[Redditolavoro] SULMONA PRESIDIO SOTTO IL CARCERE

vittoria huambos at virgilio.it
Sun Mar 9 19:36:34 CET 2008


In ogni città non si fa altro che parlare di sicurezza, del problema 
sicurezza,di questa ondata di criminalità che invade le nostre strade, 
violenza e ultra violenza spiattellata negli schermi davanti a "cittadini" 
sempre più assoggettati al dominio del grande fratello. State attenti, 
chiudetevi nelle vostre case: potreste imbattere in un rom,in un ladro, un 
violentatore e perchè no in un terrorista. Nella folclorica italia abbiamo 
terroristi di tutti i colori e di tutti i tipi: 
musulmani,anarchici,brigatisti vecchi e nuovi,ultras,operai. Tutti loro sono 
additati come sovversivi, rivoltosi, con finalità di eversione dell'ordine 
democratico, dunque terroristi da far sbranare all'opinione publica.
Tutta gente indagata o indagabile per associazione sovversiva.
In effetti quest'ordine democratico va mantenuto, un ordine che semina 
guerre per far crescere il germe della tecnocrazia attraverso interventi 
umanitari, un ordine che distrugge aria terra e acqua per il nostro 
sviluppo, per lo sviluppo del progresso umano (così lo chiamano), un ordine 
che mantiene la giusta e sana distanza tra sfruttati e sfruttatori, un 
ordine che per mantenersi in vita deve sacrificare più di mille morti 
all'anno sul lavoro solo in questo paese.
Un ordine che per mantenersi ha bisogno del servilismo, del controllo 
sociale, del ricatto costante verso i suoi sudditi.
Dunque telecamere ovunque, condizioni miserabili e precarie di vite,un 
sistema punitivo per chiunque esce dalle linee preindicate,che si 
concretizza nelle varie forme repressive(espulsioni,fogli di 
via,T.S.O.,sorveglianza speciale e carcere).
Come non capire chi sente dentro di se una forte tensione che spinge al 
rovesciamento di questo ordine, alla sovversione di questo esistente. uomini 
e donne che vengono chiamati terroristi,nient'altro non sono che persone che 
non accettano il potere del dominio esercitato su di loro e sugli altri, 
ognuno con diversi modi di opporsi a quest'ultimo.
Quello che viene condannato da parte del sistema non è quello che una 
persona ha fatto,ma quello che una persona è, il suo pensiero, e la sua 
potensialità di nemico interno al sistema stesso.
Il fatto di essere anarchico già di persè è condannabile e perseguibile, 
parlare di azione diretta e sabotaggi nella democrazia del libero pensiero è 
sufficente per incappare nelle maglie della repressione.
La minaccia di un pensiero antipotere deve essere eliminata nel nascere, è 
per questo che molti compagni anarchici e non solo finiscono nelle patrie 
galere con capi di accusa come associazione sovversiva.
Questo è anche il caso di un nostro amico e compagno, Michele, che per il 
suo impegno nelle lotte, da quelle in difesa della terra contro la 
devestazione ambientale in Umbria a quelle contro l'istituzione carceraria e 
le più sottili forme di tortura tecnologica e controllo mentale, dopo 
quattro mesi si vede ancora rinchiuso in una merda di prigione sotto un 
regime speciale come l'E.I.V. (elevato indice di vigilanza).Accusato con 
altri quattro ragazzi di appartenere a una associazione sovversiva, e nello 
specifico di aver compiuto un paio di sabotaggi e di aver minacciato la 
presidente della regione. Le indagini si basano sulle solite quattro frasi 
estrapolate e decontestualizzate dal loro contesto.
Gli altri quattro ragazzi sono o in stato di libertà in attesa di giudizio o 
agli arresti domiciliari. La domanda sorge spontanea: com'è che a Michele 
viene respinto il ricorso per la scarcerazione?
La risposta a nostro avviso è molto semplice: per ciò che Michele è, ovvero 
un ragazzo che ha sempre rivendicato fino ad ora il suo essere anarchico. Un 
dettaglio che ha fatto la differenza rispetto ai suoi coindagati.
Non ci interessa entrare nelle logiche da aula di tribunale, di dover 
parlare di innocenza o colpevolezza, ci basta condividere la tensione per il 
rovesciamento di questo sistema,la nostra solidarietà è nella complicità 
degli intenti.
Ogni persona che si sente ribelle, che non accetta di tollerare ancora 
soprusi e repressione, dovrebbe interessarsi delle condizioni dei propri 
compagni, saperli sostenere e difendere nei momenti di bisogno.
Cosi come la solidarietà non può rimanere una parola vuota, un concetto 
passivo,bensì dovrebbe riempirsi di una portata attiva, la solidarietà 
dovrebbe sposarsi con la complicità nel portare avanti le lotte interrotte 
da arresti e repressione.
Perciò rilanciare l'azione diretta come pratica di solidarietà e di lotta.

SABATO 5 APRILE DA MEZZOGIORNO AL TRAMONTO PRESIDIO SOTTO IL CARCERE DI 
SULMONA DOVE SI TROVA MICHELE.
LIBERTA' PER MICHELE. LIBERTA' PER TUTTE E TUTTI.

Per scrivergli:
MIchele Fabiani
via lamaccio 2 67039
Sulmona (AQ)

anarchiche e anarchici



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