[Redditolavoro] Fw: 21 maggio assemblea nazionale napoli

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Fri Apr 30 07:31:28 CEST 2010




21 maggio assemblea nazionale napoli


Napoli 21 maggio ore 16 aula T3 facoltà  Giurisprudenza (Via Mezzocannone).
 assemblea nazionale disoccupati, precari, licenziati, immigrati
per il lavoro, per il salario garantito

La crisi economica mondiale è ancora lontana da una prossima fine
Governi, padroni e banche ne scaricano i costi sui lavoratori, sui
disoccupati, sui precari, sulle masse popolari.
Mentre migliaia di miliardi vengono stanziati per salvare le banche e
puntellare le grandi multinazionali, per i proletari si è aperto un sempre
più nero periodo di lacrime e sangue. Licenziamenti, abbassamento dei
salari, aumento della precarietà e disoccupazione, difficoltà a farsi o
mantenersi una famiglia, mettere su una casa, taglio alle spese sociali,
dalla scuola alla sanità, sono diventati una dura realtà per milioni di
proletari, strangolati anche da tasse, mutui multe e bollette.
L'OCSE e l'ONU ci fanno sapere che nel corso di quest'anno avremo 40 milioni
di nuovi disoccupati nel mondo e centinaia di milioni saranno quelli ridotti
alla fame.
In questo quadro, la situazione italiana è, checché ne dicano i
Berlusca-Bossi-Tremonti ecc.ed i loro giornali-tv, tra le peggiori. La cassa
integrazione ha toccato i suoi massimi dall'inizio della crisi. Secondo
l'INPS
la cassa integrazione ordinaria è cresciuta del 123,49% rispetto allo scorso
anno: ad oggi siamo già a 179.617.307 ore. Per la cassa integrazione
straordinaria va anche peggio: a febbraio è aumentata del 28,07% rispetto a
gennaio. A soli tre mesi dall'inizio dell'anno, complessivamente sono un
milione e duecento mila i lavoratori in cassa integrazione e per la metà di
questi non c'è futuro. Sono destinati a fare la stessa fine dei 380.000
licenziati nel solo 2009 e ad incrementare i numeri della disoccupazione che
continua a crescere senza sosta. Secondo l'ISTAT siamo ormai all'8,6%, che
guardando ai giovani arriva al 26,8%. Dati sottostimati (la stessa
Bankitalia calcola il 10% di disoccupazione che per il Sud si triplica) se
si considera che sono 3 milioni gli scoraggiati a trovare il lavoro e
milioni le donne che non ci provano neppure.
A pagare un prezzo molto alto sono i precari, quella marea di giovani con
contratti a tempo determinato, di collaborazione (co.co.co.), a progetto, a
chiamata, e tutte la altre forme atipiche introdotte prima dal pacchetto
Treu -voluto dal governo di sinistra- e poi dalla legge 30 Biagi del governo
Berlusconi. Una manodopera usa e getta, con un salario che è un sogno quando
arriva agli 800- 900 euro, e che una volta buttata fuori non gode nemmeno
degli ammortizzatori sociali. Sono decine di migliaia ora quei precari
licenziati e la strage maggiore è opera dello stato con veri e propri
licenziamenti di massa nella scuola insegnanti, personale ATA, ditte di
pulizia e nel resto del pubblico impiego statale e degli enti locali.
Per chi un lavoro stabile ancora ce l'ha, aumenta il ricatto dei
padroni-alimentato anche dalla minaccia di chiusura e/o di trasferimento
delle produzioni all'estero- iper imporre tagli al salario e l'aumento dello
sfruttamento mentre nel settore pubblico le varie riforme di Brunetta e soci
stanno peggiorando condizioni di lavoro con ulteriori riduzioni salariali.
Padroni e governo, inoltre, usano la crisi come una clava contro i diritti
dei lavoratori. Con la recente approvazione del decreto legge 1167-collegato
lavoro- si smantellano tutte le barriere allo strapotere dei datori di
lavoro. L'articolo 18 dello statuto dei lavoratori, in difesa del quale
erano scesi in piazza 3 milioni di lavoratori, viene ridotto a carta
straccia grazie alla imposizione dell'arbitrato come risoluzione delle
controversie di lavoro. In buona sostanza, questo cosiddetto "collegato al
lavoro" trasforma in legge la deroga ai contratti nazionali attraverso la
legittimazione dei contratti individuali contenenti clausole peggiorative e
l'impossibilità per i lavoratori di rivolgersi al giudice per tutelare i
loro diritti ed impugnare i licenziamenti. Prevede inoltre un alleggerimento
delle sanzioni per il lavoro nero e le infrazioni sull'orario di lavoro,
estende i soggetti autorizzati all'intermediazione di manodopera (il nuovo
caporalato) e permette l'apprendistato a 15 anni come assolvimento
dell'obbligo scolastico. Secondo il Ministro Sacconi questo è solo il 10 per
cento di quanto hanno intenzione di fare per riformare il mercato del
lavoro. "Il nostro obiettivo -ha detto- è il contratto a tempo determinato
per tutti". In altre parole, la precarietà deve diventare la norma e i
diritti pari a zero. Il loro obiettivo è lo smantellamento dello Statuto dei
lavoratori.
Tutto questo avviene nel silenzio, di chi dovrebbe essere controparte di
padroni e governo, anzi per ampia parte del sindacato confederale e dei
partiti della cosiddetta 'sinistra' questo silenzio diventa assenso. Lo
smantellamento delle conquiste operato da tutti i governi dei padroni anche
quelli considerati amici e la politica dei sacrifici, della
compatibilità-concertazione con gli interessi delle aziende e della
cosiddetta 'economia nazionale', portate avanti in tutti questi anni dai
