[Redditolavoro] vecchi reazionari travestiti da marxisti-leninisti
procomta
ro.red at libero.it
Thu Dec 30 07:09:31 UTC 2010
purtroppo e sin dagli anni 60 che più personaggi si dipingono ortodossi
marxisti-leninisti, quando si tratta di semplicemente di reazionari
travestiti
a ognuno la sua croce
proletari comunisti
----- Original Message -----
From: "gennaro savio" <gennarosavio at gmail.com>
To: <gennarosavio at gmail.com>
Sent: Wednesday, December 29, 2010 9:28 PM
Subject: LA POSIZIONE DEL PCIML SUI FATTI DEL 14 DICEMBRE 2010
*E’ MISERAMENTE FALLITO L’ENNESIMO MOVIMENTO*
*STUDENTESCO PICCOLO-BORGHESE E MOVIMENTISTA,*
*LEGATO ALLA SINISTRA BORGHESE E ANTICOMUNISTA:*
*E’ STATO SOLO MISERIA UMANA CHE SOPRAVVIVE DAL ’68*
*INGENERANDO INGANNO E SERVILISMO CAPITALISTICO!***
* *
*Gli scontri del 14 dicembre 2010 a Roma sono estranei alla lotta di classe
dei lavoratori operai e intellettivi per il socialismo e persino la
osteggiano!***
* *
Noi comunisti marxisti-leninisti, noi lavoratori con la coscienza di
classe delle officine, dei campi, dei servizi e degli uffici, noi
intellettuali d’avanguardia, noi docenti e studenti che nella scuola e nelle
piazze lottiamo per la prospettiva della rivoluzione socialista e noi
disoccupati, precari, pensionati, casalinghe e giovani senza prospettiva di
lavoro che soffriamo le restrizioni economiche della vita e che vediamo
l’unica alternativa nella costruzione della società socialista, in questi
anni e mesi di controriforme reazionarie, di crisi e di miseria collettiva
abbiamo sempre e giustamente sostenuto che dalla crisi economica e sociale
del sistema capitalistico si può uscire solamente attraverso la strada della
conquista della società socialista, più specificamente mediante la
distruzione del capitalismo e la costruzione del socialismo con gli
strumenti della dittatura, cioè del potere, del proletariato, che subentrerà
a quella borghese di oggi, della collettivizzazione di ogni attività
creativa e produttiva e con la proprietà di tutto il popolo dei mezzi di
produzione dei beni sociali. Abbiamo anche detto che ogni lotta per il
miglioramento delle attuali condizioni di vita delle masse lavoratrici e
popolari per essere incisiva e ottenere dei risultati concreti deve
svolgersi contestualmente all’interno della battaglia più generale di
costruzione della fase rivoluzionaria socialista, quando scatterà
l’offensiva finale della classe lavoratrice per la conquista del suo potere
politico.
Alla manifestazione del 14 dicembre 2010 a Roma contro la riforma
reazionaria della scuola presentata dalla ministra Gelmini e contro il
governo di centrodestra guidato dal magnate Silvio Berlusconi non c’era
nulla di quanto sopra affermato e auspicato. La manifestazione, coi suoi
cartelli, slogan e obiettivi politici e sociali, si è svolta tutta interna
alla cultura e al sistema sociale e di potere capitalistico, nessuna
invocazione del socialismo e della lotta di classe per realizzarlo e nessun
richiamo all’organizzazione e alla propaganda comunista e rivoluzionaria.
