[Redditolavoro] Il Trattato di Lisbona deve essere respinto
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Sat May 31 19:39:31 CEST 2008
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Il Trattato di Lisbona deve essere respinto
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di Liliana Gorini
presidente del Movimento internazionale Diritti Civili Solidarietà
29 maggio 2008 - Il Parlamento italiano è chiamato a ratificare il Trattato
di Lisbona, che conferirà poteri straordinari alla Commissione dell'Unione
Europea in quasi tutti gli aspetti della vita dei cittadini, e soprattutto
su questioni di politica economica e di difesa, privando il nostro Paese
della propria sovranità e vanificando in questo senso la Costituzione
italiana, a partire dall'Articolo 1 ***che recita "la sovranità appartiene
al popolo".
In altri paesi, tra cui Francia e Germania, esso è stato ratificato benchè
il testo non fosse ancora stato reso noto, e risultasse del tutto
incomprensibile, inducendo molti parlamentari ad approvarlo senza neanche
averlo letto.
Il Presidente della Repubblica tedesco non ha firmato la ratifica perché
sono immediatamente scattati tre ricorsi alla Corte Costituzionale.
In Irlanda è previsto un referendum contro il Trattato che, secondo le
previsioni, lo boccerà il 12 giugno esattamente come fecero i referendum
contro la Costituzione europea in Francia e Olanda nel 2001.
Lo stesso testo, con alcune modifiche, è stato riproposto col nome di
Trattato, **benchè si tratti di un progetto costituzionale, con l'intento di
vanificare alcuna iniziativa referendaria in paesi come l'Italia che non
prevedono referendum sui trattati.
Negli ultimi mesi si sono tenute numerose manifestazioni contro la ratifica
del Trattato a Vienna, Berlino, e in tutta la Francia, manifestazioni in cui
eminenti costituzionalisti hanno sottolineato la violazione di numerose
norme costituzionali, tra cui quella della neutralità prevista dalla
Costituzione austriaca.
La politica di difesa del Trattato prevede infatti, oltre alle missioni di
pace, anche missioni offensive, che violano l'Art. 11 della nostra
Costituzione, che recita "L'Italia ripudia la guerra come strumento di
offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle
controversie internazionali. Attraverso il potenziamento delle forze
militari messe a disposizione dell'Unione Europea, è in atto un tentativo di
fare dell'Europa un braccio della NATO.
Con la creazione di un gruppo ristretto di paesi a cui verrebbero demandate
le iniziative militari, sarebbe più facile aggirare l'opposizione di chi
vorrebbe evitare lo scontro strategico portato avanti da Londra e Washington
nei confronti di Russia e Cina[1].
Ma è in politica economica che si sentiranno di più gli effetti nefasti di
quella che molti definiscono una vera e propria "dittatura dell'Unione e
della Banca Centrale Europea". Grazie al Trattato di Lisbona, infatti, i
burocrati dell'Unione Europea avranno pieno titolo a bocciare qualunque
misura decisa dal nostro governo, e dagli altri governi europei, per
difendere la propria economia, l'occupazione, i redditi, l'industria e l'agricoltura,
ed intervenire sui prezzi.
La crisi alimentare è un esempio del problema, che verrà aggravato dal
Trattato di Lisbona.
Mentre in tutto il mondo si moltiplicano gli appelli a intervenire per
frenare la corsa al rialzo dei prezzi delle derrate alimentari, e mettere
fine alla folle politica di sussidi ai "biofuels" che ne è tra le cause, l'Unione
Europea, nella persona del Commissario Agricolo Mariann Fischer Boel,
continua ad insistere nell'abolire la PAC (Politica Agricola Comune) che
difende gli agricoltori, e nel mantenere l'obiettivo del 10% di consumi
energetici coperti dai biocarburanti, il che significa che riceveranno
sussidi solo gli agricoltori che producono per i biofuels, e non per nutrire
il mondo, benchè da più parti (il Ministro dell'Agricoltura francese Michel
Barnier, il ministro Tremonti e l'ex ministro del Commercio Estero Emma
Bonino) questa sia stata definita una politica "criminale" che aumenterà le
carestie in tutto il mondo e provocherà rivolte non solo nei paesi poveri ma
anche in quelli "intermedi", quali Egitto, Indonesia e Pakistan.
