[Redditolavoro] Fw: [BSF] IL PRIMO MARZO A FIANCO DEI MIGRANTI
Massimo Reggiani
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Fri Jan 29 06:27:54 CET 2010
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Subject: [BSF] IL PRIMO MARZO A FIANCO DEI MIGRANTI
A FIANCO DEI MIGRANTI IL PRIMO MARZO,
CONTRO OGNI DISIMPEGNO SINDACALE.
(27 Gennaio 2010)
Il PCL sostiene senza riserve l'iniziativa di mobilitazione e di sciopero
promossa da diverse associazioni di migranti per il primo marzo, in
concomitanza con un'analoga iniziativa in Francia e in altri paesi europei.
E chiede a tutte le sinistre politiche e sindacali di abbandonare ogni
posizione di disimpegno nei confronti di questo importante appuntamento di
lotta.
Per la prima volta, si stanno creando le condizioni in Italia di un
movimento di massa dei migranti. Non di un movimento di "solidarietà" verso
i migranti, ma di un movimento che veda i migranti come protagonisti di una
lotta per la propria emancipazione. Per di più un movimento nel quale i
proletari migranti possono svolgere un ruolo di primo piano e di guida sul
grosso della propria comunità. Questa novità è il prodotto di numerosi
fattori combinati: l'estensione materiale della presenza migrante
(comunitaria ed extracomunitaria) all'interno del lavoro dipendente;
l'allargamento più generale della presenza migrante nella società italiana
durante gli ultimi 15 anni; l'incremento diffuso dei migranti di seconda
generazione, in particolare nel nord; lo sviluppo concentrato di politiche
xenofobe e reazionarie, con base di massa, contro l'immigrazione e i
migranti; il riprodursi di prime reazioni attive di settori migranti alla
propria condizione ( Milano, Casal di Principe, Rosarno..) con espressioni
di vera e propria rivolta. Si estendono dunque le basi potenziali, oggettive
e soggettive, di un movimento degli immigrati, già documentate peraltro
dalla riuscita manifestazione nazionale del 17 Ottobre. Questo carica le
sinistre politiche e sindacali di una nuova responsabilità: quella di
raccogliere le potenzialità del movimento, di dare loro una prospettiva, di
saldarle con le ragioni generali della classe operaia e delle masse
subalterne.
L'attuale atteggiamento della burocrazia dirigente della Cgil e di alcuni
gruppi dirigenti del sindacalismo di base di fronte alla scadenza del primo
marzo è l'esatta rimozione di questa responsabilità. Con la copertura di
argomenti privi di ogni consistenza.
L'argomento secondo cui lo sciopero dei migranti sarebbe giuridicamente
"impossibile" e in ogni caso "fallimentare" è semplicemente falso.
Innanzitutto le organizzazioni sindacali possono promuovere lo sciopero dei
lavoratori immigrati così come possono promuovere lo sciopero di qualsiasi
specifico settore di classe,in base a criteri professionali, sociali, di
genere. La tesi secondo cui lo sciopero o è "universale" o "non è" è priva
di riferimento giuridico e storico . Sarebbe come dire che è "impossibile"
promuovere uno sciopero specifico dei precari della scuola. O che sono
"impossibili" scioperi del proletariato femminile o di colore, che invece
hanno segnato in altre epoche, e in altri paesi, la crescita del movimento
proletario e del suo processo di unificazione. Quanto all'inevitabile
"fallimento" di uno sciopero dei migranti si tratta di un argomento
volgarmente disfattista. Tutti sappiamo naturalmente quanto sia ricattabile
la condizione di milioni di lavoratori migranti, in termini economici e
giuridici: è la ragione della loro specifica oppressione e dunque
dell'iniziativa di sciopero. Molti immigrati non potranno aderire
materialmente allo sciopero, pur potendo solidarizzare in varie forme con le
sue ragioni. Ma molti potranno farlo se le organizzazioni sindacali vorranno
dare loro tutela e copertura. La richiesta a favore dello sciopero di
significativi settori di proletariato migrante è, al riguardo, molto
eloquente. Perché non raccoglierla? Quale che sia il livello di
partecipazione diretta al primo sciopero dei lavoratori migranti, il suo
significato sarebbe enorme: tanto più se combinato con manifestazioni
diffuse e visibili sull'intero territorio nazionale, e con la raccolta della
solidarietà attiva di tanti immigrati impossibilitati a scioperare. E
viceversa respingere la richiesta di sciopero che i settori più avanzati del
movimento migrante avanzano significherebbe favorire nelle loro fila
sentimenti di delusione e ripiegamento, a tutto vantaggio oltretutto della
campagna reazionaria ( è casuale la campagna velenosa che già oggi il
Giornale di Berlusconi promuove contro l'"ipocrisia dei sindacati" che
"abbandonano" gli immigrati?). In ogni caso la tesi secondo cui un settore
proletario è troppo oppresso per ribellarsi alla propria oppressione,
ricorda la tesi dei liberali inglesi del primo 800, che spiegavano agli
operai che non potevano scioperare perché lo sciopero è vietato.
