[Redditolavoro] Gaza: puttane e marxiste le attiviste del FPLP

Vittoria Oliva huambos at virgilio.it
Wed Aug 25 08:31:18 CEST 2010


Incredibile mi arriva qualcosa contro hamas????!!!!
e che succede?
Mo me lo leggo bene Enrico che io appena sento istraele e palestina canc..me so stufata!
Ho notato che nessuno ha parlato de minatori cileni però! solo di 3 scemi che vonno annà a lavorà accompagnati dal giudice e dai sindacati! oh  esse pagati senza fa un cazzo nun gle sta bene!!!!,
un pò di cose del blog e grazie enrico
vittoria
http://controappunto.splinder.com/post/23192036/mineros-de-copiapo-que-nadie-se-preste-a-engano


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http://controappunto.splinder.com/post/23194728/germania-3-bebe-morti-per-flebo-infetta-in-ospedale-a-magonza

  ----- Original Message ----- 
  From: clochard 
  To: redditolavoro at lists.ecn.org 
  Sent: Wednesday, August 25, 2010 1:30 AM
  Subject: [Redditolavoro] Gaza: puttane e marxiste le attiviste del FPLP


  Gaza: puttane e marxiste le attiviste del FPLP 









  Lunedì 23 Agosto 2010 09:28

   http://www.haaretz.com/print-edition/features/what-hamas-is-really-afraid-of-1.308264







    Di che cosa Hamas ha veramente paura  


    Una certa sinistra ha una visione romantica di come viene governata Gaza, ma i poliziotti di Hamas insultano e picchiano.

    di Amira Hass*



  “Vorrei che queste immagini giungessero a quelli di sinistra, all’estero,” ha pensato la mia amica, giovedì, mentre guardava la polizia di Hamas picchiare con mazze e  calci di fucile i suoi amici – attivisti del Fronte di Liberazione Popolare della Palestina. Sebbene la mia amica non sia mai stata una simpatizzante del governo di Fatah nella West Bank, è scandalizzata dalla visione romantica sul governo di Hamas degli attivisti stranieri.

                       





  Sarà molto difficile ottenere fotografie relative alla protesta di giovedì, in quanto la polizia di Hamas ha impedito ai fotoreporter di fare il loro lavoro. A un certo punto, a Gaza City, sono stati sparati in aria dei colpi di arma da fuoco per disperdere i dimostranti del FPLP, una manifestazione che Hamas aveva definito raduno illegale. Molti manifestanti sono stati feriti e hanno avuto bisogno di assistenza medica; altri sono stati tratti in arresto per qualche tempo. 

  “Noi donne non siamo state aggredite fisicamente dalla polizia,” mi raccontò più tardi al telefono la mia amica. “Ci hanno detto solo delle parolacce.” Il linguaggio volgare, per lo più variazioni di “puttana,” era accompagnato da espressioni quali “marxista”, che la polizia riteneva fosse un insulto. Non occorreva che loro fossero a conoscenza con esattezza del suo significato – essa è tra le parole orripilanti quali ateismo, comunismo e materialismo dialettico. In altre parole, tutti quei termini che non giustificano il mondo come creazione di Allah. 

  Hamas e il FPLP hanno molto in comune: l’opposizione agli Accordi di Oslo, esaltazione della lotta armata e opposizione ai negoziati diretti con Israele. Molti dei sostenitori del FPLP, specialmente quelli più giovani, sono pure religiosi osservanti. Ma, per quanto riguarda la visione sociale e la tempra ideologica, il divario sembra ampio come lo era negli anni 1980, quando la maggior parte degli attacchi della Fratellanza Musulmana presero di mira gli “eretici”, in particolar modo la sinistra palestinese, a quei tempi molto più forte di oggigiorno. 

