[Redditolavoro] I: richiesta adesione recensione critica Pietro Mita rosso novecento

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Sat Feb 7 19:31:09 CET 2009



----Messaggio originale----Da: antoniocamuso at alice.itData: 06/02/2009 20.36A: <<Undisclosed-Recipient:>, <>>Ogg: richiesta adesione recensione critica Pietro Mita rosso novecento -->

 
cari compagni bobo, salvatore, ernesto, cosimino, carlo, piero, vi invio questa recensione critica dell'ultimo sgorbio di pietrro mita , sarebbe mia intenzione di farla girare ma visto che si tratta di dare una risposta che ha riguradato il nostro comune passato prima di farlo vorrei che ci fosse una vostra possibile adesione, se volete firmandola , o anche sempl&ograve;icemnte dicendo se ok
vi ringrazio
Pietro Mita: Rosso Novecento.
 
Ma noi dov’eravamo?
La nuova  creazione letteraria di Pietra Mita,  che segue “ lo Zingaro  e il comunista”  dedicato al compagno Pietro Al&ograve; prematuramente scomparso, fa piazza pulita di ogni nostra illusione sui motivo dei vuoti di memoria di cui era pieno il primo libro. Eravamo convinti  che nello “ Zingaro e il comunista” certe dimenticanze, certe inesattezze sui protagonisti di tante lotte sociali, politiche, ambientali in Puglia erano causate dal naturale coinvolgimento emotivo  provocato nel parlare di un compagno e un amico fraterno col quale si era diviso quasi l’intera vita,  e quindi lo avevamo assolto , rinviando un giudizio definitivo sulle sue capacit&agrave; di “storicizzare” i movimenti pugliesi in un altro contesto.
Purtroppo in Rosso Novecento,  che avrebbe potuto essere l’occasione buona per riscattare gli errori precedenti, scopriamo amaramente come un compagno ( un tempo  avremmo detto” un soggetto politico “)di cos&igrave; ampia e lunga esperienza come Pietro Mita  si ostini nel continuare nell’analizzare il vissuto  politico degli ulti mi 40 anni attraverso una sua personale lente macchiata di soggettivit&agrave;;  per Mita la ricerca storica consensuale e condivisa su un periodo di lotte e passioni che ha coinvolto pi&ugrave; generazioni non &egrave; pratica percorribile,  visto che persevera, anche in questo ultimo libro,  nel riconoscere l’esistenza, in Puglia,  solo dei partiti e movimenti che ha personalmente abbracciato nella sua pur lunga  vita politica.
In questo libro, al periodo che va dal 68 ad oggi, son dedicate oltre 60 pagine ( circa una pagina e mezza per ogni anno) ma in un intrigante operazione di maquillage, piena di orpelli e molto sentimentalismo, Pietro  riesce a cancellare dalla storia pugliese uomini e donne che,  avendo avuto la sfortuna di non aver condiviso con lui le stesse scelte, han dato comunque alla Puglia sangue, sudore, lacrime e passioni negli ultimi 40 anni.
C’eravamo fatti illudere dalla accurata e stringente presentazione di Girolamo de Michele che  concludeva  con un appello a tutti di  andare con umilt&agrave; alla ricerca delle nuove facce dell’antagonismo sociale e politico dei nuovi soggetti anche e soprattutto attraverso la genealogia dei movimenti.
“-Facendo ci&ograve; costruiremmo la freccia da scagliare dentro il futuro, dice il De Michele:-“  dobbiamo andare a ricercare nelle lotte dei migranti o quelle della difesa degli ospedali, quelle dei giovani metalmeccanici o nei centri sociali
per lanciare il grido che ci dia la forza ancora di scalare il cielo.”
Un appello suggestivo per questo mancato “  libro freccia” di cui purtroppo Mita ne fa, al massimo,  un boomerang malcostruito, con un ritorno alla pratica settaria nel narrare il passato riconoscendo e dando valore solo a chi gli conviene. 
Un vero peccato per Mita, poich&eacute; se  avesse accolto quell’appello del De Michele,  di andare a vedere nelle lotte dei migranti e per la solidariet&agrave; internazionale si sarebbe ricordato di Dino Frisullo e dei suoi compagni di avventure e disavventure, compresa la sua carcerazione in Turchia, nell’ostinata battaglia in difesa del popolo curdo.
Purtroppo di Dino Frisullo  nel libro di Mita non c’&egrave; traccia!
 Non c’&egrave; traccia neanche delle tante iniziative a favore del popolo palestinese  e delle tante contestazioni per la presenza degli stand israeliani presso la Fiera del Levante.organizzati da un coordinamento regionale stabile e composto da tante realt&agrave;.
Il De Michele dice di andare a ricercare le nuove soggettivit&agrave; presso i centri sociali, ebbene Pietro Mita dei centri sociali che fiorirono in Puglia  li riduce in macerie, anzi semplicemente in polvere non citandone nessuno.
 Non c’&egrave; traccia del loro impegno durato per qualche decennio nell’essere l’unico baluardo, nella nostra regione,  in una stagione che vide la diffusione dell’eroina tra generazioni  rimaste orfane di quei riferimenti  che le spingessero all’impegno politico e sociale piuttosto che al suicidio del buco collettivo.
Non c’&egrave; traccia delle centinaia di iniziative culturali, musicali, i tanti laboratori didattici, gruppi di lavoro e autocoscienza,l’impegno a favore dei diritti degli omosessuali e contro la diffusione dell’AIDS, insomma tutto il lavoro dei giovani dei centri sociali che sopperirono per tanto tempo al vuoto di comprensione,  non solo dei soggetti istituzionali del terremoto che scuoteva  i giovani, ma anche dell’incapacit&agrave; di comprendere e dare risposte da parte di molti coloro che si dicevano sessantottini, compreso il Pietro Mita.
Cancellata &egrave; quindi nel suo libro l’esperienza  di quindici anni del Centro Sociale di via Santa Chiara a Brindisi e delle centinaia di giovani, gruppi musicali, artisti che lo hanno frequentato. Cancellati i centri sociali di Casarano , di Martano, di Lecce, di Mesagne. Cancellato il Coppola Rossa, cancellata l’esperienza delle Fucine Meridionali di Bari, cancellato il Citt&agrave;Vekkia di Taranto, come quello di Laterza e le esperienze foggiane.
Tutti i centri sociali pugliesi svaniti nell’azzeramento storico di Pietro e come fantasmi ridotti i loro frequentatori. 
Fantasmi quelle migliaia di giovani pugliesi, oggi uomini e donne maturi che ricordano con una velo di nostalgia quella stagione travolgente  che purtroppo non lamb&igrave; il Pietro Mita assorto in quegli anni da altre meritorie battaglie. 
Fantasmi scomparsi nel porto delle nebbie qual &egrave; Rosso Novecento, e l’addentrasi nella lettura delle pagine dedicate agli ultimi 40 anni &egrave; come il viaggiare nella nebbia: fotogrammi sfuggenti di movimenti illuminati dal faro acceso dal sommo autore  con molta parsimonia e discrezione.Qual &egrave; il motivo di tanta ostinata cecit&agrave;?
Ceglie capitale dell’antagonismo pugliese

