[Redditolavoro] Un golpe criminale si aggira per l'Italia
Alessio Di Florio
eskimoantimperialista at gmail.com
Fri Aug 14 09:25:23 CEST 2009
Riprendendo le parole di Pasolini, l'Italia sta marcendo da decenni in
un fascismo in doppiopetto e in un regime mafiosocratico. I fatti più
recenti lo dimostrano, una volta di più.
'Viva l'Italia, soffocata dal cemento' canta De Gregori. E il peggior
cemento è quello che sta bloccando le sinapsi neuronali, che impedisce
di pensare, che omologa e massifica tutti. Mentre il regime
mafiosocratico sta sconfiggendo il terribile cancro di cui è vittima:
lo Stato democratico ...
L'ultimo mese ha visto riemergere dalla nebbia della storia italiana
un fantasma che l'accompagna dall'alba della Repubblica: <b>il
golpe</b>. A partire dalla strage di Portella della Ginestra, passando
per l'attentato a Togliatti e il golpe Borghese solo per ricordarne
alcuni, periodicamente torna il rischio di un sovvertimento armato
delle istituzioni. Che, puntualmente, si ferma ad un passo dal
realizzarsi.
In queste settimane il fantasma del golpe è stato evocato da
<b>Scotti</b> e <b>Ciampi</b>, uomini delle istituzioni nel 1992 delle
stragi di mafia. Una strategia di sangue che puntava a destabilizzare
il cuore delle istituzioni italiane. Una stagione di sangue e bombe
che, improvvisamente, si è fermata nell'ottobre 1993, dopo il fallito
attentato fuori dello stadio Olimpico di Roma durante Lazio - Udinese.
Ma in realtà, e tutti ne sappiamo mandanti, esecutori e complici
(anche perché, in larga parte, siamo tra loro) c'è un golpe silenzioso
che non si è mai fermato. Un golpe fatto di menzogne, connivenze
criminali, repressione violenta, omertà, corruzione, cancellazione di
ogni dignità personale che ha conquistato il cuore dello Stato
Italiano, e ha annullato ogni possibilità di democrazia.
<b>I tromboni per i teoremi di Ciancimino e i silenzi sul vertice
massonico del 2 giugno 1993</b>
Tutto il turbillon di dichiarazioni, comprese quelle di Ciampi e
Scotti, sono successive alle parole di <b>Totò Riina</b> e
all'ennesimo risveglio di <b>Massimo Ciancimino</b>, figlio di don
Vito, il sindaco del sacco di Palermo. Ancora una volta, come
periodicamente accade, il pupillo del noto politico mafioso, è tornato
a parlare del <i>'papello'</i> del padre: la lista delle richieste di
Riina allo Stato italiano per far cessare gli attentati fuori dalla
Sicilia. Una trattativa così ben strutturata e avanzata che Riina
trattò con Mori, che lo arrestò su consegna di Provenzano (ma qualche
mese prima degli attentati fuori dalla Sicilia). Un papello che
Ciancimino continua a millantare di avere a casa, e di poter
consegnare alle procure quando vuole e che, diverse volte, si mostra
ad un passo dal fare (fermandosi sempre su quel passo). E, ancora una
volta, tutti a pendere dalle sue labbra, ad aspettare chissà quale
mirabolante rivelazioni (sarà un caso che, due settimane dopo, è stato
firmato il protocollo per la costruzione delle centrali nucleari tra
EDF e Enel? Vogliono alimentarle con le balle di Ciancimino?). Poco è
mancato che, dopo i dubbi avanzati da un procuratore, gli arrivassero
le scuse ufficiali e solenni del Parlamento a camere riunite e a reti
unificate. Ma, mentre si continuano su quella oscura stagione
italiana, a dar fiato ai teoremi inconcludenti e fuori da ogni realtà
dei Ciancimino e dei Travaglio su una delle poche vicende chiarite e
limpide della storia d'Italia (l'arresto di Totò Riina), non viene
squarciato il velo omertoso su quanto accadde dopo il <b>2 giugno
1993</b>. Quel giorno, sul panfilo <b>Britannia</b> di proprietà della
Regina Elisabetta, si riunirono i maggiori esponenti della finanza
italiana (a partire da <b>Prodi, Draghi, Amato e Ciampi</b>). Quel
giorno fu definitivamente stabilita la strategia di parte della
massoneria italiana, che governa banche italiane ed inglesi (valgano
gli esempi di Goldman Sachs e Merryl Linch su tutti) che mise in
ginocchio l'economia italiana (decidendo anche la svendita all'estero
di gran parte delle industrie italiane), insieme alla speculazione
monetaria di Geoge Soros che, in un solo giorno (16 settembre 1992),
distrusse la lira.
