[Redditolavoro] luglio 60 dal blog http://proletaricomunisti.blogspot.it
procomta
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Thu Jul 1 08:43:35 CEST 2010
Il 30 giugno l'insurrezione di Genova fatta principalmente da operai e
giovani per impedire il congresso del MSI voluto dal governo reazionario
democristiano di Tambroni appoggiato dal Msi in parlamento, è la data
culmine di un semestre di rinascita dell'antifascismo e della apparizione
alla testa di esso della gioventù operaia alla prima esperienza di una
grande lotta politica.
A 15 anni dalla Resistenza Pci e organizzazioni sindacali ufficiali erano
divenuti i partiti della stabilizzazione capitalistica e della ricostruzione
della democrazia borghese; pure esistendo una consistente contraddizione tra
una base che aveva ben presente i valori dell'antifascismo, gli ideali del
comunismo e un vertice e un apparato, una linea e un sistema di
funzionamento che in nome della via parlamentare e dell'elettoralismo nulla
aveva potuto per impedire il nuovo dominio della borghesia con il governo
democristiano dei suoi alleati.
Questa stabilizzazione aveva spinto la borghesia a pensare che fosse
possibile rovesciare il verdetto della storia.
La ribellione, in parte spontanea, ebbe il suo cuore a Genova, ma aveva
visto battaglie importanti già a Livorno dal 19 al 22 aprile dove la
popolazione era scesa in piazza contro i paracadutisti e si era scontrata
ripetutamente con polizia e carabinieri: 37 i feriti, 78 gli arrestati, 199
i denunciati; scontri erano avvenuti anche a Milano il 29 aprile, a Bologna
il 21 maggio.
Il governo Tambroni aveva mobilitato l'intero apparato repressivo, maggiore
di quello di Scelba degli anni 48/50: 75 mila poliziotti, 180 mila tra
carabinieri e Guardia di Finanza.
La rivolta di Genova inflisse una dura sconfitta a questo apparato. Il
congresso del Msi fu sospeso all'ultimo momento quando fu chiaro che la
rivolta popolare aveva assunto un carattere insurrezionale e non ci sarebbe
stato alcun apparato di repressione in grado di fermarla.
Ma non ci fu solo Genova in quelle ore, in tante città e i proletari
pagarono un tributo di sangue con la strage di Reggio Emilia. Ma grande fu
la ribellione, come non ce ne sarà quasi più negli anni seguenti. In
Sicilia, a Palermo 4 morti, un giovane disoccupato, un operaio comunista, un
ragazzo della Fgci e una donna, dimostrano la violenza della repressione ma
anche l'ampiezza della ribellione; così come a Catania e a Licata.
Le dimensioni del movimento costringono alle dimissioni il governo Tambroni.
La borghesia cercherà un'altra via che si scontrerà e si misurerà con
l'insorgenza del '68/'69.
A 50 anni non ci può bastare un ricordo, anche se è importante ricostruire
la memoria storica soprattutto nelle fila proletarie della gioventù di oggi
che non ne ha nessuna; una memoria storica che pure sarebbe importante
perchè dal lato della borghesia nulla è realmente cambiato. Il governo
attuale è un degno erede del governo Tambroni, anzi è culturalmente,
politicamente più reazionario, allora si volevano richiamare in campo i
fascisti, ora si vuole marciare in proprio verso un governo, un regime
moderno fascista per difendere gli interessi di sempre: il grande capitale
industriale e finanziario, il Vaticano, i ceti ad essi legati.
Ma dal nostro lato, dal lato del proletariato le condizioni sono davvero
molto diverse e peggiori di quegli anni; l'antifascismo e gli ideali del
socialismo e del comunismo sono oscurati, travisati e in parte cancellati
nella coscienza comune di operai, masse proletarie e soprattutto giovani.
Ma allora come oggi non è cambiata la tappa per contrastare questo stato di
cose: costruire il partito, il nuovo partito della classe operaia, in grado
di essere comunista di tipo nuovo per conquistare e organizzare la gioventù
operaia e proletaria che certo cova nel suo seno, a fronte di sfruttamento,
precarietà, imbarbarimento, oppressione, le idee di rivolta e la volontà di
trasformazione.
Costruire il partito per una nuova resistenza, una guerra popolare e
proletaria che porti ad un'insurrezione, per spazzare via padroni e governo,
questo Stato e questa società e costruirne una di livello superiore con i
proletari al potere.
Il luglio '60 dimostra che per quanto grande sia la forza dello Stato i
proletari e le masse sono in grado di combatterlo e sconfiggerlo.
Il luglio '60 è la seconda incompiuta della storia del movimento operaio e
comunista del nostro paese, dopo la Resistenza antifascista e prima della
terza, il movimento rivoluzionario del 68/69.
Questo ci indica che effettivamente le idee di rivolta non sono mai morte ma
rinascono nel tempo e che da ogni tentativo fermato, sconfitto e poi
rifluito, si impara e si costruiscono le armi ideologiche, politiche e
organizzative per vincere.
proletari comunisti-PCm Italia
30.6.10
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