[Redditolavoro] La legge della tortura e la tortura della legge
Marco
marco at bastardi.net
Wed Feb 11 13:06:53 CET 2009
La legge della tortura e la tortura della legge
Sul 41 bis, sul reato di tortura e altre evidenti convergenze tra forze
politiche apparentemente avverse
Sarebbe un sollievo poter evitare almeno ogni tanto l’argomento massimamente
di moda della “sicurezza”, ma la campagna martellante da parte dei mezzi di
informazione e la coordinazione con i lavori parlamentari che se ne stanno
occupando non lo permettono. Assistiamo al tempo stesso all’inasprimento del
regime di detenzione del 41bis e alla mancata approvazione del reato di
tortura, risultati che non possono far altro che rispecchiare il teatro del
consenso concesso alle istituzioni o da queste estorto. Da una parte è vero
che niente di nuovo appare sotto il sole, dall’altra dobbiamo necessariamente
sottolineare, per l’ennesima volta, che dall’idea di un’irrinunciabile
società punitiva nel panorama politico non v’è alcuno che si salvi. Destare
orrore e riscuotere approvazione per la repressione inflitta ai mostri –
mafiosi siciliani, camorristi napoletani, assassini pazzi, stupratori
rumeni – fa parte dell’armamentario con il quale il sistema cerca di
garantirsi la vita eterna. Certo – siamo indotti a pensare - dovrebbero
essere ammazzati tutti, ma siccome per fortuna, o purtroppo, la nostra
democrazia è garantista e mollacciona, siamo costretti a fornire vitto e
alloggio a spese del contribuente a questi orrendi non umani. E dovrebbero
stare anche comodi e con tutti i comfort? Destra e sinistra quindi convergono
completamente, tacendo qualche piccolo dettaglio evidente ma scomodo, come il
fatto che l’irrecuperabile criminale divenga immediatamente “più
recuperabile”, e quindi non meritorio di 41bis, nell’attimo stesso in cui
sia disposto alla delazione, reale o inventata poco importa. Ciò a riprova
del fatto che la colpa suprema, la colpa che contiene e riassume tutte le
colpe, consiste nel rifiuto di collaborare, di essere tutt'uno con la
nazione. Non c'é fellone che non ottenga sconti, abbuoni, e facilitazioni,
libertà provvisorie e definitive, allorché si dichiari convinto della
profonda equità della pena, del sistema delle pene. Per chi dichiara che é
giusto pagare, la pena si converte in simbolico buffetto; in chi rifiuta di
pagare, ripudia e schernisce il diritto della società di vedersi risarcita,
nessuna pena risulta sufficiente. Il sistema penale dimostra così in pieno la
propria eredità giudaico-cristiana, così grata ai potenti, facendo
dell'eretico di ieri il refrattario di oggi e di domani. Punire e invocare
nuove punizioni per chi la fa franca, punizioni per i politici corrotti,
molto più raramente per i banchieri ladri o per gli industriali inquinatori,
mai e poi mai per i magistrati mafiosi o i militari assassini, solo su questo
in apparenza il compromesso storico globale mostra qualche lievissima crepa,
ma solo sulla facciata. In realtà stanno collaborando anche quando sembrano
essere in disaccordo, come nel caso della parallela bocciatura
dell’iniziativa di introdurre nell’ordinamento italiano il reato di tortura,
più volte invocato, soprattutto dopo le violenze operate ed esibite dalle
forze dell’ordine durante la repressione delle proteste contro il vertice dei
G8 a Genova nel 2001. I promotori dell’iniziativa, con l’appoggio unanime
delle diverse associazioni in difesa dei diritti umani, denunciano che il
nostro paese in questa maniera perderebbe la possibilità di allinearsi ai
paesi civili che puniscono, almeno sulla carta, chi abusa della propria
autorità per infliggere torture e vessazioni. Non possiamo non osservare
che, di fronte a questi fatti, chi più dimostra di possedere una (per quanto
indecente) coerenza è proprio chi, sostenendo la necessità della tortura di
stato del 41bis, non ritiene opportuna la possibilità di agire legalmente
contro i torturatori. Ma la schiera di chi promuove il pugno di ferro contro
i mafiosi e al tempo stesso auspica che il sistema repressivo reprima anche
se stesso quando esagera nel reprimere, ci pare vittima di una fiducia nelle
possibilità autocorrettive dell’apparato democratico francamente ridicola.
Ergersi a paladini della legalità, della “vera e democratica legalità”, è
divenuto un diffuso e molesto sport di minoranza, che non fa altro che
occultare come il progetto di un sistema di diritti tutelati da uomini in
divisa “cattivi con i malvagi e buoni con i deboli” è solo una delle facce
della rinuncia a prendersi la responsabilità di una vita non espropriata
dalla mediazione delle istituzioni. Che passa anche, come non ci stanchiamo
di ripetere, per l’edificazione non di una società dotata di carceri più
umane, ma di un mondo senza galere.
filiarmonici, febbraio 2009
www.filiarmonici.org - per un mondo senza galere
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