Fortunatamente la storia dell'umanità è stata più coraggiosa di tanti falsi
"realisti".
L'argomentazione sindacale secondo cui è preferibile lo "sciopero di tutti"
e non "uno sciopero etnico" confonde i termini del problema. E' vero: il
sindacalismo di classe deve puntare alla prospettiva di un'unificazione
generale di tutto il mondo del lavoro attorno a una comune piattaforma di
lotta e di sciopero vero. E' la proposta che il PCL continua ad avanzare, da
tempo, a tutte le sinistre politiche e sindacali, contro la loro politica di
surplace propagandistica senza mobilitazione reale ( CGIL) o di pure
manifestazioni rituali e di calendario, per di più separate (sindacalismo di
base). Ma perché "contrapporre" questa esigenza generale alla scadenza di
mobilitazione di un settore particolarmente oppresso del proletariato e
della società italiana? L'impostazione va esattamente rovesciata. Lo
sviluppo di un movimento del proletariato migrante, trainato dalle proprie
specifiche necessità, emergenze, rivendicazioni ( a partire dal permesso di
soggiorno) darebbe un contributo prezioso proprio alla prospettiva della
ricomposizione di un blocco sociale unitario del mondo del lavoro. Sia
perché favorirebbe lo sviluppo della sindacalizzazione e organizzazione del
proletariato immigrato, sia perché porrebbe condizioni più avanzate per
comuni obiettivi di lotta col proletariato italiano, scuotendo pregiudizi e
resistenze diffuse. L'unità di classe passa attraverso il processo
d'incontro di movimenti reali, lungo la dinamica del loro reale sviluppo,
non attraverso petizioni formali di principio contrapposte al movimento
reale. Contrapporre lo "sciopero di tutti" allo "sciopero dei migranti"
significa ostacolare l'autorganizzazione dei migranti a danno di tutti i
lavoratori. Per di più con una evocazione retorica che non corrisponde alla
politica reale dei sindacati: che non solo non stanno preparando- purtroppo-
alcuno "sciopero generale" REALE, ma continuano a baloccarsi nella routine
di iniziative semestrali una tantum prive di ogni capacità di incidenza e
risultati ( sia per i lavoratori italiani che per i migranti).