Davanti a tutto questo, va ricordata la vicenda di <b>Pino
Masciari</b>, il coraggioso imprenditore calabrese che ha denunciato
il racket delle estorsioni. Per farsi ricevere da Napolitano è dovuto
arrivare allo sciopero della fame, dopo che la scorta gli è stata
revocata (la sua gravissima colpa è stata quella di andare nelle
scuole e nei teatri a raccontare la sua storia e ad invitare altri a
fare come lui). Pino sta vicendo la sua battaglia, al contrario di
<b>Piera Aiello</b>, cognata della collaboratrice di Paolo Borsellino
Rita Atria e animatrice di una delle migliori associazioni antimafia
d'Italia. Piera ha scoperto di essere rimasta senza scorta quando due
carabinieri l'hanno tradita, indicando ai boss di Partanna dove
viveva, e la sua vita corre un fortissimo rischio.
Negli ultimi anni, tutti i garofani della politica italidiota hanno
innalzato il vessillo della sicurezza e della lotta alla mafia. Ma,
davanti a quanto vi abbiamo appena raccontato, stiamo ancora
aspettando qualsivoglia cenno dal Ministero di Disgrazia e
ingiustizia, lo stesso che si pavoneggia per ogni arresto di un
mafioso (come se li arrestasse lui...) e in ogni possibile occasione
pubblica. Come se si stava aspettando lui, novello Messia, per lottare
contro la mafia.
<b>L'Italia è in guerra. E i nostri governanti demoliscono il dettato
costituzionale</b>
Due legislature fa Gustavo Selva, parlamentare di AN (lo stesso che
chiamò l'ambulanza del 118 per farsi accompagnare in uno studio
televisivo e si offese sdegnato quando gli fu fatto notare che, per
l'uomo della strada, è un reato penale ... ), affermò che le missioni
di pace erano una balla per far digerire a Ciampi l'impegno militare
in Iraq e Afghanistan. Oggi <b>La Russa</b> afferma chiaramente che
<b>in Afghanistan è guerra</b> (noi pacifisti lo dicevamo nel 2001...)
ma non chiederà la ratifica parlamentare dello stato di guerra.
Nonostante il complesso militarista e bellicista occupi l'intero arco
parlamentare (mentre oltre il 70% degli italiani mantiene posizioni
pacifiste, e questo già dice tutto sulla presunta democrazia
parlamentare italiana...) non hanno il coraggio di ratificare quello
che loro stesso non riescono a nascondere più. Sono così abituati a
calpestare la Costituzione e la legalità che, anche quando possono,
non vi sanno rientrare.
<b>Zio Remo Gaspari, il padrino della politica abruzzese</b>
All'incirca un mese fa a Cupello (paese dell'Alto Vastese) c'è stato
un incontro pubblico, alla presenza del presidente della Regione
Abruzzo <b>Gianni Chiodi e di Remo Gaspari</b>, un nome che fuori
d'Abruzzo non dice assolutamente nulla ma che è stato tra i
protagonisti della DC regionale negli ultimi decenni (e la
sceneggiatura era la stessa nazionale che tutti conosciamo ...).