  I funzionari ad alto livello di Hamas possono prestare attenzione al proprio linguaggio quando discutono con i rappresentanti di una sinistra ridotta, ma l’atteggiamento vero traspare nel comportamento negli attivisti più giovani e nella gente che, nella gerarchia, è al più basso livello. Essi non sopportano molto le finzioni ed esprimono apertamente gli umori del momento. 

  Ma non è stato il marxismo a trascinare, a Gaza City, circa 500 attivisti del FPLP al termine occidentale dell’ Omar al-Mukhtar Boulevard, nella Piazza del Milite Ignoto, di fronte al Parlamento Palestinese (o a ciò che ne è rimasto dopo l’Operazione Piombo Fuso). I dimostranti si sono presentati per protestare contro la crisi nella distribuzione dell’energia elettrica a Gaza. Da parte di una organizzazione veterana e politicamente orgogliosa, questa è stata forse una scelta bizzarra per un raduno? Non a Gaza. 

  Fin dall’inizio dell’anno, gli abitanti della Striscia di Gaza stanno subendo interruzioni di energia elettrica pianificate che, quotidianamente, si protraggono per oltre otto ore. Tra il 2006 e il 2009, l’Unione Europea aveva finanziato il carburante industriale usato nella centrale elettrica locale. Nel  novembre del 2009, venne deciso, insieme al governo di Ramallah, che l’Autorità Palestinese avrebbe  cominciato a pagare il diesel oltre al conto per l’elettricità che esso paga a Israele. 

  Sin d’allora, la quantità di carburante che è entrata a Gaza è scemata costantemente. Nella prima settimana di agosto, ad esempio, nella Striscia erano entrati solo 812.006 litri di carburante diesel – il 23 % di quanto necessario. A Ramallah sostengono che la compagnia che ha il compito di riscuotere le bollette dell’elettricità a Gaza non sta svolgendo il proprio compito in modo corretto e/o trasferisce parte del denaro nei forzieri di Hamas. Hamas nega tutto ciò. Ramallah afferma pure che Hamas sta giocando sulle disgrazie della gente. Il FPLP, con la sua protesta, dichiara di non credere a nessuno dei due e che la distribuzione dell’elettricità è caduta vittima di una rivalità politica. 

  Secondo il diritto palestinese, le dimostrazioni, le assemblee pubbliche e gli incontri politici non necessitano di un permesso da parte delle autorità. Si devono solo informare le autorità perché possano di conseguenza regolare il traffico. Il 5 di agosto il FPLP aveva dato comunicazione della protesta alle autorità. 

  “Ci dissero che non c’era bisogno di protestare perché il problema era stato risolto,” ha raccontato un attivista ad Ha’aretz. “Noi dicemmo che non era vero in quanto la crisi si stava protraendo ancora. Avemmo delle discussioni con Hamas e con il Ministero degli Interni. Loro insistevano sul fatto che noi non potevamo protestare. Noi insistevamo che potevamo farlo.” 

  “Per ‘pura coincidenza’,” ha raccontato l’attivista. “Un’ora e mezza prima della nostra protesta, sulla stessa piazza si è presentato un gran numero di donne di Hamas con altoparlanti per manifestare in sostegno al governo sulla questione dell’elettricità. Quando vi giungemmo, in attesa c’erano centinaia di poliziotti con mazze e fucili, mentre l’autista dell’autocarro che trasportava i nostri altoparlanti, a seguito della richiesta della polizia, si allontanò molto velocemente.” 

  “Lui era stato noleggiato per quel lavoro, ma ha avuto paura. Dopo un certo attrito con la polizia, i nostri rappresentanti espressero poche, brevi frasi sulla nostra posizione. Subito dopo, venimmo dispersi con la violenza.” Alcuni degli attivisti più giovani cercarono di difendersi dall’essere spintonati via dalla polizia con le sedie di plastica sistemate per la dimostrazione a favore di Hamas. 

  Hamas aveva capito troppo bene il messaggio implicito nella protesta del FPLP. Il FPLP non è propenso a ritenere il regime di  Hamas solo come una vittima, alla stessa stregua di Israele o dell’Autorità Palestinese. Hai assunto il potere? Sobbarcati pure le responsabilità. 

