[Redditolavoro] Che non sia un Natale cieco e vuoto

Alessio Di Florio eskimoantimperialista at gmail.com
Tue Dec 22 16:57:35 CET 2009


Carissim*,
anche quest'anno siamo giunti al Natale. Da diverse settimane siamo
immersi, tra luci, regali, addobbi e orpelli vari nell'atmosfera della
festa.

Una festa che quest'anno, come tutti gli anni ma forse anche di più,
lascerà fuori moltissime famiglie.

Sarà un Natale carico di dolore nelle oltre mille famiglie che nel
2009 hanno visto un loro familiare morire sul posto di lavoro.

Sarà un Natale triste e mesto nelle migliaia di famiglie che la
speculazione finanziaria ed industriale ha lasciato senza un lavoro,
togliendo la speranza anche per il 2010.

In questi ultimi giorni le cronache sono state interessate dai disagi
per la neve che ha bloccato i trasporti. Treni, aeroporti e autostrade
bloccate che hanno ritardato molte partenze per le vacanze e
moltissimi rientri a casa di chi abita, per studio o per lavoro,
lontano dalla famiglia. Per moltissimi, che forse il Natale neanche
ricordano cosa sia, questo gelo (che tanto allieta i volti dei bambini
coperti e protetti nelle case e nelle scuole) ha già significato la
morte. Nella frenesia dello shopping, nel luccicare degli addobbi
stradali non ci siamo accorti, abbiamo tralasciato e in alcuni casi
anche calpestato, fratelli e sorelle che vivono ai margini, al limitar
delle strade. Persone che le vicende della vita hanno sbalzato via
dalla società, costringendoli agli stenti, alla fame e alla miseria.
Mentre ci prepariamo al cenone natalizio ricordiamo che esistono anche
loro.

Così come esistono gli anziani, spesso lasciati soli e abbandonati in
ospedali e 'ospizi' vari perché disturbano la festa. E' Natale questo?

E il lusso delle nostre tavole, l'immensa mole di cibo che finirà
nella spazzatura, ci venga a nausea. Una nausea che ci sconvolga lo
stomaco, al solo pensiero che per milioni di persone, nei sotterranei
della storia, la spazzatura è l'unica fonte di sostentamento. Si
alzano la mattina e non sanno se la fame e la miseria permetterà loro
di giungere a sera.

Maria e Giuseppe rifiutati da tutti gli alberghi, e poche settimane
dopo la nascita di Gesù costretti a fuggire clandestinamente in
Egitto, ci facciano sentire il cuore duro come macigno nel momento in
cui le nostre coscienze non vengono smosse dal fratello rifiutato, da
coloro che chiedono dignità e vita e trovano filo spinato, botte,
violenze, stupri, muri invalicabili.

Il coraggio di Giuseppe, che accetta in casa Maria senza spaventarsi
di cosa sarebbe potuto accadere, ci faccia sentire fino in fondo il
peso dell'ipocrisia, del perbenismo, della condanna moralistica e
arrogante con la quale vengono segnate persone e vite.

Il sorriso del bambino nella culla ci stringa il cuore, perché molti
bambini non sorrideranno la notte di Natale. Ci salga una vergogna
immensa mentre doniamo giocattoli ai bambini delle nostre famiglie e
dei nostri amici, se non ci siamo domandati (e nulla abbiamo fatto di
conseguenza) la provenienza di quegli oggetti. Che, per far divertire
alcuni bambini, possono essere lacrime e sangue dello sfruttamento di
migliaia di loro coetanei.

Le tenere braccia del Bambino non ci faccia mai, mai e poi mai
dimenticare che molte mani strigono un fucile o si tendono verso la
loro Madre in cerca di un cibo che non avranno mai. Braccia che
saranno crocifisse, nella morte di quel bambino. Mentre nelle nostre
calde ed accoglienti case si festeggierà il Natale, in migliaia di
fredde celle qualcuno conterà le ore, i giorni, le settimane con
angoscia, in attesa dell'ultimo giorno.

Il presepe in plastica e legno non sostituisca la realtà della vita.
La culla del Bambinello non sostituisca le culle vere.

E allora, vi auguro che non sia un Natale vuoto e cieco!

alessio di florio



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