[Redditolavoro] Gli stipendi italiani

Fulvio fuldigior at gmail.com
Fri Jan 8 17:20:23 CET 2010


*Gli stipendi italiani articolo apparso su Repubblica.*

*Gli stipendi lordi degli italiani sotto*

*la media Ue del 32,3%*
 Non solo tasse, pesano i contributi sociali. L’Ocse: buste paga al 23esimo
posto

*ROMA *— Non è solo un problema di tasse. È vero che l’imposizione fiscale
fa del suo meglio, ma se le buste paga degli italiani, che nel 2008 secondo
i dati anticipati dal Corriere della Sera, hanno denunciato un reddito medio
di 19.100 euro, sono tra le più basse in Europa e tra i Paesi
industrializzati, è colpa anche dei salari lordi troppo bassi e dei
contributi sociali molto alti che gravano sui lavoratori e sulle imprese. E
un po’ anche dell’università che in Italia, a differenza di moltissimi altri
Paesi, non rappresenta un investimento redditizio per ottenere salari più
alti nella carriera lavorativa.



*Secondo le ultime classifiche dell’Ocse *gli stipendi netti degli italiani
sono al ventitreesimo posto nella classifica dei trenta Paesi più
industrializzati che aderiscono all’organizzazione. E se si considera lo
stipendio al lordo delle ritenute fiscali e dei contributi, la nostra
classifica migliora solo di una posizione. A parità di potere d’acquisto, lo
stipendio di un lavoratore italiano single senza figli è pari a 30.245
dollari, e nella graduatoria Ocse siamo davanti solo alla Repubblica Ceca,
l’Ungheria, il Messico, la Nuova Zelanda, la Polonia, il Portogallo, la
Slovacchia e la Turchia. E nella classifica che considera il salario netto,
pari per un italiano a 21.374 dollari, ci supera pure la Nuova Zelanda. La
nostra distanza dalla testa della classifica, che vede al primo posto per il
salario netto la Corea (39.931 dollari), seguita da Regno Unito (38.147) e
dalla Svizzera (36.063), è siderale. Ma siamo molto lontani anche dalla
Germania (29.570 dollari) e dalla Francia (poco più di 26 mila).



*Per farla breve, basti considerare che i salari lordi italiani sono più
bassi del 32,3%* rispetto alla media dell’Europa a quindici. Naturalmente,
siamo ben sotto la media dei 30 Paesi Ocse, con un 16% per cento abbondante
in meno. Le differenze del salario tra gli italiani e i loro concittadini
europei appaiono ancor più macroscopiche se si considerano i valori assoluti
degli stipendi: 26.191 euro lordi per un lavoratore medio italiano, 32.826
per un francese, 43.942 per un tedesco e poco meno per un olandese. Solo
spagnoli, greci e portoghesi, ma senza considerare l’inflazione, le tasse ed
i carichi sociali previdenziali, sono dietro. E il peggio è che con il
tempo, da noi, le cose stanno peggiorando.



*In vent’anni, secondo uno studio dell’Organizzazione Internazionale del
Lavoro, il valore degli stipendi degli italiani rispetto al prodotto interno
lordo è diminuito di quasi il 13%*, contro una flessione media dell’8%
registrata nei 19 Paesi più avanzati. I salari reali, secondo l’agenzia
dell’Onu, considerati a parità di potere d’acquisto, sono crollati in Italia
di quasi il 16% tra il 1988 ed il 2006. Il calo più forte, manco a dirlo,
che si è registrato tra i primi undici Paesi industrializzati del mondo,
superiore pure a quello della Spagna (-14,5%).

*Colpa delle tasse, ma non solo*. Pesano, e tanto, anche i contributi
sociali. In particolare quelli a carico dei datori di lavoro: nella
classifica Ocse l’Italia è addirittura ventiseiesima, seguita solo da
Svezia, Repubblica Ceca, Ungheria e Francia (dove però c’è una tassazione
del lavoro più bassa). Fatta la somma, la pressione tributaria complessiva
sulla busta paga media di un italiano è pari al 46,5% del costo del lavoro,
ed è più alta solo in Germania, Belgio, Austria e Francia. Così l’Italia
occupa la posizione numero 19 nella graduatoria del costo del lavoro: con un
valore di 39,9 siamo quasi alla metà della Germania (61,6) e di gran lunga
sotto la Francia (51,2). Anche se negli anni il nostro Paese non pare
proprio che sia riuscito a sfruttare questo vantaggio competitivo.



*Sul banco degli imputati, allora, vanno pure le imprese ed il sistema
dell’istruzione*. E anche qui è l’Ocse ad illuminare con luce tetra la
situazione del nostro Paese, uno dei pochi al mondo dove una laurea non
garantisce affatto salari dignitosi e dove le imprese sembrano assai poco
disposte a premiare la manodopera più qualificata. E le donne. Anche se sono
dei geni.

*Tra il 1998 ed il 2004 in Italia il differenziale di stipendio tra un
lavoratore laureato ed uno che ha fatto solo la scuola dell’obbligo, è
diminuito del 6,2%, del 5%* se si considerano i lavoratori con il diploma di
scuola secondaria superiore. È, ancora una volta, la flessione più
consistente che si è registrata tra i 22 Paesi più industrializzati del
mondo. Ma non è l’ultimo record negativo, perché a parità di livello di
istruzione con gli uomini, le donne italiane sono quelle che guadagnano meno
di tutte rispetto agli altri Paesi industrializzati del mondo. In media, il
50% in meno.

Mario Sensini La Repubblica *4 gennaio 2010*




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