[Redditolavoro] LO SHOW DELL'EMMA IN CONFINDUSTRIA...

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Thu May 22 19:42:07 CEST 2008



 LO SHOW DELL' EMMA-NAZIONALE IN CONFINDUSTRIA...
by falce @ 2008-05-22 - 18:36:52

LA SIG. MARCEGAGLIA EMMA POTRA' FARE SHOW AD USO E CONSUMO DEI RICCHI E DEI LORO POLITICI E SINDACALISTI BABBEI E INETTI, MA NON INCANTA CERTAMENTE CHI DURAMENTE TIRA LA CARRETTA IN FABBRICA SCHIACCIATO A 1000 EURINI COL PERICOLO QUOTIDIANO DI SCHIATTARE PER UN NONNULLA, PRODUCENDO MONTAGNE DI MERCI SUL QUALE TUTTI CI MANGIANO LAUTAMENTE MENO I PRODUTTORI STESSI: GLI OPERAI.

 MA ANDIAMO AI PUNTI ESPRESSI DALL'EMMA-NAZIONALE:

1-crescita zero? ci fa' ridere sentire di "crescita bassa o addirittura zero" quando come riportato da quotidiano Repubblica del 4 maggio 2008, dalla banca investimenti dell'onu, su scala internazionale si e' spiegato approfonditamente che:

I PROFITTI DELLE AZIENDE HANNO MANGIATO ALTRI 8 PUNTI DELLA QUOTA CHE ANDAVANO AI SALARI NEGLI ULTIMI 20 ANNI, IN PROGRESSIONE ANNO PER ANNO, E CHE PER L'ITALIA HA SIGNIFICATO 150 MILIARDI DI EURO PASSATI AL PROFITTO CONTRO I SALARI SULLA RIPARTIZIONE RICCHEZZA LORDA PRODOTTA (PIL).

2- DA CIO' NE CONSEGUE LOGICAMENTE CHE ORAMAI I PROFITTI DEI PADRONI (CRESCENTI ALTRO CHE CRESCITA ZERO) "ROVINANO" E CANNIBALIZZANO DIRETTAMENTE I SALARI OPERAI, LA REALTA' IMPONE QUINDI UNA LOTTA SERRATA DA PARTE DEI PRODUTTORI DIRETTI PER IL SALARIO SPINTO IN BASSO DALLA VORACITA' STESSA DI CHI ACCUMULA PROFITTI, FATTURATI, UTILI. ALTRO CHE CHIACCHERE NEUTRE E IMPERATIVI DISTINTIVI.

3-SUI BOND RIMANDIAMO ALLA VICENDA PARMALAT...

4-SUI SINDACATI CI FANNO RIDERE LE AFFERAMAZIONI DELL'EMMA-NAZIONALE QUANDO PARLA DI FARE E RIFARE TAVOLI A SECONDA DELLE SUE CONVENIENZE, PORTAFOGLI, E FANNULLISMI VARI...CI DOVREBBE SPIEGARE COME MAI NELLE GRANDI AZIENDE CIRCOLANO E VENGONO PAGATE UN IRA DI DDIO TANTE PICCOLE-AZIENDE CON RELATIVI "STIPENDI D'ORO" DI INGEGNERI, GEOMETRI, CAPI, PREPOSTI E INFINE OPERAI ESTERNI CHE SVOLGONO LAVORI PERFETTAMENTE SVOLGIBILI DAGLI OPERAI INTERNI ALL'AZIENDA MADRE (CHE SPESSO AGGIRANO QUALUNQUE REGOLAMENTO CONTRATTUALE E DI SICUREZZA)...LI CHIAMANO "INVESTIMENTI"...O POLITICHE DI SCALA MA E' SOLO UN MUOVERE ENORMI CAPITALI DALLE E NELLE STESSE LURIDE POCHE MANI. 5- SULLE PENSIONI SI CAPISCE MEGLIO: AUMENTARE ANCORA L'ETA' PENSIONABILE COSICCHE' SI MUOIA DIRETTAMENTE SUL LAVORO, RAGION PER CUI FRA' UN PO' PENSIONI? QUALI, TUTTI IN AZIENDA FINO ALLA MORTE...

6-PER LE DONNE PARITA' DI TRATTAMENTO COL PUNTO 5...UNA VERA EGUALITARIA LA EMMA-NAZIONALE

7-NUCLEARE A GO GO, COSI' SVILUPPOIAMO SENZA DIRLO L'ARMAMENTO CRUCIALE CHE ANCORA MANCA NELLE IMPRESE (VEDI ESPANSIONE PRESENZA MILITARE ALL'ESTERO, PARTICOLARMENTE EST E MEDIO-ORIENTE MA NON SOLO) DELL'IMPERIALISMO ITALIANO DEI PADRONI...

