[Redditolavoro] sostenere la rivoluzione nepalese

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Thu Dec 24 16:19:37 CET 2009


Che ne dite di un colpo di stato militare?...  Parla l'ex ambasciatore del 
Nepal negli Stati Uniti.

Riportiamo un articolo online di My Republica

Dove si discute di una auspicata soluzione in stile Pinochet per il Nepal.

"Uscire dal pantano"Apparso su My Republica, 20 dicembre 2009
di Sukhdev Shah

(Sukhdev Shah è stato ambasciatore del Nepal negli Stati Uniti da febbraio a 
maggio 2009, quando il governo guidato dai maoisti cadde. Shah ha lavorato 
per il Fondo monetario internazionale per due decenni ed è un cittadino 
statunitense.)

Visto come le cose si sono evolute nel corso degli ultimi tre anni, il Nepal 
è diventato un terreno fertile per un colpo di Stato militare per 
impossessarsi del governo, indipendentemente o sotto l'ombra di un potere 
costituzionale. Di tale possibilità si è parlato all'interno di una cerchia 
ristretta, ma che alcuni leader del Nepali Congress (NC) hanno voluto 
rendere pubblica spingendo il presidente Ram Baran Yadav a prendere in 
considerazione l'imposizione di un governo del presidente per contribuire a 
ripristinare la pace e permettere all'Assemblea Costituente (AC) di 
completare la scrittura della Costituzione prima della scadenza del termine 
di cinque mesi. Non si tratta di un suggerimento incredibile o 
inappropriato, viste le ostruzioni-maratona organizzate dai maoisti per 
impedire alla AC di aprire i lavori e svolgere il suo mandato.

Anche dopo aver perso il controllo del governo nel maggio di quest'anno 
sulla questione enigmatica della supremazia civile, i maoisti non hanno 
ammorbidito la loro posizione in merito dell'azione del presidente che ha 
ripristinato nelle sue funzioni l'ex-capo dell'esercito dopo il suo 
licenziamento da parte dell'allora Primo Ministro Pushpa Kamal Dahal. Al 
fine di insistere ulteriormente su questo tema, i maoisti hanno annunciato 
la formazione di stati autonomi in diverse parti del paese a dispetto della 
volontà del governo, mossa che sembra anche contestare l'autorità 
costituzionale della AC. Così facendo - avendo deciso unilateralmente di 
dividere il paese in enclave etniche - i maoisti hanno iniziato il processo 
di una lenta dissoluzione dello Stato che alla fine si trasformerebbe in un 
onnipotente dittatura del proletariato, rendendo il paese uno Stato a 
partito unico. La particolare percezione di questo obbiettivo finale e 
programma a lungo termine dei maoisti non si basa sulla fantasia o 
congetture, ma proviene direttamente dalle loro dichiarazioni pubbliche che 
sostengono le virtù della 'fusione' delle ideologie e del ruolo della guerra 
popolare -jana yudhha- come mezzo per conquistare il potere statale.

La strategia maoista di dichiarare Stati autonomi è probabilmente il più 
furbo mezzi adottati fino ad ora per ridurre la legittimità della versione 
maoista dello Stato borghese e affermare il potere popolare sotto la sua 
leadership. E questa strategia sarebbe molto apprezzata dalle masse popolari 
che non hanno avuto grande ammirazione per gli onnipotenti governi di 
Kathmandu che hanno fatto gli interessi di generazioni di dinastie familiari 
e egoisti politici corrotti. Con le promesse di autogoverno nelle mani di 
maggioranze etniche nel sistema delle autonomie dello Stato, le persone 
comuni possono vedere i benefici delle autorità di governo locali, con la 
possibilità di liberarsi dalla tirannia del regime autoritario centrista.

Affrontare la sfida

Inutile dire che, il governo non sa come affrontare la nuova sfida maoista. 
Il corso più facile di azione sarà di ignorarli - lasciargli interrompere le 
sedute di consiglio, manifestare per strada, organizzare blocchi stradali, 
diffondere l'anarchia, e dichiarare ancor più Stati autonomi, che può essere 
visto come non più che una sfida simbolica. Tuttavia, ignorando tali minacce 
alla sua autorità, è improbabile che il governo in carica possa aumentare la 
fiducia nei suoi confronti e conquistare simpatie, o sperare che l'attuale 
impasse possa concludersi tranquillamente e senza scossoni. Se i maoisti 
continuano con la loro strategia attuale di fare del governo centrale 
qualcosa di irrilevante, indifferente, e distaccato dalle funzioni 
fondamentali dello Stato, non ci sarà bisogno per loro di fare un ingresso 
forzato nella capitale per acquisire il potere. Ciò succederà, naturalmente 
e senza sforzo, per la crescente irrilevanza del governo al centro, con 
l'aiuto del passaggio graduale delle funzioni dello Stato agli enti 
regionali, gli Stati autonomi.

Non ci dovrebbe essere niente di sbagliato nella lenta dissoluzione e la 
scomparsa definitiva dello Stato tradizionale e la sua sostituzione con un 
soggetto di base che si costruisce dal basso in alto. Infatti, costringendo 
alla dissoluzione dello Stato, i maoisti farebbero un colpo di stato senza 
spargimento di sangue, che sarebbe del tutto legittimato in un contesto di 
approfondimento del conflitto, mancanza di direzione, accresciuta 
incertezza, e la perdita di controllo sulle funzioni critiche del governo.

Non c'è molto che l'attuale governo di coalizione, senza i maoisti, possa 
fare per fermare o addirittura rallentare il movimento del paese in questa 
direzione, tranne se sceglie di usare la forza per fermare il processo e 
fare un ultimo sforzo e prendere una misura estrema, simile a quella 
sostenuta dai leader del NC segnalata in precedenza, potere presidenziale 
sostenuto dall'esercito.

