[Redditolavoro] armi in israele

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Thu Jan 22 05:51:21 CET 2009


***a cura di Peter Danssaert, Sergio Finardi, Pavlos Nerantzis, Carlo 
Tombola e il contributo di Mike Lewis della Omega Foundation

È in corso un'iniziativa di «contrabbando» di armi che ha sostenuto l'offensiva 
militare d'Israele. E non è finita con la «tregua».

1. Il 6 Dicembre 2008 un contratto dello US Military Sealift Command, l'entità 
logistica della Marina Usa, viene vinto dalla compagnia marittima tedesca 
Oskar Wehr che gestisce una trentina di navi, perlopiù portacontainers di 
media dimensione. Il contratto (N00033-09-R-5505, N00033-09-C-5505, per 
635.000 dollari richiede il trasporto di 989 containers dalla base navale di 
Sunny Point (North Carolina, poco a sud del porto di Southport, sulla costa 
orientale statunitense) al porto israeliano di Ashdod, 39 km a nord di Gaza 
City. La destinazione di questo carico è il deposito statunitense «War 
Reserve Stockpile for Allies (WRSA-I)» in Israele e il caricamento, dice il 
contratto, deve iniziare il 13 dicembre.
Poco dopo (31 dicembre), lo stesso Sealift Command fa un'offerta per altri 
due contratti (N00033-09-R-5205; N00033-09-R-5205), per il trasporto di 157 
e 168 container rispettivamente, con destinazione ancora Ashdod e origine il 
porto di Navipe-Astakos - sulla costa ionica greca, poco a Nord dell'isola 
di Cefalonia. Il caricamento va effettuato a partire dal 15 gennaio.
Ashdod non è nuova come destinazione di armi e munizioni Usa - sia dirette 
alle forze armate israeliane, sia al deposito statunitense in Israele. 
Contratti di tale tipo sono stati assegnati dal Military Sealift Command in 
varie occasioni negli anni recenti (dal 2002 al 2008) con trasporti da 
Livorno (Camp Darby) e da vari porti greci e statunitensi ad Israele. Esempi 
recenti sono due contratti del 17 agosto 2007 assegnati all' italiana 
«Enrico Bonistalli» di Livorno (247.500 dollari per il trasporto di 125 
containers di munizioni) e alla statunitense TransAtlantic Lines LLC 
(449.000 dollari per 125 containers di munizioni) e un contratto del 28 
agosto 2007 alla statunitense Sealift Inc. (745.000 dollari per 125 
containers di munizioni), quest'ultimo proprio dal porto di Navipe-Astakos 
ad Ashdod (1.535 km di viaggio).
Alcuni ricercatori che seguono di routine i contratti e i trasporti militari 
s'accorgono che i contratti del dicembre 2008, oltre ad avere come 
destinazione Ashdod in questo momento, includono menzione del tipo di carico 
da trasportare: una vasta gamma sia di esplosivi ad alto potenziale (816 
tonnellate nel primo contratto) che di esplosivi inclusi nella categoria H 
delle merci pericolose, ovvero fosforo bianco (secondo e terzo contratto), 
oltre ad altro munizionamento e ordigni esplosivi (da testate per missili a 
munizioni di vario tipo e bombe anti-bunker).
Agli inizi di gennaio i ricercatori rintracciano la nave incaricata del 
trasporto, la «Wehr Elbe» (IMO 9236688), capace di caricare 2.500 
containers. Presente a Sunny Point il 13 dicembre, la nave parte il 20 con 
prima destinazione Astakos. La scoperta finisce sui tavoli della segreteria 
internazionale di Amnesty International, che già il 2 gennaio aveva in un 
comunicato chiesto l'embargo completo di invii di armi ad Israele e ad 
Hamas. Viene allertata la stampa e l'agenzia Reuters ne dà notizia il 10 di 
gennaio, provocando i primi sconquassi e smentite. Il Pentagono si affretta 
a precisare che i carichi non erano diretti alle forze armate israeliane, ma 
al deposito Usa succitato e il 12 gennaio il governo greco smentisce he navi 
dirette ad Ashdod siano partite dai porti greci. Compaiono altri articoli 
sulla stampa internazionale e il 13 gennaio una dichiarazione del Comando 
statunitense in Europa afferma che gli ultimi due contratti sono stati 
«cancellati» (teoricamente l'8 gennaio) e che l'operazione è stata 
«rimandata». Il 14 gennaio, un comunicato di Amnesty dettaglia tuttavia i 
termini delle operazioni, chiedendo che la nave venga fermata e Stop the 
War, il movimento greco di solidarietà, protesta contro l'attracco a 
Astakos. Il 17 il premier greco Costas Karamanlis, pur ammettendo che c'è 
stata la richiesta degli Stati uniti, afferma che la Grecia non avrebbe 
tuttavia dato il permesso agli americani di far attraccare la nave ad 
Astakos e che anche in passato nessun porto greco sarebbe stato interessato 
a tali invii. Pressioni del ministero degli esteri tedesco sulla Oskar Wehr 
perchè fermi la nave non sortiscono effetto dato che la Wehr Elbe non è più 
sotto controllo dell'armatore, ma direttamente del Sealift Command e ha a 
bordo militari statunitensi armati. Le cose però non stanno proprio così.

