[Redditolavoro] Torture, botte, stupri e omicidi di Stato
Alessio Di Florio
eskimoantimperialista at gmail.com
Wed Oct 21 18:25:03 CEST 2009
Storie reali nel Paese dei salotti chic.
Se Santoro, Floris e Travaglio sono martiri del regime, queste persone
cosa sono?
Joy è una giovane ragazza nigeriana, prigioniera del CIE di Via
Corelli a Milano. Il 13 agosto scorso, insieme ad altri 12 migranti,
ha partecipato alle proteste contro le disumane condizioni in cui sono
costrette. Per questo verrà espulsa. Ha denunciato un ispettore di
polizia che, testimone la sua compagna di cella, ha tentato di
violentarla. L'unica risposta che ha ottenuto, nell'Italia che
organizza giornate, manifestazioni e G8 contro la violenza sulle
donne, è una denuncia per calunnia.
La scorsa estate tre giovani kurdi sono stati ritrovati morti dentro
alcuni tir, su navi che dalla Grecia sono approdate a Venezia. La
stessa sorte, nel dicembre scorso, era toccata a Zaher Rezai, un
ragazzo afghano: la sua vita è stata stroncata dalle ruote del camion
nel quale era nascosto. Gli hanno ritrovato nelle tasche alcuni
giocattoli e un biglietto. C'era scritto: "Non so ancora quale sogno
mi riserverà il destino, ma promettimi Dio, che non lascerai si spenga
questa mia primavera"
Antonino Patafi aveva 89 anni. E' morto in una clinica di Roma, dove
era stato ricoverato dopo la concessione del differimento della pena
concesso per gravissimi motivi di salute. Stava aspettando
l'autorizzazione a tornare in Canada, dove poter vivere serenamente i
suoi ultimi giorni accanto alla famiglia.
Roberto Laviano a 69 anni è morto nel carcere di San Vittore. La sua
cartella clinica recitava: "Scompenso circolatorio, ipertensione
polmonare, stenosi carotidea bilaterale, diabete mellito-insulino
dipendente, disturbi respiratori da pregressa tubercolosi,
vasculopatia periferica sintomatica pregresso by-pass aortofemorale
Paolo Scaroni è un giovane ragazzo di Castenedolo, in provincia di
Brescia. Il 24 settembre 2005, dopo la partita Verona-Brescia, si
stava recando verso il treno che l'avrebbe dovuto riportare a casa.
Era appena uscito dal bar della stazione quando fu travolto da una
carica di 'alleggerimento' della celere. Picchiato a sangue è entrato
in coma in pochissimi minuti. Svegliatosi dal coma, dovrà vivere tutta
la vita con gravissimi danni fisici. Ha perso il lavoro, lasciato
dalla ragazza la sua vita è oggi abissalmente ridimensionata.
Francesco Mastrogiovanni era un maestro elementare di 58 anni di
Castelnuovo Cilento. La sua è una storia di TSO (Trattamento sanitario
obbligatorio) a scopo politico, considerato scomodo e pericoloso per
le sue idee anarchiche. La sua psiche, sin dagli anni 70, quando
conobbe per la prima volta la brutalità delle forze dell'ordine, era
rimasta segnata. La sua unica ragione di vita erano i bambini, ai
quali stava dedicando i suoi ultimi anni con amore e passione. Il 31
luglio viene catturato al termine di una caccia all'uomo, realizzata
con un dispiegamento di forze dell'ordine degne di Rambo. Viene
trovato morto il 4 agosto. Per quattro giorni è stato legato con lacci
su polsi e caviglie al letto. Secondo l'autopsia è morto per edema
polmonare. La misura di contenzione non risulta dalla cartella
clinica. E' stato imprigionato con l'accusa di aver insultato l'agente
che gli aveva elevato una contravvenzione(che non risulta da nessuna
parte). Il TSO è stato ordinato da un'autorità diversa da quella
legittimata dalla legge.