Mancava ogni forma di coscienza di classe del proletariato e l’obiettivo più
avanzato era la caduta del governo di centrodestra, da sostituire con uno di
centrosinistra, ma ugualmente capitalistico, clericale e anticomunista. Il
problema vero è che in quella manifestazione, come in tante altre del genere
precedenti e successive, mancava la consapevolezza dell’appartenenza di
classe, ovviamente ci riferiamo ai figli delle famiglie lavoratrici del
braccio e della mente, e del proprio compito storico di doversi liberare
dalle catene millenarie dello sfruttamento padronale, mancavano gli
intellettuali d’avanguardia e mancava del tutto la coscienza della classe
lavoratrice, che lotta contro la dittatura padronale, era una lotta che si
svolgeva all’interno di una cultura di regime piccolo-borghese,
protestataria, libertaria, democraticistica, ribellistica, populistica e
anarcoide: l’obiettivo finale dei partecipanti non era anche la conquista di
una scuola veramente e totalmente alternativa a quella presente, che si può
conquistare solo col socialismo, bensì unicamente di alcuni diritti
compatibili con l’insegnamento borghese e clericale e un governo
capitalistico più tollerante e rispettoso dei diritti e delle conquiste
democratiche borghesi. Così per il governo dei capitali è stato facile
approvare la controriforma nei due rami del parlamento, alla faccia
dell’organizzazione e della coscienza borghese e clericale del movimento
studentesco, mentre i suoi presuntuosi dirigenti del partito democratico e
dei falsi partiti comunisti, revisionisti e opportunisti, farebbero bene a
nascondersi per la vergogna.
*I comunisti nelle lotte del proletariato*
Qui è opportuno richiamare la necessità, rappresentataci dai Maestri
del marxismo-leninismo, per i comunisti di essere, di lottare e di svolgere
attività politica ovunque ci siano i lavoratori e le masse popolari in
lotta, sia nei sindacati che nella società civile. Tale necessità come
principio è strategicamente e tatticamente inoppugnabile per avvicinare i
lavoratori alle nostre idee politiche e alla nostra battaglia per il
socialismo e per aiutarli a formarsi una coscienza di classe. Però questa
fondamentale esigenza va rapportata e articolata anche al contesto storico
in cui le forze in conflitto si muovono e quale risultato reale può dare ai
fini dell’arricchimento della lotta di classe per il socialismo. Nella
seconda metà dell’ottocento e nei primi decenni del novecento la lotta
operaia e sociale si svolgeva in un contesto maggiormente di classe, dove
l’avversario era comune, cioè i padroni e il loro potere politico, e la
prospettiva anche, ovvero la lotta al sistema capitalistico e la prospettiva
del socialismo. Nella fase storica che stiamo vivendo la situazione è
diametralmente opposta, nel senso che le lotte e le manifestazioni sono
organizzate essenzialmente dai sindacati, dai partiti politici e dai
movimenti studenteschi di natura e di prospettiva borghese e capitalistica.
Aderire alle iniziative di queste forze avversarie e nemiche della classe
lavoratrice e della prospettiva socialista significa, agli occhi delle masse
popolari, anche legittimarle e sostenerle nella loro politica antioperaia e
antipopolare.
Che significato di classe ha la partecipazione di una coerente
organizzazione comunista giovanile o di partito a una manifestazione
sindacale indetta dalla Cgil, Uil, Cisl e Ugl o politica promossa dal
centrosinistra, dal Pd, dall’Idv, dal movimentista, populista e
anticomunista Peppe Grillo e finanche dai falsi partiti comunisti che
puntano a beneficiare dei privilegi parlamentari e istituzionali che la
borghesia mette loro a disposizione piuttosto che lottare contro il
capitalismo e per il socialismo e quando tali manifestazioni sono
rigidamente controllate e condotte dagli organizzatori e gli aggregati non
hanno neppure la possibilità di prendere la parola al comizio conclusivo?
