[Redditolavoro] disoccupati di oggi e disoccupati di domani

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Fri Feb 26 12:50:06 CET 2010





Dal blog di Beppe Grillo

Oggi, 23 febbraio 2010, la Grecia si è fermata per uno sciopero nazionale. Chiusi gli aeroporti, le stazioni, i porti, le scuole, le università. I giornali non sono usciti. Nel centro di Atene si sono scontrati i disoccupati di oggi e i poliziotti, i disoccupati di domani. I banchieri e i politici hanno assistito chiusi nei loro palazzi. I responsabili della crisi, che hanno nascosto l'entità del debito ai cittadini e alla UE, non corrono rischi (per ora). Il Governo ha ridotto gli stipendi dei dipendenti pubblici e tagliato molti servizi sociali, ma nessuno crede che questo sia sufficiente a fermare la crisi. La Grecia, di cui in Italia si parla poco e malvolentieri, ha un debito pubblico pari a un quarto del nostro e un tasso di disoccupazione simile. Atene chiama Roma. Passo. Atene chiama Roma ...

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E' evidente che stiamo avviandoci a salire tutti sulla stessa barca.

Per questa ragione occorre prepararci oggi, occorre concepire oggi, non stasera ma ieri, un progetto sociale in grado di far funzionare per bene la società e contemporaneamente di assicurare ad ognuno tutto quanto occorre.


Gentili Presenti, ciò che mi piacerebbe riuscire a dire in modo da essere compreso è che la Funzione Pubblica non è semplicemente un'attività economica. Essa è essenziale, quanto il Governo, affinché si realizzi una vera democrazia, sarebbe a dire una società in cui si fa l'interesse non di uno "Stato", non di una Elite, non di una minoranza, bensì di tutti i cittadini, nessuno escluso.

Affinché questo avvenga, oggi che i ruoli di Governo vengono in teoria già riassegnati democraticamente, occorre riassegnare periodicamente anche i ruoli della Funzione Pubblica. Solo in tal modo si otterrà quella complessiva dinamicità, quella fluidità sociale (in una piena garanzia del reddito, s'intende, mai venendo meno a questa esigenza) che ci porterà da un'epoca di perenne sottomossione ai sempre stessi problemi ad un'epoca in cui ogni problema verrà spento sul nascere.

Appunto per la mancanza di blocchi sociali, di caste, di elite, di mafie, di interessi di parte.


I disoccupati di oggi e quelli di domani dovrebbero unirsi al fine di riorganizzare la società da soli, da semplici cittadini. Noi tutti non dovremmo più rivolgerci ai soliti intermediari, frammentatori dell'umanità in congreghe e fazioni sempre in lotta fra loro, bensì occuparcene in prima persona senza schierarci bensì come semplici esseri umani uniti dalle stesse esigenze, necessità, desideri.

Quel che c'è si divide, quel che c'è da fare si fa. Non è questo forse il principio che solidarizza una famiglia? Ed allora perché non usarlo per costruire una società solidale?

Riconducendo nel settore pubblico attività produttive pari alla metà dell'intera economia del Paese, quindi riequilibrando pubblico e privato, disporremmo sia di un serbatoio economico (pubblico) in grado di garantire ad ogni cittadino un lavoro minimo ed un reddito di cittadinanza tra una assegnazione e l'altra, sia di un comparto (privato) dove esprimere quel giusto grado di competizione necessario a fornire alla società sufficiente spinta evolutiva.


Ora: se questo lavoro di revisione sociale, di sgancio dalle vecchie correnti ideologiche assolutistiche e separatrici, per ricostruire l'edificio sociale sui principi di unione, equilibrio ed armonia, non lo facciamo noi semplici cittadini, noi semplici esseri umani, chi mai lo farà per noi?

Di recente è passata qui l'ultima scena del film "Accattone" di Pasolini (grazie, Vittò, se ci volevi far piangere ci sei quasi riuscita :). Il "ladro" fuggendo dal "poliziotto" rimaneva ucciso in un incidente. Ebbene: perché non ci decidiamo a dire basta alle divisioni tra noi esseri umani? Perché non affermiamo: basta giocare a guardie e ladri, a statali contro cittadini?

Ritroviamo la nostra comune umanità. Quello che c'è si divide, quello che c'è da fare si fa.

E potremo finalmente passare ad occuparci d'altro!

Perché dobbiamo rifiutare l'idea che non vi sia nulla di più bello, coinvolgente, entusiasmante che passare tutta la vita, per l'eternità, a cercare di risolvere problemi di base che in verità già da tempo sarebbero potuti essere dimenticati.

Non ci siamo riusciti fino ad ora, a risolverli, perché non avevamo Internet. Cerchiamo però di farcela adesso.

Queste morti:


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> Nella carceri italiane 1.579 morti in dieci anni
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si devono ad un sistema culturale, economico, politico, sociale che divide: da una parte i ladri dall'altra le guardie. Riuniamoci, torniamo ad essere semplicemente umani, e ce l'avremo fatta.


Ciao!


Danilo D'Antonio








































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