[Redditolavoro] l'ipocrisia della FNSI e la manifestazione rinviata di oggi sulla 'libertà di stampa'
evaluna
evaluna at ecn.org
Sun Sep 20 19:00:17 CEST 2009
Per la precisione:
La FNSI non solo ha rinviato la manifestazione, ma la ha rinviata di DUE
settimane, giusto in tempo per farla coincidere - stesso giorno, stessa ora,
stessa citta' - con la manifestazione nazionale dei precari della scuola.
Silvana
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Sent: Saturday, September 19, 2009 5:15 PM
Subject: [Redditolavoro] l'ipocrisia della FNSI e la manifestazione rinviata
di oggi sulla 'libertà di stampa'
La libertà di stampa può attendere
Ed a reti unificate va in onda la propaganda di guerra
Dopo aver convocato una controversa manifestazione (per Travaglio e
Floris) la FNSI rinvia tutto in nome dell'unità e del lutto nazionali
dopo la morte dei 6 soldati in Afghanistan. Rinvia tutto di una
settimana. Quando, a Roma e nelle stesse ore, è convocata una
manifestazione dei precari della scuola. Per la propaganda di guerra
si rinvia, per le vittime del più grande licenziamento di massa in
Italia no...
La manifestazione per la libertà di stampa di oggi pomeriggio era
stata convocata a seguito di alcuni episodi delle ultime settimane che
hanno colpito alcuni giornalisti.
Era stata, perché ora non è più. O meglio, è stata rinviata di una
settimana. La FNSI ha deciso di aggiungersi al clima di unità e lutto
nazionale per la morte dei 6 soldati italiani in Afghanistan
(ovviamente nessuno ricorda che sono morti anche civili afghani, in
numero anche superiore, ma quelli non sono eroi, non sono persone
degne di essere ricordate). Bisogna fermarsi, è doveroso unirsi al
cordoglio nazionale. Tra una settimana, nelle stesse ore e sempre a
Roma, è convocata la manifestazione dei precari della scuola, vittime
del più grande licenziamento di massa della storia italiana. La
manifestazione della FNSI si potrà fare, oggi no. Perché altrimenti
verrebbe rovinato il clima di unità nazionale, si toglierebbe spazio
alla retorica patriottarda e militarista, non potremmo vedere La Russa
con l'elmetto su ogni canale. E Franceschini che piange lacrime di
coccodrillo (come ogni politico che questa guerra ha voluto e votato e
stravotato), affermando che il PD è 'un partito serio e responsabile'
e quindi non toglierà l'appoggio ai 'nostri ragazzi'.
In guerra tra le prime vittime c'è la libertà di informazione e di
pensiero. In guerra i giornalisti vengono censurati, boicottati,
assassinati (basti ricordare Enzo Baldoni). E' impossibile denunciare
quanto accade. Una manifestazione per la libertà di stampa, come ha
sottolineato Flavio Lotti della Tavola della Pace (non certo uno dalle
posizioni estremiste ...), non può non partire da questo: dal chiedere
verità, giustizia, libertà nei teatri di guerra, lì dove l'Italia
muove truppe del proprio esercito (qualcuno si ricorda cosa accadde
due anni ad uno dei responsabili di Emergency in Afghanistan, rapito e
torturato dalle milizie di Karzai? Ricordiamoci che la polizia afghana
la stanno addestrando i carabinieri italiani e che il sistema
giudiziario lo stanno organizzando gli italiani). A partire
dall'Afghanistan dove la guerra imperversa, dove ogni giorno muoiono
centinaia di persone. Pochi giorni fa è toccato a soldati italiani (ma
quante persone sono morte da quel momento ad ora?), ma è una roulette
che ogni giorno tocca moltissimi, in massima parte civili che nessuno
ricorderà mai. Esattamente come in Italia con le morti sul lavoro.
Gravissima piaga criminale, che ogni anno ammazza oltre mille persone,
e che (tranne rari gravissimi casi) non finisce nei titoli del Tg1 (a
proposito l'Umbria Olii continua a chiedere alle famiglie degli operai
morti nel suo stabilimento risarcimenti multimilionari).
Gli episodi per i quali è stata convocata la manifestazione
coinvolgono due giornalisti e tre quotidiani. Santoro ha scritto che
la RAI non ha ancora permesso a Travaglio di firmare il contratto per
la nuova serie di AnnoZero. Milena Gabanelli ha denunciato che la RAI
da quest'anno non fornirà più copertura legale alle inchieste di
Report. La prima puntata di Ballarò, la trasmissione di Giovanni
Floris, è stata posticipata di due giorni per lo show di Berlusconi a
'Porta a Porta'. Berlusconi ha querelato, in pochi giorni, La
Repubblica, L'Unità e Luciana Littizzetto (il bello è che la stessa
battuta prima di lei l'aveva fatta Bossi, Berlusconi querelerà anche
lui?) e attaccato pesantemente i giornalisti e il servizio pubblico
RAI (soprattutto il Tg3).
