[Redditolavoro] Torino: un dito per Maroni

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Sat Jul 12 14:27:02 CEST 2008


Torino: un dito per Maroni

Il Ministro Maroni tira dritto e, nonostante il pesante segnale negativo
ricevuto dal parlamento europeo, ha dichiarato di voler procedere nel
“censimento” etnico dei rom, compresi i bambini. In nome della la loro
“sicurezza” e “tutela”. A Torino, come ogni dove nell’Italia di questi
anni, i rom, grandi e piccoli, vivono in baracche e roulotte precarie,
senza acqua, senza elettricità, alla mercè di topi e serpenti. L’unica
“sicurezza” possibile, quella che viene dalla liberazione dalla povertà, è
loro negata. Anzi. Si moltiplicano gli sgomberi, i roghi, le aggressioni
razziste anche a danno dei bambini.
Il fuoco dell’odio, alimentato dal riemergere di pregiudizi secolari,
viene attizzato ogni giorno da destri i sinistri. La Lega, come sempre, è
in prima linea.

Così nel pomeriggio dell’11 luglio un folto gruppo di antirazzisti si è
dato appuntamento in largo Saluzzo, dove ormai da anni la Lega ha aperto
un ufficio “Affari sociali”. Uno striscione è stato aperto di fronte alla
sede leghista presidiata da un imponente schieramento di polizia e digos.
Lo striscione rivolgeva un invito del tutto esplicito: “Dai un dito a
Maroni”. Il dito era graficamente rappresentato dal classico dito medio
levato.
Le forze del disordine statale hanno gradito poco quest’invito rivolto al
Ministro di polizia: il capo della Digos, Petronzi, ha dato un ultimatum:
togliere lo striscione prima che se ne occupassero direttamente gli
agenti. Petronzi ha dichiarato ad una compagna che gliene domandava le
ragioni di non avere gli strumenti culturali per motivare l’ultimatum.
Tradotto in italiano “è così perché è così”. Dalle parole ai fatti: i
poliziotti hanno sequestrato lo striscione. Poco male: il dito si è subito
moltiplicato in decine e decine di dita levate verso la sede della Lega e
la polizia.
Successivamente migliaia di fogliettini rappresentanti una bimba che “per
maggior sicurezza” offriva il suo medio a Maroni venivano distribuiti ai
passanti. Alcuni sono stati consegnati anche ai quattro leghisti nascosti
dietro alla polizia e a Petronzi con la raccomandazione che lo consegnasse
alla prima occasione a Maroni. Altre decine sono comparse sui muri della
piazza. Dopo il presidio dal quale sono passati numerosi abitanti del
quartiere manifestando solidarietà e condivisione, c’è stata l’assemblea
di piazza introdotta da Simone Bisacca, che, da avvocato, ha raccontato il
meccanismo perverso con il quale sono state prese le misure di schedatura
dei rom. Applicando norme fasciste ancora in vigore, estendendone
l’applicazione ben oltre la lettera della legge, è stato possibile far
partire un meccanismo di controllo basato sul principio che un intero
gruppo di persone, come gruppo e non come singoli individui, è pericoloso.
Simone ha insistito sul fatto che oggi i rom sono solo le cavie umane di
un più generale progetto di controllo sociale che finirà con l’investire
tutti.
L’assemblea è proseguita con l’intervento di due compagni milanesi che
hanno raccontato la situazione nel capoluogo lombardo: dalla difesa dei
rom, ai picchetti di solidarietà con lavoratori immigrati in sciopero,
alla recente rivolta al CPT di via Corelli.
Altri interventi hanno sottolineato che, come l’ossimoro della guerra
umanitaria sia ormai entrato nel lessico comune, così le organizzazioni
umanitarie che gestiscono cpt e schedature etniche non sono altro che la
moltiplicazione all’infinito di un paradigma ormai consolidato, quello
della repressione che si chiama sicurezza così come la guerra si chiama
pace.
Qualcuno ha rilevato la necessità di saper affrontare l’emergenza, quella
vera, quella che nasce quando un gruppo sociale – i rom – oppure i rumeni,
gli albanesi, i nordafricani
 gli immigrati in generale – viene definito
come fonte di emergenza. Da un lato l’urgenza di mettersi in mezzo, di
impedire le schedature, di denunciare pestaggi e soprusi al cpt,
dall’altro la necessità di una riflessione di più ampio respiro che sappia
porsi l’obbiettivo di andare oltre all’indignazione ed alla rivolta morale
per costruire un più ampio fronte che sappia passare dalla resistenza
all’attacco.
Un compagno ha illustrato il percorso dell’Assemblea antirazzista, che da
qualche tempo sta promovendo iniziative sul territorio torinese e nel cui
ambito è stata organizzata la giornata contro le impronte ai bambini rom
dell’11 luglio.

La serata si è conclusa con la proiezione di due documentari del DVD “A
forza di essere vento – Lo sterminio nazista degli zingari”, che
raccolgono le testimonianze dei sopravvissuti al “porrajmos”, in lingua
romanes l’olocausto dei rom e dei sinti.

La lotta al razzismo continua. Domani è un altro giorno.



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