[Redditolavoro] 19 gennaio roma e caserta immigrati
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cobasta at libero.it
Mon Jan 18 10:35:27 CET 2010
troppa (in)tolleranza e nessun diritto
CONTRO IL RAZZISMO E LO SFRUTTAMENTO
con i migranti di Rosarno, contro la Bossi-Fini e contro Maroni
- Esplode una tragedia annunciata a Rosarno, uno dei ghetti del profondo Sud
d'Italia, una delle zone grigie senza diritti del Paese. Migliaia di
migranti sfruttati nei campi, ridotti in schiavitù e infine perseguitati e
deportati. È una tragedia annunciata perché si ripete, dopo la rivolta di
Castelvolturno, una rivolta provocata dall'odio razzista. Abbiamo assistito
agli spari sugli africani che provano ad affermare i propri diritti più
elementari. A Rosarno negli ultimi dieci anni la situazione è peggiorata,
nell'assenza quasi totale delle istituzioni locali e nazionali, mentre le
denunce delle associazioni, dei movimenti, dei rosarnesi e calabresi
sensibili sono state ignorate.
- Ma quello che è accaduto sulla Piana di Gioia Tauro è soltanto l'ennesimo
segnale del disagio profondo dei cittadini immigrati in Italia. A pochi mesi
dall'approvazione del Pacchetto sicurezza, si determina sempre più
concretamente un contesto sociale dove i più deboli, gli invisibili sono
merce da sfruttare. Sono le politiche securitarie del governo a determinare
la clandestinità di centinaia di migliaia di persone, alimentando il lavoro
nero nei campi, nei cantieri nelle fabbriche, in tutto il Paese.
- Ciò è ancor più vero nel Sud del Paese. In Campania, in Sicilia, in Puglia
e in Calabria l'economia agricola si basa essenzialmente sulla manodopera
straniera a basso costo. Ed è lì che si negano i diritti più elementari:
lavorano e vivono come fantasmi, senza vie di fuga. Seguono le rotte
stagionali dei campi che vanno dal Tavoliere a Castel Volturno, da Sibari a
Rosarno fino a Cassibile, lavorando per pochi spiccioli e vivendo in
condizioni inaccettabili.
- Ed è qui che si inserisce la questione mafiosa. Sono le mafie a gestire i
traffici di esseri umani, sono le mafie a controllare le campagne. Lo dicono
le tante inchieste che colpiscono la manovalanza criminale, senza però
individuare il livello superiore. Nel Sud del Paese, le politiche
securitarie giocano a favore delle organizzazioni mafiose: un salto indietro
di oltre 60 anni, quando il caporalato era la forma tipica di organizzazione
del lavoro agricolo.
- Sono gravi e non possono passare sotto silenzio le parole pronunciate dal
commissario prefettizio di Rosarno, che è Comune sciolto per mafia: la
rivolta come diversivo voluto dalla 'ndrangheta per distogliere l'attenzione
da Reggio Calabria, dopo l'allarme bomba in procura. Parole ancora più gravi
quelle di Maroni, che invoca il pugno duro contro i clandestini mentre è in
corso la "caccia al nero" a colpi di fucile. Si profila in questo modo un
vero e proprio "modello Rosarno", uno schema di deportazione brutale delle
tante aree di degrado e sfruttamento che ha già avuto un precedente a San
Nicola Varco. E che adesso il governo intende applicare a tappeto.
Per questi motivi siamo solidali coi migranti di Rosarno e con tutti coloro
nel nostro Paese non ricevono un'accoglienza dignitosa e a cui non sono
garantiti i diritti elementari:
PER I DIRITTI E LA DIGNITA'
RIBELLARSI E' GIUSTO
- Il caso Rosarno è dunque un caso nazionale. Perché è un prodotto delle
politiche sulla sicurezza e un episodio del generale clima di intolleranza
che si respira in Italia, perché è un caso umanitario, perché è un episodio
dello sfruttamento comune nelle campagne del Sud, perché è un prodotto della
questione meridionale, perché si interseca con la questione mafiosa, perché
occorre ripristinare l'agibilità politica e democratica in Calabria.
