[Redditolavoro] BUONI PASTO: ci risiamo !

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Wed Mar 26 22:20:03 CET 2008


Ci risiamo.
Non è passato un anno (blocco del lotto 2) che la CONSIP regala, ai lavoratori pubblici, un'altra delle sue "perle".
Il 14 febbraio 2008 sono state pubblicate le sentenze, emesse dalla Sezione III del TAR Lazio, n. 1370/2008 sul ricorso n. 10518/2007 proposto da Day Ristoservice S.p.A, n. 1371/2008 sul ricorso n. 9419/2007 proposto da Repas Lunch Coupon s.r.l e n. 1372/2008 sul ricorso n. 9420/2007 proposto da Qui! Ticket Service S.p.A, con le quali l'organo di giurisdizione amministrativa ha annullato i provvedimenti di esclusione dei ricorrenti nonché tutti gli atti conseguenti, relativi alla gara Buoni Pasto ed. 4 (538.461.538 n° di buoni pasto suddivisi nei lotti n. 1 Valle d'Aosta, Piemonte, Lombardia e Liguria, n. 2 Friuli Venezia Giulia, Veneto, Emilia Romagna e Toscana e province autonome di Trento e di Bolzano, n. 3 Lazio, n.4 Umbria, Marche, Abruzzo, Molise, Puglia, n.5 Campania e n. 6 Basilicata, Calabria, Sicilia e Sardegna).

Il TAR del Lazio aveva bloccato la gara CONSIP, per il servizio di buoni pasto ai dipendenti delle pubbliche amministrazioni, già con l'ordinanza del 9 gennaio 2008, disponendo "l'inibizione in via interinale di ogni atto, anche di natura contrattuale, consequenziale agli affidamenti in contestazione".
Un atto che, in pratica, rinnovava una decisione già assunta dai giudici amministrativi lo scorso 6 dicembre 2007, con l'ordinanza n. 1427 e che si è conclusa con le sentenze di febbraio 2008. 
I ricorrenti, infatti, hanno contestato alla CONSIP l'esclusione dalla gara di alcune aziende partecipanti, nonostante i migliori punteggi risultanti dalle loro offerte.
CONSIP, avrebbe ritenuto "estranee all'offerta" le condizioni da queste presentate, relativamente ai "servizi aggiuntivi" destinati agli esercizi convenzionati ed alla vendita di pubblicità, mediante il veicolo delle copertine dei carnet dei buoni pasto.
Dall'altra parte, la paura di un nuovo squilibrio nel settore dei ticket, peraltro molto appetibile, unitamente alla preoccupazione che i "servizi aggiuntivi" possano ricadere sugli esercenti mediante offerte "anomale", hanno già indotto le varie associazioni di imprese che svolgono attività di ristorazione, a ricorrere al Consiglio di Stato contro le sentenze del Tar Lazio.

Insomma, un impasse di contenziosi che delineano un orizzonte oscuro e, sicuramente, dai tempi incerti. 
A seguito, quindi, di queste pronunce, la CONSIP candidamente ha fatto sapere che "sta svolgendo le attività necessarie al fine di dare esecuzione alle menzionate decisioni giurisdizionali ma che, presumibilmente, sarà possibile per le amministrazioni emettere ordinativi di fornitura a partire dal mese di luglio 2008". 
Ma di quale attività si tratta ?
Semplice, la CONSIP, nella riunione che si è tenuta prima della pausa pasquale, presso la sede di Via Isonzo, a Roma, ha suggerito ai rappresentanti di tutte le amministrazioni presenti, di indire gare a licitazione privata per l'affidamento della erogazione dei buoni pasto, garantendo il proprio supporto legale.
Alla "faccia" della razionalizzazione della spesa pubblica !

Insomma, i danni derivanti dall'incompetenza vengono "scaricati" direttamente sulle amministrazioni che dovranno vedersela direttamente anche con gli eventuali e molto probabili, rilievi degli organi di controllo.
La CONSIP, per chi non lo sapesse, è una società per azioni che lavora seguendo le direttive del Ministero dell'Economia e delle Finanze (MEF), suo unico azionista, ed è al servizio della pubblica amministrazione (almeno dovrebbe esserlo!).
Dal 2000, uno dei suoi compiti è quello di far risparmiare lo Stato, attraverso un "Programma di razionalizzazione della spesa pubblica per beni e servizi: CONSIP indice bandi di gara nazionali per la fornitura di beni e servizi e, in seguito, apposite convenzioni con i vincitori.
In questo modo, sfruttando la forza della domanda aggregata, secondo CONSIP, si ottengono prezzi più bassi dai fornitori.
Quindi, una delle principali attività svolte per la razionalizzazione degli acquisti, si concretizza con lo sviluppo di Convenzioni quadro.
Peccato, però, che questa scelta comporta, spesso, un ribasso eccessivo.
Più di una volta abbiamo denunciato questo effetto perverso.
Nel caso dei buoni pasto, per esempio, le aziende emittenti alzano le commissioni, del 10, addirittura 12 per cento e chi ci rimette, è il lavoratore che si ritrova con quantità o qualità minori di cibo.
Ora, con questo blocco totale della gara, la CONSIP ha trovato il modo di eliminare anche questo problema !

In questo quadro di contenzioso infinito, fatte salve alcune amministrazioni detentrici di "riserve" dalle quali si potranno attingere i ticket per qualche altro mese, già centinaia di lavoratori non percepiscono più i buoni pasto.
Una situazione inaccettabile che diventerà devastante, per tutti i lavoratori, nei prossimi mesi.

Ancora una volta, quindi, sono i lavoratori a pagare le conseguenze di una irresponsabile e recidiva gestione nella fornitura dei buoni pasto.
L'erogazione e il diritto ad usufruire dei buoni pasto, oltre ad avere natura contrattuale, ha anche natura assistenziale apportata dal datore di lavoro per agevolare la prestazione lavorativa.
E' certo, ormai, che le gare d'appalto, per il servizio sostitutivo di mensa, mediante l'emissione di buoni pasto cartacei, gestita dalla CONSIP (Acquisti in rete della P.A.), non garantiscono l'esercizio del diritto e inficiano persino le prestazioni lavorative.
Si tratta, quindi, oltre che di una chiara inadempienza di un obbligo contrattuale, anche di un comportamento fortemente lesivo della dignità personale e che evidenzia un sistema insufficiente, una incapacità gestionale, appetibile per speculazioni economiche.
Questo, è un dato di fatto incontrovertibile e, qualcuno, dovrà pur rispondere di questa violazione.

La RdB/CUB darà battaglia affinché il valore dei buoni pasto venga MONETIZZATO in busta paga perché, oltre al danno di non avere la disponibilità dei buoni pasto, con il trascorrere del tempo i lavoratori otterranno la beffa di vedere ulteriormente compromesso e ridotto anche il loro potere di acquisto.

 

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