8-CHICCA FINALE SUI GIOVANI DELLA SERIE; CHE ME NE FACCIO DI UN OPERAIO 50ENNE ESPERTO, FISSO, E CONSUMATO, CI PASSO SOPRA CON UN 20ENNE SOTTO RICATTO, CON SCHIENA NUOVA, E SE NON GLI VA' BENE LO TORCHIO PER LICENZIARLO METTENDOLO IN COMPETIZIONE NEI RITMI STANDARDIZZATI COL 20ENNE "VOLENTEROSO"...ABBASSO L'ESPERIENZA W LA GIOVENTU' "INERMITTENTE" CHE "SOMMINISTRO" QUANDO MI VA'...

EIA' EIA' W EMMA'...

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Roma | 22 maggio 2008 Marcegaglia: il ritorno alla crescita deve essere il nostro vero obiettivo strategico Il discorso di Emma Marcegaglia all'Assemblea annuale di Confindustria~ Assemblea di Confindustria. L'intervento di Silvio Berlusconi Vedi anche Berlusconi: "Il programma di Confindustria sara' anche il nostro" Nel Paese "c'e' uno scenario nuovo e irripetibile" e "abbiamo la possibilita' di far rinascere il Paese". E' ottimista il neopresidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, che nel giorno del suo debutto all'Assemblea degli industriali, cita il filosofo Diderot: "solo le passioni, le grandi passioni, possono innalzare lo spirito a grandi cose". E, ancora, aggiunge: "ci muove una straordinaria passione per l'Italia. Per questo sono ottimista. Sono sicura che non sprecheremo questa occasione". "La malattia dell'Italia si chiama crescita zero. Il ritorno alla crescita, ad una crescita sostenuta, deve essere il nostro vero obiettivo strategico. Chi non condivide questa priorita' gioca contro l'Italia e gli italiani. Su questo non ci possono essere posizioni neutre". Il ruolo dell'Europa E' giunto il momento di ripensare la politica agricola dell'Ue. Ci vuole la revisione del budget comunitario. L'Ue deve adottare una politica efficace per una nuova politica energetica, piena coscienza del ruolo dell'euro, tassi di interesse più bassi, un euro troppo forte rispetto al dollaro penalizza le nostre esportazioni. Non si può sottovalutare la crisi delle economie europee. La crisi dei mercati sembra lontana da una soluzione La finanza è una strordinaria leva di sviluppo, ma la pura produzione di finanza ha mostrato tutti i suoi limiti. E' tempo di tornare alla vecchia finanza degli investimenti sulla realtà produttiva.(applausi) In una fase di rallentamento le banche possono dare un forte segnale. La malattia dell'Italia si chiama crescita zero, il ritorno alla crescita devev essere il nostro obbiettivo. Piace al neo presidente di Confindustria Emma Marcegaglia l'idea del Ministro dell'Economia Giulio Tremonti sull'emissione di bond europei: "Servirebbe una revisione complessiva del budget comunitario. E va approfondita - ha detto - la proposta di obbligazioni europee sul mercato dei capitali, come ha rilanciato Giulio Tremonti". I sindacati Chiediamo ai sindacati di negoziare in nome dell'interesse reale dei lavoratori e non di una superata ideologia. Dopo quattro anni i sindacati hanno una posizione unitaria. Molte proposte non sono per noi condivisibili come l'idea di indicizzare le retribuzioni ai prezzi cosa che ci porterebbe fuori dall'Europa. Ma siamo pronti per affrontare un nuovo tavolo di trattative. Ma l'applauso più forte, sentito e scrosciante la Marcegaglia lo ha strappato quando ha detto che non si può accettare che un dipendente timbri il cartellino per poi lasciare il posto di lavoro, in quanto è un insulto per i lavoratori onesti pubblici e privati. Pensioni Il welfare italiano, ha proseguito, "e' particolarmente inefficiente e iniquo. Quasi il 60% della spesa sociale serve a coprire dal rischio di vecchiaia, perche' l'eta' media dei pensionati e' bassa e il pensionamento avviene tre anni prima che nella media dell'Ocse. Negli Usa la pensione viene erogata per dodici anni, in Danimarca per undici, in Italia per diciassette". Questa "distorsione", ha sottolineato ancora Marcegaglia, condanna l'Italia a destinare appena il 2% alla spesa sociale al sostegno del reddito di chi ha perso il posto di lavoro, un terzo della media europea. Altrettanto scarsi sono gli aiuti alla famiglia e cio' si riflette nella bassa natalita'. Solo il 12% della spesa sociale va al 20% piu' povero della popolazione". E con questo "squilibrio a favore delle pensioni, abbiamo rinunciato a quella grande risorsa che l'occupazione femminile". E' attivo solo il 47% delle donne in attività lavorativa, il 31% nel sud. Dobbiamo avere più donne al lavoro e un Welfare a favore della famiglia e dell'infazia. Nucleare "E' tempo di tornare a investire nell'energia nucleare, settore dal quale ci hanno escluso piu' di vent'anni fa decisioni emotive e poco mediatiche", afferma. L'abbandono del nucleare "ha accresciuto la nostra insicurezza - spiega la leader di Confindustria - e la nostra dipendenza dall'estero, ha sottratto altre risorse alla crescita, ha gonfiato le bollette elettriche di famiglie e imprese". L'Italia non è un paese per giovani Le politiche adottate non aiutano i giovani. Vogliamo una società aperta, dove l'anzianità di carriera non sia il solo modo per remunerare. Dico ai giovani: guardate alla competizione e al merito come valori. ---------------------------------------------------------------------------------------------

