[Redditolavoro] Fw: [BSF] LA MISERIA DELLE SINISTRE
Massimo Reggiani
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Tue Feb 23 16:34:30 CET 2010
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Sent: Tuesday, February 23, 2010 12:45 PM
Subject: [BSF] LA MISERIA DELLE SINISTRE
LA MISERIA DELLE SINISTRE ALLA PROVA DELLE ELEZIONI REGIONALI
Lo scenario delle elezioni regionali, a sinistra, è davvero sconsolante.
In 10 regioni su 13 ( Piemonte, Liguria, Veneto, Emilia, Toscana, Umbria,
Lazio, Puglia, Basilicata, Calabria) PRC e PDCI si presentano in coalizione
col centrosinistra, talvolta allargato alla UDC ( Piemonte, Liguria). E
nelle tre regioni rimanenti ( Lombardia, Marche, Campania) si presentano
separatamente solo perché scaricati dal PD, come loro stessi lamentano, o
perché è saltato il centrosinistra cui erano"iscritti" ( Bassolino). La
sinistra italiana è dunque ridotta a variabile dipendente dei
liberalconfindustriali, in perfetta continuità con la tragica subordinazione
al centrosinistra ( e alle sue politiche antioperaie) negli anni di Prodi.
Le solenni promesse di "svolta" dei congressi di PRC e PDCI ( " in basso a
sinistra","autonomia dal PD", "mai più nelle giunte a prescindere") si sono
rivelate una volta di più per quello che sono: recite retoriche per
ingannare i militanti, sopravvivere al proprio fallimento, conservare i
propri ruoli dirigenti e riprendere il negoziato di governo con i liberali.
In un eterno giro di giostra, che dura da 15 anni. Se poi i liberali aprono
alla UDC di Casini- Caltagirone-Cuffaro, nessun dramma: pur di restare nel
gioco della politica borghese, va bene anche l'alleanza con la UDC. Se i
liberali si affidano alla candidatura Bonino, già guerrafondaia
"umanitaria"e nemica dell'articolo 18, nessun problema: va bene la candidata
Bonino. Persino dopo aver riconosciuto testualmente che "la Bonino sul
terreno sociale è a destra della Polverini" ( Paolo Ferrero, 1 febbraio
2010).
In qualche caso si è cercato di nascondere queste enormità dietro la foglia
di fico di presunti "accordi elettorali, non di governo". Bugia. Quando si
entra nel listino dei governatori- come nel caso di Bresso e Bonino- si
entra nella ( virtuale) maggioranza di governo di centrosinistra, tanto più
quando si sottoscrive, come nei casi citati, un programma minimo comune ( di
immancabili promesse letterarie). Peraltro in altri casi non meno gravi si è
fatto a meno della stessa foglia di fico. Come nel caso del pieno accordo di
governo con Burlando e la UDC in Liguria ( su un programma di coalizione
talmente esaltativo della scuola privata confessionale, che persino Sinistra
e Libertà ha posto problemi); o nel caso del pieno accordo di governo con
Bortolussi in Veneto, presidente della CGIA, candidato talmente sconcertante
per il suo appoggio pubblico alle politiche di Tremonti da essere giudicato
"imbarazzante" persino da un settore del PD e da Repubblica. Eppure in
queste situazioni, gli assessori di PRC e PDCI - in caso di "vittoria"(?)-
sono già prenotati, senza pudore.
Peraltro non c'è bisogno di citare i cosiddetti casi "estremi". E'
sufficiente l'ordinaria amministrazione degli accordi realizzati col PD.
Come quello in Toscana, dove in cambio di assessori garantiti, PRC e PDCI
hanno siglato un programma di coalizione comprensivo di "inceneritori"
e"centri di espulsione di migranti" , benedetto da Monte Dei Paschi. O
quello in Calabria, dove PRC e PDCI restano abbarbicati a Loiero, nonostante
lo scempio compiuto e rivendicato contro la sanità pubblica, e nonostante
una presenza talmente consistente di malaffare che più di metà del Consiglio
regionale è inquisito..
In questo quadro generale presentare la candidatura di Ferrero in Campania
in alternativa a De Luca come "prova" di rigore politico del PRC è davvero
grottesco. Tanto più dopo aver fatto parte per 15 anni del bassolinismo ,
con assessori a tutti i livelli. E dopo aver cercato sino all'ultimo minuto
un accordo col marcescente PD campano su un nome meno "inquinato".La realtà
è ben diversa: siccome il Bassolinismo è crollato, siccome tutta la
coalizione di centrosinistra in Campania dà per persa la Regione , siccome
non sono più in ballo assessorati, ognuno ha giocato in libertà una partita
propria. Che nel caso del PRC non solo non contraddice, ma non riesce
neppure a mascherare, la linea generale di accordo, senza principi, col
centrosinistra su scala nazionale.
Questo scenario generale impone una sola conclusione: i vecchi gruppi
dirigenti della sinistra italiana, già responsabili di una catastrofe
politica, sono e restano irreversibilmente su un binario morto. Ogni residua
illusione su un loro possibile ripensamento o rigenerazione è ancora una
volta smentita dai fatti.
Una volta di più si conferma la scelta del Partito Comunista dei Lavoratori
di costruirsi, nelle lotte, su basi indipendenti attorno a principi chiari,
e di unire i comunisti attorno a questi principi. Puntando ovunque possibile
alla propria autonoma presentazione elettorale quale sinistra
anticapitalista, in alternativa e in contrapposizione al centrodestra e al
centrosinistra.
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