Dato il numero limitato di opzioni che l'attuale governo ha nel contrastare 
i maoisti, può essere attratto nel fare proprio questo e l'esercito, molto 
probabilmente, sceglierebbe di seguirlo. La volontà dell'esercito di seguire 
tale opzione può essere sostenuta in due modi: il primo è che esso non è mai 
riuscito ad usare tutta la sua forza per reprimere i ribelli maoisti nel 
corso della loro decennale insurrezione. Secondo quanto riferito, l'esercito 
è stato trattenuto dagli ordini del palazzo, che pensava ai maoisti più come 
sfida rispetto ai partiti politici che come minaccia a se stesso. In secondo 
luogo, facendo della supremazia civile un grido di battaglia, i maoisti, una 
volta al potere, cercheranno di sciogliere rapidamente l'esercito, che 
considerano come l'ultimo ostacolo sulla strada della completa vittoria.

I maoisti sono stati in una specie di guerra non dichiarata con l'esercito 
per qualche tempo, ma sta diventando sempre più certo che l'esercito non 
starà solo seduto e si arrenderà. Piuttosto, si terrà pronto per una resa 
dei conti finale con i maoisti, un'opportunità che cercava durante il regime 
del re, ma che gli è stata ripetutamente negata. La volontà dell'esercito di 
affrontare i maoisti sarà rafforzata se le sue azioni avranno la legittimità 
della messa in atto di un regime presidenziale, che venga approvato in base 
alla Costituzione.

Una prospettiva scoraggiante

Ci sono molti modi in cui il conflitto attuale può essere risolto e il tanto 
decantato sforzo di pace portato verso la sua conclusione logica - che è 
quello di raggiungere un accordo sulla Costituzione, tenere ampie elezioni, 
e di inaugurare un'era di norma costituzionale che difende la sovranità 
popolare. Ma, le prospettive della costruzione del consenso e il ripristino 
di normali condizioni appaiono sempre più scarse, se non addirittura 
inesistenti. La principale ragione di pessimismo è che il comunismo in 
generale, e il maoismo in particolare, sono ormai una realtà fondamentale 
nel paese, che riflette non tanto l'intelligenza dell'ideologia che i 
maoisti hanno diffuso tra la popolazione, ma l'incompetenza assoluta, la 
mancanza di visione, e imperturbabile disonestà dei regimi che hanno 
governato il Nepal per decenni e secoli. In particolare, tutti questi non 
sono riusciti a creare il collante che lega le persone, che li incoraggi a 
perseguire un obiettivo comune, e li motivi a lavorare per un futuro 
migliore, per sé e per i loro figli.

I maoisti hanno approfittato di questo vuoto con la creazione di 
organizzazioni di base per mettere la gente insieme, anche con la forza 
della loro ideologia, ma per lo più nell'unire le persone contro gli 
interessi ereditari e tradizionali. Naturalmente, i nove mesi di governo dei 
maoisti hanno causato molte delusioni e raffreddato l'entusiasmo per la sua 
sostenibilità a lungo termine, ma essi continuano a rimanere nella coscienza 
pubblica come l'ultima speranza per le persone che si ritengono diseredate e 
non hanno molto da perdere dalla grave anarchia e la scomparsa della legge e 
dell'ordine. Almeno la metà della popolazione del paese rientra in questa 
categoria, che sembra unita nel sostegno alle intenzioni dei maoisti di 
conquistare e distruggere la democrazia borghese.

Il governo presidenziale o il colpo di stato dell'esercito potrebbe 
eliminare alcuni maoisti e sottomettere i loro sostenitori, ma non sarà in 
grado di vincere la guerra ideologica. Allo stesso tempo, se i compagni, 
forti ideologicamente, a centinaia di migliaia decidono di affrontare 
l'assalto dell'esercito e lo impegnano in battaglia, la situazione può 
facilmente sfuggire di mano e milioni fuggiranno per mettersi al riparo 
oltre confine, in India. E 'difficile prevedere come l'India possa 
rispondere alla comparsa di una situazione disastrosa lungo tutti i suoi 800 
km di frontiera aperta con il Nepal, ma è difficile pensare che non farà 
nulla. Molto probabilmente, si impegnerà attivamente per prevenire la 
diffusione della violenza, compreso lo stazionamento della propria forza di 
peacekeeping per mantenere l'ordine. Naturalmente, una tale mossa avrà 
conseguenze sconosciute per l'esistenza separata e indipendente del Nepal.

Non è facile fare scommesse su come gli eventi stanno per svolgersi nei 
prossimi mesi e anni, ma le attuali manovre da gatto col topo dei partiti 
politici e dei maoisti possono spostare il conflitto al centro della scena 
per uno scontro finale. Se questo avviene, l'esercito avrà una maggiore 
possibilità di rivendicare la vittoria, a condizione che il conflitto 
coinvolga soprattutto la leadership. Un'altra grande incertezza è se il 
Nepal avrà la buona sorte di alcuni uomini forti che nascono nell'ccasione - del calibro del coreano Park Chung-He, Pinochet in Cile, Suharto in 
Indonesia - che raccolgano la sfida di reprimere il dissenso e mobilitare la 
macchina dello Stato e concentrarsi su un unico obbiettivo: costruire una 
nazione forte e prospera.

Con così tanti tentativi durati anni per sradicare la povertà e afferrare il 
carro della crescita, della opportunità e prosperità, questa ultima opzione 
può anche avere una possibilità di successo.


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