Nessun significato di classe e nessuna utilità per la rivendicazione e la
difesa dei diritti e dei bisogni di vita presenti e futuri delle masse
lavoratrici e popolari. Ciò quando, al contrario, c’è la necessità nella
lotta della distinzione di classe e degli obiettivi da raggiungere, c’è
bisogno che il proletariato percorra la strada dell’autonomia politica e
rivoluzionaria rispetto al nemico di classe e occorre lavorare all’unità di
tutte le forze in lotta coerenti con gli obiettivi di classe attuali e di
prospettiva e ciò pure per combattere meglio e sconfiggere più facilmente i
nemici interni ed esterni del movimento operaio e comunista. I lavoratori
non hanno nulla da guadagnare dalle politiche sindacali della concertazione
e dei compromessi tra capitale e lavoro e dalle politiche borghesi e di
sistema del centrosinistra e da quella sinistra che solo per opportunismo
elettorale si definisce comunista e utilizza sfacciatamente gli eroici
simboli della lotta comunista per il socialismo.
*Organizzazione e lotta di classe proletaria*
Un'altra questione fondamentale della lotta di classe sulla quale
dobbiamo riflettere è quella delle forme di lotta e della sua guida
politica. La ricca esperienza della lotta di classe del movimento comunista
e operaio acquisita in circa due secoli di storia ci insegna, anche
attingendo al pensiero e l’opera dei nostri quattro grandi Maestri del
proletariato internazionale Marx, Engels, Lenin e Stalin, che il
movimentismo, il populismo, l’anarchismo, il rivoluzionarismo, il
protestarismo, il pacifismo e l’estremismo non servono a far crescere la
coscienza di classe nelle masse e non avvicinano il momento della conquista
del potere politico da parte della classe lavoratrice. Questo miscuglio di
culture e di posizioni politiche piccolo-borghesi era presente e dominava lo
svolgimento della manifestazione del 14 dicembre a Roma e quelle svoltesi in
precedenza, a partire dal movimento studentesco del ’68, e quelle dei giorni
successivi. Per noi coerenti comunisti la guida della lotta di classe può
scaturire solo dalla presenza e dall’attività di un forte Partito Comunista
Rivoluzionario marxista-leninista, tutto il resto è emanazione e volontà del
potere economico e politico capitalistico e tale guida e significato ha
avuto la manifestazione di Roma, che non è stata promossa da nessun vero
partito comunista e non aveva alcuna guida e prospettiva di classe e
rivoluzionaria. C’era solo il movimentismo protestatario, cresciuto intorno
alla lodevole lotta dei rifiuti in Campania, quello de L’Aquila e quello
studentesco, quest’ultimo dal ’68 ad oggi – che ha agito sotto varie
denominazioni, ultimamente onda o sotto le bandiere del popolo viola – è
esploso solo in fuochi di paglia ed ha accumulato unicamente sconfitte,
proprio perché non ha avuto natura e prospettiva di classe ed è stato
sostanzialmente anticomunista. Un simile movimento non fa paura né
impressiona il potere politico capitalistico, proprio perché non lo mette in
discussione né lo combatte.
Dobbiamo, necessariamente, anche soffermarci sul tema delle diverse
forme di lotta da assumere nelle varie fasi dello scontro di classe. Diciamo
subito che quella che stiamo vivendo purtroppo non è una fase rivoluzionaria
della lotta di classe, fondamentalmente perché nell’organizzazione, nei
gruppi dirigenti e nei componenti dei movimenti di lotta che conosciamo
manca la teoria rivoluzionaria marxista-leninista e noi sappiamo che senza
teoria rivoluzionaria non può esserci neppure lotta rivoluzionaria. La fase
rivoluzionaria va costruita con gli strumenti organizzativi e politici
propri della storia del movimento comunista nazionale e internazionale, a
partire dalla presenza di un vero Partito Comunista Rivoluzionario
marxista-leninista, a cui spetta il compito dell’organizzazione e della
guida della lotta rivoluzionaria: senza la propria organizzazione di classe
il proletariato non può essere classe egemone, non può ambire a conquistare
il proprio potere politico e non può andare da nessuna parte. In Italia per
svolgere questo importante compito storico c’è il Partito Comunista Italiano
Marxista-Leninista (P.C.I.M-L.), ma deve ancora crescere, ramificarsi
sull’intero territorio nazionale e avere il consenso e il sostegno
organizzativo e di lotta della gran parte della classe lavoratrice italiana.
