[Redditolavoro] Violenza è quella che subiamo e che non dobbiamo fare nostra
Emiliano Laurenzi
emiliano_laurenzi at yahoo.it
Wed Jul 9 16:44:14 CEST 2008
Caro Michele,
io stesso, rileggendo, mi rendo conto di essere stato un po' apodittico, anche se la sostanza del messaggio sulla perfetta sorveglianza come somma di maldicenze, è esattamente quanto volevo mettere in luce. Un confronto aperto prescinde dall'accusa e dalla colpa, che sono attrezzi da giudici e da preti.
«ma a te fa comodo, evidentemente, vivermi come un bimeto che si limita a voler ballare sul cadavere di chi identifica come "nemico".»
No, io non ce l'ho con te né penso di te cose del genere, volevo solo riflettere sulla violenza e sull'afasia a cui ci riduce la repressione, anche nell'indurci a reagire. A me non fa comodo viverti in alcun modo, volevo solo dare un segno, magari forte, del fatto che la diversità, l'alterità non si costruisce per negazione, sennò rimaniamo davanti allo specchio, cooptati dentro la violenza che cerchiamo di smontare.
«la Rivoluzione non viene semplicemente perchè io ho speranza nella sua venuta (dici che son così pirla da crederlo?)»
Assolutamente non lo penso! Penso che si debba invece dare voce a ciò che è altro dal potere, e non ne condivida, neppure per negazione, i valori, le tassonomie. Poi certo, nel concreto nessuno di noi è immune da contraddizioni, ma solo aspettare no. Il valore dell'utopia è proprio quello di combattere le distopie del potere, senza farsene cooptare.
«Ora no e mi dispiace che si usi un mio sfogo emotivo (a quanto pare devo stare molto attento a ciò che scrivo ma non per la"reazione" dei vestiti in nero, bensì per la "reazione" di chi crede che io voglia dare indicazioni che valgono per l'immediato, lì dove io non pretendo affatto di dare indicazioni che valgano, razionalmente,neppureper il futuro).
MA, DI FATTO, DI QUESTO VENGO DA TE ACCUSATO (di pirlaggine, cioè).»
Lungi da me accusarti, volevo solo ribadire la pericolosità di reagire. Mi scuso sinceramente con te se ho usato il tuo sfogo emotivo, da questo punto di vista posso aver esagerato, non volevo stigmatizzare te, non ne avevo l'intenzione, né il desiderio. E non penso affatto che tu sia un pirla. Anzi, quello che ho scritto non è un'accusa, è una mia riflessione e purtroppo una constatazione storica. Poi posso benissimo sbagliarmi...
«NESSUNO CI REGALERA' NULLA, MA PROPRIO NULLA E CHE QUINDI TOCCA A NOI PRENDERE, CON OGNI MEZZO DISPONIBILE E I MEZZI CAMBIANO A SECONDA DELLA SITUAZIONE REALE SUL TERRENO»
Io non metto in discussione questo. Metto in discussione - e forse, ripeto, ho ecceduto nel considerare uno sfogo come il sintomo di un pensiero di tipo "programmatico" - il fatto che si rischia di limitarsi alla contrapposizione violenta, in cui la sovversione finisce per essere una funzione della repressione.
«A te, comunque, sta storia dell'uso della "violenza" per "prendersi tutto" al momento giusto (quale sarà il momento giusto ripeto che non lo so e comunque non è ora) è proprio una cosa molto ostica, eh?»
"Prendersi tutto". Esattamente cosa intendi? Io vorrei, semmai, che nessuno avesse la proprietà di nulla, ma che tutto fosse messo in comune, per i bisogni di tutti.
«Evidentemente ritieni che la nostra "creatività" sarà più forte delle fucilate, mitragliate e bombardamenti che ci precipitranno addosso man mano che un conflitto reale si farà più forte.»
Le fucilate, le mitragliate e i bombardamenti sono legittimati, in maniera triste, dall'ignoranza e dalla mancanza di coscienza, anche di classe, di milioni e milioni di sfruttati, che nello spettacolo della morte e della violenza trovano la consolazione che il potere allestisce contro di loro, inventando sempre nuovi nemici. Accettare questa logica è già farsi sparare.
«Rischio di cominciare a pensare io: "ma sarà così "strambo", il compagno Emiliano?
E questa è la seconda volta che ne parliamo di stò argomento, se non vado errato, giusto?»
Non ricordo se è la prima o la seconda volta. Non intervengo spesso. Io mi riconosco umanamente una carica di violenza che viene nutrita dalle frustrazioni a cui siamo sottoposti, dall'ingiustizia sociale elevata a sistema, dall'impotenza a cui la nostra condizione ci relega, dandoci solo la possibilità di reagire. E allo stesso tempo riconosco che questa violenza non è lo strumento principale con cui motivare, attraverso cui intercettare il desiderio di un'altra vita, di un'altra organizzazione sociale che non sia basata sullo sfruttamento. Ammetto una difficoltà in questo, e il tentativo di darmi assieme ad altri non dico una risposta, ma almeno un modo di agire, e prima ancora di pensare. Io non escludo l'uso della violenza quando questa diviene necessaria (e su questo divenire necessaria, la storia della Croce Nera in Unione Societica, o della CnT e degli anarchici in Spagna, purtroppo non offre grandi speranze quando il potere si riproduce),
ma piuttosto cerco di capire dove la violenza, anche simbolica, rende sterile quel che facciamo, dandole le stimmate del potere. In sostanza rifiuto la violenza perché è la negazione per eccellenza, il cuore del militarismo, della disumanizzazione, dello sfruttamento.
