[Redditolavoro] Difendere e rilanciare oggi il contratto nazionale di lavoro

clochard spartacok at alice.it
Sat Jul 12 00:58:52 CEST 2008


Difendere e rilanciare oggi

il contratto nazionale di lavoro





Il presidente di Confindustria Emma Marcegaglia, nel suo discorso di investitura ha

esternato con chiarezza le richieste della borghesia e del padronato: i profitti devono tornare

a crescere, i salari devono rimanere al palo, l'età pensionabile va innalzata ancora, la spesa

pubblica va tagliata, il contratto nazionale di lavoro va "riformato".

Il governo Berlusconi ha risposto prontamente varando la nuova Finanziaria e il Dpef per i

prossimi tre anni: una manovra di 35 miliardi che prevede un ulteriore sviluppo delle

privatizzazioni e tagli a trasporti locali, scuola e sanità pubblica. Nella scuola è previsto il

taglio di 100 mila insegnanti, nella sanità vengono reintrodotti i ticket.

Mentre il ministro Sacconi ha annunciato la volontà di portare l’orario di lavoro fino a 65 ore

settimanali, sono stati ripristinati i contratti a chiamata e sono stati abrogati i limiti per i

contratti a termine, cancellando quelle poche norme che, in misura largamente insufficiente,

avevano corretto la legge 30.

NEL FRATTEMPO È INIZIATO IL 18 GIUGNO IL CONFRONTO SUL MODELLO

CONTRATTUALE TRA CONFINDUSTRIA E LA BUROCRAZIA SINDACALE DI CGIL, CISL E

UIL.

L'obiettivo dichiarato di Confindustria è quello di smantellare il contratto nazionale.

Le richieste sono: il calcolo dell'inflazione ogni tre anni invece che due, con una ulteriore perdita

del potere d'acquisto dei salari, il divieto per il contratto nazionale di prevedere aumenti oltre

l'inflazione programmata, il potere padronale assoluto sul lavoro salariato attraverso la

contrattazione aziendale, vincolata alla produttività, il ritorno alle gabbie salariali, sanzioni che

puniscano tutti i comportamenti sindacali "indisciplinati".

Tutto viene così subordinato al profitto delle imprese: di fronte alla crisi economica la

parte padronale ed il governo reagiscono perseguendo al massimo la “produttività”.

Ma in Italia il tasso di produttività è già fra i più alti nel mondo.

Così come ora i salari al sud sono, mediamente, inferiori di circa il 20% di quelli del nord. Eppure

al sud la disoccupazione cresce in modo esponenziale, così come il divario tra nord e sud

Il vero obiettivo è quello del controllo totale sulla forza lavoro, è quello di dividere e

indebolire i lavoratori, per costringerli a contrattare individualmente il loro salario per cancellare

l’idea stessa di sindacato che dovrebbe essere difesa di interessi collettivi e non clientelismo e

per frantumare la solidarietà di classe.

Nonostante tutto questo i leader di Cisl e Uil si dichiarano soddisfatti e ottimisti, mentre quelli

della Cgil manifestano solo qualche incertezza.

DA PIÙ DI VENT'ANNI IL CONTRATTO NAZIONALE DI LAVORO È SOTTO ATTACCO.

Il primo attacco al CCNL è arrivato nel 1984 dal governo Craxi che, in accordo con Cisl e Uil, ha

tagliando di 4 punti l'indennità di contingenza (la Scala Mobile). L'estensore materiale del

decreto fu l'attuale ministro Renato Brunetta, allora socialista.

Il successivo attacco al Contratto Nazionale lo ha portato il Governo Amato che nel 1992, in

accordo con i Cgil, Cisl e Uil ha soppresso del tutto la scala Mobile.

Con la fine della Scala Mobile il Contratto Nazionale di Lavoro ha perso uno dei suoi

pilastri, cioè l'aumento automatico dei salari di tutti i lavoratori calcolato ogni sei mesi in base

all'aumento del costo della vita.

Un meccanismo di salvaguardia dei salari che la classe operaia dell'industria aveva conquistato

già nel 1946, che dal 1954 era stata estesa anche ai lavoratori del pubblico e nel 1975 era stata

estesa a tutti i lavoratori e anche ai pensionati.

Con l'indebolimento del Contratto Nazionale ogni anno una percentuale sempre più alta della

ricchezza prodotta è stata tolta ai salari e regalata ai profitti.

Nel 1983 il 77% della ricchezza prodotta (il PIL) andava ai salari e il 23% ai profitti, nel

2005 ai salari va meno del 69% mentre ai profitti oltre il 31%.

Un'8% del PIL in più ai profitti rispetto a vent'anni fa. Una cifra pari a 120 miliardi di euro.

Che significa 5 mila 200 euro del salario di ogni lavoratore. E questo ogni anno.

Ma questo furto continuo non sazia la fame dei borghesi e degli industriali, che

vogliono spremere anche il sangue dei lavoratori.

L’obiettivo della Confindustria e dei gruppi di potere è quello di dividere i lavoratori (occupati e

disoccupati, giovani e anziani, italiani e immigrati ) per indebolire il potenziale di conflitto.

Alla guerra tra i poveri della destra populista, occorre contrapporre la ripresa di un

forte conflitto di classe.

L’avversario non è il lavoratore immigrato o il lavoratore del sud, l’avversario è la Marcegaglia,

l’avversario è il gigantesco processo di spostamento di poteri e risorse che va sotto il nome di

globalizzazione e di neoliberismo.

Nel 1984, per difendere il contratto nazionale i lavoratori si sono organizzati autonomamente

nel movimento degli autoconvocati, hanno indetto scioperi spontanei.

Anche nel 1992 i lavoratori si sono mobilitati autonomamente contro la svendita del contratto

nazionale.

Oggi come allora tutto è nella mani dei lavoratori. Non esiste nessuno a cui delegare la

lotta, né in parlamento, né fuori.

Occorre mobilitarsi e costruire Comitati unitari di lotta nei posti di lavoro e nel territorio per

la difesa e il rilancio del Contratto Nazionale di Lavoro.

Il Contratto Nazionale di Lavoro deve mantenere le sue caratteristiche attuali e anzi potenziare

gli elementi di garanzia e valenza per tutti i lavoratori.

Deve mantenere le sue caratteristiche solidarie soprattutto nei confronti dei lavoratori delle

piccole imprese che non hanno altro strumento di difesa se non appunto il CCNL.

Il CCNL va difeso e rilanciato per garantire il recupero del potere di acquisto dei salari.

Operaio, operaia, lavoratore, lavoratrice, il futuro è nelle tue mani. Se non si scende in

piazza oggi in difesa del contratto nazionale ci aspettano altri vent'anni di salari bassi

e di privazione di diritti.





Veneto, Luglio 2008

le organizzazioni che lottano

per il superamento del sistema capitalistico




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