Il dramma della fase che stiamo vivendo è che i lavoratori, nella quasi
totalità, sono privi della loro coscienza di classe, non sono ancora classe
per sé, cioè che vivono e lottano per la propria classe sociale di
appartenenza, ma sono semplicemente, come scriveva Marx, classe in sé, o
meglio che restano schiavi inoffensivi della classe padronale e del suo
potere politico. E’ una classe lavoratrice che subisce i condizionamenti
della cultura e dell’informazione borghese e clericale, del sindacalismo
borghese e padronale, del revisionismo e del riformismo di regime e che non
ha la capacità intellettuale di capire e di reagire a tali sciagure
esistenziali per il mondo del lavoro.
*Le forme di lotta di classe del proletariato*
Tra le principali forme di lotta di classe sperimentate e adottate dal
movimento comunista e operaio nazionale e internazionale ricordiamo lo
sciopero sindacale per categoria, territoriale, aziendale o generale, lo
sciopero politico generale o territoriale, le varie forme di
insubordinazione al padrone sfruttatore e repressivo, tra cui lo sciopero
bianco, l’occupazione e l’autogestione delle fabbriche, le manifestazioni di
piazza ed altre forme di lotta rispondenti a particolari aspetti
organizzativi della produzione industriale ed agricola e commerciali od a
specifici momenti di lotta politica nazionale, regionale e locale. Poi
abbiamo avuto forme di lotta del proletariato più specificamente politiche,
come lo sciopero politico generale, la lotta antifascista, dove quella
comunista è stata e rimane anche una lotta anticapitalistica e
antimperialistica, la Resistenza antinazi-fascista, la guerra di Liberazione
nazionale, l’insurrezione nazionale proclamata dal Comitato di Liberazione
Nazionale nel 1945 e determinate lotte politiche contro governi reazionari,
come quelle che nel 1960 decisero la caduta del governo democristiano
Tambroni, sostenuto dal fascista movimento sociale italiano.
In tutte queste lotte e pressappoco sino alla fine degli ’60,
promotore e protagonista assoluto è stato l’ex Partito Comunista Italiano,
anche se dal 1944, con la svolta togliattiana di Salerno, il Partito,
fondato a Livorno il 21 gennaio 1921 nell’ambito della Terza Internazionale
Comunista, aveva imboccato la strada del revisionismo e
dell’autodistruzione, avvenuta puntualmente e vergognosamente il 3 febbraio
1991. Pure la partecipazione del Partito Comunista Rivoluzionario
marxista-leninista alle elezioni borghesi parlamentari e territoriali è una
forma di lotta di classe, a condizione ferrea, però, che il Partito e gli
eletti non vadano nelle istituzioni borghesi per gestire il sistema che
debbono abbattere, come fanno i falsi partiti comunisti esistenti in Italia
e all’estero e i loro eletti nelle istituzioni borghesi, bensì per portare e
condurre la lotta di classe finanche all’interno del potere politico e
istituzionale del nostro nemico di classe allo scopo di avvicinarne la
distruzione.
A questo punto è opportuno affermare subito che la lotta armata delle
Brigate Rosse e quella di altre formazioni simili, avvenuta nei decenni
passati, che, tra l’altro, partiva da una analisi politica profondamente
sbagliata della situazione sociale e mostrava limiti paurosi e disastrosi di
conoscenza della strategia di lotta del marxismo-leninismo, è di natura
settaria ed estremistica e, dunque, totalmente estranea al carattere
politico organizzato e strategico del partito di classe e rivoluzionario
marxista-leninista e, quindi, svolge una funzione borghese e anticomunista
causando gravi conseguenze, anche in termini di restrizione delle agibilità
democratiche, all’attività politica del partito della classe lavoratrice. La
rivoluzione socialista non si fa con la lotta armata settaria, gruppettaria,
estremistica, nel significato che Lenin attribuì a questa definizione, e
avventuristica, bensì con un grande consenso operaio e popolare da costruire
intorno al Partito della rivoluzione socialista, consenso che il Partito di
tutto il proletariato utilizzerà al momento opportuno per abbattere il
capitalismo e costruire il socialismo e lo farà subendo meno danni
possibili.
