[Redditolavoro] RINALDINI: Comunicato della Rete dei Comunisti

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Tue May 19 08:54:43 CEST 2009


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>OLTRE LA CONTESTAZIONE A RINALDINI CI SONO LE CONTRADDIZIONI DELLA LOTTA
ALLA FIAT
>Comunicato della Rete dei Comunisti
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>Lo scalpore intorno alla notizia della forte contestazione contro Gianni
Rinaldini della FIOM al corteo dei lavoratori FIAT di Torino, omette di
segnalare alcune questioni che – al contrario – riteniamo vadano 
sottolineate
con forza.
>
>1. La caduta di Rinaldini dal palco di Torino, grazie alla contestazione di
alcuni operai Fiat di Somigliano D’Arco, è uno di quei fatti che rompe una
sorta di incantesimo consolidato in gran parte della sinistra italiana 
(incluse
molte organizzazioni comuniste) e che ha continuato a concepire unicamente
nella FIOM il soggetto portatore di istanze progressiste e alternative nel
movimento sindacale. I lavoratori che hanno contestato il segretario della 
FIOM
rompendo, forse l'ultimo simulacro di in "piccolo mondo antico" oggi
completamente mutato, pongono un problema a tutte quelle soggettività 
politiche
che si interrogano su come riavviare una prospettiva di avanzamento sociale 
e
di radicale trasformazione, nei posti di lavoro e nella intera società. La
stessa cosa era accaduta alle assemblee alla Fiat nel 1980 e abbiamo ancora
negli occhi e nelle orecchie la rabbiosa disperazione di tanti operai e
delegati verso il compagno "Pio Galli" che alla fine aveva firmato e 
difeso -
anche lui- l'accordo che "salvò la Fiat" con 23.000 licenziamenti di
lavoratori.
>
>2. Il dato che saltava agli occhi nella manifestazione nazionale degli
operai di tutto il gruppo Fiat a Torino, era la scarsa partecipazione 
proprio
degli operai “torinesi” che contrastava con la partecipazione numerosa e
combattiva degli operai degli stabilimenti del sud a rischio chiusura.
>
>Le parole di Marchionne il giorno precedente la manifestazione, sono state
prese come rassicuranti da tutti i soggetti coinvolti tranne che dagli 
operai
delle fabbriche meridionali della Fiat che più delle altre sentono aria di
licenziamenti di massa. Il rischio che si concretizzi la 
“desolidarizzazione”
tra gli operai dei vari stabilimenti era visibilmente presente nella
manifestazione di Torino
>
>Non è un caso che la contestazione sia stata condotta, principalmente, dai
lavoratori di Pomigliano in gran parte iscritti allo Slai/Cobas e deportati 
nel
capannone-confino di Nola. Questo segmento operaio, come i loro compagni di
Termini Imerese, di Termoli o di Melfi, è quello che in cambio della 
cosiddetta
garanzia di un salario inadeguato ha dovuto ingoiare, un organizzazione 
dello
sfruttamento bestiale ma, tecnicamente scientifica, che ha fatto realizzare
enormi profitti alla FIAT. Oggi questi lavoratori, molti dei quali con mogli 
e
figli disoccupati, vedono svanire il loro posto di lavoro ed assistono
sconcertati e sfiduciati il prolungarsi dell’azione collaborazionista di 
CGIL-
CISL-UIL e dell’UGL.
>
>3. E’ evidente poi, come in un contesto di così alta e giustificata 
>tensione
sociale, non bastino più le “parole di fuoco” di Rinaldini contro Marchionne
quando i dirigenti della Cgil e Fiom, sul piano territoriale ed aziendale,
sottoscrivono accordi capestro per i lavoratori. Ed è ancora più evidente 
come,
anche a ridosso della vertenza FIAT dentro cui si sta ulteriormente, 
consumando
l’inadeguatezza e la lunga crisi della sinistra (che già si era vista nella
vertenza Alitalia), i lavoratori iniziano ad agire con modalità non
propriamente compatibili con il bon ton con il quale il riformismo nostrano 
(a
differenza della Francia o di altri paesi europei) ha sempre ingabbiato le
modalità del conflitto.
>
>4. La contestazione di Rinaldini è un fatto clamoroso ma apre,
materialmente, una fase politica e sindacale nella quale i comunisti e la
soggettività anticapitalista dovranno, necessariamente, svolgere una 
possibile
funzione più avanzata anche se molto difficile e complessa che punti alla
ri/costruzione di relazioni sociali e collegamenti veri con i diversificati
comparti del blocco sociale popolare oggi profondamente diviso. E' questa 
una
condizione decisiva per ridare linfa vitale ad una soggettività che non si
rassegna ad un ruolo di sterile ed ininfluente testimonianza.
>
>5. La sacrosanta incazzatura dei lavoratori FIAT necessita di dotarsi di
strumenti di discussione e di lotta che riescano ad imporre una inversione 
di
tendenza nei rapporti di forza tra l’impresa e gli operai. Si tratta di
superare perciò il clima di disorientamento, divisione e di sfiducia nel
proprio potenziale di lotta che serpeggia tra gli operai dei vari 
stabilimenti
Fiat e che sta impedendo il concretizzarsi di una dura risposta dei 
lavoratori
all’altezza della posta in gioco.
>
>6. Mentre il management della FIAT allarga il suo disegno antisociale negli
Stati Uniti ed in Germania, e mentre può innestarsi, anche inconsapevolmente
una preoccupante concorrenza al ribasso tra i lavoratori all’interno del 
nostro
paese e nei vari paesi e stabilimenti, occorre ricalibrare l’azione politica 
in
atto. Nessun posto di lavoro deve andare perduto, nessuna fabbrica deve
chiudere, nessuna contrapposizione e concorrenza tra lavoratori dei vari
stabilimenti e paesi coinvolti in questa vertenza, nessuna differenziazione
salariale e normativa tra lavoratori impegnati alla FIAT e quelli collocati
nell’ indotto. Insomma, per non regalare la giornata di lotta di Torino agli
sciacalli dei media o alla rendita di posizione di una sinistra sindacale 
ormai
in deficit di credibilità e compatibilizzata, c’è bisogno di scelte 
coraggiose
e conseguenti. L’incalzare della crisi e dell’offensiva antioperaia a larga
scala ci ricorda che il tempo delle camarille e degli infiniti tatticismi è
finito.
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>17 maggio
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>La Rete dei Comunisti
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