[Redditolavoro] Appello contro l'eliminazione della società civile nel Kurdistan turco

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Sat Aug 21 07:27:49 CEST 2010


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Sent: Friday, August 20, 2010 4:58 PM
Subject: [Redditolavoro] Appello contro l'eliminazione della società civile 
nel Kurdistan turco


http://www.petizionionline.it/petizione/contro-leliminazione-della-societa-civile-nel-kurdistan-turco/1782/797848a328b2db219cee4546d92ec4dc

Nel Kurdistan turco è ancora guerra sporca contro il popolo kurdo e
contro le sue strutture democratiche. Una guerra condotta in
violazione di qualsiasi normativa o convenzione internazionale che la
Turchia abbia sottoscritto.
Vaste aree del paese sono dichiarate zone di guerra, equivalenti a
prigioni a cielo aperto per milioni di persone. I villaggi kurdi
tornano ad essere bruciati ed evacuati dalle forze armate turche con
conseguente esodo di civili che vengono forzatamente obbligati a
lasciare le loro case e la loro terra. Le foreste, in spregio alle
Convenzioni internazionali, sono bruciate per non lasciare agibilità
alla guerriglia kurda, ed un intero ecosistema viene così devastato.
Riprendono le uccisioni indiscriminate di civili colpevoli soltanto di
trovarsi in zone di guerra. Nelle città, invece, si registrano
violenti maltrattamenti fisici e uccisioni di civili "colpevoli", in
qualche modo, di manifestare la loro appartenenza al popolo kurdo.

La drammatica situazione dei minori kurdi rinchiusi nelle carceri
turche ha assunto un rilievo internazionale. I recenti rapporti di
Amnesty International (Giugno 2010) e del Commissario per i diritti
umani del Consiglio d’Europa, Thomas Hammarberg delineano, con tutta
la drammaticità del caso, una situazione insostenibile e
ingiustificabile dal punto di vista giuridico ed umano. Sono oltre
4000 i minori sotto processo e centinaia quelli che ancora sono
rinchiusi nelle carceri per adulti, colpevoli spesso di aver
esclusivamente partecipato a manifestazioni di piazza o lanciato
oggetti contro i blindati delle forze dell’ordine. La recente riforma
della Legge antiterrorismo (Luglio 2010) frutto delle campagne e delle
pressioni internazionali e che porterà alla liberazione di alcuni dei
minori incarcerati, non sana, a causa delle numerose eccezioni e
deroghe che contiene, lo stato di violazione della Convenzione delle
NU sui Diritti dei Minori, sottoscritta dalla stessa Turchia.
Rimangono ancora drammatiche le condizioni detentive e rimane reale il
rischio per i minori di essere incarcerati per aver partecipato a
manifestazioni di piazza.

Un popolo in carcere ma che non è possibile ridurre la silenzio. In
carcere come gli oltre 2000 tra sindaci, amministratori locali,
attivisti dei diritti umani ed esponenti della società civile che,
dalla
straordinaria affermazione elettorale del Partito kurdo della società
democratica (DTP) alle elezioni amministrative del Marzo 2009
continuano ad essere arrestati in massa. Carcerazioni coperte dal
Segreto di Stato, tanto che i capi di imputazioni sono stati resi noti
soltanto dopo 14 mesi dal momento dell’arresto. Anche qui, ancora una
volta, al dialogo, all’opzione politica si è scelto, da parte delle
autorità turche, di dare invece spazio solo agli interessi delle
lobbies della guerra e di alcune forze politiche già impegnate nella
campagna elettorale per le elezioni nazionali del 2011. Elezioni alle
quali i kurdi parteciperanno nel Partito della pace e della democrazia
(BDP) che dopo la chiusura forzata del DTP nel Dicembre 2010 è
divenuta la forza politica che rappresenta il popolo kurdo e la sua
richiesta di riconoscimento dei diritti e di una risoluzione pacifica
e democratica della questione kurda. Una richiesta alla quale aspira
fortemente anche quella parte di popolazione turca che non si
riconosce in uno Stato violatore dei diritti basilari dei suoi
cittadini.

La stessa guerra contro le guerriglia kurda delle Forze di difesa del
popolo (HPG) viene condotta in maniera e con metodi brutali che non
rispettano la Convenzione di Ginevra sul trattamento dei prigionieri e
la conduzione dei conflitti armati. I corpi dei guerriglieri uccisi
sono macabramente mutilati e offesi al punto da rendere alle famiglie
impossibile il riconoscimento. In molti casi i corpi sono stati
bruciati ed è stato impedito alle famiglie il diritto di celebrare il
funerale. È tornato ad essere diffuso l’utilizzo di gas chimici come
arma di annientamento di massa.

Noi, come esponenti della società civile italiana, non possiamo
tollerare che la via del dialogo e del
confronto venga distrutta e annientata in questo modo;
- condanniamo il comportamento della Turchia che, impedendo al popolo
kurdo di crescere e di articolarsi dal punto di vista politico,
finisce per perpetrare una guerra infinita e crudele ad uso e consumo
di esigenze di potere interno;
- riteniamo che la questione kurda non potrà mai essere risolta senza
un impegno reale, da parte della Turchia, per una vera
democratizzazione della istituzioni e senza permettere al popolo kurdo
di essere accettato e considerato come un attore politico col quale
dialogare in maniera paritaria;
- riteniamo l’abolizione della normativa sull’antiterrorismo (che
permette carcerazioni ed abusi in deroga allo stesso Codice penale)
uno dei passi fondamentali da compiere per giungere a tale
democratizzazione;
- riteniamo necessaria, al fine di permettere una riconciliazione
reale l’adesione della Turchia alla Corte penale internazionale de
L’Aia e la ratifica dello Statuto di Roma al fine di permettere di
chiudere con la giustizia dovuta gli anni della guerra sporca e poter
costruire la pace basandola però su una seria assunzione di
responsabilità dello Stato e dei suoi singoli servitori verso le
vittime degli abusi;
- chiediamo pertanto a tutto il mondo della pace italiano, a coloro
che ancora lavorano per rendere possibile un altro mondo basato sul
rispetto, sul dialogo e sul riconoscimento reciproco, di non lasciare
sola la società civile kurda.

Il 18 Ottobre avrà avvio il processo contro sindaci egli esponenti
della società civile kurda. Noi, come democratici, operatori di pace,
cooperanti, ci impegniamo, da oggi, ad essere presenti nelle aule di
tribunale, dove verrà processata la democrazia kurda, per mostrare il
senso della solidarietà internazionale.

Con l’arrivo del Leader del Popolo Kurdo Abdullah Ocalan, a Roma, il
12 Novembre 1999, ebbe inizio, dall’Europa, l’assalto al cielo del
popolo kurdo. Il 13 Novembre 2010, a voler simbolicamente ricostruire
un legame con quelle giornate, saremo in piazza a Roma con una grande
manifestazione nazionale perché pensiamo che “Piazza Kurdistan” ci
chiama ancora, che quegli occhi di kurde e kurdi che incrociammo ormai
più di dieci anni fa ancora chiedono giustizia e sperano nella pace e
nella liberazione. Che ciò possa essere una grande occasione per
mostrare alle autorità turche ed italiane che il popolo kurdo non è
solo. Facciamo sentire all’Europa il grido di libertà che ci viene
oggi dalle carceri turche e dalle aule di tribunale. Facciamo vivere
la speranza di libertà e di pace del popolo kurdo

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