[Redditolavoro] [Fwd: I: [tml] Morte misteriosa a Roma]

telviola at ecn.org telviola at ecn.org
Wed Oct 28 14:44:36 CET 2009


---------------------------- Original Message ----------------------------
Subject: I: [tml] Morte misteriosa a Roma
From:    "pietro clerici" <leonka22 at yahoo.it>
Date:    Tue, October 27, 2009 7:26 pm
To:      psichiatriafuckyou at yahoogroups.com
         c_rap at yahoogroups.com
         redleghorn at yahoogroups.com
         telviola at ecn.org
         fori-sociali at yahoogroups.com
         controiltso at yahoogroups.com
         collettivo at yahoogroups.com
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--- Mar 27/10/09, tactical <tactical at autistici.org> ha scritto:


Da: tactical <tactical at autistici.org>
Oggetto: [tml] Morte misteriosa a Roma
A: tacticalmedia at squat.net
Data: Martedì 27 ottobre 2009, 16:02


Morte misteriosa a Roma
Checchino Antonini http://www.carta.org/campagne/diritti+civili/18667
[26 Ottobre 2009]

L'articolo, pubblicato su Liberazione di oggi, racconta l'ennesima morte
misteriosa, in galera, di un ragazzo fermato con accuse inconsistenti.
Negate alla famiglia di Stefano, 31 anni, persino le foto dell'autopsia.

Aldo Bianzino, morto due anni fa in una prigione di Perugia per cause
ancora da chiarire.
Marcello Lonzi, ammazzato in una galera livornese  nel 2003 da un arresto
cardiocircolatorio ma il suo corpo sfigurato, a  sua madre che cerca
ancora verità, dice tutt’altro.
Fino a l’altroieri, Ilaria non conosceva i loro nomi, forse nemmeno
sapeva  quanto fosse lungo il catalogo dei morti di galera. Poi i
carabinieri di Torpignattara hanno bussato a casa loro per dire che
semplicemente «Stefano era morto», in ospedale. Più precisamente nel
reparto penitenziario del Pertini.
Ora la famiglia chiede di poter vedere la salma prima che sia ricomposta.
Vuole accedere al più presto alle foto dell’autopsia. Perché, finora,
le due cose sono state negate.
Stefano aveva 31 anni, faceva il geometra in uno studio comune con il 
padre e la sorella.
La notte tra il 15 e il 16 ottobre lo pescano con 20 grammi di sostanze
nel vicino quartiere Appio Claudio.
Le modalità dell’arresto e del sequestro non sono ancora note alla
famiglia. All’una e mezza di notte di notte, il citofono di casa Cucchi
segnala l’arrivo di Stefano. Non è solo. Con lui ci sono i militari che
lo hanno arrestato. Perquisiranno solo la sua cameretta, senza perlatro
trovare nulla.
Uscendo, uno di loro cerca di rassicurare la madre: «Signora non si
preoccupi. Per così poco è capace che domani sia a casa ai
domiciliari». Dettaglio importante: Stefano «era pulito», racconta
Ilaria nella sala d’aspetto dell’obitorio di Piazzale del Verano.
Ossia «camminava sulle sue gambe, non aveva segni sul viso». E ricorda
quanto fosse esile suo fratello. Basso e magrissimo. Il mattino appresso
suo padre va a Piazzale Clodio all’udienza per direttissima.
Stefano aveva il viso livido e gli occhi gonfi. L’udienza è rinviata al
13 novembre. Si torna a Regina Coeli.
Il sabato sera, l’indomani, i carabinieri arrivano a casa Cucchi per
comunicare il ricovero al Pronto soccorso dell’Isola Tiberina. Si
scoprirà, invece, che era stato portato al Pertini. Motivo ufficiale:
dolori alla schiena dovuti a una caduta precedente all’arresto di cui in
casa nessuno sa nulla. Ma una lastra dirà che aveva due vertebre rotte,
una sacrale e una lombare, due vertebre basse. Si può camminare per tre
giorni con due vertebre rotte, andare a casa, poi in carcere, quindi al
processo e di nuovo in galera?
Bisognerebbe sapere quanto siano profonde quelle lesioni. Ma sicuramente
il dolore sarebbe stato evidente.
E per capire quando si siano verificate ci sarebbe da osservare
l’emorragia attorno alle vertebre.
Quella sera i genitori di Stefano sono scappati in ospedale ma fu spiegato
loro – era la prima volta che si trovavano in quelle condizioni – che
era un carcere a tutti gli effetti. Non era possibile vederlo, né avere
notizie senza una carta del pm. La stessa cosa si sarebbero sentito dire
la domenica mattina. Lunedì la carta non è ancora arrivata. «Ma perché
è qui?», riescono a domandare a una poliziotta. «Non vi preoccupate,
vostro figlio è tranquillo». Mercoledì arriva l’autorizzazione ma
vale per il giorno successivo. Ma Stefano muore all’alba. All’ora di
pranzo – un bel po’ di ore dopo -  arrivano i carabinieri a portare
il dispositivo per la nomina di un consulente di parte per gli
“accertamenti urgenti non ripetibili”,  l’autopsia.
C’è qualcosa che non quadra. Ilaria ha sempre più domande in testa e
nessuna risposta. La sera prima una volontaria le aveva telefonato per
riferire un messaggio di Stefano. Voleva parlare con suo cognato, il
marito di Ilaria, appunto. Il ragazzo cercava aiuto per affidare a
qualcuno la sua cagnetta. «Ma quando esco la rivoglio», aveva precisato.
Poi aveva chiesto un bibbia. «Noi siamo molto religiosi», conferma
Ilaria. La volontaria non ha saputo dire granché delle condizioni fisiche
di Stefano. Dice che era sempre sotto il lenzuolo.
Dopo un’inutile corsa sotto la pioggia a Piazzale Clodio – «credevamo
fosse lì l’autopsia» – Ilaria e i suoi arrivano al Pertini. Una
dottoressa conferma la versione della volontaria: pare che Stefano stesse
per ore sotto le lenzuola. «Non si voleva nutrire – ha detto - gli
portavamo la carne ma lui la lasciava». E avrebbe rifiutato le cure.
Suonano beffarde le parole della dottoressa ai genitori che nemmeno hanno
potuto assistere un figlio moribondo: «Perché non vi siete rivolti a
noi?». Dopo un braccio di ferro col posto di polizia, finalmente il pm
autorizza i familiari a vedere la salma. Dietro il vetro divisorio,
Stefano rivela il viso deformato, nero, «come bruciato». Un occhio
pesto, l’altro fuori dalle orbite, le ossa della mascella spostate.
«Per forza non mangiava!», esclama la sorella. Il corpo era nascosto da
un lenzuolo. L’autopsia è durata più di cinque ore e stavolta il pm ha
negato ai consulenti di parte di
 effettuare foto. Ci sara
nno solo quelle del perito del pm.
All’uscita dall’obitorio il medico di parte avrà poche parole.
Conferma la natura traumatica degli ematomi sul viso ma nega emorragie
interne. Insomma, quelle botte non spiegherebbero la morte. Sarebbe
evidente una «sofferenza polmonare» ma per capire meglio si dovranno
aspettare gli esami istologici, le cartelle cliniche, i rilievi
tossicologici. Le domande di Ilaria sono troppe, e sempre più
inquietanti.

-----Segue allegato-----


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