[Redditolavoro] APPELLO AI LAVORATORI ITALIANI E STRANIERI

marku at inventati.org marku at inventati.org
Sat May 24 08:51:20 CEST 2008



una posizione, a mio parere, lucida e solare

come si diceva un tempo 
costruiamo l'unità dal basso




On Fri, 23 May 2008 23:06:30 +0200, "clochard" <spartacok at alice.it> wrote:
> 
> Non simpatizzo certo per lo SLAI, ma purtroppo mi sembra praticamente
> l'unico "soggetto" in Italia che stia bene o male tentando di mettere al
> centro di questa fase bruttissima la questione cruciale ed
imprescindibile
> del mercato del lavoro globale. Angolazione di classe che, sola, può
> sventare la tragedia di una "guerra tra poveri" su scala planetaria, di
cui
> stiamo assaggiando le prime manifestazioni...
> 
> e
> 
> 
> 
>  
> APPELLO  AI  LAVORATORI ITALIANI  E  STRANIERI
> 
> 
> 
> 
> Operai, lavoratori, proletari italiani e di ogni nazionalità: per i
> nostri padroni noi non siamo altro che merce forza-lavoro che produce
> profitti di cui loro si appropriano. Il nostro diritto a vivere come
esseri
> umani è subordinato alle esigenze economiche del nostro padrone e del
> mercato. Il diritto allo sfruttamento operaio è sancito dallo Stato e a
> questo - se “compatibili” - sono subordinati tutti gli altri
> “diritti”, a cominciare da quello di guadagnarci da vivere per noi e
> per le nostre famiglie. 
> 
> 
> 
> 
> Molti capitalisti, nella ricerca del massimo profitto, chiudono le
> fabbriche in una Regione e le aprono in un’altra, le chiudono in Italia
e
> le aprono in Paesi dove il costo del lavoro è irrisorio.
> 
> Altri chiamano in Italia, ogni anno, centinaia di migliaia di lavoratori
> immigrati da sfruttare con salari da fame nelle fabbriche, nei cantieri,
> nell’industria agricola, mettendoli in concorrenza con i lavoratori
> italiani per abbassare i salari e dividere i lavoratori, alimentando la
> guerra fra poveri, per poi abbandonarli senza mezzi al loro destino
quando
> non servono più..
> 
> I padroni ed i loro governi (sia quelli di CentroDestra che quelli di
> CentroSinistra) – sono i primi responsabili del peggioramento della
> nostra condizione di vita e di lavoro, dell’aumento dello sfruttamento,
> dei morti sul lavoro e di lavoro, delle malattie professionali, delle
> mancanza di case, dello strangolamento dei mutui e degli affitti -
cercano
> di nascondere le loro responsabilità mettendoci gli uni contro gli altri
> per deviare la lotta dal vero obiettivo: il sistema capitalista.
> 
> A differenza delle epoche passate, quando i lavoratori delle classi
> subalterne pativano la fame per effetto delle carestie, nel sistema
> capitalista i lavoratori peggiorano le loro condizioni per aver prodotto
> troppo. La sovrabbondanza di capitali e di merci diventa oggi fonte di
> miseria e la recessione americana e la crisi, ormai giunta anche alle
porte
> dell’Europa, porterà nuove guerre e peggiorerà ulteriormente la
> condizione della classe lavoratrice se non ci sarà una risposta
adeguata.
> 
> 
> 
> 
> Noi lavoratori non abbiamo niente da spartire con i nostri padroni. La
> difesa dei nostri interessi ci spinge a fianco e non contro i lavoratori
di
> tutti i Paesi.
> 
> Oggi l’impoverimento e la miseria crescente di intere popolazioni del
> “terzo” e “quarto” mondo, di sempre maggiori settori di
proletari,
> è frutto dell’abbondanza in mano a pochi.
> 
> 
> 
> 
> Il nemico è in casa nostra, sono i padroni, i parassiti di vario genere,
> e i loro governi.
> 
> 
> 
> 
> Anni di deleghe (in bianco o “critiche”) ad organizzazioni politiche
e
> sindacali della sinistra filoimperialista sono servite solo a creare una
> nuova classe dirigente borghese, composta da ex “sindacalisti di
> sinistra” ed ex “sovversivi”, che ha fatto carriera e si è
sistemata
> sulla pelle dei lavoratori.
