[Redditolavoro] Torino: visita a casa Calvano, responsabile provinciale della Croce Rossa

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Thu Jun 19 12:29:37 CEST 2008


Torino: visita a casa Calvano, responsabile provinciale della Croce Rossa

Il fronte del razzismo è sempre attivo sotto la Mole. Fortunatamente c’è
anche chi resiste, si oppone alle deportazioni, alla violenza, al silenzio
e all’indifferenza che rendono possibili i peggiori soprusi.
Martedì 17 giugno al cpt di Torino viene deportato un ragazzo di cui non
sappiamo neppure il nome. Cardiopatico, aveva fatto lo sciopero della fame
per ottenere le cure necessarie, ma si era guadagnato solo un pestaggio.
Il ragazzo resiste, si taglia gli abiti, resta nudo. Ma non basta: viene
portato via, lontano dalla sua vita, dalla sua compagna, da suo figlio che
vivono qui. Storie violente di una Torino che si smarrisce tra l’urlo
razzista e le luci sempre accese del varietà chiampariniano.
In serata davanti al CPT si svolge un presidio, rumoroso e veloce, sì che
chi è dentro senta la solidarietà di chi è fuori.

Mercoledì 18 altre due deportazioni, altra resistenza da parte degli
immigrati. La notizia filtra: così quando la camionetta diretta a Malpensa
lascia l’ingresso del CPT in via Mazzarello, cinque antirazzisti sono lì a
testimoniare il proprio sostegno. Intanto decine di telefonate di protesta
inchiodano per l’ennesima volta i telefoni del CPT e quelli delle
compagnie aeree.

Nel pomeriggio un gruppo di antirazzisti si ritrova di fronte al civico n.
65 di via XX settembre, dove risiede Antonino Calvano, colonnello e
responsabile provinciale della Croce Rossa.
A quasi un mese dalla morte di Hassan/Fathi, il tunisino lasciato senza
cure e morto dentro al CPT di Torino, gestito dalla Croce Rossa, pare
calato il silenzio. I testimoni di quella tragica notte vengono deportati
giorno dopo giorno, per impedire che la loro parola contraddica le
menzogne dei responsabili della Croce Rossa.
In Argentina da molti anni di fronte alle case dei torturatori ed
assassini della dittatura militare, vengono improvvisati rumorosi
“cacerolazo”, battiture di pentole per ricordare a tutti chi vive lì e di
quali crimini si sia macchiato.
Anche a Torino questa protesta si sta diffondendo: il due giugno di fronte
all’abitazione del responsabile del CPT, il medico e colonnello Antonio
Baldacci, in via Zandonai 8 a Chieri si svolse un rumoroso “cacerolazo”.
La scena si è ripetuta ieri di fronte alla casa di Antonino Calvano.
Battitura di pentole, interventi dall’amplificazione e dal megafono, per
raccontare a chi passava storie di questo secolo, che somigliano a quelle
terribili di quello appena trascorso. Storie di uomini che attraversano il
mare e ci muoiono, storie di uomini che una legge razzista condanna alla
schiavitù volontaria del lavoro senza garanzie, pericoloso e sottopagato,
pur di ottenere e conservare il pezzo di carta senza il quale si apre il
territorio dell’incertezza, della paura, della clandestinità. L’anticamera
del cpt, della deportazione da paesi fuggiti per la fame, le guerre, le
persecuzioni. E nei CPT chi protesta, chi tenta la fuga, viene picchiato,
mani e piedi ammanettati. A tutti quelli che non riescono a farsi passare
cibo da parenti e amici vengono somministrati psicofarmaci negli alimenti
che passa la Croce Rossa. Sedati a forza per impedire che “diano di matto”
rivoltandosi contro la galera e le espulsioni.
Poi capita che una notte qualcuno stia male, molto male e nessuno ascolti
le grida di chi chiede aiuto di fronte ad un uomo che sta morendo e che la
Croce Rossa lascia agonizzare per ore senza intervenire.
È capitato ad Hassan lo scorso 23 maggio: nessuno deve dimenticare le
responsabilità della Croce Rossa, le dichiarazioni razziste dei suoi
responsabili.
Antonino Calvano non si è fatto vedere, non ha risposto agli inviti a dire
la sua su quanto è successo il 23 maggio al CPT di Torino, un lager
gestito da un’organizzazione “umanitaria”.
Presto si sono radunate le forze del disordine statale, che hanno intimato
ai presenti di andare via, di interrompere l’azione di denuncia. Alle
parole sono presto seguiti i fatti: gli antirazzisti sono stati circondati
da Digos e uomini dell’antisommossa, gli striscioni staccati e gettati
sprezzantemente addosso ai manifestanti, sotto gli occhi di tanta gente
che, forse, si è chiesta perché la polizia avesse tanta paura delle
parole.
Parole dure, dure come la realtà nella quale siamo forzati a vivere, dove
c’è chi grida nella notte, c’è chi muore, chi viene deportato e chi
vorrebbe che calasse il silenzio. Non ci riusciranno.