2. Le dichiarazioni Usa sottolineano come tali trasferimenti di 
munizionamento fossero stati programmati molto prima del conflitto a Gaza e 
non avessero relazioni con le necessità dell'esercito israeliano. Vediamo i 
fatti. È certamente possibile che i trasferimenti siano stati discussi o 
decisi qualche mese prima del dicembre (probabilmente anche l'operazione 
israeliana è stata «discussa» con il Pentagono qualche mese prima di 
iniziare...), ma resta il fatto che il bando di gara del primo contratto è 
datato 4 dicembre e i tempi di carico e scarico che esso prevede sono 
inusualmente stretti, ad indicare un'operazione urgente e non routinaria. A 
quella prima offerta di contratto se ne aggiungono altre due il 31 dicembre, 
quattro giorni dopo l'inizio dell'assalto israeliano su Gaza.
Quanto poi al fatto che i containers fossero realmente diretti al deposito 
Usa in Israele, le dichiarazioni del Pentagono omettono un particolare 
importante: come è scritto in una comunicazione del Pentagono al presidente 
del Comitato sulle Forze Armate del Senato Usa, John Warner, datata 10 
Aprile 2003, «il Dipartimento della Difesa mantiene un deposito - War 
Reserve Stockpile - in Israele. Tale deposito è un'entità separata che 
contiene munizioni e materiale posseduti dagli Stati Uniti e destinati all'uso 
di riserva di guerra da parte degli Stati Uniti e possono essere trasferiti 
al governo di Israele in una emergenza, previo rimborso». Mentre si 
ribadisce che nulla è gratis al mondo, la clausola finale è chiara.

3. Sulle dichiarazioni del governo greco che vorrebbero la Grecia alla fine 
estranea a questi trasferimenti. Anche qui è certo possibile - e vi sono 
dichiarazioni statunitensi del 13 gennaio al proposito - che le autorità 
greche, vista la malparata, abbiano all'ultimo momento negato agli Usa l'approdo 
ad Astakos, ma è del tutto irrealistico che la Grecia non avesse dato il 
benestare all'operazione.
Tutti e tre gli invii previsti coinvolgono il porto di Navipe-Astakos: due 
differenti strumenti di tracciamento dei percorsi delle navi danno a Wehr 
Elbe a Sunny Point il 13 dicembre con partenza il 20 per il porto di Astakos 
e tracciano la nave vicino a Gibilterra il 28 dicembre, specificando ancora 
Astakos come destinazione. Non c'è ragione di pensare che la destinazione 
non fosse quella, dato che le informazioni arrivano a tali strumenti dalle 
navi stesse e dagli agenti assicurativi. Inoltre, i due ultimi contratti 
(«cancellati») menzionano esplicitamente Astakos come porto di partenza per 
Ashdod. Nessuno, in trasporti marittimi di tale genere e che nel caso 
prevedevano l'assistenza di almeno quattro imbarcazioni anti-incendio per le 
operazioni di carico e scarico, può sensatamente (e anche per legge) mettere 
come destinazione un porto a cui non abbia comunicato l'arrivo della nave e 
il tipo di carico e non ne abbia ricevuto approvazione. È del tutto falsa 
poi l'affermazione del premier greco relativa all'inesistenza di invii di 
munizioni ad Israele nel passato. Vi sono, come detto, almeno tre altri 
contratti del Sealift Command, assegnati nel 2007, che nominano o Astakos o 
genericamente la Grecia come punto di partenza di ingenti invii di munizioni 
ad Ashdod. E non si tratta di bandi di concorso, ma di contratti vinti e 
assegnati a trasportatori marittimi per svariate centinaia di migliaia di 
dollari. Vi è infine da notare che il reale percorso della Wehr Elbe mostra 
alcuni elementi che contrastano direttamente con quanto affermato dal 
governo greco, indicando inoltre un possibile coinvolgimento dell'Italia.
A Gaza l'assalto israeliano ha provocato la morte di 1.400 persone (la più 
parte civili) e il ferimento grave di altre 5.100. Tutto è ora appeso a una 
fragilissima tregua unilaterale annunciata da Israele e anche da Hamas, 
rispetto alle quali buon ultima è arrivata l'Unione europea che non ha posto 
termini al ririto israeliano e che, fin qui, è stata immobile se non 
complice delle scelte della leadership israeliana. Con l'Onu in macerie, fra 
l'altro almeno tre volte bersaglio dei raid israeliani. Unico obiettivo 
dichiarato è quello di «fermare il contrabbadno di armi», naturalmente solo 
quello illegale per Hamas. Ma se l'offensiva dovesse riprendere e 
allargarsi, l'enorme e letale carico della Wehr Elbe non resterebbe certo 
nei depositi statunitensi ma verrebbe probabilmente «trasferito al governo 
di Israele in una emergenza, previo rimborso». Se Wehr Elbe è davvero 
attraccata a Taranto vi è la possibilità che essa abbia trasferito il suo 
carico su una veloce portacontainer che ha lasciato proprio Taranto il 15/1 
ed è arrivata ad Ashdot sabato 17. Fermiamo il «contrabbando» di questi 
carichi di morte prima che sia troppo tardi.