Argomento ufficiale della serata: <i>lo sviluppo d'Abruzzo e le
energie rinnovabili</i>. Dopo il comizio di Chiodi, la dott.ssa Maria
Rita D'Orsogna (ricercatrice in una delle più prestigiose università
statunitense, e che vanta collaborazioni con università di tutto il
mondo, dal Canada all'Australia, quindi non proprio una
sprovveduta...) ha chiesto la parola, per poter fare una sola semplice
domanda a Chiodi: <b>cosa ne sarà del futuro dell'Abruzzo e delle
concessioni petrolifere che <i>(dati ufficiali del Ministero per le
Attività Produttive)</i> occupano quasi metà regione?</b> E' stata
fisicamente strattonata e spintonata mentre Chiodi e il suo vicino di
tavolo la insultavano pesantemente. Insulti estesi ad alcune persone
che hanno tentato di difendere la dott.ssa D'Orsogna dall'aggressione
fisica. A questo punto è intervenuto Remo Gaspari. Zio Remo ha calcato
la mano sugli insulti, affermando che sono gli stessi che hanno sempre
fatto il male dell'Abruzzo. Una regione che, parole sue testuali o
quasi, è soffocata dai costi di 26 ospedali (la gran parte inutili) e
di un clientelismo che impedisce qualsiasi sviluppo. La gran parte
delle persone presenti, immobili durante l'aggressione, hanno
applaudito Gaspari e preso le sue parti. Remo Gaspari, lo ripetiamo,
di quegli ospedali e del clientelismo politico ne è stato (ed è
tutt'ora, in parte) non soltanto un protagonista, ma il grande
architetto. Padrino della DC, la su abitazione è stata meta di
pellegrinaggio per centinaia, forse migliaia, di persone, prone a
chiedere favori ed elargizioni. Per moltissimi anni è stato lui il
crocevia politico di ogni manovra politica, di ogni feudo di favori e
scambi elettorali. Dopo una delle peggiori stagioni politiche
abruzzesi, sentire quel che afferma, e constatare che è ancora
seguito, offende le coscienze civili e democratiche. Sentirlo
offendere una insigne ricercatrice universitaria e lavarsi le mani,
come novello Pilato, del clientelismo rampante è deprimente. Una scena
a metà tra il vecchio professore de 'La città vecchia' di Dé Andre e
il vecchio acido che voleva sposare Lady Marion in Robin Hood.
E' passato il G8 delle meraviglie e L'Aquila sta sparendo. I
riflettori si accendono solo ad ogni calata di Berlusconi e dei suoi
ascari, in ossiequio al circo mediatico. Le tendopoli e i suoi
abitanti non esistono più. Quante ore di trasmissione e pagine hanno
dedicato televisioni e giornali alla calata di Bossi e Calderoli? In
questi giorni, in diverse tendopoli, è in corso una emergenza
sanitaria di proporzioni vastissime, a dimostrazione ancora una volta
della gestione dissennata e criminale da parte della Protezione Civile
e dello strisciante colpo di Stato in atto (come lo ha definito il
portavoce dell'Abruzzo Social Forum Renato Di Nicola). Decine sono i
casi di intossicazione alimentare, in molti casi sfociata in probabile
salmonella. Dove sono le prime pagine?
49 operai da un anno e mezzo presidiano la loro fabbrica. In omaggio
alla Costituzione Italiana chiedono di poter continuare a lavorare, in
una fabbrica con grandissime capacità produttive e un portafoglio
ordini ampissimo. Le cariche della polizia sono diventate, nei
principali telegiornali nazionali (a partire dagli stessi che,
vergognosamente, hanno tessuto le magnifiche sorti dell'Honduras dopo
la presa del potere da parte del golpista di Bergamo alta Micheletti)
tafferugli e scontri causati da facinorosi esaltati.
<b>Cosa hanno detto ... </b>
Gli ultimi anni hanno visto succedersi al governo, e in buona parte ci
sono ancora, deputati(nonché ex presidenti della Commissione
Giustizia, mentre difendevano camorristi) che hanno infangato un
martire della lotta alla camorra come don Peppino Diana mentendo
spudoratamente (<b>Gaetano Pecorella</b>), ministri che hanno
solidarizzato con governi che pochi anni dopo hanno bombardato (nel
1996 l'allora ministro degli Esteri <b>Lamberto Dini</b> strinse la
mano al Presidente della Federazione Jugoslava Slobodan Milosevic, nel
1999 il suo governo ha partecipato ai bombardamenti NATO su Belgrado),
parlamentari che hanno definito un eroe il mafioso Mangano
(<b>Dell'Utri</b>), deputati condannati a 11 anni per aver corrotto
giudici (<b>Cesare Previti</b>, ma la persona che ha beneficiato della
corruzione resta al potere e non è stata condannata), ministri che
hanno affermato che con la mafia bisogna convivere (l'ex ministro
<b>Pietro Lunardi</b>) e altri che bisognava 'rivedere'(leggasi
eliminare) i progetti scolastici che si occupavano di mafia e legalità
nei quali era coinvolta Libera (l'ex ministro dell'Istruzione
<b>Letizia Moratti</b>), parlamentari e ministri che affermano che non
si riconoscono nella bandiera italiana ma solo in quella padana e che,
sulla Costituzione Italiana, ma hanno giurato da padani (<b>Bossi e
Calderoli</b>). Il loro gruppo parlamentare si chiama ancora 'Lega
Nord per l'indipendenza della Padania'. Abbiamo poi deputati che
definiscono triste l'intitolazione a Falcone e Borsellino
dell'aeroporto di Palermo (<b>Micchiché</b>) e altri che tentanto di
cancellare il nome di Pio La Torre. E l'elenco potrebbe proseguire
all'infinito, tra tribunali che hanno accertato il finanziamento della
Sacra Corona Unita al presidente del Consiglio che bombardò Belgrado e
coinvolgimento (nel lontano 1990) in traffici di droga del presidente
del Consiglio del giorno che assassinarono Carlo Giuliani.
