello che è in atto è
il disprezzo degli operai, l'oppressione e il ricatto, fino alla
provocazione.
Lunedì mattina si è dovuti arrivare al malore, dovuto al caldo e allo
stress, che ha colto due operai ai cancelli di Pomigliano dove erano in fila
i lavoratori per la frima della documentazione relativa alla
cassintegrazione straordinaria, "trattati come bestie" - dicono i
lavoratori. Nei giorni del referendum la Fiat si era invece organizzata
benissimo!
Ma di scandalosa e inaudita gravità, anche se il fascismo padronale è
questo, è quello che è avvenuto in occasione dell'assemblea della Fismic
tenutasi il 13 luglio. In un'assemblea organizzata in un albergo ubicato a
pochi passi dalla Fiat di Pomigliano, il segretario di questo sindacato
giallo ha sciorinato tutti i particolari di come prosegue "l'operazione
Pomigliano", confermando che la via scelta è quella del licenziamento di
massa e del ricatto individuale della cosiddetta "Newco": "La nuova società
sarà pronta a giorni, probabilmente entro la fine di questo mese, e non sarà
necessario licenziare tutto il personale per poi riassumerlo sotto nuove
insegne. Alla Fiat basterà trasferire i cespiti a un'altra azienda dotata di
capitale sociale sufficiente, ai sensi dell'art. 2112 del codice civile".
Insomma, trasferimento di uomini e mezzi ad altra impresa e contestuale
apertura della sede della nuova società all'interno del G.B. Vico.
"Qui i dipendenti saranno chiamati a visionare il nuovo contratto che
potranno liberamente firmare o meno, chi non firmerà ovviamente resterà
disoccupato. Il nuovo contratto sarà modulato sull'intesa separata del 15
giugno, poi approvata a larga maggioranza dai dipendenti di Pomigliano nel
referendum di fabbrica". I sindacati firmatari, quindi, si fanno loro
gestori diretti della violenza e del ricatto padronale. Angeletti per la Uil
difende questa scelta: "Nella trattativa di Pomigliano non abbiamo subito
nessun ricatto. Circa le questioni di incostituzionalità dell'intesa, esiste
una Corte Costituzionale, in ogni caso non contiene nessuna violazione".
"La scelta della Newco - come informa un articolo de Il Mattino - viene
fatta di fronte alla verifica che non è praticabile la via istituzionale in
tempi brevi. Il disegno di legge, infatti, presentato da Ichino del PD che
prevede che un accordo anche se non sottoscritto da tutti i sindacati
maggiormente rappresentativi vincola comunque erga omnes pure quelli che non
firmano l'intesa. Questa strada presenta due ostacoli alla sua applicazione
all'accordo Fiat, la legge dovrebbe essere retroattiva e i tempi di
approvazione brevissimi".
Completano l'opera, naturalmente, le dichiarazioni di Sacconi che con
ignobile faccia tosta dice che l'accordo tra Fiat e i lavoratori di
Pomigliano "fa scuola", "il referendum è andato benissimo. Ma i referendum
non si debbono più fare, il potere dei lavoratori in azienda deve
organizzarsi solo attraverso una forma di democrazia delegata". E' il
conseguente fascismo istituzionale a tutela del fascismo padronale.
A fronte di questa marcia a carroarmato della Fiat, lo sciopero dichiarato
per venerdì dalla Fiom va sostenuto in tutti gli stabilimenti Fiat, ma serve
una risposta generale.
Giustamente Cremaschi dalle pagine di Liberazione riconosce che si tratta di
fascismo, ma come si risponde al fascismo è un problema che si pone anche
all'interno del suo sindacato, e non alludiamo alla direzione della Cgil -
che in tutta questa vicenda procede in parallelo con la Fiat: dal Si al
referendum alla sottovalutazione dell'attacco, ai mancati appoggi alle lotte
operaie in corso e all'opera di convinzione e di pressione per allineare la
Fiom - ma anche alle dichiarazioni del coordinatore nazionale del settore
auto Masini che sembrano non andare oltre il ricorso legale rispetto ai
licenziamenti, anche al segretario della Fiom piemontese che diventa
ridicolo dichiarando "Marchionne deve decidere se rimanere Marchionne o
trasformarsi in Valletta.
La sfida iniziata con il No a Pomigliano, proseguita con gli scioperi a
Melfi e a Mirafiori, in attesa che entrino realmente in campo gli operai di
Termini Imerese, va raccolta e proseguita.
NO AI LICENZIAMENTI REPRESSIVI
NO AI LICENZIAMENTI DI MASSA A POMIGLIANO
NO ALLA CHIUSURA DI TERMINI IMERESE
NO ALL'INTENSIFICAZIONE DELLO SFRUTTAMENTO E AI TAGLI DEL SALARIO
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proletari comunisti
14-7-2010
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