[Redditolavoro] Il capo dell'intelligence USA: La crisi capitalista mondiale presenta una più grave minaccia

Fulvio fuldigior at gmail.com
Wed Feb 18 13:04:49 CET 2009


***Il capo dell'intelligence USA: La crisi capitalista mondiale presenta una
più grave minaccia*

**14 February 2009

Giovedì in una testimonianza davanti alla Commissione Servizi segreti del
Senato, Dennis Blair, il nuovo direttore dell'intelligence nazionale di
Washington, ha avvertito che la crescente crisi capitalista mondiale
presenta la massima minaccia alla sicurezza nazionale degli USA ed ha
avvisato che la sua continuazione potrebbe dare l'avvio al ritorno
all'"estremismo violento" degli anni '20 e '30.

Questa esplicita valutazione, contenuta nella versione non classificata
della "valutazione minaccia annuale" presentata da Blair per conto di 16
separate agenzie di intelligence degli USA, rappresenta una evidente
divergenza dagli anni precedenti, nei quali una presumibilmente onnipresente
minaccia del terrorismo di al Qaeda e le due guerre sferrate sotto
l'amministrazione Bush erano in cima alla lista delle preoccupazioni.

Chiaramente alla base delle sue osservazioni sono i timori all'interno
dell'imponente apparato dell'intelligence USA come anche tra gli strati più
consapevoli dell'elite dominante americana che una protratta crisi economica
accompagnata da disoccupazione crescente e ridotta spesa sociale darà
l'avvio ad un'eruzione globale della lotta di classe ed alla minaccia di
rivoluzione sociale.

Per Blair, un ex ammiraglio che ha assunto la direzione dell'intelligence
nazionale solamente due settimane fa, la presentazione è stata non soltanto
la prima ma ha anche segnato la prima dettagliata elaborazione della
prospettiva dell'apparato dell'intelligence USA dall'inaugurazione del
presidente Barack Obama.

"La principale preoccupazione della sicurezza degli Stati Uniti a breve
termine è la crisi economica globale e le sue implicazioni politiche", ha
dichiarato Blair nelle sue note d'apertura. Ha continuato: "La crisi è in
corso da più di un anno e gli economisti sono divisi su se e quando
toccheremo il fondo. Alcuni temono persino che la recessione potrebbe
accrescere ulteriormente e raggiungere il livello della Grande Depressione.
Naturalmente, tutti noi ricordiamo le drammatiche conseguenze politiche
prodotte dallo scompiglio economico degli anni '20 e '30 in Europa,
l'instabilità e gli alti livelli di estremismo violento".

Blair ha descritto il crollo finanziario ed economico in corso come "il più
grave in decenni, se non in secoli".

"Il tempo è probabilmente la nostra maggiore minaccia", ha affermato. "Più
ci vuole perché inizi la ripresa, maggiore la probabilità di seri danni agli
interessi strategici degli USA".

Il capo dell'intelligence ha osservato che "all'incirca un quarto dei paesi
del mondo hanno già sperimentato instabilità di basso livello come cambi di
governo a causa dell'attuale rallentamento". Ha aggiunto che la "maggior
parte delle dimostrazioni anti-stato" a livello internazionale si sono viste
in Europa e nella ex Unione Sovietica.

Ma Blair ha sottolineato che la minaccia che la crisi provocherà
sovvertimenti rivoluzionari è globale. Il crollo finanziario, ha dichiarato,
è "probabile che produca un'ondata di crisi economiche nelle nazioni del
mercato emergenti nel corso del prossimo anno". Ha aggiunto che "gran parte
dell'America Latina, degli stati dell'ex Unione Sovietica e l'Africa sub
sahariana mancano di riserve sufficienti di denaro liquido, di accesso
all'aiuto ed al credito internazionale o di altro strumento di gestione".

Sottolineando che in queste regioni del globo negli ultimi mesi la crescita
economica era caduta drammaticamente, Blair ha dichiarato: "Quando quei
tassi di crescita calano, il mio stomaco mi dice che vi saranno dei problemi
che compariranno da ciò e lo stiamo osservando". Ha citato "modelli
statistici" che mostrano che "le crisi economiche aumentano il rischio di
minaccia ed instabilità di regime se durano per più di un periodo da uno a
due anni".

In un altro parallelo con gli anni '30, il direttore dell'intelligence USA
ha indicato le implicazioni della crisi per il commercio mondiale e per le
relazioni tra le economie capitaliste nazionali. "La natura sincronizzata
globalmente di questo rallentamento significa che i paesi non saranno in
grado di esportare la loro via d'uscita da questa recessione", ha affermato.
"Effettivamente, le politiche progettate per promuovere le industrie delle
esportazioni domestiche—le cosiddette politiche a beneficio di un paese a
spese di altri come le svalutazioni della valuta competitive, le tariffe
all'importazione e/o le sovvenzioni alle esportazioni—rischiano di scatenare
un'ondata di protezionismo distruttivo".

Sono state esattamente tali politiche perseguite negli anni '30 che hanno
preparato le condizioni per lo scoppio della II Guerra Mondiale.

Blair ha anche rilevato il danno che la crisi ha portato alla credibilità
globale del capitalismo americano, dichiarando che "la percezione ampiamente
posseduta che gli eccessi nei mercati finanziari USA e la regolamentazione
inadeguata erano responsabili ha aumentato le critiche sulle politiche di
libero mercato, che potrebbero rendere difficile realizzare gli obiettivi a
lungo termine degli USA". Il crollo di Wall Street, ha aggiunto, "ha
accresciuto la messa in discussione la gestione USA dell'economia globale e
della struttura finanziaria internazionale".