 A Brindisi, il 29 gennaio, Nella lunghissima ed interminabile presentazione del libro, l’amico pittore Uccio Biondi autore della copertina, riafferma pi&ugrave; volte il teorema di Ceglie messapico capitale dell’antagonismo pugliese, 
Ceglie caput mundi
con un Pietro Mita rosso fin sulle punte delle orecchie non sappiamo se per il compiacimento o per falsa ritrosia.Una teoria che traspare sin troppo nella narrazione, pur piacevole che a tratti riesce a coinvolgere emotivamente il lettore di questo libro che ha momenti di poesia intensa e specialmente  quando vede parlare Pietro Mita dei braccianti, dei “cafoni” tra i quali lui e tanti molti bravi compagni del Circolo Lenin di cegleie e non spesero anni della meglio giovent&ugrave;, divendo effettivamente nel mondo agricolo pugliese punti di riferimento alternativi allo squallore delle organizzazioni sindacali agricole tradizionalio, capaci solo di lavorare per far ottenere qualche sussidio ma con gli occhi chiusi sullo sfruttamento e sul capolarato nelle campagne. Di questo lavoro noi ne siamo consapevoli e ringraziamo quei compagni, Pietro Mita e Al&ograve; in testa che  riuscirono a saldare le tendenze operaiste dei movimenti sessantottini con ile specificit&agrave; della parte pi&ugrave; profonda del nostro Meridione, ma 
da qui a dire praticamente che c’eravamo solo noi, ne passa!
Dovremmo accettare accettare forse che venga cancellata la storia di quei quadri operai che si formarono attraverso il rapporto costante con quei giovani studenti e non che sistematicamente per un decennio , ostinatamente presidiavano con  volantinaggi, strillonaggi, facendo inchieste sui piazzali della Polymer e della zona industriale di brindisi , come anche quelli di Taranto? S&igrave; a Taranto ci fu anche l’intervento del Circolo Lenin e  la presenza di Al&ograve;, ma quella dei gruppi ml e quella di Lotta continua che vi mand&ograve; in rotazione molti dei suoi quadri come Marcello Pantani dove la mettiamo? E di Michele Boato che a Brindisi fu in pianta stabile per diversi anni?. 
Noi c’eravamo l&igrave; in quegli anni costantemente due- tre volte la settimana alle prime ore dell'alba e a fine turno, prima i compagni dell’UCI ( m-l), “ Servire il Popolo poi divenuto PC(m-l)I e poi un nucleo ostinato di Lotta continua oltre che gli interventi sporadici di altri gruppi come il PCDI e il gruppo del Manifesto. Giovani studenti ed operai  che si ritrovarono insieme nelle lotte della Grandis, la Benteler, della Sidelm,  dei subappalti della Centrale Enel e del petrolchimico e la SACA e che negli anni seguenti videro la costruzione di una FLM brindisina combattiva, con capacit&agrave; autonome di gestire e interpretare le lotte operaie.
Cancellate totalmente queste esperienze in una sorta di nemesi autocelebrativa
Che in puglia vi siano state realt&agrave; anrchiche  o anarco comuniste e che siano state presenti in diversi settori studenteschi e non non c'&egrave; traccia. , nonstante che la FDCA  vi abbia fatto il suo congresso fondativonegli anni 70
 Gli autonomi, quelli dell'Autonomia operaia son praticamente ridotti ad un barlume di superstiti di un Lotta Continua disciolto a Bari e che per di pi&ugrave; vengono ben mazzolati dal servizio d'ordine dell'MLS quando cercano di disturbare un'importante convegno all'universit&agrave;. concetto ripetuto in altre parole quando si d&agrave;  all'MLS  il riconoscimento di esser stato il baluardo fidico e politico al dilagare del fenomeno autonomia in Puglia. 