Il 9 agosto scorso 300 migranti, quasi tutti somali, cercano di
fuggire dal lager di Benghazi, realizzato in Libia con finanziamenti
italiani frutto degli accordi tra Berlusconi e Gheddafi. Dopo la cieca
repressione militare <b>6 migranti sono rimasti uccisi, esangui sul
pavimento, e oltre 50 feriti(dal giorno dopo di almeno una decina non
si hanno più notizia). Un testimone oculare ha raccontato a Fortress
Europe che i feriti sono rimasti abbandonati sul pavimento sanguinanti
per giorno, con tagli su gambe, braccia e testa. Alcuni hanno febbre e
principi di infezioni. Non sono stati visitati da medici o delegati di
organizzazioni internazionali.
La mattina del 1° settembre vengono sgomberati gli occupanti dell'ex
ospedale Regina Elena di Roma, dopo la decisione del sindaco Alemanno
e del questore Pecoraro di 'ristabilire la legalità'. Alcuni inviati
del quotidiano Liberazione sono entrati in uno degli stabilimenti dove
sono stati deportati gli sgomberati. I rappresentanti comunali l'hanno
definita una struttura che permette di essere autosufficienti, con
bagni e docce in grado di accogliere anche persone con gravi
disabilità. Questa la cronaca della realtà, raccontata giovedì 3
settembre a pagina 5: camerate con almeno 8 persone, armadi divelti,
dieci water in comune tra tutti in venti metri quadrati circa, alcune
camere gelate, altre incandescenti, persone ammassate come bestie,
acqua non potabile, l'infermeria (il giornalista informa che, tra le
tante, ha raccolto la storia di una signora gravemente malata che è
impossibilitata a prendere le medicine) ospitata in un magazzino delle
scope.
L'estate scorsa la Gazzetta di Parma pubblica la fotografia di una
ragazza terrorizzata e con i vestiti strappati. Era stata sbattuta in
cella dai vigili urbani e lì abbandonata, in lacrime, tutta la notte.
Negli stessi giorni a Termoli i vigili fermano un commerciante
ambulante. Spinto con forza dentro l'auto viene prima picchiato e poi,
sfruttando la sua scarsissima conoscenza dell'italiano, indotto a
firmare una dichiarazione nella quale nega qualsiasi violenza. Solo la
coraggiosa testimonianza di alcuni passanti permise all'avvocato del
commerciante di ristabilire la verità.
Il 5 settembre dell'anno scorso tre famiglie rom si fermano a pranzare
su un prato a Bussolengo. Vengono massacrati di botte dai carabinieri,
che non si fermano neanche davanti a bambini di 9 anni. Questi alcuni
brevissimi stralci della testimonianza, riportata dal sito di Carta.
‘Stai zitta puttana’, ha urlato più volte uno dei carabinieri a mia
figlia di nove anni ... Uno dei carabinieri ha urlato alla mia
compagna: ‘Mettiti in ginocchio e pulisci quel sangue bastardo’...
hanno urlato alla mia compagna ‘Devi dire, io sono una puttana’ ...
Uno dei carabinieri in borghese ha filmato la scena con il telefonino.
Poi un altro si è denudato e ha detto ‘fammi un bocchino".
Tra il 2 e il 3 marzo 2003 il Cpt di via Mattei fu teatro di un
pestaggio punitivo dai contorni drammatici. Gli agenti in servizio
quella notte entrarono nelle celle e nella saletta comune e pestarono
a sangue, lanciando poi dei lacrimogeni, i migranti detenuti. Nel
pomeriggio alcuni detenuti avevano protestato per la brutalità della
repressione del tentativo di fuga di due migranti. Dopo aver atteso
che la situazione si calmasse la carica è partita. Le parole di prima
sono state pronunciate da uno dei responsabili della sicurezza nel cpt
quella notte. I migranti si erano offerti di aprire volontariamente la
porta se i picchiatori avessero fermato il loro comportamento
violento. La risposta è stata "Io la sfondo e sfondo anche voi". Nel
dicembre 2007 gli agenti sono stati assolti per 'causa di
giustificazione'. Nel frattempo l'agente che ha pronunciato la frase
qui riportata è stato promosso tra i massimi responsabili del lager.
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