[Redditolavoro] I: Al Porto di Ravenna la Cmc nasconde una bomba per non perdere i profitti dell'appalto, comunicato corretto

cobas sc ravenna cobasravenna at libero.it
Sat Aug 14 12:53:20 CEST 2010


Al Porto di Ravenna la Cmc nasconde una bomba per non perdere i profitti
dell'appalto

 

A Ravenna, la città della strage della Mecnavi, di Luca Vertullo, la vita e
la sicurezza dei lavoratori, di tutta la cittadinanza, è stata messa ancora
una volta a rischio dalla logica del profitto.

La CMC è al centro dell'inchiesta.

La Rete per la sicurezza sul lavoro chiede il massimo della pena per i
responsabili e fa appello alle forze politiche, sindacali, sociali della
città per una mobilitazione davanti alla sede della cooperativa, per tenere
alta l'attenzione sulla vicenda.

La Rete per la sicurezza sul lavoro ha tenuto un convegno nazionale proprio
a Ravenna il giorno dell'anniversario della strage della Mecnavi, il 13
marzo, non per ripetere frasi di circostanza sulla sicurezza dei lavoratori,
ma per denunciare le responsabilità di chi ancora oggi, al Porto in
particolare, mette a rischio la vita degli operai per massimizzare i propri
profitti. La lotta per la giustizia e le responsabilità per la morte di Luca
Vertullo ha messo in evidenza proprio questo e l'inchiesta in corso
sull'occultamento dell'ordigno bellico aggiunge un'altra pagina vergognosa
al sistema di appalti che fa arricchire imprese e terminalisti sulla pelle
dei lavoratori e dei cittadini.

Stupisce e indigna il silenzio da parte del Sindaco e dei sindacati
confederali sulla vicenda. Gli unici a prendere posizione sono stati la
Federazione della Sinistra ecologia e libertà e Marco Ferrari.

L'inchiesta: nove persone sono indagate per non aver immediatamente avvisato
le autorità del ritrovamento di un ordigno bellico di 700 chilogrammi
durante i lavori di escavo dei fondali del porto.

Si tratta di quattro fra tecnici e manager di Cmc (società appaltatrice), un
manager dell’Autorità portuale (società committente), un Pilota del Porto e
tre fra tecnici e manager (un italiano e due belgi) della Deme Dredging
International, la holding belga proprietaria della draga Artevelde, con cui
la Cmc ha stretto una partnership finalizzata proprio ai lavori di
dragaggio. I nove sono accusati di aver messo a repentaglio la sicurezza
della navigazione, perché avrebbero dovuto lanciare subito l'allarme e non
l'hanno fatto perché rallentare i lavori significava levitare i costi,
soprattutto di noleggio dell'enorme draga. L'hanno invece trasportata e
"affossata" nella piallassa Piomboni per allontanarla dai traffici
marittimi, in attesa del ritrovamento "ufficiale", mettendo a rischio
innanzi tutto la vita dei lavoratori impiegati nell'occultamento.

I reati ipotizzati dalla Procura sono gravissimi: attentato alla sicurezza
dei trasporti (pena da uno a cinque anni), rimozione dolosa dei presidi
antinfortunistici (pena da sei mesi a cinque anni), detenzione (pena da uno
a otto anni) e porto di materiale esplodente (pena da due a dieci anni).

L’inchiesta è partita da una telefonata intercettata dalla Guardia di
Finanza di Bari intercorsa fra la fine di giugno e i primi di luglio fra due
tecnici o dirigenti della Cmc, la cooperativa ravennate che da tempo si è
aggiudicata l’appalto indetto da parte dell’Autorità portuale, dei lavori di
dragaggio dei fondali del porto canale e della piallassa dei Piomboni.

 

Rete per la sicurezza sul lavoro-Ravenna

tel. 339/8911853

e mail: cobasravenna at libero.it

e mail nazionale: bastamortesullavoro at domeus.it 

 

 

 

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