La vittoria della rivoluzione socialista non dipende mai da iniziative
individuali o al massimo di gruppo, ma da azioni collettive rappresentate,
coordinate e guidate dal partito comunista della classe lavoratrice. Per noi
comunisti marxisti-leninisti il riferimento organizzativo e operativo della
lotta di classe per la costruzione della società socialista è unicamente il
Partito Comunista di tipo Bolscevico, così come a suo tempo fu voluto e
creato da Lenin e Stalin, anche perché è stato l’unico tipo di
organizzazione politica della classe lavoratrice che ha compiuto
vittoriosamente la rivoluzione socialista, cioè quella gloriosa dell’Ottobre
1917.
Le forme, le modalità e le esecuzioni delle lotte rivoluzionarie per
essere vincenti e per non mandare allo sbaraglio la classe lavoratrice
operaia e intellettiva, compreso la gioventù studentesca, possono essere
studiate e applicate esclusivamente da un coerente e forte partito
comunista, che fonda il suo essere sulla teoria e strategia del
marxismo-leninismo, che ispira la sua azione agli ideali del comunismo e che
lotta per edificarlo, naturalmente dopo aver costruito la società
socialista, che è organizzato secondo la dialettica del centralismo
democratico e che è guidato da rivoluzionari di professione, che fanno
proprio il motto “socialismo o morte”. Solo un partito del genere ha gli
strumenti teorici, ideali e strategici per compiere un’analisi economica,
sociale e politica seria della situazione presente e per decidere azioni e
forme di lotta che incidano sull’avversario e che possano consentire delle
conquiste sociali immediate e di prospettiva.
Tutto il resto, per coloro che vogliono veramente cambiare l’ordine
delle cose presenti, è approssimazione, folclore, anche violento, e
rassicurazione di sopravvivenza al nemico di classe, ovvero all’infame e
repressivo sistema capitalistico. Nella lotta politica se il nemico non è
esaminato con gli strumenti scientifici del marxismo-leninismo e la lotta di
classe non è programmata e indirizzata verso obiettivi certi e
concretizzabili allora il movimento di lotta è in una fase di confusione e
di sbandamento tanto cara alla classe borghese e clericale, perché significa
che non ha motivo di preoccuparsi, anche perché a difendere i suoi interessi
ci sono già, pagate dai lavoratori, le forze armate del suo Stato
istituzionale e costituzionale.
*Il partito della rivoluzione socialista non *
*manda mai allo sbaraglio le proprie truppe*
La classe lavoratrice non ha alcun interesse a mandare allo sbaraglio
la propria organizzazione, i propri militanti e i suoi alleati politici del
momento. Il Partito Comunista Rivoluzionario si preoccupa innanzi tutto di
evitare che il proletariato in lotta di tutte le categorie sociali, compreso
gli studenti di ogni ordine e grado, subisca violenze poliziesche, feriti e
persino dei morti, denunce, processi, condanne e anni di carcere.
