[Redditolavoro] Luca sia da monito a chi pensa al profitto: presidio davanti al Tribunale di Ravenna della Rete sicurezza

cobas sc ravenna cobasravenna at libero.it
Wed Jan 14 17:11:13 CET 2009


Venerdì 16 gennaio inizia a Ravenna l'udienza preliminare del processo per
la morte sul lavoro di Luca Vertullo al Porto.

I padroni sfruttano gli operai giovani, precari, in affitto (staff leasing),
come carne da macello per i loro profitti.

Per il giorno 16 gennaio, in occasione dell'udienza preliminare, lanciamo un
appello ai lavoratori, al movimento studentesco, alle associazioni, ai
centri sociali, a sostenerci in questa battaglia di “civiltà” e a
manifestare davanti alle agenzie interinali per chiederne la chiusura, a
cominciare dai trafficanti di esseri umani dell'INTEMPO , e la cancellazione
delle leggi per la precarietà, la L. Treu e la L. Biagi.

 

Facciamolo noi il processo ai padroni: a Ravenna partecipiamo al PRESIDIO
per il 16/1 alle ore 8.30 davanti al Tribunale in viale Falcone,67 (viale
Randi)

 

 

 

Rete per la sicurezza sul lavoro-Ravenna

c/o Slai cobas per il sindacato di classe, via G. Di Vittorio,32

tel. 339/8911853

e mail: cobasravenna at libero.it

 

 

 

Data Rassegna: 13-01-2009

Data articolo: 13-01-2009

Estratto da pagina 9 Corriere di Ravenna

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«Luca sia da monito a chi pensa al profitto

Parla un fratello del portuale morto al primo giorno di lavoro

 

RAVENNA. «Luca è morto per soldi.

E’ morto perché qualcuno pensava che al porto il profitto venisse prima
della sicurezza. E’ per questo che adesso vogliamo il massimo: perché chi
pensa solo al profitto deve essere colpito nel portafoglio e non nella
coscienze. Se bastassero le coscienze

tutto questo non sarebbe mai successo». Angelo Vertullo è uno dei due
fratelli di Luca: ha 32 anni, ma negli ultimi due ha preferito il silenzio,
così come i suoi genitori e il fratello maggiore. Ora però, a pochi giorni
dal processo, ha scelto di parlare. Venerdì prossimo si terrà infatti
l’udienza preliminare per l’omicidio colposo del 22enne ravennate morto al
suo primo giorno di lavoro all’interno del traghetto Espresso Catania.
Sedici le persone indagate, molti sceglieranno riti alternativi. Tra gli
indagati per omicidio colposo anche nomi eccellenti della politica e del
mondo imprenditoriale ravennate.

Pochi giorni fa le assicurazioni delle parti coinvolte hanno rigettato
l’offerta di risarcimento da un milione di euro presentata dall’avvocato
della famiglia Vertullo, Massimo Dalmonte che aveva chiesto un milione di
euro sulla base delle tabelle riconosciute nei tribunali di Milano e
Bologna. La controfferta è stata di circa 450mila euro, meno della metà,
visto che tra gli assicuratori degli indagati non è stato trovato un
accordo. «Francamente non pensavo che sarebbero usciti anche gli aspetti
economici di questa vicenda - racconta -. Pensavo che alla gente non
interessassero, in un primo momento la cosa mi ha turbato, poi ho capito che
la morte di Luca è un caso che riguarda tutta la città e non solo la mia
famiglia. Perché è successo a lui, ma in quelle condizioni di lavoro poteva
succedere a tanti altri. Tuttavia il fatto che si continui a parlare della
morte di mio fratello mi fa piacere e ci dà coraggio. In questi due anni
nessuno ha mai avanzato una richiesta di risarcimento ora, all’improvviso, a
pochi giorni dal processo, eccola. Mi hanno dato fastidio il modo e i tempi
- continua Angelo -, l’idea che ci potessimo mettere a trattare. Forse ci
toccherà costituirci parte civile e sappiamo che i processi civili durano
anche 10 anni, ma non mi importa, tanto tra 10 anni noi continueremo a
pensare a Luca anche senza andare in tribunale. Se avessimo voluto i soldi
li

avremmo accettati subito, quello che vogliamo è fare in modo che questa
morte sia anche da monito e da deterrente. A quegli imprenditori che pensano
che sia conveniente risparmiare su un operaio che attacca i freni in una
stiva, vorrei che un giorno si ricordassero di quanto costa risarcire una
famiglia che ha perso un figlio. Perché questo è il punto: loro hanno perso
un operaio, noi un fratello, un figlio. Anche loro devono capire che dietro
un portuale morto c’è un padre, un figlio, un amico, insomma delle persone.
E loro adesso mi chiedono di negoziare. Ma trattare cosa? Datemi Luca e
tenetevi tutto. Ma Luca non ce lo possono ridare, allora io, come fratello,
ho il dovere di chiedere il massimo. Qual è il massimo? Non lo so. Un
milione di euro, duecento euro, sia un giudice a deciderlo, ma non loro,
questo non possiamo accettarlo ». Intanto proprio per venerdì mattina i
Cobas Slai (che si costituiranno parte civile con il sindacato Federmar)
hanno indetto una manifestazione davanti al tribunale di Ravenna.
L’iniziativa ha raccolto ieri pomeriggio anche l’adesione dei Verdi di
Ravenna: «Cercheremo di esercitare la massima pressione democratica su tutte
le istituzioni affinché la tragica vicenda non si chiuda senza aver
accertato le gravi responsabilità di chi non ha vigilato a sufficienza, di
chi ha sottovalutato i nostri precisi allarmi e

di chi ha mandato allo sbaraglio al primo giorno di lavoro un ragazzo senza
le necessarie precauzioni ».

 

di Carmelo Domini

 

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