[Redditolavoro] LAVORARE COME SOMARI E MORIRE COME CANI

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Tue Mar 4 23:06:47 CET 2008



		IL PROGRAMMA DEI PADRONI: LAVORARE COME SOMARI E MORIRE COME CANI...

		
			
				da				 falce
			 	@ 2008-03-04 - 21:49:47			 

				 
	“Che vita è lavorare come
somari e morire come i cani?” s’è domandata l’anziana zia di Luigi
Farinola uno degli operai morti ieri a Molfetta, in provincia di Bari.
Luigi, assieme ad altri sette operai, lavorava per la Truck Center, un
autolavaggio specializzato nella pulizia di autocisterne. 
	Ieri assieme a Guglielmo
Mangano, Biagio Sciancalepore e Michele Tasca stava ripulendo
un’autocisterna che aveva trasportato zolfo. Guglielmo si era diretto
verso il portellone della cisterna, voleva aprirlo per controllare che
fosse ben pulita. La cisterna ha trasportato zolfo. Lo zolfo a contatto
con l’acqua e le sostanze disincrostanti ha prodotto gas. Non appena la
apre Guglielmo viene investito da un getto. 
	Cade e si accascia sul fondo.
Qualcuno assiste alla scena e comincia ad urlare. Il primo a scendere è
Luigi. Non pensa di indossare alcuna maschera di protezione,
probabilmente non si accorge che ci sono delle esalazioni. Appena sceso
resta anche lui asfissiato. Gli altri due operai, Biagio e Michele, i
più giovani, probabilmente non si rendono conto del pericolo, Biagio si
cala, Michele secondo alcune ricostruzioni resta sulla scaletta senza
scendere completamente. 
	Restano entrambi asfissiati.
Il proprietario della Truck Center, Vincenzo Altomare, richiamato dalle
urla accorre. Non vuole aspettare i soccorsi. Anche lui decide di
scendere nella cisterna. Anche lui senza alcuna protezione. Forse non
le hanno proprio in azienda le protezioni. Rimane asfissiato anche lui.
Quando il 118 arriva sul posto l’unico ancora in vita è Michele Tasca,
stamane anche per lui la vita s’è spenta. Quella di ieri è l’ennesima
strage sul lavoro. Dall’inizio dell’anno circa duecento gli operai
che
hanno perso la vita lavorando. Da quando è cominciata la guerra in Iraq
sono morti più operai italiani sul posto di lavoro che soldati
americani impiegati in quella guerra. 
	“Bisogna assolutamente
reagire alla catena tragica degli incidenti sul lavoro” ha detto dopo i
fatti di Molfetta il Presidente della Repubblica Napolitano. Secondo il
quale è necessario che tutte le forze politiche convergano sul decreto
legislativo che domani, probabilmente, sarà approvato dal governo
passando poi alle Camere. L’incidente di ieri ha riacceso, infatti, i
riflettori sulla legge 123, la nuova legge in materia di sicurezza sul
lavoro. Estenderà, fra le altre cose, le sanzioni penali a quasi tutti
gli illeciti e tali sanzioni sono state riviste ed, in alcuni casi,
irrigidite. E’ proprio l’apparato sanzionatorio di questa legge che
Confindustria critica.
	
	Confindustria ritiene che le
pene siano troppo pesanti e non prende alcuna misura contro i suoi
iscritti che non rispettano le norme in materia di sicurezza. Ma
ConfindutriaPD  se in questo caso starà dalla parte dei lavoratori o da
quella degli imprenditori? basterà una legge a fermare la strage ? Sarà curioso vedere il Probabilmente no dei padroni,ma ammettiamo che si
assumessero davvero più ispettori, come i decreti attuativi della legge
prevedono, potrebbero aumentare i controlli e, di conseguenza, la
prevenzione poiché le nuove norme sostengono anche che l’ispettore
possa fermare l’attività dell’azienda se ritiene vi siano pericoli.
Dicono che occorrerebbe
aumentare di molto il numero del personale impiegato nel controllo
poiché con quello attualmente a disposizione ci vorrebbero ben
trent’anni per ispezionare le aziende presenti nel Paese. 
	PER NOI IL PUNTO E' CHE E' INVECE NECESSARIA UNA BATTAGLIA DI MASSA DEGLI OPERAI PER LA SICUREZZA, DIRETTAMENTE. 
	La maggior parte
degl’incidenti avvengono nelle aziende con meno di quindici dipendenti
dicono, ma noi sappiamo che sono all'ordine del giorno anche nelle
grande perche' il sistema si e' metastatizzato. Colpisce tutte le aziende e naturalmente quelle in cui il lavoro è più insicuro e privo di garanzie. E' la
correlazione fra la applicazione di progresso tecnologico e la 
produttività con l’assenza di diritti. In realta' gli operai si trovano
a lavorare in qualsiasi condizione per di mantenere un posto di lavoro
(vedi contratti precari di ogni tipo) ma sono nello stesso tempo
esposti pericolosamente ai danni di questo lavoro anche perché i
padroni, per tenere bassi i costi,  investono in tecnologie che possono
migliorare il processo produttivo, e quando avviene, quello che
migliora e'  il processo di formazione del prodotto ma peggiora la
condizione concreta dell' operaio cosi' occupato a migliorare la merce.

	La realta' e' che si tengono
bassi i costi  si produce in meno tempo e ci sono maggiori incidenti.
Tutto perché i padroni hanno deciso di trasferire sulle spalle di chi
lavora tutto il peso delle loro scelte con la prospettiva dell'
incremento di profitto magari immediato ma garantito. Le morti sul
lavoro sono uno dei costi – il più tragico - di questa "ricchezza" di
scelte del sistema d’impresa nei confronti dei produttori stessi: gli
operai.Dovremo quindi come operai iniziare a pensare a come
riprendere in mano il nostro destino visto che ora fra padroni,
sindacati e politici borghesi si prospetta per noi solo quello che
lucidamente ha affermato la zia dell'operaio ucciso a molfetta.
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