[Redditolavoro] Losche manovre di Confindustria contro i CCNL

Ppaolorl ppaolorl at email.it
Tue Jun 10 17:09:30 CEST 2008


Confindustria, nelle persone di Marcegaglia e Guidi, vogliono 
smantellare l'istituto dei CCNL (contratti collettivi nazionali di
lavoro), passando per un dare maggiore importanza alla parte di CCNL legata
alla contrattazione aziendale rispetto a quella nazionale e a quella
integrativa provinciale. Parlano di contratti fatti su misura, come abiti di
sartoria, a me ricordano piu' le misure prese per fare una bara per
qualcuno: il contratto di lavoro individuale e' un contratto di lavoro
"liberamente" stipulato da una parte forte, il datore di lavoro,
ed una debole, il lavoratore, difficilmente quest'ultimo potra'
strappare delle buone condizioni, e come individuo non puo' nemmeno
scioperare.. Come riconosciuto da diversi economisti, i CCNL essendo uguali
per tutti difendono gli stipendi e il potere di acquisto dei lavoratori,
mentre la parte legata alla produttivita' non e' stata ideata e poi
potenziata certo per pagare di piu' i dipendenti, ma per pagarli il meno
possibile (ricorda il vecchio pagamento a cottimo, che non serviva a pagare
di piu' i piu' bravi, ma a pagare di meno tutti gli altri che
venivano a trovarsi sotto il record giornaliero di uno stakanovista di
turno, record che da quel momento diventava la norma di riferimento). Per
non dire della difficolta' di misurare la produttivita', un po'
come il cercare di eliminare l'evasione fiscale, ed inoltre cercare di
coinvolgere i dipendenti nelle sorti dell'azienda tramite il salario
variabile legato alla produttivita' secondo me e' controproducente,
perche' a quel punto il dipendente invece di lavorare di piu'
comincia a diffidare e a guardarsi intorno, che non lo freghino vendendo
qualche camion di roba senza che figuri nella contabilita' ufficiale. E
poi perche' lavorare di piu', quando molti degli insuccessi
aziendali e delle perdite sono dovute all'incapacita' dei dirigenti?
E quelli l'operaio non puo' certo sostituirli, ne paga gli errori e
basta. Dei 43 tipi di contratto di lavoro eisistenti solo due prevedono la
indennita' di disoccupazione. Tipico. E anche questo non e' certo
una spinta verso la flessibilita', come non lo sono diversi ed
incompatibili regimi previdenziali legati ai vari lavori (attualmente per la
pensione INPS occorre un minimo di 20 anni di contributi, e se si hanno17
anni sotto l'INPS e  due o tre anni sotto l'INPDAP non si
possono sommare quelli INPDAP a quelli INPS, puo' farlo solo chi ha
almeno sei anni INPDAP, peggio ancora con Enasarco e i rappresentanti di
commercio), insomma finora i vari Governi non hanno certo aiutato la
flessibilita' richiesta dalle aziende, perche' il
lavoratoreterra' conto di tutte queste differenze e fara' il
possibile e l'impossibile per evitare di passare da un lavoro ad un
altro incompatibile. Se si vuole davvero flessibilita' si faccia un
unico contratto CCNL per tutti i settori, dai metalmeccanici agli
alimentaristi, che in poche pagine di appendice possa riportare eventuali
differenze o particolarita' per un settore o l'altro, essendo il
resto una base uguale per tutti. E allo stesso modo rendere
completamente sommabili tra loro i periodi di contribuzione
previdenziale, senza spese e senza le attuali limitazioni, e togliere
il minimo di 20 anni di contributi, al caso rendere la pensione
proporzionale agli anni di contribuzione, allora si' che si puo'
passare da un lavoro all'altro senza problemi. Paolo  
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