Nel nome del "mercatismo" e del "libero commercio", Unione Europea e WTO
impediscono ai governi di intervenire contro la speculazione finanziaria sui
prezzi, non solo delle derrate alimentari, ma anche del petrolio, su cui si
arricchiscono i grandi speculatori, mentre la gente comune non arriva a fine
mese. Interventi come quello del ministro dell'Agricoltura francese Barnier
in difesa dei pescatori, o del governo italiano in difesa dell'Alitalia,
potranno essere vietati dalla burocrazia di Bruxelles nel nome del Trattato
di Lisbona, che dà la precedenza a delibere europee.
Ci sono almeno 2 articoli della Costituzione italiana che prevedono tali
interventi dello Stato, e che dovrebbero avere la precedenza sul diktat
europeo:
Art. 3.
È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e
sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini,
impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva
partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica
e sociale del Paese.
Art. 43.
A fini di utilità generale la legge può riservare originariamente o
trasferire, mediante espropriazione e salvo indennizzo, allo Stato, ad enti
pubblici o a comunità di lavoratori o di utenti determinate imprese o
categorie di imprese, che si riferiscano a servizi pubblici essenziali o a
fonti di energia o a situazioni di monopolio ed abbiano carattere di
preminente interesse generale. (enfasi nostra)
Il Presidente Schifani ha annunciato che il voto sul trattato è prioritario.
Ma anche da noi si levano autorevoli voci di critica. L'ex ministro e
insigne giurista Giuseppe Guarino, ordinario di diritto amministrativo
all'Università di Roma, ha diffidato dal ratificare il trattato così com'è,
perché esso codificherebbe un sistema di "governo di un organo" o
"organocrazia". Il prof. Guarino ha esposto la sua critica in una conferenza
pubblica a Firenze il 19 maggio, alla presenza di costituzionalisti, esperti
e amministratori.
Il trattato viola almeno due articoli della Costituzione italiana, l'Art. 1
("La sovranità appartiene al popolo") e l'Art. 11 (L'Italia "consente, in
condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità
necessarie"). Riguardo a quest'ultimo, le condizioni di parità sono violate
dal fatto che paesi come la Gran Bretagna e la Danimarca, membri del
trattato, sono esonerati dalla partecipazione all'Euro. Così essi possono,
ad esempio, fissare il tasso d'interesse in modo vantaggioso per loro ma
svantaggioso per gli altri firmatari del trattato.
Inoltre, osserva Guarino, il Trattato di Lisbona aumenta sensibilmente i
poteri della Commissione Europea. Ad esempio, nel caso della procedura di
infrazione del Patto di Stabilità, stabilita dall'Art. 104, la Commissione
finora aveva solo il potere di notificare l'avvenuta infrazione al Consiglio
dei Ministri dell'EU, che poi decideva se avviare la procedura o meno. Nella
nuova versione, sono stati introdotti tre piccoli cambiamenti che spostano
quei poteri in seno alla Commissione. Non sarebbe saggio approvare il
trattato, riproponendosi di cambiare in seguito le sue parti sbagliate, ha
osservato il prof. Guarino. Ciò sarebbe di fatto impossibile, dato che
occorre l'unanimità.
Un altro eminente costituzionalista tedesco, il prof. Schachtschneider, ha
sviluppato una lezione dal titolo "La legittimazione della pena di morte e
dell'omicidio" in cui sostiene che il Trattato di Lisbona nel suo continuo
sostenere una cosa e rimandare ad altra contraria attraverso il richiamo
alle "Spiegazioni della Carta dei Diritti Fondamentali" ****legittima la
pena di morte e l'omicidio "per reprimere, in modo conforme alla legge, una
sommossa o un'insurrezione" e "per atti commessi in tempo di guerra o in
caso di pericolo imminente di guerra" (ben 14 Stati dell'Unione europea sono
impegnati nella guerra in Iraq). A queste tesi ovviamente se ne
contrappongono di contrarie. Ma mentre la "battaglia delle opinioni"
incalza, la politica deve decidere.