<b>Nessuna voce per l'assassinio di Aldo e i miliardi di dollari
sequestrati a Chiasso</b>
Tutti noi conosciamo, vista l'ossessionante attenzione di televisioni
e giornali, l'omicidio a Perugia della studentessa statunitense
Meredith Johson. Migliaia di pagine su tutti i giornali, innumerevoli
speciali di 'Porta a Porta', Matrix e dirette nei telegiornali delle
udienze. Nelle stesse settimane moriva <b>Aldo Branzino</b>.
Arrestato, in maniera del tutto arbitraria dopo un controllo di
polizia (la minima quantità di sostanze stupefacenti trovate nella
loro auto non può giustificare una notta in cella), la mattina dopo
viene trovato morto, con sul corpo le evidenti tracce di un pestaggio.
Silenzio più totale. Così come per <b>Ramesh</b>, ucciso da un vigile
Rambo a Como. O <b>Federico Aldrovrandi</b>, stessa storia di Aldo ma
città diversa: Ferrara. Dopo aver opportunamente foraggiato
l'industria della paura contro lo straniero hanno approvato una serie
di norme contrarie alla Costituzione, al diritto internazionale, ai
principi cristiani di cui si fanno bandiera, e all'umanità stessa.
Qualcuno cerchi per favore, e se le trova ci faccia sapere perché noi
ne abbiamo trovate, i titoloni a caratteri cubitali sulle prime pagine
dei giornali per la ragazza che si è recentemente suicidata a seguito
dell'approvazione della legge e per i periodic pestaggi di migranti e
omosessuali.
Nell'ultimo anno, agitando lo spettro della 'crisi economica', hanno
fatto accettare di tutto, dai soldi regalati alle banche (ma le
pensioni costano troppo e vanno tagliate) alle speculazioni
industriali-edilizie peggiori (e solo la resistenza straordinaria dei
lavoratori ha impedito alla INNSE di aggiungersi alla lista). <i>Il 3
giugno scorso a Chiasso sono stati arrestati due corrieri giapponesi.
Portavano con loro titoli statunitensi per un valore di 134.5
miliardi, quasi certamente veri</i>. Una cifra che, se immessa sul
mercato, avrebbe innescato una speculazione finanziaria che quella del
1992 di Soros (e che portò al crollo della lira dalla mattina alla
sera) impallidisce. Silenzio totale.
Il silenzio che 'è uguale a morte' e decide le sorti italiane. Un
silenzio ordinato a tavolino e che sceglie cosa va detto e cosa no,
come orientare i consumatori passivi di democrazia. Un silenzio nel
quale le parole cambiano di significato e vengono snaturate. Dove una
persona in cerca di un futuro e di dignità si chiama CLANDESTINO. E'
un criminale, come criminale è chi difende posti di lavoro e la
Costituzione, e non si allinea al pensiero unico dominante. Perché
chiedere giustizia, rispetto dei diritti civili ed umani è un crimine.
Come ha scritto Roberto Saviano, gli unici che veramente hanno saputo
ribellarsi alla mafia e lottare per la legalità nell'ultimo anno sono
stati i migranti. Massacrati a Castel Volturno e sfruttati in
Calabria. Ma non interessano a nessuno. Perché la dignità non è una
merce interessante per la televisione (e quindi per il mercato delle
vacche che ancora ostinatamente chiamiamo 'politica' ed 'elezioni') e
i migranti sono tutti potenziali CRIMINALI, pensare che facciano
qualcosa di positivo sarebbe sovversivo e pericoloso.
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