[Redditolavoro] Re: SENTENZA SCUOLA DIAZ - GIUSTIZIA DI STATO - DA FEDERAZIONE ANARCHICA ITALIANA

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Sat Nov 15 22:53:47 CET 2008


La quadratura del cerchio

 

Uno dei punti che caratterizzano lo Stato, strumento specifico per il 
controllo della società da parte della classe dominante “è l’istituzione 
di una /forza pubblica/ che non coincide più direttamente con la 
popolazione che organizza se stessa come potere armato. Questa forza 
pubblica particolare è necessaria perchè un’organizzazione armata 
autonoma della popolazione è divenuta impossibile dopo la divisione in 
classi. (...) Questa forza pubblica esiste in ogni Stato e non consta 
semplicemente di uomini armati, ma anche di appendici reali, prigioni e 
istituti di pena di ogni genere. (...) Essa (...) si rafforza nella 
misura in cui gli antagonismi di classe all’interno dello Stato si 
acuiscono”

(Friedrich Engels, L’origine della famiglia, della proprietà privata e 
dello Stato)

 

È un segno dei tempi il fatto che, a sette anni circa di distanza, 
quanto accaduto a Genova nel luglio del 2001, come pure i conseguenti 
strascichi, continuino a destare stupore ed indignazione.

Dopotutto non è successo nulla di così diverso da molte altre volte in 
cui la popolazione di questo o quel paese sia scesa in piazza per 
cercare di interrompere l’inesorabile avanzare dello schiacciasassi 
capitalista. La storia di queste lotte è costellata di morti 
“giustiziati”, abbattuti per strada, incarcerati, torturati, eccetera. 
Ed il fatto di abbassare i livelli di aggressività o delle richieste in 
dette manifestazioni, non è mai stato garanzia di minor livello 
repressivo, soprattutto quando si parla di capitalismo in crisi e 
furiosamente alla ricerca di mantenere le proprie quote di profitto.

Così non è strano che la repressione appunto si sia abbattuta su 
chiunque sia sceso in piazza in quei giorni. Semmai strano è il non aver 
notato i segnali abbondanti che avvisavano di tale repressione.

A Napoli (occorre ricordarlo, con governo di “centrosinistra”) i 
manifestanti erano stati rinchiusi e pestati senza scampo in una piazza.

A Goteborg, solo l’errore di mira del poliziotto che ha sparato ha fatto 
sì che non ci fosse il morto. Chi ha visto il filmato lo può confermare.

A Genova, il dispiegamento di forze, sia nella quantità, sia nella 
qualità di queste forze (incursori, reparti speciali dei carabinieri e 
dell’esercito impiegate in scenari di guerra, equipaggiamenti 
particolarmente avanzati) rendeva manifesto quello che in effetti è 
successo dopo: la città è stata _presa militarmente_, e le decine e 
centinaia di migliaia di manifestanti sono stati utilizzati come 
bersagli di un’addestramento alla repressione di una sommossa popolare.

Niente truppe sfuggite al controllo, niente panico e disorganizzazione, 
o ragazzini sprovveduti. Le linee del comando erano saldamente 
collaudate e coordinate. Indicativa anche la presenza nella sala 
operativa di tre esponenti di AN, partito che, oltre ai legami di 
parentela diretti (fratello di Gasparri alto ufficiale dei Carabinieri), 
da anni lavora capillarmente per radicarsi nelle forze armate, che 
occorre ricordarlo, non sono più i “figli del popolo” di cui parlava 
Pasolini, ma professionisti addestrati e lautamente ricompensati.

L’equipaggiamento, il numero dei colpi sparati, le percosse e le torture 
inflitte, la spedizione punitiva alla Diaz, tutte cose già ampiamente 
commentate.

Ma come sottolinea la citazione da Engels, la forza pubblica non si 
compone solo di uomini armati; di essa fanno parte anche settori che 
dovranno in seguito ed a titolo più duraturo gestire ed amministrare la 
repressione: istituti di pena, e magistratura, anch’essa parte di questa 
forza pubblica.

Ecco perchè appare abbastanza desolante vedere quanta gente, anche 
uomini e donne che hanno vissuto le lotte degli anni ’60 e ’70, in 
lacrime, stupiti ed indignati per sentenze che non rispondono alle loro 
aspettative. Come se si potesse sperare che la mano sinistra punisca 
quel che ha fatto la destra.

È ingenuità pura sperare che uno Stato ordini tramite un suo funzionario 
un’azione repressiva di una certa intensità, vista l’efficenza lo 
promuova a ruolo di maggiore responsabilità, dopodichè, lo punisca per 
soddisfare la voglia di giustizia degli oggetti della repressione.

