[Redditolavoro] nuovo modello sociale reddito lavoro
Vittoria OLIVA
huambos at virgilio.it
Mon Sep 21 13:43:30 CEST 2009
io non te ne dirò di tutti i colori Laura perchè capisco le tue sigenze reali, e rispetto il tuo impegno che se sai che....
vittoria
----- Original Message -----
From: matilde
To: redditolavoro at lists.ecn.org
Sent: Monday, September 21, 2009 1:27 PM
Subject: [Redditolavoro] nuovo modello sociale reddito lavoro
a questa lista mando un testo da discutere, se volete, che già appare su REFF
http://www.romaeuropa.org/REFF/index.php?option=com_content&view=category&id=3&Itemid=9&lang=it
sperando che me ne diciate di tutti i colori, lì e qui, dove vi pare
Laura
Indi per tutti una vita serena
in una società attiva, giusta e solidale
Libro Verde sul futuro del modello sociale
Questo Libro Verde è dedicato ai giovani e alle loro famiglie perchè vuole concorrere a ricostruire fiducia nel futuro.
Tecnica utilizzata: remix del testo La vita buona nella società attiva. Libro Verde sul futuro del modello sociale. Documento per la consultazione pubblica lanciato dal Ministero del lavoro della Salute e delle Politiche Sociali il 25 luglio 2008. Le parti originali sono citate in corsivo.
Una vita attiva e serena
nella quale il lavoro retribuito dignitosamente sia costantemente contrattualmente assicurato dai 25 ai 55 anni - cruciali per l’assestamento di una vita familiare che abbia come risultato per i propri figli una crescita sana -
nella quale, grazie alla costruzione di un ponte di solidarietà sociale, ai giovani fino al compimento dei 25 anni venga data l’opportunità di sperimentare flessibilmente il mondo del lavoro e scegliere la professione più adeguata alle loro inclinazioni
e agli over 55 di prepararsi gradualmente all’uscita - godendo di dignitosa pensione - verso attività non retribuite, dando spazio ai giovani
è obiettivo ragionevole e realizzabile che qui si propone.
Nel nostro modello prevediamo che
mentre i lavoratori 25-55enni dedicano il loro tempo serenamente a lavoro regolarmente ed equamente retribuito a tempo determinato trentennale
le due fasce del ponte che si incrociano sopra (under 25 e over 55)
o lavorano flessibilmente per periodi variabili
o vanno a coprire necessità di assistenza personale e di salvaguardia del territorio
per un massimo di tre ore giornaliere
oltre a un massimo di 2 ore giornaliere di frequenza di corsi di aggiornamento - formazione - riconversione professionale, garantendo loro, nei periodi di disoccupazione, un sostegno economico adeguato, tale da permettere vita attiva e sana.
Il sistema che si propone affianca quindi utilmente l’indennità di disoccupazione
tramite istituzione di Sportelli presso INPS dedicati all’Opera Salvaguardia Territoriale (O.SA.TE.)
in rete con tutte le associazioni che nel territorio si occupano di assistenza a bambini, anziani, disabili, persone non autosufficienti temporaneamente (compresi lavoratori ammalati, in casa o ricoverati), o con enti e associazioni che si occupano di tutela dell’ambiente e sicurezza dei cittadini.
Nell’attuale struttura degli ammortizzatori sociali vi sono innumerevoli iniquità di trattamento (criteri di eleggibilità, durata, ammontare dei benefici).
La rigidità dei trattamenti costituisce, soprattutto con riferimento ai gruppi più tutelati, un ostacolo oggettivo ai processi di mobilità e al dinamismo del mercato del lavoro.
Le varie forme di sostegno al reddito non solo non seguono un disegno di incentivazione per il rapido re-inserimento lavorativo, ma concorrono esse stesse ad alimentare una fiorente economia sommersa che non ha pari nel resto del mondo industrializzato.
Viene quindi istituito il Fondo a Sostegno dei Disoccupati - FO.S.D. - che alimenta l’ammortizzatore sociale unico per tutte le situazioni di perdita del lavoro, e che sostituisce tutti gli altri.
In conseguenza della proposta su indicata, viene a cadere il pregiudizio assai diffuso che il disoccupato dotato di ammortizzatori sia un approfittatore.
Infatti, oltre a dover dedicare il suo tempo all’assistenza e alla sicurezza del territorio, il beneficiario dovrà studiare, scegliendo da catalogo il corso preferito, con l’obiettivo di rientrare al più presto al lavoro.
