[Redditolavoro] UNO STATO AFFAMATO DI TERRORISMO (ITALIA)

frank ficiar frficiar at hotmail.com
Sat Jan 31 21:33:55 CET 2009



ARTICOLO INTERESSANTE ALLA VOSTRA ATTENTA ATTENZIONE
Uno stato affamato di terrorismo
(30 gennaio 2009)
La firma dell’accordo con il governo per il nuovo modello
contrattuale da parte di CISL e UIL, è stata salutata con toni
trionfalistici, in quanto rappresenterebbe la fine del potere di veto
della CGIL. In realtà il potere di veto della CGIL, ammesso che sia mai
esistito, era già finito negli anni ’80, all’epoca del governo Craxi,
con il taglio della scala mobile, che ebbe l’approvazione delle sole
CISL e UIL. Con il secondo governo Berlusconi vi fu il cosiddetto
“Patto per l’Italia”, anche questo con CISL e UIL e senza la CGIL. Da
questo punto di vista non ci sono vere novità, semmai era inusitato che
un segretario generale della UIL potesse celebrare una divisione tra
organizzazioni sindacali come l’alba di una nuova e luminosa era.



Toni di così sfrenato compiacimento per l’emarginazione della CGIL
non si erano usati neppure negli anni più aspri della guerra fredda,
quando CISL e UIL indicavano, seppure con affettazione e ipocrisia, la
divisione sindacale come un doloroso stato di necessità.



La differenza con allora è che l’Unione Sovietica rappresentava sì
una minaccia esagerata e strumentalizzata, ma costituiva comunque un
avversario di una certa consistenza, con cui fare i conti, e che certo
non si poteva controllare esclusivamente in base ai tempi ed alle
scadenze della propaganda ufficiale. Il nemico attuale, il terrorismo,
è invece una costruzione giudiziario-mediatica puramente fittizia,
rispetto alla quale la propaganda ufficiale non deve subire nessun
adattamento dettato da effettivi rapporti di forza.



Non è un caso che all’accordo sul nuovo modello contrattuale sia
stata fatta corrispondere la sceneggiata del professor Pietro Ichino al
processo contro le presunte nuove Brigate Rosse, dove si è costituito
parte civile pur senza averne nessun titolo.



I titoli dei giornali hanno riportato la notizia di minacce rivolte
dagli imputati al professore, con il seguito delle solite reazioni
indignate da parte di esponenti politici, primo fra tutti Walter
Veltroni, segretario del partito per il quale Ichino è stato eletto
parlamentare. Sennonché, leggendo gli articoli, si scopre che da parte
degli imputati non vi sono state né minacce né insulti, ma solo
ordinate manifestazioni di dissenso; anzi è stata avanzata da uno di
loro un’obiezione che consiste in una oggettiva constatazione, e cioè
che Ichino ha costruito le sue fortune criminalizzando i lavoratori.
Procedendo nella lettura degli articoli si scopre poi che, in realtà,
Ichino si è minacciato da solo, dato che la frase riportata dai titoli
dei giornali con tanta enfasi - “Chi tocca lo Statuto dei Lavoratori
muore” -, non è stata pronunciata da nessuno dei cosiddetti brigatisti,
ma proprio dallo stesso Ichino.



A paragone con l’attuale situazione giudiziaria in Italia, c’è
ormai di che far passare persino Torquemada per un garantista, poiché
assistiamo al sequestro di cittadini che sono non solo processati per
accuse che non si è in grado di provare, ma che vengono anche esposti
alla gogna, e per opinioni neppure espresse da loro. La violazione dei
diritti e della dignità degli imputati, come tutta la messinscena
giudiziaria, avevano quindi un preciso scopo, cioè associare nella
mente dell’opinione pubblica lo Statuto dei Lavoratori al terrorismo,
per cui è terrorista o loro complice chiunque difenda lo Statuto dei
Lavoratori. L’intimidazione nei confronti della CGIL non poteva esser
più palese, e sono già cominciati i ricatti da parte di Veltroni per
indurla ad accettare l’accordo; cosa che non dovrebbe risultare
difficile, data la storica incapacità del gruppo dirigente della CGIL
di reggere a questo tipo di accerchiamenti.



Non sorprende perciò che il segretario generale della UIL possa
esibire tanta sicumera, dato che, in caso di bisogno, non ha altro da
fare che imitare Ichino, cioè minacciarsi da sé, per poter
immediatamente raccogliere una messe di solidarietà e di elogi. I
segretari generali della UIL sono personaggi anonimi, di cui nessuno sa
o si ricorda il nome o la faccia, ma, con qualche auto-minaccia
terroristica, anche per loro ci potrà essere un panegirico sulla prima
pagina di “La Repubblica”, un panegirico pari a quello che si è
meritato Ichino.



Anche per il segretario della UIL sarà riservata una scorta, dato
che la scorta oggi non costituisce più un semplice status symbol, ma un
vero segno di santità, come le stimmate di Padre Pio. Come le stimmate,
però, anche la scorta fa soffrire chi può esibirla, ed infatti Ichino
ha intrattenuto la stampa narrando del dolore che questa condizione di
scortato gli comporta.



Ichino ha le sue ragioni, poiché lo Stato, in effetti, gli ha dato
la scorta non per proteggerlo, ma per tenerlo in ostaggio, pronto a
sacrificarlo se ciò dovesse servire ad esasperare la pseudo-emergenza
terroristica. Uno Stato così affamato di terrorismo - che costituisce
per esso l’alibi/pretesto/giustificazione universale ed onnicomprensiva
per ogni suo crimine affaristico -, può essere tentato di sacrificare i
suoi servi. D’altra parte inconvenienti del genere fanno parte del
gioco e dei privilegi che Ichino ha accettato, quando ha assunto il
ruolo ufficiale di pubblico accusatore del pubblico impiego al fine di
privatizzarlo. Altri invece vengono sacrificati senza aver accettato
nessun gioco e senza accedere a nessun privilegio.



29 gennaio 2009

Newscomidad
fonte: http://www.comidad.org/
su quest'ultima frase di comidad, viene da pensare alle migliaia di morti, mutilati, feriti sul lavoro, di pari passi con gli altri migliaia e migliaia di operai licenziati da crisi del sistema, licenziati politici e sindacali nel silenzio sindacale, ea agli uspulsi dai vari posti di lavoro perche' con contratti "precari" a tempo...

 
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