Naturalmente lungo il duro e difficile cammino della lotta di classe e
attraverso l’arduo cammino verso la rivoluzione socialista e la conquista
del potere politico al proletariato possono essere necessarie anche forme di
lotta più incise e determinanti ai fini dell’obiettivo da raggiungere, ma
esse possono essere studiate, decise, avviate e controllate solo dal partito
comunista della rivoluzione che, comunque, deve sempre tener presente la
necessità di subire meno danni possibili alle proprie avanguardie. Gli
scontri del 14 dicembre 2010 a Roma al massimo potevano conseguire il
miserevole risultato di sostituire Berlusconi con Bersani o chi per esso,
che sono due identiche facce della stessa medaglia nella gestione del
sistema capitalistico e imperialistico in Italia, nella responsabilità della
disoccupazione, della precarietà del lavoro, delle tasse fatte pagare alla
classe lavoratrice e non ai capitalisti in misura adeguata, dell’abbandono e
arretratezza del Mezzogiorno, della privatizzazione della scuola, di settori
importanti della sanità pubblica, dei servizi locali e persino dell’acqua -
il tutto per dare al capitalismo nazionale e internazionale calato nel
nostro paese la possibilità di potersi arricchire anche su queste attività
sociali –, della mancanza di prospettive per i giovani, della fuga
all’estero per disperazione delle nostre migliori intelligenze scientifiche
e artistiche, dell’impoverimento progressivo dei lavoratori e dei
pensionati, eccetera.
Dunque, ai fini del cambiamento della situazione politica in Italia a
Roma ci sono stati feriti, condannati e carcerati inutili e per gravi
irresponsabilità politiche degli organizzatori, adulti o giovani studenti
che fossero, e delle loro organizzazioni giovanili. La possibilità degli
infiltrati di destra è reale, ma anche qui non si affrontano mandando allo
sbaraglio giovani e inesperti studenti. Il partito della classe lavoratrice
si preoccupa di impegnare i propri militanti nel lavoro ideologico e
politico nelle fabbriche, nelle campagne, negli uffici, nei servizi e nella
scuola anziché averli condannati e carcerati dall’apparato giudiziario
borghese. In ogni caso, l’esperienza storica del movimento comunista ci
insegna che ogni eventuale ordine di azioni di confronto con l’apparato
difensivo dello Stato borghese o di sollevazione popolare per avere una
buona possibilità di vittoria può essere dato solo dal partito della
rivoluzione socialista e da nessuna altra identità politica.**
*Gli scontri di Roma e le loro conseguenze*
Dopo quanto sopra accennato è possibile dare un giudizio concreto, dal
punto di vista comunista, sulla manifestazione del 14 dicembre 2010 a Roma e
ciò vale pure per tutte le altre del genere che negli ultimi anni e decenni
sono state organizzate o partecipate dal cosiddetto movimento studentesco,
manifestazioni spesso promosse pure con altre forze sociali su problemi più
specificamente territoriali, come il terremoto de L’Aquila, i rifiuti in
Campania, la militarizzazione imperialistica di Vicenza e la no tav in
Piemonte. Puntualizziamo subito che le ragioni delle sonore sconfitte del
movimento studentesco dal ’68 ad oggi sono da attribuire tutte e unicamente
alla sua natura borghese e semplicemente protestataria, movimentista e
pacifista, anarcoide e priva di valori e contenuti di classe, ovvero lontana
da una organizzazione come quella della classe lavoratrice cosciente,
insomma, una forma di lotta in sé senza elementi di rivolgimento
rivoluzionario rispetto al regime dominante.
E’ un movimento interclassista condizionato dalla cultura borghese,
clericale e capitalistica, che non riesce ad andare oltre e che al massimo
allarga il proprio orizzonte verso il centrosinistra e le aggregazioni
falsamente comuniste, come quelle di “sinistra, ambiente e libertà”, di
rifondazione comunista, della “federazione della sinistra” o di altre
organizzazioni revisioniste e trotzkiste, simili al “partito comunista dei
lavoratori”. Si tratta di una aggregazione variopinta e folcloristica che
ignora e persino si oppone al marxismo-leninismo e alla lotta di classe per
il socialismo, che non mette in discussione il sistema clericale e
capitalistico che ci governa e che, semmai, a livello individuale aspira a
una buona posizione sociale dopo il diploma o la laurea, così come hanno
fatto tanti falsi e ingannatori dirigenti del ’68 e finanche dell’estremismo
brigatista. Con tali formazione e convincimenti anche l’odierno movimento
studentesco è condannato alla sconfitta e alla scomparsa, perché altra è la
via della conquista di una scuola non confessionale, fondata sulla
conoscenza storica e scientifica, della liberazione dell’uomo dalle credenze
primordiali e della dignità dell’esistenza umana.