Prossimo appuntamento antirazzista:

Lunedì 23 giugno ore 10
presidio di fronte alla GTT
in corso Turati C.so Turati 19/6

In questi giorni si sono moltiplicate le retate e le incursioni di polizia
e vigili urbani su tram e autobus, con il consueto corollario di insulti e
intimidazioni ai danni di immigrati e immigrate.
I controllori della GTT sono da molto tempo complici delle espulsioni: non
si limitano a multare chi non ha il biglietto ma, se il viaggiatore è
straniero, chiamano la polizia. Così spesso il viaggio in tram ha il suo
capolinea al CPT.

Vi riportiamo di seguito la cronaca di alcuni episodi recenti tratte da
Umanità Nova http://isole.ecn.org/uenne/

L’autobus n. 47 è stato al centro di rastrellamenti di polizia e GCT ai
danni degli immigrati. Uno dei tanti che avvengono ogni giorno sui mezzi
pubblici cittadini, che un caso fortuito ha fatto rimbalzare nelle
cronache cittadine.
Sono le 8,30 del mattino del 4 giugno – come testimonierà in seguito una
mediatrice culturale legata al centro interculturale Almaterra – e al
capolinea del 67 a Moncalieri il pullman è pieno di gente che va al lavoro
o a scuola. Sul mezzo “è salita una pattuglia della polizia, ha intimato a
tutti gli stranieri di scendere, ha diviso maschi e femmine con bambini,
ha chiesto il permesso di soggiorno.
Molte persone avevano con sé solo la carta di identità italiana, altri il
permesso di soggiorno, altri ancora né l'uno né l'altro.
Tutto l'episodio si è svolto accompagnato da frasi quali: ‘non ce ne frega
niente della vostra carta di identità italiana’, ‘è finita la pacchia’,
‘l’Italia non è più il Paese delle meraviglie”.
Gli agenti hanno fatto salire tutti gli uomini su un cellulare: solo un
uomo marocchino, mostrando la carta di identità italiana, si è rifiutato
di salire, chiedendo di che cosa veniva accusato e che avrebbe fatto
riferimento al suo avvocato. Gli agenti l'hanno lasciato andare.
Nessuno dei passeggeri rimasti sull'autobus è intervenuto, anzi, molte
delle persone presenti, anche sui balconi delle case intorno e sui
marciapiedi, hanno applaudito.”
Un episodio analogo accaduto sul tram della linea 4 intorno alle 15,30 di
venerdì 6 giugno non è nemmeno finito in cronaca ma è stato divulgato dal
tam tam dell’Assemblea Antirazzista.
Sempre venerdì intorno alle 15 ben 7 vigili dei “servizi mirati” salgono
sul 67 e chiedono i documenti ai viaggiatori dall’aspetto straniero. Tra
loro un marocchino che mostra loro la carta azzurra del permesso di
soggiorno. Uno dei vigili a voce alta, sì che tutti sentano bene, gli dice
“Ma guarda. Te l’hanno dato oggi il documento, eh. Custodiscilo bene!”. Un
episodio piccolo piccolo venuto alla ribalta perché sul medesimo autobus
c’è anche Viorica Nechifor, giornalista rumena, responsabile della
versione romena del sito del Comune e addetta stampa del Consolato di
Romania a Torino, che si affretta a denunciare l’accaduto.
(Umanità Nova n. 22 in Inform at zione “Torino: rastrellamenti in strada,
botte al Cpt, proteste alla CRI”).

Per info:
Federazione Anarchica Torinese – FAI
Corso Palermo 46 Torino – la sede è aperta ogni giovedì dalle 21.
fat at inrete.it 338 6594361



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