[Redditolavoro] OPERAIO UCCISO NEL GRUPPO DELLLA SEGR. DI CONFINDUSTRIA MARCEGAGLIA

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Tue May 20 18:47:06 CEST 2008



UN OPERAIO, MARCO DI GIROLAMO SCHIACCIATO DA UN PACCO DI TUBI D'ACCIAO NELLO STABILIMENTO DELLA SEGR. DI CONFINDUSTRIA EMMA MARCEGAGLIA...
by falce @ 2008-05-20 - 17:43:14

LA SIG. MARCEGAGLIA EMMA SI DICE ADDOLORATA PER LA MORTE DELL'OPERAIO MARCO DI GIROLAMO, SCHIACCIATO DA UN PACCO DI TUBI D'ACCIAIO, MA LEGGETE (QUI SOTTO)COSA SI DENUNCIAVA NON PIU' DI 2 MESI FA' DA PARTE DI OPERAI NEI SUOI STABILIMENTI, INASCOLTATI PRIMA E INASCOLTATI OGGI...

SOLO LA LOTTA DEGLI OPERAI CONTRO LA PROPRIA SCHIAVITU' SALARIATA E CONTRO IL PROFITTO "LEGALE" DEI PADRONI POTRA' CAMBIARE LA SITUAZIONE MA PER FARE CIO' NON BASTANO I SINDACATI, CI VUOLE UN PARTITO ORGANIZZATO IN TANTE FABBRICHE CON ALLA TESTA GLI OPERAI PIU' DECISI E VENDER CARA LA PELLE...

Cremona, muore un operaio all'acciaieria Marcegaglia Ancora morti sul lavoro. Questa volta è successo alle acciaierie Marcegaglia, di proprietà della famiglia del neo presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia. L´incidente è avvenuto martedì mattina nello stabilimento di Casalmaggiore, in provincia di Cremona: vittima, un operaio di 32 anni, Mario Di Girolamo, originario di Cefalù, sposato e padre di due bambini. Ad ucciderlo è stata la caduta di un pacco di tubi d´acciaio caduti da un supporto, che lo ha travolto ed ucciso. «È un evento sconcertante - scrive in una nota la Cisl - che lascia senza fiato. Il sindacato, il coordinamento, le RSU e i lavoratori della Marcegaglia sono da sempre impegnati sui temi della sicurezza perché negli anni passati nel gruppo vi sono stati altri infortuni. Ma l'impegno – proseguono nella nota – non è mai sufficiente: i carichi di lavoro, la fatica, la fretta, l'organizzazione del lavoro devono essere a misura d'uomo, non contro l'uomo». «È per me un giorno molto triste», ha fatto sapere Emma Marcegaglia in conferenza stampa a palazzo Chigi. «Alla famiglia della vittima - ha continuato - va tutta la mia solidarietà e qui riaffermo, sia da presidente di confindustria sia da imprenditrice, che il nostro impegno sulla sicurezza nei posti di lavoro sarà fortissimo». Pubblicato il: 20.05.08 Modificato il: 20.05.08 alle ore 17.41 ----------------------------------------------------------------------------------------------

Se devo rischiare per donna Emma di Antonio Sciotto su Il Manifesto del 09/03/2008