sindacati confederali, hanno determinato un arretramento non solo nelle
condizioni salariali e di lavoro ma soprattutto sul piano dell'unità e della
tenuta di tutta la classe operaia e le masse proletarie.
Le lotte dei disoccupati, dei precari e le lotte operaie in difesa del posto
di lavoro non riescono a
diventare ancora lotta unitaria e generale, scontro frontale con padroni e
governo.
Cisl-Uil si oppongono sempre più a queste lotte e la Cgil si limita a
chiedere qualche ammortizzatore sociale in più o qualche illusorio e poco
credibile piano aziendale alternativo, magari all'insegna del "verde" e
della difesa dell'italianità della produzioni, senza disturbare troppo il
manovratore. I tetti e le gru, fino in qualche caso al pacifico "sequestro"
di qualche dirigente, sembrano essere l'unica chance lasciata ai lavoratori,
precari e non, per attirare l'attenzione di una mano salvifica
istituzionale. AI disoccupati e gli immigrati, da sempre utilizzati come
arma di ricatto e di pressione nei confronti dei lavoratori ancora stabili,
si chiede di arrangiarsi ed aspettare tempi migliori.
E' ora di dire basta! Noi la crisi non la vogliamo pagare!
Noi vogliamo, lavoro, la fine della precarietà, il blocco dei licenziamenti,
salari decenti, salute e sicurezza, servizi sociali scuola sanità gratuita,
raccolta differenziata porta a porta, ambiente sano
Come disoccupati organizzati Banchi Nuovi di Napoli e disoccupati
organizzati-slai cobas per il sindacato di classeTaranto stiamo lottando per
questo e vogliamo contribuire allo sviluppo di un percorso unitario.
La disoccupazione, il lavoro nero, la precarietà sono le conseguenze di un
sistema, quello capitalista, basato sul profitto. Non si esce dalla
disoccupazione e dalla precarietà, se non si lavora per mettere fine allo
sfruttamento ed a una vita di fatica combattendo e rovesciando questo
sistema. Lavoratori, precari, disoccupati hanno in comune gli stessi nemici,
gli stessi interessi di fondo, e l'unica prospettiva : quella di lottare
insieme.
Come realtà autorganizzate siamo impegnati,sui nostri territori nella lotta
per ottenere uno sbocco lavorativo o comunque un reddito. Le nostre
mobilitazioni, hanno ottenuto risultati positivi sia sul piano del
riconoscimento politico-sociale che su quello specifico delle vertenze, per
quanto ancora siamo lontani dagli obiettivi che ci poniamo: Il nostro
risultato maggiore è aver costruito una struttura organizzata e una
soggettività non addomesticabile e con una attitudine unitaria rispetto alle
altre lotte, legando le nostre vertenze per lo sbocco lavorativo, alle
mobilitazioni per l'ambiente e la salute, contro il caro vita ed il taglio
alle spese sociali, contro le spese militari e le guerre, contro il razzismo
ed a fianco dei migranti. Anche per questo su di noi - come sugli altri
movimenti dei disoccupati organizzati - si abbatte, una repressione sempre
più forte. Preoccupano le controparti la determinazione, l'autonomia dei
nostri movimenti e la volontà ad andare ben oltre le nostre vertenze locali
puntando alla generalizzazione della lotta.
Oggi più che mai siamo convinti che l'intensificazione e l'allargamento
della lotta autorganizzzata , l'unificazione di tutti i soggetti colpiti
dalla crisi, sono non solo necessari ma l'unica via per fronteggiare gli
attacchi di padroni e governo.
Per questo proponiamo un assemblea nazionale per avanzare lungo un percorso
unitario con parole d'ordini unificanti.
Ci rivolgiamo in modo particolare a tutte le realtà di disoccupati in lotta,
che, come noi, hanno in atto vertenze territoriali nella consapevolezza che,
di fronte alle centinaia di migliaia di posti di lavoro già persi e che si
perderanno nel corso di quest'anno, le vertenze locali non bastano e
rischiano di restare isolate e anche diventare preda di speculazioni
clientelari e quindi di essere portate a insuccessi
Dobbiamo contrastare insieme campagne di criminalizzazione delle lotte dei
disoccupati che ancora più di prima sono, infatti, utilizzate per creare
contrapposizioni, concorrenza e divisioni non solo con gli altri
disoccupati, ma con i nuovi settori di senza lavoro.
E', quindi, indispensabile che proprio dalle realtà organizzate, nel mentre
continuano a portare avanti i percorsi avviati per ottenere risposte ai
bisogni immediati dei disoccupati da essi organizzati, vengano proposte
unificanti con tutti i senza lavoro.
Tra queste va rilanciata la lotta per ill Salario Garantito per tutti. Una
parola d'ordine non nuova per i movimenti di disoccupati ma che fino ad ora
non ha visto il coagularsi di forze capaci di imporla sul piano nazionale.
Le diverse proposte di legge per il reddito sociale presentate negli anni
passati non hanno approdato a nulla per l'assenza di un forte movimento
generale sul piano nazionale capace di imporre questo obiettivo,
Organizziamo una assemblea nazionale per costruire insieme come disoccupati,
precari, licenziati, cassintegrati, altri settori sociali in lotta studenti
,movimenti territoriali ecc questo movimento.
Tutti insieme alziamo la testa e farciamo pagare la crisi a coloro che ne
sono gli unici responsabili.
....Per adesioni banchinuovi at hotmail.it          cobasta at libero.it











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