[Redditolavoro] Torino 8 marzo. Cronaca e rassegna stampa

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Tue Mar 11 20:40:57 CET 2008


Torino 8 marzo. Cronaca e rassegna stampa

Senza dio né legge, libere di scegliere
Un fine settimana molto vivace all’ombra della Mole in occasione di un 8
marzo finalmente fuori dai tristi riti che lo avevano segnato negli ultimi
anni, facendone un curioso ibrido tra san valentino, la festa della mamma
e la befana, tra cene di tutte donne, mimose d’ordinanza e uomini nudi in
discoteca.

A quest’indirizzo trovate, oltre alla cronaca, la rassegna stampa:
http://piemonte.indymedia.org/article/1406

Il tocco d’avvio lo hanno dato un gruppo di anarchici e anarchiche
anticlericali che la sera del sette marzo hanno sigillato l’ingresso del
gabbiotto del Movimento per la Vita all’interno dell’ospedale Mauriziano.
Come si legge nel comunicato diffuso in rete “Sui vetri del gabbiotto,
oltre ad una grande A cerchiata, sono stati appesi cartelli dal senso
inequivocabile: ‘la libertà delle donne non si tocca’; ‘chiudere i covi
clericali’; ‘preti fatevi i cazzi vostri!’; ‘Movimento per la vita =
aborto clandestino’; ‘fuori i preti dagli ospedali’; ‘senza dio né legge,
libere di scegliere’.
Quel gabbiotto è una vergogna che andrebbe cancellata da ogni ospedale.
Una vergogna pagata con soldi pubblici al servizio di un’associazione di
integralisti che si apposta nei pressi dei reparti di ginecologia ed
ostetricia con i depliant pieni di menzogne per mettere all’indice le
donne che consapevolmente decidono sulla loro vita e sul loro futuro.
Quella di non avere un figlio non desiderato o al quale non sarebbero in
grado di garantire una vita degna di essere vissuta è una scelta adulta,
consapevole, che merita rispetto, quel rispetto per la vita delle donne e
dei bambini che la chiesa non ha. Dove va l’amore per la vita quando
l’aids fa strage dove i preti predicano di non usare i preservativi? Dov’è
l’amore per la vita quando milioni di bambini muoiono perché non hanno
denaro per cibo e medicine?
Quelli del movimento per la vita – come l’intera Chiesa Cattolica -
trattano le donne come assassine, negano la loro libertà e le considerano
eterne minorenni da tutelare o intimidire. La chiesa – ieri con i roghi –
oggi con una morale che altro non è che lo strumento della perpetuazione
del potere arrogante di una casta di uomini celibi le donne le ha
assassinate e vuole continuare a farle morire, riaprendo il baratro
dell’aborto clandestino, delle mammane, del silenzio e della vergogna.
È da ormai molto tempo che la paura sta cambiando di campo, che i preti e
i loro accoliti hanno smesso di intimorire, perché le donne hanno alzato
la testa e non la piegheranno.
Siamo alla vigilia dell’8 marzo, non rito, non festa, ma giorno di lotta.
Con questo piccolo gesto di ribellione all’invadenza clericale vogliamo
ricordare le tante donne che sono morte d’aborto clandestino e le tante
che si sono ribellate ed hanno lottato perché tutto questo avesse fine.”