Molti genitori incoscienti li sentiamo spesso dire: “ma che volete da
questi giovani”. Noi non vogliamo niente di particolare, vorremmo solo che
fossero protagonisti vincenti nello scontro di classe in atto all’interno
della scuola, coscienti che la scuola clericale della società capitalistica
non potrà mai, perché non lo vuole, dare loro una possibilità di studio e di
vita dignitosa e rispondente alle loro aspettative. A questi genitori
diciamo di emanciparsi presto dal punto di vista della prospettiva
socialista per poter emancipare anche i loro figli, visto che la scuola, lo
Stato e il potere politico borghese non hanno interesse a farlo, anzi fanno
di tutto, come nei secoli passati, affinché gli studenti di oggi siano carne
da sottomettere e sfruttare domani nelle varie attività produttive e sociali
sia manuali che intellettive. Gli stessi genitori della classe lavoratrice
farebbero bene a educare i propri figli alla lotta di classe e ai principi
del marxismo-leninismo. Abbiamo già detto che a tale scopo in Italia esiste
la Federazione Giovanile Comunista Italiana Marxista-Leninista, a cui ci si
può iscrivere e militare.
*A Roma l’ennesima manifestazione studentesca di regime*
La manifestazione di sabato 14 dicembre 2010 a Roma contro il governo
Berlusconi e la ministra Gelmini mancava di una coscienza e di una guida di
classe e rivoluzionaria, era la solita aggregazione e azione movimentista di
varie componenti che si riconoscono e agiscono in tale ambito politico, era
formata da giovani borghesi benestanti e benpensanti, libertari, anarchici,
estremisti, pacifisti, democratici, riformisti, revisionisti,
socialdemocratici, anticomunisti, eccetera, mentre i figli dei lavoratori
licenziati e precari non si distinguevano dagli altri per cultura,
formazione, contenuti e forma di lotta: certamente non c’erano i coerenti
giovani comunisti marxisti-leninisti né tantomeno chi lottasse pure e
seriamente per la prospettiva del socialismo.
I definiti da qualcuno i violenti infiltrati altro non erano che la
conseguenza scontata del tipo di iniziativa e la lunga mano eversiva del
potere borghese violento, che è rimasto fascista nei fatti e nei
comportamenti nonostante la Resistenza e la Liberazione e perché a suo tempo
non è stato estirpato alla radice, così come avrebbe dovuto essere e se non
avvenne è anche per responsabilità di quel Partito Comunista Italiano che
oramai già avanzava sulla strada dell’interclassismo e della proclamata via
revisionista italiana al socialismo. A nulla sono serviti, e lo si sapeva
chiaramente e anticipatamente, il sangue versato, i feriti, le botte prese,
gli arrestati, i processati, i condannati e gli incarcerati. Anche qui ha
preso il sopravvento la follia estremistica piccolo-borghese di protagonismo
e di stupida autoesibizione e autoesaltazione, una pratica suicida estranea
alla lotta di classe dei comunisti e dei lavoratori possessori della
coscienza della propria classe di appartenenza.