SCHEDA
La Wehr Elbe parte da Sunny Point/Southport il 20 dicembre. La sua velocità 
massima è di 22 nodi (22 miglia nautiche all'ora) e la velocità di crociera 
è intorno ai 18 nodi. I segnali satellitari mandati dalla nave la vedono il 
28 dicembre al largo di Ceuta, poco oltre lo Stretto di Gibilterra. Da Sunny 
Point allo Stretto di Gibilterra vi sono circa 3.524 miglia nautiche (6.526 
km), che la nave poteva percorrere in circa 8 giorni a 18 nodi di velocità 
media, a conferma della data succitata. Un'informativa di fonte assicurativa 
afferma che la Wehr Elbe sarebbe arrivata in primo luogo a Zeebrugge, in 
Belgio, e si sarebbe poi diretta verso Gibilterra e Astakos. Non c'è 
conferma indipendente di tale percorso, ma il passaggio da Zeebrugge avrebbe 
aggiunto più di tre giorni al viaggio e la nave non avrebbe verosimilmente 
potuto essere vicina a Ceuta il 28 dicembre. I segnali satellitari mostrano 
poi che la nave, passata Gibilterra, non si dirige verso Ashdod ma 
direttamente verso Astakos e il 31 dicembre è a circa 150 km dal porto 
greco. Il primo gennaio è a 4 miglia dal porto e si ferma. Dall'1 all'11 
gennaio la nave sembra non sapere che fare e i segnali la danno 
continuamente in circolo intorno a quell'ultimo punto. Il 12 gennaio 
tuttavia, alle ore 9, la nave riparte in direzione Sud e passa intorno alla 
costa meridionale di Cefalonia e alle 12 cambia ancora direzione, puntando 
dritta verso Nord e il mare Adriatico. Alle alle 15 e 30, ultimo rilievo 
disponibile (dato che probabilmente ha spento il segnalatore), modifica 
ancora la rotta in direzione Nord-Ovest. Poi il silenzio. Se davvero il 
governo greco non avesse mai dato alcun permesso d'attracco ad Astakos, 
perché il capitano avrebbe portato la nave dritta ad Astakos invece che ad 
Ashdod? Il noleggio di una tale nave costa in media 18/20 mila dollari al 
giorno (e probabilmente molto di più per carichi di questo genere), i suoi 
spostamenti vengono preparati con grande cura e certo non si va alla 
speraindio. Evidentemente, il Sealift Command aveva per qualche ragione 
pianificato sin dall'inizio un passaggio da Astakos, probabilmente in 
congiunzione con le spedizioni previste dai due contratti poi «cancellati» l'8 
gennaio. Infine, il fatto che la nave giri in circolo per più di dieci 
giorni (200 mila dollari aggiuntivi a tariffe normali) potrebbe segnalare 
che o era in corso una frenetica trattativa tra greci e statunitensi per 
evitare l'approdo effettivo ad Astakos o si aspettava che arrivassero i 
container relativi ai contratti «cancellati». L'armatore della Wehr Elbe 
afferma di non aver concorso per gli altri due contratti. Dovevano dunque 
arrivare altre navi? O semplicemente il Sealift Command voleva far caricare 
sulla Wehr Elbe gli ulteriori 325 containers previsti dai due contratti 
«cancellati»? Dove sono finiti quei 325 container di munizioni che avrebbero 
dovuto essere caricati ad Astakos? Al porto di Astakos stanno arrivando 
gruppi dello «Stop the War» greco e forse potrebbero dirci qualcosa in 
proposito, ma dove sta andando la Wehr Elbe con i suoi 989 containers 
originali e le 816 tonnellate di esplosivi ad alto potenziale? Senza poter 
escludere l'approdo in due vicini porti albanesi e montenegrini, la rotta 
sembrerebbe indicare come possibili destinazioni Brindisi o Taranto. 
Soprattutto in quest'ultimo la Us Navy e la Nato godono di diritti di 
approdo esclusivi nell'area portuale e di attrezzature adeguate ad 
accogliere quella bomba natante. Nessuno, tranne il Sealift Command e certo 
qualche autorità italiana, sa dove sia attual 


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