[Redditolavoro] L'Alfa reagisce: non permetteremo speculazioni

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Sun Nov 23 14:36:13 CET 2008


La Prealpina, 21 novembre 2008

*Un mese di "cassa". L'Alfa reagisce: non permetteremo speculazioni*

ARESE - «Per tanti l'Alfa è già chiusa da dieci anni. Ma non è così. Qui ci
sono ancora 750 lavoratori tra Fiat e Povvertrain, mentre altri 500 sono
impegnati al call center. Non accettiamo nuova cassa integrazione e non
accettiamo speculazioni. Noi non ci arrendiamo!».
Lo striscione dello Slai Cobas è un pò scolorito, ma la grinta dei delegati
è sempre la stessa. Lo si è visto ieri alla portineria centrale dell'Alfa
Romeo di Arese. Dalle 5.30 gli autonomi hanno bloccato tutti gli ingressi.
Lo sciopero ha avuto il cento per cento delle adesioni, nessuno è entrato.
Carabinieri e Digos hanno sorvegliato la zona in forze, ma tutto si è svolto
senza problemi. Prima delle 11 i sindacalisti hanno tolto i bancali che
impedivano l'acces­so ai capannoni e agli uffici che ad Arese sono ancora
operativi.
Fiat ha aperto la cassa integrazione dal 15 dicembre all'11 gennaio.

Su 363 lavoratori, nella prima settimana ne saranno interessati 280.
Nel restante periodo saranno 310. In Powertrain la cigo interesserà 149
lavoratori la prima settimana, 182 nella seconda e terza e 161 nella quarta.
Tutti a casa venerdì 5 dicembre.

A questo problema si aggiungono i guai della Rina Servizi, la società nata
nell'Alfa business park per dare lavoro ai cassintegrati estromessi il 9
dicembre 2002. Dovevano essere riassorbiti 550 dipendenti sui 1023 lasciati
a casa. In sei anni le assunzioni sono state 73 e adesso Aig Lincoln,
l'immobiliare americana che aveva ottenuto i terreni con notevole sconto in
cambio di posti di lavoro, in un primo tempo ha annunciato i licenziamenti
per il personale Rina, poi, in un incontro svoltosi mercoledì, ha proposto
di assumere  direttamente le 73 persone.
«Dal dicembre 2002 è una vergogna continua  -ha tuonato Corrado Delle Donne,
storico leader del Cobas-Abbiamo sottoscritto con le istituzioni e i
proprietari delle aree 3-4 accordi e non si è mai visto il lavoro.  Per
Rina, non solo gli americani non reintegrano gli ultimi cassintegrati
rimasti, ma hanno detto che dal primo gennaio lasceranno a casa  tutti.
Abbiamo avviato un blocco nei giorni scorsi, uno martedì e ancora oggi. Ora
dicono che subentrano loro costituendo una società come Abp che assorba i
lavoratori. Finora si sono sempre rimangiato tutto.
Se non scrivono nero su bianco non ci crediamo». In quest'ottica, finchè non
ci sarà un accordo da firmare, «in tempi rapidi e con le opportune
garanzie», la mobilitazione continuerà.
«Aig è fallita e il governo americano -ha spiegato delle Donne- ha concesso
miliardi di dollari. In pratica qui potremmo rivolgerci a Bush e Obama. Noi
siamo stufi. La festa è finita. Lo diciamo anche a Marchionne, per Fiat: se
tutti sono uguali, come dice, allora tutti devono avere un lavoro e un
salario adeguato, con diritti garantiti»

«Al Capannone 10 ci scippano le ultime lavorazioni, costringono a trasferte
a Torino e Balacco - ha aggiunto Mario Ricciardi - E' un film già visto. Non
dobbiamo permetterlo. E dobbiamo fermare le speculazioni. Rho ha già
concesso 7mila metri quadrati come area commerciale: Dobbiamo ribaltare con
la lotta i piani di chi qui vuole portare centri commerciali e case. L'Alfa
non si arrende. Ci promettono 50mila posti di lavoro con l'Expo, ma saranno
solo precari, non possiamo accettare di perdere mille posti ad Arese. E' il
momento di ribellarsi.  Anche perché le istituzioni accettano lo
smantellamento. Qui non ci sono ventenni, chi perde il posto è rovinato».
Operai e impiegati chiedono che al Biscione non restino solo il Museo
affiancato da un village espositivo e da percorsi di guida virtuali.
Vogliono difendere la più grande fabbrica della Lombardia, mentre le
istituzioni discutono di alberghi e centri commerciali e nei sotterranei del
capannone 30 vengono depositati materiali del Museo della Scienza e della
Tecnica.
«Dobbiamo muoverci, perchè qui a gennaio arriveranno le ruspe -dice Renato
Parimbelli- Arese era il simbolo della lotta, ora cancellano i diritti uno
ad uno ma noi diciamo di no e ogni settimana lo ripeteremo. Ma non servono
le camionette della polizia: non siamo delinquenti».
«Altrove Fiat affronta la flessione del mercato, nei reparti professionali
la cig è ingiustificata -aggiunge Luigi, per gli impiegati- Per la prima
volta i quadri condividono la lotta degli autonomi. Grazie alla loro
resistenza siamo ancora qui e la lotta ha pagato».

Angela Grassi




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