> 
> 
> 
> 
> Nessuno difende gli operai se non sono loro stessi a farlo.
> 
> 
> 
> 
> Noi operai, lavoratori, proletari di ogni razza, etnia e religione che ci
> scontriamo ogni giorno sui posti di lavoro e nella società contro il
> capitalismo dobbiamo riprendere in mano il nostro destino costruendo
> adeguate forme di organizzazione di difesa economica conseguentemente
> anticapitalista, ed una forza politica autonoma che sappia mettere in
> discussione con la lotta un sistema che continua a riprodurre i padroni
> come borghesi e gli operai come schiavi salariati.
> 
> 
> 
> 
> Per discutere della nostra condizione e ripristinare un punto di vista
> proletario sui temi dell’organizzazione, delle lotte e della
prospettiva
> politica, invitiamo tutti i lavoratori che condividono il contenuto di
> questo appello a firmarlo e a mettersi in contatto col comitato promotore
> per costruire un percorso che porti ad un’assemblea nazionale
> autoconvocata.
> 
> 
> 
> 
> 
> 
> Comitato promotore Assemblea nazionale autoconvocata
> 
> 
> 
> 
> per contatti, adesioni e promuovere con noi l’iniziativa: 
> 
> posta elettronica: autorganizzati.milano at gmail.com cell. 3357850799 e
> 3381168898
> 
> 
> 
> 
> 
>  
> intervento dello Slai Cobas (Italia) alla IV conferenza sindacale
> internazionale 
> 
> 23-25 maggio 2008 - Edificio del Sindacato Birlesik Metal-Is, Gonen
> Balikesir (Turchia)
> 
> 
> 
> 
> 
> 
> La situazione attuale è contrassegnata da un peggioramento della crisi
> del capitalismo a livello internazionale e ci sono tutte le premesse
> perchè questa si espanda dal piano finanziario a quello produttivo. Nei
> prossimi mesi aumenterà l’attacco alle condizioni di vita e di lavoro
> dei proletari, per consentire alla borghesia di conservare i propri
> profitti. Lo sfruttamento è così destinato ad aumentare, sia
> nell’Occidente avanzato, sia nei paesi arretrati. Il capitalismo non è
> più in grado di garantire una prospettiva di sviluppo, di aumento dei
> salari e di miglioramento delle condizioni di vita dei lavoratori. Per
> continuare ad esistere deve necessariamente comprimere il “costo del
> lavoro” e, conseguentemente, peggiorare le condizioni dei proletari.
> Dagli anni ’70 del secolo scorso la riduzione dei salari reali e dei
> diritti dei lavoratori è stata la leva fondamentale per garantire
> l’accumulazione e questo spiega il paradosso solo apparante del
permanere
> di una fase di crisi e stagnazione e, contemporaneamente, di una crescita
> esponenziale dei profitti.
> 
> 
> 
> 
> L’aumento della concorrenza tra capitalismi, la contrapposizione tra
> stati, il ruolo egemone degli USA, il crescere e il diffondersi di guerre
e
> di nazionalismi, contribuiscono a conservare la divisione tra i proletari
a
> livello internazionale e a contrastare lo sviluppo di lotte di difesa
> autonome e indipendenti della classe lavoratrice. La divisione dei
> proletari ha anche origine nelle politiche di partiti e sindacati della
> “sinistra ufficiale” che da tempo sono subordinati alla difesa degli
> interessi del proprio capitalismo nazionale e contrastano il manifestarsi
> di qualsiasi prospettiva anticapitalista. I loro obiettivi, infatti, sono
> quelli di gestire la crisi del “proprio” capitalismo e di difendere
gli
> interessi della “propria” borghesia nazionale sul piano
internazionale.
> Nei paesi occidentali i governi di “centro sinistra” e “centro
> destra” hanno entrambi condotto politiche antioperaie e di
peggioramento
> delle condizioni dei lavoratori, come ha mostrato ad esempio
l’esperienza
> italiana, francese o inglese. I sindacati legati all’ILO (International
> Labour Organization) nella maggior parte dei casi sono corresponsabili di
> questa situazione e tutti i sindacati “ufficiali” dei paesi
occidentali
> sono da tempo divenuti strumenti per il controllo dei lavoratori, per
> piegarli alla collaborazione interclassista, per impedire che tra i
> proletari si manifesti una prospettiva sindacale e politica chiaramente
> anticapitalista.
