[Redditolavoro] SMONTATO LO STATUTO DEI LAVORATORI (NEWS)...

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Sun Oct 12 00:53:36 CEST 2008


Smontato lo statuto dei lavoratori L'ultima sorpresa del ddl Tremonti
Articolo 18. Il testo arriva in aula giovedì. Limiterà i poteri del giudice su licenziamenti e contratti
(10 ottobre 2008)
Sottotraccia, senza grandi clamori, la camera dei deputati si
appresta a stravolgere ancora un po' il diritto del lavoro. E, già che
siam lì, a limitare le competenze dei giudici del lavoro.



Il colpaccio è contenuto nel Disegno di legge 1441 quater, ultimo
erede di quell'enorme disegno di legge (il 1441, appunto) che il
governo aveva presentato a giugno, collegandolo alla finanziaria, per
poi trovarsi costretto a spacchettarlo in quattro tronconi. Ognuno con
un frutto avvelenato, compreso questo, a sua volta geometricamente
smontabile in quattro pessime mosse.



La prima, contenuta nell'articolo 65, alla voce «Clausole generali
e certificazione», ha l'obiettivo, neppure nascosto, di limitare
l'azione del giudice del lavoro alla sola valutazione di legittimità.
Il testo è piuttosto chiaro: «In tutti i casi in cui le disposizioni di
legge contengano clausole generali \ il controllo giudiziale è limitato
esclusivamente, in conformità ai principi generali dell'ordinamento,
all'accertamento del presupposto di legittimità e non può essere esteso
al sindacato di merito sulle valutazioni tecniche, organizzative e
produttive che competono al datore di lavoro o al committente».



Vuol dire, a farla breve, che il giudice del lavoro, non potrà
andare oltre il controllo di legittimità. Lo spiega bene Claudio
Treves, coordinatore del Dipartimento Politiche attive del lavoro nella
Cgil: «Se prima un giudice, davanti ad un contratto a tempo determinato
stipulato per l'aumento di produttività poteva valutare ed
eventualmente sanzionare un contratto stipulato con un titolo
inadeguato, adesso - chiarisce - dovrà valutare solo i requisiti
formali del contratto».



Al comma due il quadro non migliora: «Il giudice non può
discostarsi dalle valutazioni delle parti espresse in sede di
certificazione dei contratti di lavoro», così come previsto dalla legge
Biagi. E ancora - e siamo al comma 3 - «nel valutare le motivazioni
poste alla base del licenziamento, il giudice fa riferimento alle
tipizzazioni di giusta causa e di giustificato motivo presenti nei
contratti collettivi ovvero nei contratti di lavoro stipulati con
l'assistenza e la consulenza delle commissioni di certificazione», di
cui parla sempre la legge 30. Tradotto, vuol dire che il magistrato
dovrà limitarsi a controllare che il contratto stipulato concordi col
patto su cui si basa. E, quindi, non sarà sottoposto solo alla legge,
ma pure ad un accordo che in astratto (ma, a sentire i sindacalisti,
anche in concreto) potrebbe contenere parecchi problemi di legittimità.



Infine, negli articoli successivi, il testo si propone di
«incentivare» l'arbitrato per risolvere le controversie di lavoro. E ai
lavoratori licenziati, precari o no, lascia come unica strada 120
giorni di tempo per proporre ricorso al giudice, chiudendo la strada
alle richieste «non giuridiche» che in molti casi risolvevano il
problema grazie alla mobilitazione sindacale.



Il Partito democratico ieri pomeriggio ha firmato comunicati di
fuoco. L'ha fatto il ministro della giustizia ombra Lanfranco Tenaglia
- «si fa carta straccia dello statuto dei lavoratori, si torna indietro
a trenta anni fa» - e quello del Lavoro, Cesare Damiano - «è grave che
il governo tenti in modo surrettizio di cambiare radicalmente il
processo del lavoro».



Si sa già come andrà a finire. Anche se la legge dovesse subire
qualche scivolone, come è già capitato alla riforma del processo civile
cascata in aula grazie alle assenze dei parlamentari Pdl, queste norme
rischiano di volare all'approvazione del senato. E chiudere il cerchio
che in pochi mesi ha fatto fuori la stabilizzazione dei precari della
pubblica amministrazione e, se non fosse stato per una modifica
ottenuta dal pd in commissione, rischiava di limitare il diritto ai
permessi retribuiti. Una riforma del lavoro vera e propria.
Spacchettata e confezionata per un consumo rapidissimo.

Sara Menafra (il manifesto del 07 Ottobre 2008)
fonte: www.ilmanifesto.it/
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