Tutti pazzi per Emma: un sondaggio tra i «saggi» di Confindustria dà al 95% il gradimento di Marcegaglia, prossima presidente degli industriali (in carica da maggio, sostituirà Luca Cordero di Montezemolo). Ma è più interessante, a proposito, un altro sondaggio realizzato dal settimanale Economy e dalla Fondazione Istud su 221 manager e imprenditori italiani: la percentuale di quelli che chiedono alla nuova Confindustria di mettere mano allo Statuto dei lavoratori e alla «flessibilità in uscita» (la manomissione dell'articolo 18, promossa ormai non solo da Berlusconi ma anche dal Pd di Colaninno, Ichino & Calearo) è pari al 43% degli intervistati, mentre il 48,9% ritiene che non si dovrebbe intervenire. Che la base dei manager sia meno ideologica dei vertici? Le risposte confortano. In ogni caso abbiamo verificato con mano che all'interno delle fabbriche del gruppo Marcegaglia - il presidente e fondatore è il padre Steno, mentre Emma è tra i consiglieri - i lavoratori non se la passano troppo bene, in special modo sul fronte della sicurezza; ritorna insomma l'«incubo» della Confindustria, che in questi giorni ha dato immagine pessima di sé rifiutando le giuste sanzioni che il governo ha messo in cantiere per le imprese che violano le leggi: e dopo i fatti della Thyssenkrupp e di Molfetta è davvero increscioso che ci sia anche un solo cittadino del nostro paese che possa respingere un giro di vite sul tema. Vedremo se Emma saprà innovare, dando un'immagine di maggior rigore e accettando che la società metta dei paletti al profitto libero. Per ora quello che accade nel suo stabilimento di Boltiere, nel bergamasco, però non lascia ben presagire: c'è un gruppo di lavoratori, concentrato nel reparto stoccaggio, che rischia ogni giorno la vita. Un breve ritratto del gruppo Marcegaglia ci parla di un colosso specializzato nella trasformazione dell'acciaio, in particolare per produrre tubi e trafilati, con 47 stabilimenti, 6500 dipendenti e un fatturato annuo di 4 miliardi di euro (2007). Il centro è a Gazoldo degli Ippoliti, nel mantovano, dove nacque nel 1959 il primo laboratorio, fondato appunto da Steno, e dove oggi c'è l'impianto più grosso, con oltre 1200 operai; notevoli anche i siti di Ravenna (più di 600) e Forlì (quasi 400); Boltiere e Casalmaggiore, in Lombardia, contano rispettivamente 240 e 340 dipendenti. Come ci racconta Luca Pescalli, Rsu Fiom di Boltiere, da Casalmaggiore arrivano ogni giorno circa 15 camion di tubi, con singoli carichi tra i 5-600 chili fino a 30-40 quintali. A Boltiere, da qualche tempo e dopo lunghe richieste, è finalmente disponibile l'elettromagnete che solleva i carichi. Il problema è che da Casalmaggiore i tubi non arrivano adeguatamente imbragati, dunque l'elettromagnete è di fatto inutilizzabile. Gli operai di ogni turno devono dunque salire su una scaletta, e stare sospesi a un'altezza di sei metri sopra i tubi, per agganciarli manualmente. Non sono neppure assicurati a un cavo: se i tubi si muovono e se un operaio dovesse scivolare, farebbe un volo di sei metri. Lo stabilimento di Boltiere non è nuovo a questi problemi. Nel 2007 un edile albanese, che lavorava in nero per una ditta in appalto che costruiva una palazzina per gli impiegati, è morto cadendo da un'altezza di 7 metri: è stato trasportato dai colleghi in ospedale, e all'inizio denunciato come «infortunio domestico». Nel 2006 un operaio è finito in rianimazione per il contraccolpo di un carico di tubi sganciato d'improvviso. E lo scorso dicembre i dipendenti hanno scioperato perché l'azienda ha fatto smantellare un tetto in amianto poco distante dai reparti senza avvertire le Rsu e bloccare la produzione. Le Rsu sono ora impegnate in trattative con Marcegaglia. Bergamo registra comunque dati pesanti sul fronte infortuni: 35 morti nel 2007, in crescita sul 2006; la provincia è seconda in Lombardia solo a Milano. Alla fonderia Pilenga si è verificato qualche mese fa il caso di un operaio sospeso perché segnalava i rischi sulla sicurezza. Alla Technimont di Castelli Caleppio, denuncia il delegato Fiom, parlare di sicurezza è un tabù. «Dobbiamo fare tutti uno sforzo - spiega Mirco Rota, Fiom - Ma soprattutto non funziona il sistema dei controlli dell'Ispettorato: intervengono da 6 mesi a un anno dopo le segnalazioni, un tempo che vanifica il nostro lavoro».

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