Lo sciopero del 1 Marzo riveste inoltre un significato importante anche dal
punto di vista dello sviluppo di un'egemonia proletaria sull'insieme del
popolo immigrato. Non solo l'operaio immigrato ma l'insieme dei migranti
vivono una condizione di specifica oppressione. Nell'estrema articolazione
di provenienze etniche, di condizioni giuridiche, di mestieri sociali, di
differenze di genere, il grosso dei migranti subisce l'oppressione speciale,
diversamente graduata, di leggi discriminatorie, di abusi polizieschi, di
pratiche razziste, in tanti aspetti della propria vita sociale ( lavoro,
abitazioni, relazioni familiari, diritti civili e politici). L'operaio
migrante somma a questa condizione lo sfruttamento capitalistico. Ma questa
condizione tocca la badante, il piccolo venditore ambulante, il musicante,
le mille figure del paesaggio quotidiano della marginalità sociale degli
immigrati e delle loro comunità. Questa condizione diventa il brodo di
coltura di operazioni politiche e culturali diverse. Delle campagne
xenofobe, innanzitutto. Ma anche, su un versante diverso,
dell'assistenzialismo caritatevole del clero cattolico, formalmente
umanitario ma socialmente conservatore. O di clan comunitari dediti alla
mediazione complice con lo Stato. O della predicazione di imam islamici
integralisti, carica di equivoci reazionari. Tutte forme diverse di
assoggettamento ideologico dei migranti all'attuale ordine sociale, oltrechè
della loro divisione e frammentazione. Un'azione di classe del proletariato
migrante potrebbe destabilizzare profondamente questo composito quadro di
controllo. Abbattendo muri divisori e ricomponendo attorno a un proprio
programma di lotta tutte le istanze di emancipazione del popolo immigrato.
Ciò che rappresenta un passaggio decisivo, a sua volta, per la
ricomposizione unitaria tra proletariato italiano e immigrati. Lo sciopero
del 1 Marzo parla anche di questo.
Lo sciopero del 1 Marzo investe infine la dimensione internazionale della
condizione migrante e della lotta degli immigrati. Non solo lo stato
borghese italiano, ma la fortezza U.E. è protagonista dell'oppressione di
milioni di migranti, in tutta Europa e nella stessa Italia. A partire dalla
Francia, si vanno moltiplicando in diversi paesi dell'Europa le domande di
un'azione congiunta su scala continentale dei lavoratori migranti. La
scadenza del 1 Marzo nasce in questo contesto. Con una carica critica più
che motivata nei confronti delle politiche sindacali europee sul tema
immigrazione e della loro subalternità alle politiche dominanti di
centrodestra e centrosinistra. La sinistra italiana ha il dovere di
ricongiungersi a questo processo internazionale di mobilitazione: che
oltretutto costituisce un esempio per l'insieme del proletariato europeo, e
un incentivo alla sua ricomposizione continentale su base indipendente,
contro ogni subordinazione ai propri capitalismi nazionali e ai loro
governi.
Per queste ragioni, il PCL chiede a tutte le sinistre politiche e sindacali
A) di sostenere unitariamente la giornata di lotta e di sciopero del 1
Marzo.
B) Di assicurare piena copertura sindacale e tutela a tutti i migranti che
vorranno scioperare ( sull'esempio della posizione assunta dalla Camera del
lavoro di Brescia).
C) Di organizzare nello stesso giorno manifestazioni pubbliche dei migranti
( scioperanti e non) ovunque possibile.
D)Di assumere e rilanciare come riferimento la piattaforma di lotta della
manifestazione del 17 ottobre, a partire dalla rivendicazione del permesso
di soggiorno per tutti i lavoratori immigrati, e dell'abrogazione di tutte
le leggi antimigranti.
E)Di elaborare parallelamente una piattaforma rivendicativa unificante dei
lavoratori italiani e immigrati, a partire dalla rivendicazione di eguali
diritti, del blocco generale dei licenziamenti, dell'abrogazione delle leggi
di precarizzazione del lavoro, della ripartizione fra tutti del lavoro
esistente attraverso la riduzione progressiva dell'orario di lavoro a parità
di paga, dello sviluppo di un vasto piano di opere sociali ( finanziato
dalla tassazione progressiva dei grandi profitti, rendite, patrimoni) capace
di dare nuovo lavoro a italiani e migranti.
F)Di preparare su queste basi uno sciopero generale di tutto il mondo del
lavoro, capace di promuovere una vera prova di forza contro le classi
dominanti e il loro governo.
PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI
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