il manifesto del 20 Maggio 2008 Ricchi e poveri, il gap avanza
La disuguaglianza nella distribuzione dei redditi è ai livelli più alti. Lo dice un sondaggio del Financial Times. E lo confermano tutte le istituzioni economiche Sara Farolfi La disuguaglianza nella distribuzione del reddito ha raggiunto livelli intollerabili per la gran parte dei cittadini in Europa, Stati Uniti e Asia. Ciò che stupisce non é tanto il dato, quanto piuttosto il fatto che a curare il sondaggio d'opinione (oltre 8.700 questionari, in otto paesi) e a darne notizia é il Financial times. E non é tutto. Una consistente maggioranza di cittadini degli otto paesi (Italia, Francia, Germania, Spagna, Inghilterra, Stati uniti, Cina e Giappone) pensa anche che il gap nella distribuzione del reddito sia destinato ad accentuarsi nei prossimi cinque anni, ed é convinto che i ricchi dovrebbero pagare più tasse dei poveri, mostrando così di vedere nella fiscalità generale uno strumento di giustizia sociale. Che anche la Bibbia del capitalismo, come viene definito il quotidiano economico inglese, si eserciti (a modo suo, naturalmente) sul tema dell'anche i ricchi piangano nostrano, che aveva suscitato tante e tali levate di scudi? In un rapporto delle Nazioni unite, citato dal quotidiano, si stima che le 50 persone più ricche nel mondo guadagnano più di 416 milioni di poveri. Ma i dati in materia si sprecano e tutte le istituzioni internazionale - dalla Banca mondiale al Fondo monetario internazionale (Fmi), fino alla Banca dei regolamenti internazionali - convergono sull'analisi: nell'arco di un ventennio, a partire dagli anni '80, la distribuzione del reddito é vistosamente peggiorata, polarizzandosi sempre più nella forma piramidale che vede pochissimi ricchi al vertice e moltissimi poveri in fondo. L'ineguaglianza é cresciuta dappertutto, nelle economie emergenti come in quelle avanzate, nei paesi in via di sviluppo e in quelli industrializzati. Il Fmi, nel suo ultimo World economic outlook, la definisce una «chiara inversione di tendenza rispetto al generale declino dell'ineguaglianza che aveva contrassegnato la prima metà del ventesimo secolo». I ricchi, spiega l'istituto monetario, sono diventati sempre più ricchi a danno di quella che una volta si chiamava classe media, i poveri sono rimasti poveri. L'ultima ondata di globalizzazione, per usare le parole del Financial times, ha creato «una super-classe» di persone ricche. Del gap esistente nella distribuzione della ricchezza tra profitti e salari si é occupato invece l'ultimo rapporto della Banca dei regolamenti internazionalin (Bri): la quota destinata ai profitti é talmente alta (e, specularmente, talmente bassa quella destinata ai salari) da non avere precedenti negli ultimi 45 anni, dice il rapporto. Perciò non dovrebbe stupire che, in larga maggioranza, i cittadini intervistati, alla domanda 'pensi che il gap tra ricchi e poveri sia troppo alto', abbiano risposto 'sì'. Persino negli Stati uniti, «tradizionalmente più tolleranti rispetto alle disuguaglianze», i 'sì' hanno raggiunto il 78% degli intervistati (l'Italia, con i 'sì' sopra all'80%, si colloca al terzo posto, dopo Germania e Francia), mentre poco più del 60% di costoro pensa che il governo dovrebbe alzare le tasse sui redditi più alti (in Italia, al terzultimo posto nella classifica degli otto paesi, dice 'sì' il 58% degli intervistati). E' stato il Financial times, ultimamente, il più puntuale cronista delle lotte per il pane che sconvolgono il mondo. In Europa, i super stipendi dei manager iniziano a entrare nel mirino dei governi. E in Italia é stato Tremonti a pronunciare l'impronunciabile: una stretta su banche e petrolieri. Parole, nulla di più.

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