Ma d’altra parte è ingenuità tipica dei tempi, in cui si usano 
impropriamente termini come “globalizzazione”, “neoliberismo”, “impero”, 
senza rendersi conto che si sta parlando sempre della stessa bestia, lo 
sfruttamento capitalista, confondendone anzi la percezione proprio 
dandogli mille nomi.

E di questa ingenuità hanno responsabilità enormi tutte quelle forze 
politiche e sindacali della “sinistra” che per decenni, ma tuttora lo 
fanno, hanno incitato i lavoratori ai sacrifici per salvare il paese, la 
produzione, l’economia; che hanno additato, denunciato e consegnato 
nelle mani della repressione quanti non si adeguavano ai loro giochi di 
potere e poltrona; proprio quelli che nei giorni del G8 di Genova 
chiedevano a gran voce perchè la repressione ha colpito loro e non i 
Black Bloc, accreditando così le menzogne dello Stato inventate per 
giustificare in maniera ipocrita una repressione di massa in  realtà 
voluta e pianificata freddamente.

L’unico modo per trarre profitto dagli insegnamenti di quei giorni in 
realtà consiste nel buttare nella spazzatura tutte le illusioni e le 
menzogne che continuano a rifilarci in nome di un presunto progresso: 
sacrifici, guerre, miseria, sfruttamento, individualismo, e si torni a 
sentirci tutti e tutte parte di un’unica classe che ha rispetto se 
stessa un unico dovere, quello di liberarsi del capitalismo.

So che può sembrare semplice teoria, ma è la pratica nella storia a dire 
questo, non certo io, e d’altra parte, non c’è bisogno di formule 
magiche pronunciate da questo o quell’intellettuale per capire che non 
si può più subire e starsene a piangere.



xxxxxxx  ha scritto:
> GIUSTIZIA DI STATO
>
> La sentenza del 13 novembre 2008 con la quale i giudici della prima
> sezione penale del tribunale di Genova hanno mandato assolti i vertici
> della polizia, che dei pestaggi alla Diaz sono invece responsabili,
> dimostra in maniera esemplare come, in un contesto di autoritarismo
> crescente, anche la magistratura si avvii ad amministrare una
> giustizia di regime.
> Di fatto, questa sentenza ricalca l'ordine giuridico che fu del
> fascismo, per il quale i protagonisti del regime e gli uomini in
> divisa che quel regime sostenevano, godevano sempre e comunque di una
> sostanziale impunità.
> Se il presidente Gabrio Barone e i giudici a latere Anna Leila
> Dellopreite e Fulvia Maggio (è bene tramandarli, questi nomi) avessero
> avuto un minimo di pudore, anche ammesso e niente affatto concesso che
> il capo della polizia e i suoi diretti collaboratori non avessero
> progettato e attuato alcun piano, quel presidente e quei giudici
> avrebbero dovuto riconoscere almeno il reato di omissione di controllo
> dei vertici nei riguardi degli agenti autori dei pestaggi. Per la
> stessa giurisdizione militare (e non solo) ogni comandante, infatti,
> risponde in solido dei reati commessi dai propri sottoposti.
> In continuità con la sentenza emessa per i fatti della caserma di
> Bolzaneto (dove – ricordiamolo – furono compiute vere e proprie
> torture fisiche e morali a danno di manifestanti del tutto inermi), il
> tribunale di Genova anche questa volta copre spregiudicatamente i
> delitti che lo stato e i suoi servi compiono nei confronti dei
> cittadini, riaffermando in tal modo il principio di una giustizia che,
> mentre colpisce con durezza estrema chi contrasti il potere, assolve i
> carnefici che quel potere garantiscono.
> Ma le immagini, riproposte dalle televisioni di tutto il mondo, di
> quei due poliziotti che portano all'interno della scuola Diaz due
> molotov per giustificare l'uso della loro violenza brutale – un modus
> operandi ricorrente delle cosiddette forze dell'ordine dai tempi di
> Scelba a quelli di Cossiga e di Scajola – quelle immagini, insieme con
> le altre delle vittime insanguinate, nessun giudice di regime potrà
> sottrarle alla memoria di quanti si oppongono, come del resto si sono
> opposti, a tutte le stragi perpetrate dallo stato in Italia e alle
> menzogne con le quali si è tentato di occultarle.
>
> Commissione di Corrispondenza della Federazione Anarchica Italiana – FAI
>

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      -(Rapt)-
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