La valutazione della minaccia comprendeva anche stime di potenziali minacce
terroristiche, l'"arco di instabilità" che si stende dal Medio Oriente
all'Asia Meridionale, le condizioni in America Latina ed in Africa e le
sfide strategiche da entrambe la Cina e la Russia, focalizzantesi in
Eurasia. Allo stesso modo si è occupata della guerra in Afghanistan, che
l'amministrazione Obama si prepara ad intensificare, fornendo una severa
valutazione del regime Karzai a Kabul e la consueta richiesta
dell'intensificazione dell'intervento in Pakistan. Tuttavia, l'innegabile
epicentro del rapporto era sul pericolo che il disordine economico accenderà
sfide rivoluzionarie su scala mondiale.

L'enfasi di Blair sulla crisi capitalista globale come principale
preoccupazione per la sicurezza nazionale dell'imperialismo americano ha
parso lasciare sorpresi alcuni dei membri del comitato per i servizi segreti
del Senato. Negli ultimi sette anni sono stati abituati ad avere tutte le
questioni della sicurezza nazionale USA contenute nella "guerra globale al
terrorismo", un termine generale utilizzato per giustificare l'aggressione
USA all'estero mentre si nascondono le immense contraddizioni sottostanti
alla posizione globale di Washington.

Il repubblicano vicepresidente della commissione, senatore Christopher Bond
del Missouri, ha espresso la sua preoccupazione che Blair stesse rendendo le
"condizioni nel paese" e la crisi economica globale "il principale epicentro
della comunità di intelligence".

Blair ha risposto che stava "cercando di agire come il vostro funzionario
dell'intelligence oggi, raccontandovi quello di cui pensavo che il Senato
dovrebbe preoccuparsi". E' suonato come un rimprovero ed un avvertimento ai
senatori che è arrivata l'ora di liberarsi del bagaglio ideologico dei
diversi anni trascorsi ed affrontare la vera e crescente minaccia al dominio
capitalista posta dalla crisi e la risultante radicalizzazione delle masse
in paese dopo paese.

Potrebbe essere stato confuso in alcune di quelle sedute al palco della sala
udienze del Senato, ma quando Blair si riferiva alle condizioni di
"estremismo violento" degli anni '20 e '30, avvisava che il capitalismo
americano e mondiale è ancora una volta di fronte allo spettro di una sfida
rivoluzionaria da parte della classe lavoratrice.

Non vi è nessun dubbio che dietro la facciata di Obama, l'apparato di
sicurezza nazionale degli USA stia facendo di conseguenza i suoi preparativi
controrivoluzionari.

Compreso Blair, Obama ha nominato tre ufficiali a quattro stelle
recentemente andati a riposo per servire nel suo gabinetto. Gli altri due
sono l'ex generale dei marine James Jones, suo consigliere per la sicurezza
nazionale, e l'ex capo di stato maggiore dell'esercito gen. Erik Shinseki,
il suo segretario agli affari dei veterani. Questa rappresentazione senza
precedenti del corpo degli ufficiali superiori all'interno della nuova
amministrazione democratica è indicativa di una crescita del potere politico
dei militari USA che presenta una grave minaccia ai fondamentali diritti
democratici.

Un rapporto che è apparso in una rivista pubblicata dalla Scuola di guerra
dell'esercito USA lo scorso novembre, giusto dopo le elezioni, indica che il
Pentagono e l'establishment dell'intelligence USA si preparano per ciò che
intendono come una crisi storica dell'ordine esistente che potrebbe
richiedere l'utilizzo delle forze armate per reprimere lotte sociali in
patria.

Intitolata "Incertezze inattese: 'Sorprese strategiche' nello sviluppo della
strategia della difesa", la monografia insiste che una delle eventualità
importanti per le quali i militari USA devono prepararsi è una "violenta
dislocazione strategica all'interno degli Stati Uniti", che potrebbe essere
provocata dal "crollo economico imprevisto" o dalla "perdita di operatività
politica e dell'ordine legale".

Il rapporto dichiara: "La generale violenza civile all'interno degli Stati
Uniti costringerebbe l'establishment della difesa a riorientare in extremis
le priorità per difendere l'ordine interno fondamentale... Un governo
americano ed un establishment della difesa cullati nella compiacenza da un
ordine interno a lungo sicuro sarebbero costretti a liberare rapidamente
alcuni o la maggior parte degli impegni di sicurezza esterna per occuparsi
dell'insicurezza umana che si allarga velocemente in patria".

In altre parole, una brusca intensificazione della crisi capitalista che si
sta diffondendo accompagnata dallo scoppio della lotta di classe e dalla
minaccia di rivoluzione sociale negli USA stessi potrebbe costringere il
Pentagono a richiamare le sue armate di spedizione dall'Iraq e
dall'Afghanistan per utilizzarle contro i lavoratori americani.

Il documento continua: "Sotto le più estreme circostanze, ciò potrebbe
comprendere l'utilizzo della forza militare contro gruppi ostili all'interno
degli Stati Uniti. Inoltre, il DoD [il Dipartimento della Difesa] sarebbe,
per necessità, un essenziale centro di potere legale per la continuità
dell'autorità politica in un conflitto civile o in una agitazione
multistatale o nazionale". La frase—"un essenziale centro di potere legale
per la continuità dell'autorità"—è un eufemismo per dittatura militare.

La classe lavoratrice deve trarre le proprie urgenti conclusioni dalla
rapida intensificazione dell'attuale crisi, sopra tutte la necessità di
costruire di costruire un partito politico indipendente di massa basato su
un programma socialista ed internazionalista e combattere per porre fine al
sistema del profitto capitalista. Questo significa, sopra tutto, unirsi a
costruire il Socialist Equality Party.

Bill Van Auken


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