  Ma, la repressione della protesta, spudoratamente brutale, mostra proprio com’è spaventato il governo di Gaza. Nella Striscia, aveva soppresso tutte le iniziative di Fatah, fossero queste pubbliche o private. 

  La settimana scorsa, nel campo profughi di al-Maghazi, ha impedito una manifestazione di protesta del Fronte Democratico per la Liberazione della Palestina (FDLP), anch’esso incentrato sulla crisi dell’energia elettrica. Ha proibito persino una celebrazione, organizzata dal Comitato Profughi di Khan Younis, per festeggiare gli studenti che erano stati promossi agli esami di immatricolazione. 

  Questo avviene perché ogni attività non controllata da Hamas o di contestazione dell’assedio israeliano viene considerata come una minaccia per il regime del movimento. Se Hamas sentisse di avere ancora il sostegno della gente, non avrebbe bisogno di sopprimere ogni attività che non sia da lui promossa o che ritiene sfavorevole. 





  http://www.amiciziaitalo-palestinese.org/index.php?option=com_content&view=article&id=2141:gaza-hamas-reprime-manifestazione-del-fplp&catid=25:dalla-palestina&Itemid=75







  * Amira Hass





  Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.


  Amira Hass
  Amira Hass (Gerusalemme, 1956) è una scrittrice e giornalista israeliana, conosciuta per i suoi articoli pubblicati sul quotidiano israeliano Ha'aretz.

  Ha deciso di stabilire la propria residenza nei territori della West Bank e nella striscia di Gaza, condizione che le dà l'opportunità di raccontare i fatti e di osservare da una prospettiva palestinese il conflitto israelo-palestinese. Figlia di due attivisti comunisti ebrei, sopravvissuti all'Olocausto di Bosnia (la madre, Hanna Levi) e di Romania (il padre, Avraham Hass), Amira Hass è nata a Gerusalemme. La sua carriera come giornalista ha avuto inizio nel 1989 come membro della redazione di Ha'Aretz e cominciò a scrivere articoli dai territori occupati nel 1991. Attualmente è l'unica corrispondente israeliana dai territori occupati (è stata a Gaza dal 1993 al 1996 e a Ramallah dal 1997 a oggi). Dal 2001 scrive un diario per il settimanale italiano Internazionale.

  Amira Hass ha ricevuto nel 2000 il "Press Freedom Hero award" dall'International Press Institute; il "Bruno Kreisky Human Rights Award" nel 2002, la "Colomba d'Oro per la pace" 2001, il "Premio Unesco/Guillermo Cano per la libertà di stampa nel mondo" 2003 e il premio dell'"Anna Lindh Memorial Fund", 2004.

  I suoi articoli sono spesso molto solidali con il punto di vista palestinese e generalmente molto critici della politica messa in atto dal governo israeliano nei confronti dei Palestinesi, ma durante gli anni dell'Intifada Al-Aqsa, la Hass ha anche pubblicato diversi articoli che criticavano molto severamente il caos e l'anarchia causati dalle bande armate di Fatah, facenti capo a Yasser Arafat e dalla guerra sanguinosa tra le milizie palestinesi a Nablus.

  A motivo dei suoi frequenti reportage e per il fatto di dare voce ad opinioni contrarie alla posizione ufficiale di Israele sul conflitto con i Palestinesi, la Hass è stata spesso bersaglio di attacchi verbali e spesso si è trovata a scontrarsi con l'ostilità sia delle autorità israeliane che di quelle palestinesi.

  Libri 
    a.. Drinking the Sea at Gaza: Days and Nights in a Land under Siege (1999) 
    b.. Reporting from Ramallah: an Israeli Journalist in an Occupied Land (2003) 
    c.. Domani andrà peggio: Lettere dalla Palestina e Israele 2001-2005 (Fusi orari, 2005) 


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