Mobilitazione immediata, l'Italia sta scivolando verso il regime, la
libertà di stampa è in pericolo. Sacrosante parole, giuste e
condivisibili. Ma, sinceramente, oggi non sarei mai sceso in piazza.
Perché questo sta succedendo da decenni, non da oggi. Perché
l'articolo 21 della Costituzione Italiana non lo si può difendere solo
in alcuni casi. In questi anni abbiamo avuto casi eclatanti di
censure, omertà, intimidazioni.
Dieci anni fa Fulvio Grimaldi veniva cacciato da Liberazione, dopo
essere stato già cacciato dal Tg3. Da allora televisioni e giornali
non gli hanno dato minimamente spazio, nonostante abbia realizzato
alcuni tra i documentari più belli della storia del giornalismo
italiano e articoli giornalistici di rarissima e straordinaria
bravura. Grimaldi può essere odiato o amato (e io confesso lo amo...),
si può essere d'accordo o meno con quel che afferma (confesso che
qualche volta non la penso come lui ...) ma resta uno dei più grandi
giornalisti di razza in Italia. Nessuno ha mai invocato la libertà di
stampa per lui?
Qualcuno si ricorda di Carlo Ruta, massacrato dalle procure di mezza
Sicilia, l'unico sul quale le procure si mettono d'accordo per
processarlo contemporaneamente, e che si vede condannato per stampa
clandestina dopo che i rilievi della polizia postale hanno certificato
l'opposto? Qualcuno, in questi giorni di mobilitazione per la libertà
di stampa, ha chiamato Marco Benanti, cacciato dall'ANSA perché troppo
pacifista e scomodo? Nei mesi precedenti le elezioni politiche del
2006 persino Fausto Bertinotti, allora segretario di Rifondazione
Comunista, venne a Catania per lui. Lo abbracciò e affermò che la
lotta di Marco era la sua, che l'avrebbe aiutato e difeso. Poi è
diventato Presidente della Camera ...
Oggi avrebbe compiuto 50 anni Giancarlo Siani, giornalista de Il
Mattino di Napoli ucciso dalla camorra. Le sue inchieste scomode non
sono rientrate nella manifestazione che era convocata per oggi. In
queste settimane si è tornato a parlare dei traffici di rifiuti
tossici, uno dei più grandi business internazionali nel quale il
nostro Paese è coinvolto. Qualcuno ha chiesto la riapertura del
processo per l'assassinio di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, uccisi
perché stavano documentando quanto stava accadendo tra l'Italia e la
Somalia (quando parliamo di pirati documentiamoci prima ...). Ma,
oltre a Ilaria, qualcun'altro stava documentando questi traffici,
arrivando a toccare interessi e potentati molto in alto: Mauro
Rostagno. Qualcuno per favore si ricordi di lui, e si faccia giustizia
di tutte le infamie dette prima, durante e dopo la sua morte, sia di
lui che sulla sua comunità Saman.
In Sicilia, come da anni denuncia solitario Riccardo Orioles, la
libertà di stampa non esiste. L'Ordine dei Giornalisti risponde
direttamente a Mario Ciancio Sanfilippo, boss della grande stampa
locale (essendosi aggiudicata anche la distribuzione dei grandi
quotidiani, che manda nelle città a seconda della convenienza
personale - a Catania La Repubblica non viene distribuita per esempio
perché farebbe concorrenza al quotidiano di Ciancio e, tra le altre
cose, vi scrive Umberto Santino che si ostina a parlare di mafia in
Sicilia...) e i giornalisti liberi, come lui, Ruta, Benanti, Maniaci,
Santino, vengono isolati.
Tutto questo (e molto altro, qui non riportato per brevità...) non è
libertà di stampa. Bisogna difendere un democratico così democratico
che gode del bombardamento dei campi profughi palestinesi e che
difende la criminale aggressione di Gaza del dicembre scorso
(Travaglio). Bisogna difendere un quotidiano che, insieme al Corriere
della Sera, ha la pagina esteri più vergognosa sull'America Latina,
capace di ogni menzogna (La Repubblica). Bisogna difendere un altro
quotidiano che, nell'ultima estate, ha dedicato pagine e pagine alle
falsità di Travaglio e alle false (o, in alcuni casi fatti risaputi e
noti a tutti) rivelazioni del figlio di un politico corrotto dalla
mafia, dedicando solo i ritagli millimetrici a Pino Masciari,
imprenditore calabrese a cui hanno revocato la scorta perché si ostina
ad andare nelle scuole e nelle piazze a dire che bisogna denunciare il
racket come ha fatto lui (L'Unità).
La libertà di stampa è stracciarsi le vesti per lo spostamento di due
giorni del 'Porta a Porta' nero (fateci caso, da Vespa predomina il
bianco, da Floris i colori scuri...)...
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