Alcuni giovani studenti, nella veste di portavoce mediatici di quella
“battaglia”, prontamente utilizzati dall’informazione di regime pubblica e
privata, hanno cercato di giustificare quel tipo di protesta dicendo: “ma
non ci ascoltano, sono due anni che protestiamo”. Costoro, dall’alto della
loro presunzione e incapacità borghese, pensavano che fosse sufficiente
continuare nelle solite manifestazioni studentesche di regime per cambiare
la natura di classe capitalistica della odierna scuola italiana. Poveri
illusi, che non hanno ancora avuto la perspicacia di capire che la scuola
italiana, come lo sono la magistratura, l’apparato poliziesco difensivo
dello Stato e della dittatura borghese, l’ordinamento legislativo vigente,
le istituzioni e lo Stato, è semplicemente una sovrastruttura del sistema
economico, sociale e politico capitalistico e che senza mettere in
discussione e sconfiggere tale ordine non è neppure pensabile di costruire
un ordinamento scolastico diverso, che muova dal garantire il diritto
gratuito allo studio a tutti e sino ai massimi livelli, indipendentemente
dalle condizioni economiche delle famiglie di appartenenza. Tale conquista
di civiltà e di dignità umana della società italiana, come di tutte le altre
società capitalistiche, è possibile realizzarla solo abbattendo l’ordine
sociale capitalistico, solo con la rivoluzione socialista, solo conquistando
il potere politico alla classe lavoratrice operaia e intellettuale e solo
costruendo la società socialista, così come è avvenuto nella gloriosa Unione
Sovietica e in tutto il mondo del socialismo realizzato nel ventesimo secolo
dopo la memorabile Rivoluzione d’Ottobre. E nessuna rivoluzione socialista è
possibile senza prima costruire il grande partito comunista di classe e
rivoluzionario che la preparerà e compirà.
* *
*L’appello alla lotta per rafforzare il P.C.I.M-L.*
*e per preparare la rivoluzione socialista***
Dunque, giovani studenti italiani di ogni ordine e grado, se volete
esser degni e fieri della vostra lotta e lasciare un ricordo positivo alle
future generazioni dovete ripartire dallo studio dei testi del
marxismo-leninismo, a partire dal “Manifesto del Partito Comunista” di Marx
ed Engels, per proseguire con “Stato e Rivoluzione” di Lenin, “Materialismo
dialettico e materialismo storico” di Stalin e con tutti gli altri
venerabili testi del marxismo-leninismo, dovete formarvi una coscienza di
classe del proletariato, dovete iscrivervi, militare e svolgere attività
politica prima nell’organizzazione giovanile e poi nel partito comunista
marxista-leninista – ripetiamo che per tale impegno in Italia esistono la
Federazione Giovanile Comunista Italiana Marxista-Leninista “F.G.C.I.M-L.) e
il Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista (P.C.I.M-L.) -, dovete
seguire fedelmente la linea politica decisa dal vostro Partito, dovete
attenervi scrupolosamente alle direttive della vostra Organizzazione
politica di appartenenza, dovete svolgere attività di proselitismo tra i
giovani, i lavoratori d’ogni categoria e in tutte le attività sociali,
dovete essere capaci di contestare le menzogne, le falsificazioni storiche e
la propaganda anticomunista dei nostri nemici di classe, dovete essere
orgogliosamente stalinisti nella durezza e fermezza del confronto coi nemici
di classe e nella determinazione di costruire la società socialista e,
ancora, dovete essere orgogliosi della vostra appartenenza ideale e
politica.
Questa è la strada maestra da seguire, in nome del pensiero e l’opera
immortali dei nostri quattro grandi Maestri del proletariato internazionale
Marx, Engels, Lenin e Stalin, per liberarci storicamente dallo sfruttamento
e dalla schiavitù sociale padronale e clericale, per salvare il Pianeta
dalla catastrofe ambientale, conseguenza dello sfruttamento capitalistico e
imperialistico predatorio e irrazionale delle risorse minerarie e vegetali
della Terra, e per costruire una nuova e superiore società prima socialista
e poi comunista, cioè la società dell’uguaglianza, dell’altruismo e della
fratellanza umana. Fuori da questa prospettiva non c’è futuro per l’Umanità,
che rischia di essere estinta dall’ingordigia del capitale.
Forio (Napoli), 28 dicembre 2010.
info at pciml.org
La
Segreteria nazionale del P.C.I.M-L.
Segretario generale Domenico Savio
__________ Informazione NOD32 5743 (20101229) __________
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