Per quanto riguarda gli stage, questi saranno riservati unicamente agli under 25, scattando successivamente l'obbligo di assunzione regolare.
Nessuno stage/tirocinio terminerà senza che sia data scheda orientativa al giovane beneficiario, e questo presuppone che i tutor assegnati siano motivati ad affiancare e capaci di valutare e orientare, pertanto over 55 esperti nelle varie professioni e mestieri, secondo il modello indicato del ponte solidale entrata-uscita dal trentennio lavorativo contrattualmente sicuro.
Non ancora applicata, per quanto già operativa sul piano normativo grazie alla «legge Biagi», è una elementare regola di responsabilità che vuole sanzionato con la decadenza dal beneficio o dalla indennità il percettore del trattamento che rifiuti una occasione congrua di lavoro o un percorso formativo di riqualificazione professionale.
Deve essere sanzionato quindi chi viene trovato a lavorare in nero mentre percepisce indennità di disoccupazione (che dovrà restituire), e il suo datore di lavoro in nero deve essere condannato ad assumerlo, tenendolo in carico fino alla pensione, con un contratto regolare.
Ma è piuttosto difficile che questo avvenga, se per 3 ore al giorno il disoccupato deve essere reperibile e disponibile per le attività di assistenza e salvaguardia del territorio, e altre 2 ore per la formazione.
Chi orienta e come. Criticità nei Servizi per il lavoro
La sperimentazione di progetti per l’orientamento e l’accompagnamento al lavoro è gravemente compromessa nei risultati dal fatto che per queste attività vengono utilizzate figure precarie, che non riescono a trovare né motivazione né possibilità concrete di relazione duratura con il tessuto produttivo del territorio per agevolmente inserire le persone, secondo capacità e potenzialità da testare e quindi verificare negli esiti occupazionali.
Appare quindi una presa in giro per il disoccupato andare a depositare il proprio curriculum vitae in mille luoghi, dichiarando i propri bisogni all’infinito a persone che l’indomani sono lasciate a casa perché altre progettazioni e gare decidono per loro, senza tenere in alcun conto e rispetto sia il lavoro degli operatori, se fatto bene o fatto male, nè tali dichiarazioni fatte con il cuore in mano e chiuse in armadi senza possibilità di utilizzazione. Questo non è sistema.
Politiche educative e formative, lavorative, abitative, sociali e sanitarie, devono concorrere tutte all’obiettivo di facilitare le grandi scelte personali dei giovani, e non solo, aiutandoli a progettare un futuro solido e accompagnandoli con adeguate politiche di prevenzione (delle patologie) e di sostegno (nei casi di insuccesso).
Alle politiche di incentivazione dell’autonomia personale nelle scelte giovanili, e non solo giovanili, devono corrispondere reti di prevenzione e di condivisione sociale dei rischi connessi.
Il sistema di Welfare non deve essere smantellato. E la spesa sociale non va tagliata.
Essa va governata e riorientata in modo da rendere il sistema non solo finanziariamente sostenibile, ma anche più equo ed efficiente perché realmente in grado di incoraggiare la natalità, abbattere le barriere, facilitare la mobilità, anche in situazioni di mobbing, combattere le discriminazioni, prevenire i bisogni, contrastare la povertà.
Inoltre, ponendo un tetto alle retribuzioni dirigenziali sproporzionate rispetto a qualsiasi valutazione di resa umana nel lavoro, avremo risorse sufficienti da destinare a chi attualmente si trova in condizioni di povertà estrema.
Il giusto equilibrio si può trovare in un sistema in cui:
· per 30 anni le persone sono stabilmente produttive (25-55)
· quelle in entrata e uscita sono flessibilmente produttive (under 25-over 55)
· i pensionati sono occupati con i nipoti, orientati a studi piacevoli, a banche del tempo e simili
· i disoccupati sono iscritti a sportello O.SA.TE. e studiano
quindi tutti, comunque, sono molto attivi.
Rinnovate politiche per lo sviluppo sociale non sono rivolte solo a una più equa distribuzione della ricchezza, ma devono essere esse stesse funzionali a una maggiore capacità di crescita della nostra economia.
Quello che entra in termini di reddito - anche grazie agli ammortizzatori sociali - viene speso per provvedere ai propri bisogni, dando impulso all’economia. Commercio, industria, divertimento, tutti se ne avvantaggiano, in un circolo virtuoso. Una società della ”vita buona” non trascura i diversi aspetti costitutivi della esperienza elementare dell’uomo: la salute, il lavoro, gli affetti e il riposo.
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