[Redditolavoro] a proposito della manifestazione dell'11 ottobre
tiziano cardosi
tcardosi at indire.it
Wed Sep 17 01:20:49 CEST 2008
A proposito dell'11 ottobre
Siamo singole persone, impegnate da sempre contro la guerra, per una
pace nutrita di giustizia sociale, rispettosa del pianeta su cui siamo
tutti confinati.
Abbiamo partecipato alle mobilitazioni che hanno gridato che un altro
mondo è possibile e necessario, anzi, indispensabile.
Siamo tra quelle persone che hanno avuto molti dubbi sull'accordo che ha
portato alla nascita e alla vittoria risicata del governo Prodi.
Siamo quelle/i che, fin dai primi atti del governo Prodi, hanno detto
che una politica antisociale, contro l'ambiente, che accettava la guerra
era incompatibile con gli ideali e i valori della sinistra.
Abbiamo sostenuto, fin dall'inizio di quella sciagurata esperienza di
governo, che l'orizzonte della politica non poteva essere solo la tenuta
di Prodi.
Abbiamo gridato che una politica così misera avrebbe spianato la strada
al trionfo della destra.
Siamo stati accusati di non capire il pericolo che rappresentava
Berlusconi e adesso ci troviamo un Parlamento dove la destra ha la
maggioranza assoluta, Silvio a capo del governo, i deliri razziali e
securitari al primo posto delle cronache politiche, una crisi economica
che divora le classi più deboli, il paese in guerra, il degrado
ambientale che cresce.
Non possiamo tacere: avevamo ragione noi.
Alcuni stanno faticosamente cercando di far rinascere, dalle macerie
della sinistra, un'opposizione sociale: i sindacati di base, finalmente
in modo unitario, hanno indetto uno sciopero generale nazionale contro
le politiche di questo governo per il 17 ottobre. Crediamo e speriamo
sia un segnale forte che gli Italiani, non solo i lavoratori, vogliano
cogliere per ricominciare a ricostruire una speranza.
Adesso vediamo un appello per una manifestazione nazionale per l'11
ottobre, meno di una settimana prima dello sciopero. Francamente ci pare
una iniziativa più in competizione che in appoggio alle lotte che stanno
nascendo.
Ci preoccupa che tante intelligenze della nostra sinistra stiano sotto
un appello nato in seno a quella sinistra che tante responsabilità ha
avuto col governo Prodi e che è, in parte, causa del disastro attuale.
Ci chiediamo con quale autorità morale si chiede di aderire ad una
piattaforma che, fino a pochi mesi fa, si è pesantemente e violentemente
contraddetta:
1. pace e disarmo: il passato governo ha aumentato le spese militari
come nessun altro nella storia repubblicana...
2. retribuzioni e precariato: i redditi da lavoro e pensione hanno
avuto una contrazione ulteriore durante il biennio prodiano, la
precarietà è cresciuta ancora...
3. scuola: la sudditanza dell'istruzione al modello aziendale è
proseguita imperterrita...
4. vertenze territoriali: le pugnalate che i vari comitati hanno
ricevuto in tutta Italia dal governo passato sono troppe per le
capacità di qualunque memoria; una spicca su tutte per chi, come
noi, si oppone alla guerra: Vicenza.
5. tentazioni autoritarie: ancora non si è capaci di rompere con il
Partito Democratico responsabile, in questi ultimi mesi, delle più
incredibili misure repressive -- come quelle sui lavavetri o sulla
persecuzione dei mendicanti -- che hanno definitivamente sdoganato
i peggiori istinti razzisti che la destra teneva in gola e non era
ancora capace di esternare senza pudore; adesso il pudore l'ha
perso e siamo la favola d'Europa.
Ma la sinistra che ha contribuito a questo disastro pensa di ritornare
in gioco dicendo semplicemente "scusate abbiamo sbagliato"?
Noi crediamo non ci sia ancora la percezione del disastro in cui siamo:
il problema non è l'assenza dal Parlamento della sinistra, è soprattutto
che la tradizionale base della sinistra si è rivolta a destra sperando
disperatamente di trovare una risposta al problema di sopravvivere
giornalmente. La vittoria della destra non è solo elettorale; purtroppo
è culturale e la sinistra che si è illusa di mitigare la globalizzazione
ne è in parte responsabile.
Come persone fortemente convinte delle ragioni della pace e della
giustizia vi chiediamo se non temete che questa iniziativa dell'11
ottobre sia vista da lavoratori, precari, disoccupati, come una prova di
superficialità. Vi chiediamo accoratamente se non temete di proseguire
ulteriormente nella perdita di credibilità senza che venga fatta una
vera e seria autocritica (che vada anche ben oltre l'esperienza del
passato governo).
In gioco non è solo la sopravvivenza di partiti e partitini, poltroncine
e strapuntini, ma i valori stessi della sinistra.
Ripensateci, vi preghiamo.
Rete semprecontrolaguerra (semprecontrolaguerra at tiscali.it)
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