- Ci appelliamo alla società civile rosarnese, a quelle fasce di disagio
sociale che vengono sottomesse dal governo clientelarmafioso del territorio,
affinché riconoscano nei lavoratori immigrati un alleato nella lotta per il
riscatto da questo sistema soffocante. La solidarietà verticale che si è
espressa a Rosarno è tipica: con la crisi, è utile a padronato e governo
indirizzare il disagio sociale contro l'anello più debole in una guerra tra
poveri che impedisce di riconoscersi come ugualmente sfruttati. Per questo è
importante capire che la lotta per la regolarizzazione dei lavoratori
immigrati è la stessa lotta di tutti i lavoratori italiani costretti al
lavoro nero e alla crescente precarietà sociale.
-E' importante dunque sostenere una mobilitazione nazionale, che coinvolga
le associazioni e i partiti, i sindacati e le organizzazioni di massa, le
realtà territoriali, la chiesa, i movimenti, i cittadini e le cittadine che
dicono no al razzismo. Costruiamo una rete nazionale di solidarietà che
supporti gli africani prima sfruttati e poi deportati. E mobilitiamoci sui
territori, per costruire un movimento capace di dare un segnale forte sul
caso Rosarno, radicare il dissenso, progettare l'accoglienza.
- Se di regole c'è bisogno, si tratta di leggi che tutelino i diritti dei
migranti, contro il lavoro nero, e politiche di accoglienza degne di questo
nome. Per questo motivo chiediamo la concessione del permesso di soggiorno a
tutti i migranti di Rosarno. Lanciamo una vertenza per la regolarizzazione
degli stranieri che lavorano in agricoltura. E chiediamo una sanatoria
generalizzata che salvaguardi la vita di migliaia di cittadini sfruttati e
soggiogati dalle mafie che gestiscono la compravendita di forza lavoro.
- Dopo la protesta e il corteo del 9 gennaio, dopo il sit-in con le arance
insanguinate del 12 gennaio al Senato, dopo le tante iniziative che si sono
svolte nel Paese, la mobilitazione non si ferma, ma cresce.
- Il 19 gennaio a Roma, a Caserta e in tante altre città italiane si
terranno dei presidi sotto le prefetture, per far sentire la nostra voce
portare al governo le nostre proposte.
A ROMA APPUNTAMENTO SOTTO LA PREFETTURA IN P.ZZA SANTI APOSTOLI ALLE ORE
16.00
- 24 gennaio a Roma l'assemblea nazionale sulle migrazioni, che segue alla
grande iniziativa del 17 ottobre, Via De Lollis, n. 6 Roma (vicino Metro
Termini).
comunità migranti e associazioni antirazziste di Roma
immigrati
lo slai cobas per il sindacato di classe taranto organizza per il 1° marzo a
taranto lo sciopero degli immigrati in tutte le sue forme
operai, braccianti, badanti
lavoranti presso esercizi commerciali
ambulanti
a tutti invitiamo a rivolgersi subito allo sportello aperto dello slai cobas
per il sindacato di classe
via rintone 22 74100 taranto
cobasta at fastwebnet.it
tel 347-5301704
a tutti gli immigrati consegneremo un manuale di autodifesa rispetto al
pacchetto di sicurezza e di tutela sul posto di lavoro
a tutti gli immigrati senza lavoro invitiamo a iscriversi alla lista -
disoccupati organizzati/slai cobas per il sindacato di classe taranto
il coordinamento nazionale dello slai cobas per il sindacato di classe ha
affisso un manifesto nazionale con il seguente testo
con gli immigrati ribelli, aggrediti, deportati
la solidarietà è lotta azione organizzazione
-controinformazione nelle fabbriche, nei posti di lavoro nei quartieri
popolari
- manifestazioni ovunque contro il governo e il ministero degli interni , le
sedi leghiste e razziste-
- iniziative ai cpt dove i proletari immigrati sono stati deportati
- costruire l'appuntamento sciopero nazionale del 1 marzo con dieci
100 -iniziative sul tutto il territorio fondato sull'unità proletari
immigrati- proletari italiani
- contro pacchetto di sicurezza contro serve denuncia ma anche
disobbedienza civile, atti esemplari
slai cobas per il sindacato di classe
coordinamento nazionale
cobasta at fastwebnet.it
347-5301704
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