Ci appelliamo dunque al Parlamento italiano affinchè eviti approcci
settoriali, e veda il contesto generale in cui si inserisce il Trattato di
Lisbona: una crisi sistemica in cui si è pronti a scelte anti-democratiche
pur di tenere in piedi una bolla speculativa destinata comunque ad
esplodere. Se il dato giuridico è importante, esso deve essere
contestualizzato al particolare momento storico. La considerazione del
momento storico non può prescindere dalla lettura economica intesa come
capacità relazionale dell'umanità con la biosfera.
Se già dalla semplice lettura e contestualizzazione storica del Trattato di
Maastricht, era comprensibile che il processo avviatosi nel '92 non era
altro che una tappa di un sovraprocesso oligarchico-imperiale, oggi, a
distanza di 16 anni, abbiamo l'evidenza della tardiva percezione dei sensi a
dimostrarcelo. E pensare che avremmo evitato alla popolazione europea 16
anni di progressive difficoltà, rimettendoci alla lungimirante luce della
ragione piuttosto che attendere il tardivo verdetto della percezione
sensoria!
Come sostiene giustamente il Prof. Guarino, occorre distinguere tra
euromercato (nel senso di mercato europeo) ed eurosistema (nel senso di
sistema composto di istituzioni europee). L'euromercato esisteva già prima
dell'eurosistema. L'euromercato non necessitava dunque dell'eurosistema.
Questo eurosistema è una costruzione evidentemente oligarchica. Il cuore
dello stesso non è la Corte di Giustizia europea, tanto meno il Parlamento
europeo o il Consiglio d'Europa. Il cuore e dominus della costituzione
materiale europea, dei processi all'interno della quale si sviluppano, è la
Banca centrale europea (Bce).
Non ci si deve confondere. La Bce non è un ente democratico. La Bce è
formalmente un ente di diritto pubblico, ma nella sostanza è un ente
dominato dalle banche private. La Bce decide la politica monetaria e
finanziaria, e conseguentemente decide la politica economica dell'Europa.
Guarino mette al centro del suo discorso il trattato stesso con i suoi
meccanismi. Tuttavia Guarino stesso riconosce che dei due parametri
fondamentali della struttura dell'Unione monetaria europea, si è prestato
attenzione al rapporto defitic/pil ma non a quello debito pubblico/pil.
Quest'ultimo è di anno in anno progressivamente peggiorato non solo per l'Italia,
ma anche per la Germania e la Francia; le violazioni di questo europarametro
non sono state sanzionate in alcun modo. Dunque è subentrato nella
costituzione materiale un elemento discrezionale. Questa discrezionalità è
esercitata appunto dalla Bce[2].
Ratificare il Trattato di Lisbona rappresenterebbe un'ulteriore
legittimazione di questo sistema oligarchico che già troppo a lungo è durato
ed i cui disastrosi risultati, in termini di tenore di vita reale della
popolazione europea, sono sotto gli occhi di tutti. Ratificare il Trattato
di Lisbona vorrebbe dire rafforzare ancor più un eurosistema oligarchico.
Il disegno dei padri fondatori dell'Europa, De Gasperi, De Gaulle e
Adenauer, era quello di un'Europa dei Popoli non di un'Europa delle banche.
Facciamo dunque appello al Parlamento italiano ed al Presidente Napolitano
affinchè non ratifichino il Trattato di Lisbona, e promuovano piuttosto
presso le sedi internazionali un nuovo sistema monetario e creditizio, una
Nuova Bretton Woods, che metta fine alla speculazione e rilanci l'economia
reale, come viene ormai chiesto a viva voce da più parti.
Liliana Gorini (presidente del Movimento Solidarietà, Milano)
v. Sant'Alessandro Sauli 24 - 20127 Milano tel. 02-2613058
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