[Redditolavoro] Fw: INFORTUNI SUL LAVORO: DONNE DOPPIAMENTE VITTIME
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Tue Dec 22 20:02:01 CET 2009
INFORTUNI SUL LAVORO: DONNE DOPPIAMENTE VITTIME
Da: http://www.articolo21.org
di Elisabetta Reguitti
Loris Pozzi, elettricista piacentino di 37 anni è morto mentre stava
lavorando ad uno strumento per il controllo del vento. Un palo gli è caduto
addosso colpendolo alla testa e uccidendolo sul colpo. E siamo a quota mille
morti sul lavoro in Italia dall' inizio dell' anno. Ma nessuno ne ha
parlato. Neppure un servizio di coda nei telegiornali nazionali. Niente di
niente.
Morti dimenticate quelle della guerra del lavoro.
A lanciare l' allarme è l'associazione Articolo21 che con il suo inesorabile
contatore ricorda gli oltre 25 mila invalidi e il milione di infortuni
avvenuti nel corso del 2009 nel nostro Paese.
"Non c' è giorno che il bollettino di guerra della (in)sicurezza sul lavoro
non conti un nuovo decesso o un grave infortunio" commenta il direttore del
sito Stefano Corradino rilanciando l' appello a tutti i media perché si
occupino delle tematiche del lavoro dando spazio alle storie che si
intrecciano attorno agli infortuni e ai decessi nei luoghi di lavoro.
Un' opportunità anche per conoscere e approfondire vicende del tutto
sconosciute. Come ad esempio il fenomeno degli infortuni sul lavoro al
femminile: uno su quattro, pari all'incirca al 27 per cento del totale, il
9 (per cento) degli incidenti mortali.
Secondo gli ultimi dati forniti dall'Istat le donne invalide per un
infortunio sul lavoro o una malattia professionale in Italia superano
ampiamente quota 100 mila.
Le donne subiscono più infortuni rispetto agli uomini sia sul lavoro, ma
anche in "itinere" (tragitto casa-lavoro e viceversa) come rivelano i dati
forniti dall' Inail secondo cui dei 97 casi mortali verificati nel 2007, ben
53 donne sono decedute andando o tornando dal lavoro.
L' infortunio sul lavoro al femminile in ogni caso è un vero e proprio
dramma nel dramma fotografato dalle immagini di madri che, dalla mattina
alla sera, si ritrovano ad abbracciare i propri figli con arti artificiali.
Di donne menomate nella capacità lavorativa ma, soprattutto, nell'
impossibilità di rispondere alle esigenze degli affetti e alla conduzione
della casa. Un "lavoro" quest' ultimo che nessuno si preoccupa di risarcire.
Se ciò non bastasse poi c'è l'incognita del reinserimento lavorativo e di
una mancata valutazione del danno estetico e delle ripercussioni
psicologiche.
Gli infortuni sul lavoro al femminile sono l' altra metà del fenomeno
delle cosiddette morti bianche". Migliaia di "morti rosa" che non fanno
notizia. Che difficilmente occuperanno le pagine patinate delle riviste
femminili. Tanto meno le pagine dei quotidiani.
Improvvisamente e traumaticamente la donna vittima di un infortunio sul
lavoro sperimenta sul proprio corpo "ferite" che vanno al di là della
lesione vera e propria e costituiscono una irreversibile offesa dell'
immagine corporea che richiede, per una nuova integrazione, un impegno
lungo, costante e spesso molto travagliato.
Non tutti sanno infatti che il 55 per cento delle donne infortunate sul
luogo di lavoro abbandona la sede in cui si è verificato l' incidente. Non
ce la fa e, nella maggior parte dei casi, la stessa lavoratrice non è più
in grado di ritornare a svolgere la normale attività. Ma l' alta percentuale
di "non ritorno" alla propria attività assume ancor maggior rilievo se
paragonata al fatto che queste donne non riescono a trovare alcuna altra
occupazione esterna all' ambito della mansione della gestione familiare.
Di fatto, il reinserimento lavorativo è una delle peggiori e drammatiche
ripercussioni di un incidente avvenuto durante l' attività lavorativa.
Analizzando alcuni dati si scopre come le donne del nord-ovest ritengano che
nel 50,56% dei casi "le norme di sicurezza non erano state rispettate da chi
lavorava", questa percentuale si abbassa all' 11,11% nel nord-est e al sud
per poi sfiorare il 23% al centro Italia.
Un altro dato che ha quasi dell' inverosimile è che a tutt' oggi le donne al
di sopra dei 50 anni, considerino solo "un attimo di distrazione" la causa
del loro incidente: il 50 % al centro, il 18,42% al nord-est e il 15,79% sia
al sud che al nord-ovest. Una quasi assunzione di colpa.
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