 caro pietro questa medaglia giustizialista te la potevi risparmiare,  ben altri  e pi&ugrave; profondi furono i limiti dello sviluppo dell'Autonomia Pugliese compreso quello non di poco conto di aver mosso i primi passi proprio quando la spietata repressione che colp&igrave; tutto il movimento dell'Autonomia  in tutta Italia dai vari Calogero di turno  e dall'altro stritolata dall'avanzare del militarismo brigatista.
Questo non toglie che  essa sotto forma di individui e piccole realt&agrave; locali ebbe modo di sviluppare le tematiche  che l’avevano contraddistinta dal nascere e poi contaminata dal movimento femminista, ambientalista e quello delle problematiche giovanili, l’emarginazione, la lotta all’eroina senza per&ograve; esprimere solidariet&agrave; ai prigionieri politici, reclamando la chiusura delle carceri speciali ( Trani in testa) e dell’abolizioni delle leggi d’emergenza poich&eacute; esse avrebbero prolungato il fenomeno del Brigatismo come unica forma di lotta anticapitalista in italia, fornendo alibi ad una direzione strategica BR che era ormai uscita letteralmente fuori di testa , decretando l’Autonomia operaia come  nemico da combattere.
Ricordare  e compiacersi dell'uso demente della forza tra "compagni" per dirimere i dissidi politici  come fai tu ricordando quell'episodio di Bari trova l'equivalente nel cercare di sotterrare con il tuo libro tutti coloro che hai volutamente dimenticato.Non c'&egrave; traccia dell'impegno costante  con molteplci campeggi di lotta decine di manifestazioni, presidi, culminati in denunce  dei compagni del Comitato contro l'Energia Padrona di Brindisi,  e che videro la presenza di centinaia di compagni delle altre realt&agrave; antinucleari di tutta Italia e che unirono il no al nucleare, al no alle politiche di riamo e neoimperialiste e quelle al fianco del popolo palestinese.  Nel caso fossi preso dal dubbio baster&agrave; che tu vada sul nostri sito per guardare le foto, nel dubbio ancora siamo disposti a mettere a disposizioni documenti, verbali di denunce subite, insomma tutto quello che serve per una, speriamo nuova ristampa del tuo libro con le correzioni opportune.
l'antifascismo. 
Strana interpretazione la tua sul fenomeno fascista: da un lato c'&egrave; l'esaltazione dell'antifascismo militante,  quello di cui prendiamo atto in cui  molti dei compagni del circolo Lenin di Puglia  ed in particolare di Lecce si cimentarono con duri scontri contro  squadracce fasciste o nell'impedire la piazza al MSI, ma... dov'&egrave; l'analisi sul fascismo pugliese che ci saremmo aspettati da te, quell'analisi che potrebbe servire a comprendere quei fenomeni di trasformismo e di radicamento successivo dei personaggi  che erano nel MSI, ora in posti di governo locale e nazionale? Dov’&egrave; il rapporto costante e sinergico tra i gruppi di Avanguardia Nazionale ed ordine nuovo con  elementi importanti del neofascismo pugliese? Anche di questo parlano le stese inchieste dei magistrati dell’epoca, i processi
non sarebbe stato opportuno  dire che questo fli noir continua ad esistere nel nuovo fenomeno neofascista e razzista che ha visto ultimante aprire sedi proprio nella bari di benedetto petrone che trent’anni fa, a seguito del suo omicidio mise ferro e a fuoco le sedi neofasciste? Di questo episodio quando parli di  petrone non ne fai cenno anzi

