[Redditolavoro] I: Per difendere e rilanciare il contratto nazionale di lavoro. Seminario + assemblea a Massa

gianfranco ombre.rosse at tin.it
Thu Feb 19 19:41:45 CET 2009


 

 

Da: PRIMOMAGGIO [mailto:primomaggio.info at virgilio.it] 
Inviato: giovedì 19 febbraio 2009 19.16
A: primomaggio.info at virgilio.it
Oggetto: Per difendere e rilanciare il contratto nazionale di lavoro.
Seminario + assemblea a Massa

 


Per difendere e rilanciare il contratto nazionale di lavoro
Contro l’accordo tra Confindustria, governo Berlusconi, CISL, UIL, UGL del
22 gennaio 2009

Domenica 22 febbraio 2009 - ore 10 
a Marina di Massa (Ronchi)
c/o Centro Culturale “Pablo Neruda”, via Stradella 57d 

SEMINARIO 

di approfondimento sulla storia della contrattazione nazionale (CCNL) e
della rappresentanza sui luoghi di lavoro da inizio secolo al fascismo e
dalla fine della seconda guerra mondiale ad oggi. Dal secondo dopoguerra
alle vittorie degli anni ’60-’70. La svolta dell’EUR e la politica dei
redditi. L’attacco al salario e al CCNL con l’abolizione della “scala
mobile” e gli accordi del 1993. Pacchetto Treu e Legge Biagi. L’attacco in
corso.

 Venerdì 27 febbraio 2009 - ore 21 
a Marina di Massa (Ronchi)
c/o Centro Culturale “Pablo Neruda”, via Stradella 57d  

 ASSEMBLEA-DIBATTITO 

contro l’accordo del 22 gennaio 2009 sul modello di contrattazione nazionale

Questi due incontri, di diverso taglio, possono essere occasioni per un
confronto e una maggiore conoscenza tra lavoratori e delegati che non
intendono rassegnarsi al quotidiano peggioramento delle condizioni di lavoro

Promuovono: 
Primomaggio (foglio per il collegamento tra lavoratori, precari,
disoccupati)
Collettivo lavoratrici e lavoratori della sanità Massa e Versilia
Comitato di solidarietà e sostegno a Dante De Angelis

 Per info: 
WEB: http://xoomer.virgilio.it/pmweb    
EMAIL: primomaggio.info at virgilio.it 

 

***

 

Il 22 gennaio scorso Confindustria, governo, CISL, UIL, UGL hanno
sottoscritto l’“Accordo quadro per la riforma degli assetti contrattuali”
per ridefinire il modello della contrattazione collettiva, sostituendo
quello introdotto con l’accordo del 23 luglio 1993. La CGIL non ha firmato
(anche se nel maggio del 2008 aveva sottoscritto con CISL e UIL una bozza
non dissimile da quella approvata).

 

Il risultato di questa “riforma” è quello di peggiorare la contrattazione
collettiva indebolendo il contratto nazionale (CCNL) per realizzare un
nuovo, ennesimo, trasferimento di ricchezza dai salari ai profitti
attraverso l’incentivazione del c.d. “salario di produttività” ovvero i
premi legati al raggiungimento degli obbiettivi aziendali (produttività,
redditività, qualità
).

Non per nulla Confindustria, nella sua proposta del settembre 2008,
dichiarava che in Italia la “vera emergenza nazionale” è quella della
produttività (ovvero, del profitto): chi pensava che in Italia la vera
emergenza sia quella di trovare un lavoro decente, con un salario decente e
con un decente livello di sicurezza, evidentemente, “si sbaglia”.

 

Che nei 15 anni in cui ha funzionato il “modello del 1993” (della
“concertazione) i lavoratori abbiano gradualmente perso salario non è
confermato solo dalle statistiche, ma anche dalla quotidianità. Questa
perdita di potere di acquisto si è realizzata per 2 cause principali: 1)
l’abolizione definitiva, dal 1992, della “scala mobile” (il meccanismo di
rivalutazione automatica del salario in base all’aumento del costo della
vita) e 2) l’introduzione massiccia, soprattutto attraverso i due passaggi
legislativi del “Pacchetto Treu” (legge 196 del 1997, centro-sinistra) e
della legge 30 detta anche legge Biagi (del 2003, centro-destra) di una
quota enorme di lavoro precario (soprattutto per i giovani), di lavoro
sottoposto al ricatto quotidiano del licenziamento.

 

L’attacco ai lavoratori si è realizzato grazie ad uno schieramento
sindacale, politico e istituzionale sostanzialmente trasversale che non ha
esitato - e non esita - ad annullare decenni di conquiste del movimento dei
lavoratori pur di garantire profitti e rendite per i capitalisti in nome del
dogma del “mercato” e della “competitività delle imprese”, malgrado questo
dogma abbia condotto a devastanti crisi economiche e finanziarie come quella
di cui oggi tutti parlano all’indomani dei crolli di Wall Street.