> 
> 
> 
> 
> La divisione tra lavoratori a livello internazionale è oggi rafforzata
> anche: 1) dalla politica dei capitalisti occidentali di trasferimento
delle
> produzioni nei paesi arretrati, dove riescono ad ottenere bassi salari e
> assenza di diritti sindacali; 2) dallo sfruttamento selvaggio dei
> lavoratori immigrati nei paesi occidentali che favorisce un abbassamento
di
> tutti i salari. Questi due fattori contribuiscono allo sviluppo della
> concorrenza e della divisione tra i lavoratori, che si manifesta
> ideologicamente col crescere del razzismo e con la subordinazione dei
> lavoratori alle campagne nazionaliste e razziste dei propri governi.
Così
> i lavoratori invece di unirsi indipendentemente dalla propria
nazionalità
> e dal colore della propria pelle, invece di unirsi tra di loro quali
> appartenenti alla stessa classe lavoratrice, sono spinti a mettersi in
> concorrenza tra di loro, favorendo il loro sfruttamento da parte dei
> capitalisti.
> 
> 
> 
> 
> Noi pensiamo invece che sia necessario cominciare a muoversi per
ritrovare
> un’unità internazionale dei lavoratori, del proletariato, su una
> prospettiva chiaramente anticapitalista. Un’unità sul piano sindacale,
> ma anche su quello politico. I lavoratori possono contare solo sulla
> propria forza e organizzazione, sulla loro unità, sul fatto di essere la
> maggioranza dell’umanità.
> 
> Non solo è necessario, ma è anche possibile. Nonostante le guerre,
> nonostante uno sfruttamento sempre più feroce e oppressivo, nonostante
che
> i paesi occidentali che si atteggiano a difensori della “democrazia”
> mantengano in vita regimi dittatoriali in numerosi paesi dove investono o
> portano produzioni e possono così avere manodopera a basso costo e priva
> di diritti minimi, nonostante tutto questo è un capitalismo che arranca
e
> in tutto il mondo iniziano a prodursi risposte e lotte dei proletari.
> 
> 
> 
> 
> L’Argentina è stata percorsa da una grandissima lotta in tutta la fase
> della crisi generale del paese nel 2001-2002. Gli autoferrotranvieri in
> Italia nel 2003 in massa hanno ripetutamente violato la legge
antisciopero
> rivendicando aumenti salariali consistenti, fuori e contro le direttive
di
> Cgil-Cisl-Uil. In Corea c’è stata una vasta ondata di agitazioni nel
> 2004, condotte dal KTCU, per i diritti sindacali e contro la guerra in
> Iraq. Sempre in Italia nel 2004 gli operai della Fiat di Melfi hanno
> scioperato a lungo contro lo strapotere padronale in fabbrica. Gli operai
> marittimi in Corsica nel 2005 hanno bloccato i trasporti da e per
> l’isola, per contrastare la ristrutturazione. I lavoratori dei
trasporti
> urbani di Teheran in Iran, tra la fine del 2005 e i primi del 2006, si
sono
> mobilitati contro il sindacato di stato iraniano e la repressione
> poliziesca (700 arresti di scioperanti) per ottenere la contrattazione
> collettiva (negata dal regime) e aumenti dei salari a 600 USD al mese.
Nel
> Messico alla fine del 2006 c’è stata la rivolta popolare e proletaria
a
> Oaxaca per la difesa delle condizioni di vita e di lavoro, sempre più
> peggiorate dalla politica neoliberista del governo. Dal 2000 in poi la
Cina
> è percorsa da lotte operaie, particolarmente nelle “zone speciali”
> dove le fabbriche sono di comproprietà del capitale straniero (italiani
> compresi), lotte spesso represse anche con uccisioni. In questi anni gli
> operai si stanno riorganizzando, dopo la violenta repressione appoggiata
> dai paesi occidentali, anche in Indonesia attorno all’Indonesian
National
> Front for Labour Struggle (FNPBI). Dal luglio 2007 si stanno organizzando
e
> mobilitando in Polonia gli operai della Fiat per ottenere aumenti
> salariali, nonostante Solidarnosc sia da tempo ormai divenuta un
sindacato
> di regime. In Serbia gli operai della Zastava si sono mobilitati per i
> salari e contro i licenziamenti (4.500) tra agosto e settembre 2007.