I no global
Tri ringraziamo nel ricordare che in mi8lle ci si rec&ograve; a Genova, portando una voglia di cambiare non solo l’Italia ma questo mondo che i G(8 in testa hanno portato all’orlo della catastrofe. Purtroppo quella presenza non fu solo nelle piazze di Genova, ma avremmo voluito che ti fossi ricordato delle compagne e compagni pugliesi  che subirono pestaggi e il carcere di Bolzaneto. Tra essi la maschera insanguinata di stefano palmisano &egrave; stato uno delle foto pi&ugrave; esplicite di quell’orrore, ma anche carcere e denunce per giovani sequestrati nel campeggio dei cobas. Tutti tarantini. Di taranto sono anche  quel numeroso gruppo ruotante sempre intorno ai Cobas e al collettivo streghe rosse che finiranno nelle demenziali inchieste a ripetizione come a ripetizione il loro essere incarcerati e poi rilasciati e che finir&agrave; nel pi&ugrave; demenzialie processo del Sud Ribelle. Tutti accusati di fare quello che tu dici essere il compito attuale dell’antagonismo anticapitalista che deve dare le risposte politiche e anche organizzative alla crisi capitalista, all’involuzione autoritaria della societ&agrave;, al fascismo montante, ecc.
Caro Pietro, se vogliamo  fornire le basi corrette affinch&eacute; le nuove generazioni possano attingere dal passato  ci&ograve; che possa aiutarli nel costruire una nuova sinistra capace di unire e comprendere tutte le istanze multiformi di una societ&agrave; sempre pi&ugrave; complessa non possiamo permetterci di fornire solo “ la nostra verit&agrave;” o il nostro credo e  questo lo si pu&ograve; fare solo dando l’esempio della condivisione anche sulla storicizzazione del passato di quella che noi tanto tempo fa definimmo la Nuova Sinistra. Con tanto affetto ed augurando che nei tuoi prossimi mille e mille libri possa accettare le nostre umili osservazioni.
Antonio Camuso, nicola, bobo, ec, ecc
Archivio storico Benedetto Petrone 



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