I padroni, con il pretesto della crisi, pretendono miliardi di euro dallo
Stato (attraverso sovvenzioni, sgravi, incentivi, rottamazioni
) e mano
libera nello sfruttamento dei lavoratori anche grazie a questo accordo. 

Ecco cosa è previsto:

 

1) Cambiano i tempi per i rinnovi: da 2 a 3 anni per la parte economica, da
4 a 3 anni per la parte normativa. Questo significa maggiore ritardo
nell’adeguamento salariale all’aumento dei prezzi (ovvero ulteriore perdita
di potere d’acquisto delle retribuzioni) e maggiore frequenza nel
peggioramento dei diritti dei lavoratori.

 

2) Per l’adeguamento dei salari all’aumento del costo della vita si passa da
una previsione arbitraria (l’inflazione programmata dal Governo) ad un’altra
previsione arbitraria (l’IPCA, Indice dei Prezzi al Consumo Armonizzato)
“depurata” dell’inflazione derivante dai costi energetici (benzina, metano
)
che verrà così integralmente scaricata sui lavoratori.

 

3) Si prevede un giro di vite contro il diritto di sciopero per garantire la
“tregua sindacale” durante il negoziato affinché nessuno osi disturbare il
Governo, il padronato e i loro amici sindacali mentre “rinnovano il
contratto”. Lo sciopero non deve essere uno strumento per sostenere le
rivendicazioni dei lavoratori; deve essere fatto lontano dalla trattativa,
quando non serve.

 

4) Deve crescere il più possibile l’importanza del secondo livello
(“decentrato”) della contrattazione a discapito del primo livello
(nazionale) perché si vuole che eventuali aumenti salariali siano
strettamente collegati all’aumento della produttività (aumento a cui noi ci
opponiamo perché significa maggiore sfruttamento dei lavoratori e perdita di
posti di lavoro). 

 

5) I padroni vogliono incentivi ed esenzioni di tasse e contributi da parte
dello Stato su tutto quanto riguarda il “salario di produttività”. Si chiede
che siano i cittadini con le proprie tasse (che pagano soprattutto i
lavoratori dipendenti) a sostenere l’aumento della produttività e dei
profitti.

 

6) Si prevedono “deroghe” - ovviamente peggiorative - al CCNL per
“particolari” situazioni territoriali e aziendali. La contrattazione di
secondo livello tende a non essere più, quindi, “integrativa”, ma
“sostitutiva”.

Questo apre la strada a contrattazioni territoriali (ad es. su base
regionale) che reintroducono di fatto le “gabbie salariali” abolite nel
1969, ovvero le diversificazioni salariali tra una zona e l’altra del paese
anche a parità di inquadramento. Il tutto per aumentare ancora di più la
“guerra tra poveri” e una rincorsa al ribasso (del salario) senza fine.

 

7) Nuovo “giro di vite” per quanto riguarda il diritto di sciopero nei
servizi pubblici essenziali. Potrà scioperare solo chi aggrada a lor signori
e quando loro vorranno. Il ministro Sacconi sta per presentare in Parlamento
un decreto - probabilmente incostituzionale, giacché il diritto di sciopero
è individuale - che limita questo diritto solo alle organizzazioni che hanno
almeno il 50% di rappresentatività.

 

8) A tal proposito, entro tre mesi verrà proposto un nuovo modello di
rappresentanza sindacale nei luoghi di lavoro per superare, ovviamente in
senso peggiorativo, le attuali RSU.

 

I padroni sferrano questo nuovo attacco al lavoro dando una spallata alle
conquiste che il movimento dei lavoratori aveva strappato fino alla metà
degli anni ‘70. Il progressivo smantellamento della contrattazione nazionale
(CCNL) e lo spostamento su un secondo livello che ha solo un’esigua
minoranza dei lavoratori (meno del 20%) colpirà tutti, ma soprattutto i
giovani tra i quali è molto diffuso il precariato (che ovviamente non accede
alla contrattazione decentrata). Ma verranno colpiti anche quei pochi
lavoratori che la contrattazione decentrata ce l’hanno ancora.

 

I lavoratori possono e debbono opporre in ogni modo e in ogni circostanza il
loro più energico rifiuto, rispedendo al mittente un accordo la cui qualità
emerge con chiarezza anche dal semplice fatto che non lo si vuol neppure far
discutere ed approvare ai lavoratori (evidentemente per evitare di essere
presi ad uova marce o a bullonate come nel 1992-‘93).

 

In tutte le assemblee i lavoratori facciano sentire la loro voce e la
propria forza ostacolando con ogni mezzo l’approvazione a questo accordo.

 

Febbraio 2009

Primomaggio (foglio per il collegamento tra lavoratori, precari,
disoccupati)
Collettivo lavoratrici e lavoratori della sanità Massa e Versilia
Comitato di solidarietà e sostegno a Dante De Angelis

 

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