> 
> E sicuramente ci sono molte altre lotte e resistenze che abbiamo scordato
> e di cui non si sa nulla, come ad esempio qui in Turchia, di cui in
Italia
> si parla solo per dire che non deve entrare in Europa o quale area di
> investimento e sfruttamento per i capitalisti italiani, che vi trovano
> bassi salari e pochi diritti per i lavoratori rispetto all’Italia.
> 
> 
> 
> 
> E’ arrivato il momento di riannodare i fili dell’internazionalismo
> proletario, della lotta comune e unitaria dei proletari a scala mondiale,
> è una necessità per contrastare un capitalismo sempre più feroce che,
> con le guerre e con la distruzione dell’ambiente, ha la possibilità di
> portare alla distruzione dell’intera specie umana.
> 
> ***
> 
> 
> 
> 
> Lo Slai Cobas (Sindacato dei lavoratori autorganizzati intercategoriale),
> è un sindacato costituito da lavoratori autorganizzati in Comitati di
Base
> e contrapposto radicalmente alle politiche di concertazione e
> collaborazione interclassista dei sindacati “ufficiali” Cgil, Cisl
Uil.
> 
> 
> In Italia i diritti sindacali sono appannaggio dei sindacati
> “ufficiali” firmatari dei contratti (da anni di svendita delle
> condizioni e dei diritti dei lavoratori), così di fatto il padronato
può
> scegliere con quale sindacato trattare e con quale non farlo. Per fare un
> esempio nei posti di lavoro vengono eletti i delegati dei lavoratori, le
> Rappresentanze Sindacali Unitarie. Nel settore privato i sindacati
> “ufficiali” hanno diritto al 33% di delegati indipendentemente dal
> numero di voti ottenuti. In questo modo capita che anche in posti di
lavoro
> dove siamo i più votati abbiamo la minoranza dei delegati eletti dai
> lavoratori. Questo è un esempio della “democrazia” sindacale in
> Italia.
> 
> Noi non rivendichiamo diritti sindacali democratici e uguali per le sigle
> sindacali, ma direttamente per i lavoratori. Per fare un esempio, in
Italia
> i lavoratori hanno il diritto a fare delle assemblee in orario di lavoro,
> ma possono essere indette unicamente dai sindacati, non dai lavoratori. E
> sempre più spesso il padronato e i sindacati “ufficiali” si
accordano
> perchè le assemblee possano essere indette solo dai sindacati
> “ufficiali” e basta. Noi rivendichiamo il diritto a indire le
assemblee
> per tutti i lavoratori.
> 
> 
> 
> 
> In questo periodo siamo organizzando la resistenza operaia alla
> ristrutturazione negli stabilimenti automobilistici della Fiat, che tenta
> di piegarci con licenziamenti politici per intimidire i nostri militanti
e
> impedire lo sviluppo della lotta operaia. Siamo tra quelli che
organizzano
> la resistenza dei lavoratori all’aeroporto di Malpensa (Milano) contro
la
> ristrutturazione e anche qui i nostri militanti sono stati più volte
> licenziati per rappresaglia. Abbiamo condotto un’importante lotta di
> oltre 18.000 precari della pubblica amministrazione in Sicilia. Siamo
> presenti nel settore privato e in quello pubblico in numerose località
> italiane e in svariate categorie di lavoratori, la nostra presenza
> fondamentale è nelle fabbriche e tra gli operai. Per noi lo Slai Cobas
è
> uno strumento per raggiungere l’obiettivo di un sindacato
anticapitalista
> di massa, che organizzi i lavoratori superando sia la frammentazione in
> tante sigle minori, sia il predominio dei sindacati collaborazionisti.
> 
> 
> 
> 
> 
> 
> Slai Cobas (Sindacato dei Lavoratori Autorganizzati Intercategoriale)
> www.slaicobas.it



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