[Redditolavoro] Fw: [BSF] A MESSINA UN ALTRO CRIMINE DEL PROFITTO
Massimo Reggiani
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Tue Oct 6 18:14:33 CEST 2009
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Sent: Tuesday, October 06, 2009 2:37 PM
Subject: [BSF] A MESSINA UN ALTRO CRIMINE DEL PROFITTO
A MESSINA, UN ALTRO CRIMINE DEL PROFITTO.
UNA CAMPAGNA ANTICAPITALISTICA PER IL RISANAMENTO DEL TERRITORIO,
A PARTIRE DAL SUD
(5 Ottobre 2009)
Come in Abruzzo, "la fatalità" non c'entra. Il pietoso tentativo del
famigerato TG1 di attribuire la strage di Messina ad un eccesso
imprevedibile di acqua piovana trasuda un cinismo inqualificabile. Le decine
di morti chiamano in causa responsabilità precise: piani regolatori
tracciati da interessi speculativi e criminali, concessioni elargite da
giunte locali compromesse coi poteri forti , taglio dei fondi pubblici per
il risanamento del territorio e dirottamento degli stessi fondi dimezzati
per altri scopi. In poche parole è un crimine del profitto e di tutti i
governi che hanno amministrato i suoi affari.
Ha una bella faccia Berlusconi a presentarsi a Messina. Il suo governo ha
saccheggiato i fondi FAS per destinarli a banche e imprese del Nord. Ha
abbattuto del30% i fondi per la protezione civile, nella programmazione
finanziaria dei prossimi tre anni. Ha varato un nuovo piano casa all'insegna
della drastica riduzione dei controlli ambientali e delle procedure di
autorizzazione. Ha destinato miliardi a quel "Ponte di Messina" che proprio
la tragedia di oggi denuncia come autentica provocazione. E per di più
dichiara.. "di aver previsto l'accaduto", senza accorgersi che il suo
delirio di onnipotenza e onniscienza tradisce nel caso una confessione di
colpa (oltre a smentire la tesi dell'"imprevedibilità" dell'incauto
Minzolini).
Il grido di "assassini" che si è levato spontaneamente contro il Presidente
del Consiglio e le Autorità politiche al seguito è dunque non solo
comprensibile ma appropriato.
Ora, come in Abruzzo, non basta la denuncia. Va sviluppata una mobilitazione
che raccolga e organizzi la rabbia della popolazione colpite con la
formazione di comitati popolari. Dev'essere tracciata l'anagrafe di tutti i
costruttori criminali; di tutti gli assessori e le giunte che,a vari
livelli, hanno fornito le concessioni ai costruttori; di tutte le autorità
che hanno omesso i controlli e che hanno coperto il crimine annunciato. Non
si tratta di affidarsi alla magistratura , ai suoi interminabili tempi, alle
sue incerte sentenze. L'anagrafe delle responsabilità va subito istruita dal
basso,dai comitati popolari, col concorso di tutte le forze e competenze
disponibili ( tecniche, giuridiche, ambientaliste) . Il processo ai
colpevoli va promosso dalle loro vittime , e non affidato ad un apparato di
stato colluso. Lo stesso vale per la ricostruzione, che va sottoposta ad un
vigile controllo popolare e orientata da un piano democraticamente definito
dalle popolazioni interessate: a garanzia del loro diritto alla salute e
alla vita.
Ma non basta. Quanto è avvenuto a Messina pone su scala generale le
questione del dissesto idrogeologico del territorio come piaga nazionale, ed
in particolare del Meridione. Il buon Bertolaso ha quantificato
pubblicamente in 25 miliardi di euro la cifra necessaria per il risanamento
ambientale del territorio italiano. Mentre Il ministro Prestigiacomo, tra
una boutique e un'altra, confessa di non disporre "nemmeno di un euro" per
il 2010; e Berlusconi, tra escort e tribunali, dichiara candidamente che
chiederà qualche spicciolo a Tremonti. Questo spettacolo è intollerabile.
Sono necessari 25 miliardi, come dichiara Bertolaso ( cifra presumibilmente
sbagliata per difetto)? Bene, si trovino: nelle pieghe dei miliardi previsti
per il Ponte di Messina e per la Tav, dei 30 miliardi stanziati ogni anno
per le spese militari e di guerra, dei 6 miliardi annui regalati al Vaticano
e alla Chiesa, dei 4 miliardi di profitti netti incassati ( in tempi di
crisi e in soli 6 mesi) dalle prime 5 banche italiane. E' il caso di dire
tanto più oggi:"Paghi chi non ha mai pagato".
Più in generale Il risanamento ambientale potrebbe costituire un grande
cantiere della rinascita meridionale capace di dare lavoro e dignità di
vita. Ma alla condizione, ancora una volta, di colpire l'interesse della
borghesia ( del Nord e del Sud) e di sottoporre l'intero cantiere al
controllo operaio e popolare: controllo sui fondi e la loro destinazione,
sui libri contabili delle aziende coinvolte, sulla regolarità delle
assunzioni, sulle scelte edilizie e paesaggistiche. Tutte le sinistre
politiche, sindacali,associative, ambientaliste possono unire le proprie
forze in una grande battaglia nazionale per il riassetto territoriale e
ambientale del Sud: promuovendo capillarmente paese per paese il censimento
dei lavori pubblici necessari e dei relativi investimenti, con la
convocazione di apposite assemblee popolari; e definendo progressivamente
per questa via una piattaforma complessiva , di carattere unificante, che
organizzi i più ampi settori popolari attorno ad una vera e propria vertenza
di lotta: contro il governo nazionale, le amministrazioni locali, i
potentati territoriali. Una "vertenza Sud" che per sua natura potrebbe
raccogliere la domanda di milioni di disoccupati,favorendo la loro
organizzazione; potrebbe estendersi ad altre esigenze sociali insoddisfatte
che inevitabilmente emergerebbero in ogni assemblea popolare( in fatto di
edilizia popolare e scolastica, servizi sanitari, idrici,ferroviari..);
potrebbe intrecciarsi con le tante vertenze aziendali a difesa del lavoro,
anche nel Sud; potrebbe trascinare la contrapposizione frontale agli
interessi criminali e mafiosi, svelando il loro indissolubile intreccio con
la cosiddetta "borghesia onesta" meridionale; potrebbe insomma divenire la
leva di un processo di autorganizzazione e sollevazione sociale di settori
di massa del meridione, sottraendoli all'egemonia clientelare dei partiti
borghesi dominanti ( di centrodestra e centrosinistra) e ricomponendoli
attorno alle ragioni generali del mondo del lavoro e della stessa classe
operaia del nord.
In conclusione:la tragedia di Messina offre lo spunto per il rilancio di una
iniziativa politica e di massa del movimento operaio e delle sinistre sulla
questione meridionale. Non l'ennesimo convegno per addetti ai lavori sui
problemi del Sud (nel mentre si custodiscono assessorati e connivenze con le
forze dominanti del meridione). Ma una campagna unitaria e indipendente di
mobilitazione, capace oltretutto di incidere sulle contraddizioni del blocco
sociale di centrodestra ( effetto Lega), di svelare l'inganno del disegno
federalista, di demistificare l'imbroglio speculare del populismo borghese
meridionale ( Lombardo, io Sud..), di mettere a nudo una volta di più le
compromissioni organiche del PD. In ogni caso il PCL lavorerà , con la
propria proposta, anche dal versante Sud, per la ricomposizione di un blocco
sociale nazionale anticapitalistico: nella prospettiva di quel governo dei
lavoratori che è l'unica reale soluzione di svolta per le stesse masse
meridionali.
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