[Redditolavoro] amianto e beffa

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Wed Nov 5 07:40:23 CET 2008


sarebbe interessante sapere se accade anche altrove in Italia.


da il secolo xix
Amianto, stop alle pensioni
04 novembre 2008| Graziano Cetara
Matteo Indice

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CONDIVIDI STAMPA INVIA COMMENTA «Questa sede ha constatato il venir meno alla prestazione concessa, per la quale i benefici derivanti dall’esposizione all’amianto risultano determinanti, e di conseguenza ha provveduto a revocare la pensione di cui lei è titolare. A seguito di tale revoca è stato calcolato un debito che ammonta a 76.181,90 euro. Sulle modalità di recupero di tale debito questa sede si riserva di inviarle successive comunicazioni». L’intestazione del documento è quella dell’Inps - Istituto nazionale della previdenza sociale - la firma appartiene al direttore provinciale, la lettera è stata recapitata venerdì a un ex collaudatore dell’Ansaldo e le banche ieri hanno confermato: da questo mese, alcuni pensionati sospettati d’aver fornito certificazioni-truffa sull’esposizione all’amianto (raccontando di aver lavorato in ambienti contaminati per accelerare l’uscita dal lavoro, senza esserci mai stati) non avranno più il loro vitalizio. 

È l’ultimo tassello, la chiusura d’un cerchio che nessuno avrebbe pensato così rapida e senza fronzoli: dopo le lettere inviate dall’Inps nelle quali si dichiaravano «provvisorie» mille pensioni, dopo le comunicazioni dell’Inail, che preannunciava i tagli nei casi di «manifesta irregolarità», ecco ora nudo e crudo il riflesso economico d’un bubbone che fa tremare a Genova migliaia di persone. Se qualcuno ha dichiarato il falso, il rubinetto è chiuso. E lo Stato chiede pure indietro le mensilità corrisposte negli ultimi anni, denaro destinato a incidere duramente su un bilancio familiare. È vero che gli ex dipendenti possono fare ricorso, percorrere la via della magistratura civile. Ma non è più la strada scelta soltanto da chi paventa l’allungamento dei tempi dopo il blocco dello “scivolo” (chi insomma un lavoro ce l’ha e teme di ritirarsi più tardi); adesso sono obbligati a una corsa controcorrente coloro che ogni mese hanno affitto o mutuo da pagare, sebbene sul conto corrente da ventiquattr’ore non entri più un euro. 

Sono in tutto 30 le comunicazioni inviate dall’Inps delle quali si ha conferma. Quindici riguardano lavoratori il cui assegno è stato «riconteggiato»: andranno in pensione più tardi o con un mensile “alleggerito”. Per altrettanti la situazione è assai più critica: sono usciti dall’azienda (i casi di cui ha notizia Il Secolo XIX riguardano, per ora, esclusivamente l’Ansaldo), ma senza amianto non hanno maturato un livello di contribuzione sufficiente. E in teoria, per arrivare alla pensione, dovrebbero rimettersi a lavorare.

«Da domani mattina sono davanti ai cancelli dell’Ansaldo, ci vado alle sei e gli dico di riassumermi subito. Io ho solo firmato delle carte, pensavo non ci fossero problemi e mai lo avrei fatto se avessi immaginato un epilogo del genere». Negli uffici Cgil di via San Giovanni d’Acri a Cornigliano - una delle sedi “storiche” a Genova, due passi da quel che resta delle acciaierie Ilva - sono urla autentiche quelle che riecheggiano dopo le 15.30 di ieri. Perché chi non riesce a contenere la tensione è un ex collaudatore, 57 anni (l’identità completa viene omessa), casa con mutuo a Voltri e figlio studente a carico: «Se le cose non cambiano, se non si risolve in tempi brevissimi sono semplicemente rovinato». 

Ai sindacalisti che cercano di capirci qualcosa, di fronteggiare il preludio d’un terremoto con ogni probabilità più vasto, sibila infine una frase lapidaria: «Ci hanno ingannato, altri dovrebbero rispondere di questo casino». A lui (tre anni e mezzo di pensione secondo l’Inps ottenuta indebitamente) vengono chiesti oltre 76 mila euro di risarcimento, a un collega 87 mila, a un altro 62 mila. E c’è persino un sessantenne che, senza aver ancora ricevuto la lettera, s’è visto avvertire dalla propria banca: sapeva che la sua era una delle pratiche «riesaminate» e nel momento in cui l’impiegato, ieri mattina nel giorno d’incasso a causa dello slittamento determinato dal ponte festivo, gli ha comunicato che non era stato accreditato nulla, ha capito. 

Non solo. I pensionati che si sono visti materialmente tagliare il vitalizio non risultano finora destinatari di avvisi di garanzia nell’inchiesta per truffa ai danni dello Stato condotta dalla procura del capoluogo ligure, segno che gli istituti previdenziali stanno ormai procedendo a una revisione in grande stile, e l’elenco dei casi messi in discussione non ha diretta aderenza con la lista degli indagati.

La vicenda ha toccato ieri probabilmente il suo punto più critico. E forse non è un caso se questa mattina una delegazione di Confindustria Genova sarà ricevuta in prefettura, per fare il punto e arginare la valanga.




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