La mattinata del giorno successivo, un 8 ma	rzo decisamente umido, al
Balon gli anarchici della FAI torinese hanno dato vita ad un presidio
anticlericale molto visibile. Oltre allo striscione “senza dio né legge,
libere di scegliere”, alla distro ed al volantinaggio è stato allestito un
punto info gestito da un prete in tonaca che faceva propaganda all’aborto
clandestino, una pratica della quale la Chiesa Cattolica è sponsor
ufficiale. Molti passanti hanno mostrato apprezzamento per un’iniziativa
di denuncia del ruolo della Chiesa.
Nel volantino distribuito durante la giornata si criticavano le posizioni
di mera difesa dall’offensiva clericale che caratterizzano le posizioni di
molti gruppi e collettivi, asserendo che “Sono ormai molte a pensare che
sia venuto il momento di passare dalla resistenza all’attacco, respingendo
le interessate tutele di partiti e sindacati che, dopo essersi – tutti –
inginocchiati al trono di Ratzinger - ora le corteggiano perché vogliono
il loro voto.
Purtroppo ancora molte parlano di diritti, di necessità di difendere
qualche legge. In particolare la 194, quella che regolamenta e limita la
libertà di scegliere o meno la maternità.
Questa legge – tutte le leggi – non garantisce ma ingabbia. Quando venne
promulgata sancì che la libertà delle donne non poteva più essere repressa
e allora andava regolamentata. Prima della 194, abortire era vietato: chi
lo faceva, rischiava la vita perché abortire era un lusso e i ferri da
calza costano poco. Chi lo faceva rischiava la galera, perché abortire era
un reato. Le femministe sfidarono apertamente la proibizione al punto che
i legislatori non poterono che prenderne atto e cambiare le regole. Ma le
nuove regole, seppur migliori delle precedenti, sono piene di limiti e
trappole. Chi oggi attacca la libertà femminile, lo fa proprio partendo
dalle possibilità che questa legge gli offre.
Per questo è tempo di affermare una libertà senza legge, senza tutele,
senza limiti che non siano quelli posti dalla scelta di vita di
ciascuna.”.

L’otto marzo torinese è proseguito nel pomeriggio con un grande corteo che
ha attraversato le vie del centro, un corteo autorganizzato senza partiti
e sindacati, che ha segnato un importante momento di lotta nella nostra
città. Quasi diecimila donne di tutte le età e numerosi uomini vi hanno
preso parte riportando nell’agone politico il rifiuto delle politiche
familiste, la difesa degli attacchi alla libertà femminile, la necessità
di riprendere l’iniziativa sul lavoro, i servizi, la libertà personale.

Il giorno successivo si è scatenata la canea mediatica contro l’azione
degli anarchici al Mauriziano e contro il corteo femminista. Tra i
consiglieri comunali del PD la componente cattolica, non paga di prendere
le distanze dagli anticlericali, ha denunciato il corteo come mandante
morale, gli ex DS, tra cui Rossomando sulla Stampa, si sono invece
limitati ad “esprimere solidarietà al movimento per la vita per un atto di
‘violenza’ del tutto estraneo alla cultura delle donne”. Il giorno
successivo il Consiglio Comunale ha espresso la propria condanna
dell’azione degli anarchici, bollata ancora una volta come ‘violenta’.
Questa classe politica che definisce violenza il sigillare una serratura è
la stessa che sostiene la guerra e l’occupazione in Afganistan, la stessa
che dimentica la violenza infinita di quell’associazione omicida che è la
Chiesa Cattolica. Nel loro volantino gli anarchici della FAI descrivono
così la Chiesa “Una casta di uomini celibi - sebbene certo non casti - nel
segno del padre ha torturato ed ucciso milioni di donne (e di uomini). Chi
dice che è storia di ieri chiude gli occhi di fronte all’arroganza di
un’istituzione che si è piegata alla modernità per non soccombere ma,
oggi, che il vento soffia in senso contrario, rialza la testa con
prepotenza.
In paesi ultracattolici come la Polonia, l’Irlanda, il Brasile, dove
abortire legalmente è vietato, gli aborti clandestini mietono vittime su
vittime.” E poi ancora “Ridisegnare le relazioni sociali nel senso voluto
dalla Chiesa Cattolica significa imporre un ordine del mondo che
nell’oppressione femminile ha un cardine robusto, perchè la libertà di
scelta delle donne ha rappresentato e rappresenta la rottura di un ordine
simbolico e reale che non può prescindere dal controllo dei corpi
femminili.”
Quest’otto marzo è stata una giornata importante per la libertà delle
donne, di quella libertà che, se guardi a fondo, è anche la libertà di
tutti.

Questo resoconto comparirà sul numero 10 del settimanale anarchico Umanità
Nova
http://www.ecn.org/uenne/

Federazione Anarchica Torinese – FAI
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