Sono strambo, hai ragione, e non lo dico con ironia. Mi rendo conto di farmi portatore, dicendo queste cose, di una contraddizione che può anche farmi sembrare incapacite a, se non addirittura estraneo. Arrivare qui, simbolicamente e personalmente, è stato un processo lungo e pieno di contraddizioni. Ma forse discutere di queste cose - parlo della violenza in questo caso, ma non solo - serve anche ad affinare gli strumenti d'azione, a sabotare gli schemi mentali imposti a milioni di sfruttati che vivono vite servili nell'incoscienza, cercando disperatamente - la disperazione è un carburante dell'attuale sistema capitalistico - di trovare consolazione nel consumo. O nella violenza accuratamente eterodiretta (il ché non la rende né migliore né peggiore).
Michele, ti ringrazio della risposta. Penso che in questa mailing le cose migliori vengano fuori quando ci si confronta apertamente, che non significa accusarsi - mi rendo conto che "reazione" è una parola pesante, ma non intendevo darti certo del reazionario, me ne guarderei bene!! - ma soprattutto pensare in maniera collettiva.
Pensare con.
el
--- Mer 9/7/08, michelangelo.depinto at fastwebnet.it <michelangelo.depinto at fastwebnet.it> ha scritto:
Da: michelangelo.depinto at fastwebnet.it <michelangelo.depinto at fastwebnet.it>
Oggetto: Reply: RE: R: [Redditolavoro] ancora una volta sulla "violenza"
A: emiliano_laurenzi at yahoo.it
Data: Mercoledì 9 luglio 2008, 14:25
Emiliano, quello che era essenzialmente un mio sfogo emotivo e non aveva affatto
la pretesa di diventare una vera dichiarazione d'intenti ragionata
polticiamente è diventata, nella tua interpretazione, una sorta di mia
"strategia" e indicazione generale.
No, non va bene, bisognerebbe avere la capacità, la sensibilità di
distinguere tra uno sfogo emotivo(che proveniva da un precedente sfogo emotivo)
da un'inesistente(nella mia mail messa sotto accusa) "dichiarazione
programmatica".
No, non sono nato ieri Emiliano, ma ben 52 anni fa. Non posso, io, limitarmi a
racchiudere tutto il mio pensiero e il mio modo di essere e interagire con la
società, allo "sfogo" della mail. ma a te fa comodo, evidentemente,
vivermi come un bimeto che si limita a voler ballare sul cadavere di chi
identifica come "nemico".
No, non credo proprio(e qui CREDIMI) che ci si possa limitare alla
speranza(vaghissima e "senza tempi") della Rivoluzione(che ritengo
essere, sic et simpliciter, l'unica soluzione possibile e questo lo
ribadisco con forza). la Rivoluzione non viene semplicemente perchè io ho
speranza nella sua venuta(dici che son così pirla da crederlo?) e
semplicemente come "reazione" alle brutture del Sistema. Sono
totalmente coscente che la Rivoluzione si costruisdce e non con un percorso
lineare.
Son coscente che vanno costruiti "legami" e va trovato un linguaggio
"condiviso"(negli obiettivi a breve, medio e lungo termine) e che
tutto questo non può neppure lontanamente prescindere dalla realtà sul campo
d'azione(il conflitto reale nella società, cioè).
Non penso affatto che la Rivoluzione possa nascere come mera risposta
"arrabbiata" allo stato di cose presenti, bensì è strettamente
necessario che ci sia uno scontro sociale che si allarghi e si radicalizzi al
massimo possibile. Solo allora potremo parlare "razionalmente" di
Rivooluzione. Ora no e mi dispiace che si usi un mio sfogo emotivo(a quanto
pare devo stare molto attento a ciò che scrivo ma non per
la"reazione" dei vestiti in nero, bensì per la "reazione"
di chi crede che io voglia dare indicazioni che valgono per l'immediato,
lì dove io non pretendo affatto di dare indicazioni che valgano,
razionalmente,neppureper il futuro).
MA, DI FATTO, DI QUESTO VENGO DA TE ACCUSATO(di pirlaggine, cioè).
Ribadisco, comunque, al di là di dichiarazioni d'intenti immediate che non
lancio affatto, che di una cosa sono strettamente convinto e cioè che alla
lunga ci sia un solo rimedio possibile: l'INSURREZIONE di massa,
INSURREZIONE che va costruita con molta pazienza e stando nella realtà delle
cose, nel conflitto reale e nella precisa convinzione di portarlo alle estreme
conseguenze. Questo per la banalissima(a mio parere) convinzione che NESSUNO CI
REGALERA' NULLA, MA PROPRIO NULLA E CHE QUINDI TOCCA A NOI PRENDERE, CON
OGNI MEZZO DISPONIBILE E I MEZZI CAMBIANO A SECONDA DELLA SITUAZIONE REALE SUL
TERRENO.
Questo non è un discorso programmatico, non è un discorso che si dà dei
"tempi"("tempi" che non conosco) e soprattutto tutto mi
potrebbe passare per la testa ma non di dar indicazioni
d'"attaccare" subito "perchè non se ne può più".
Tranquillo Emiliano, non son così coglione da pensare che sparacchiare a cazzo
sia una soluzione che accelleri la Rivoluzione.
A te, comunque, sta storia dell'uso della "violenza" per
"prendersi tutto" al momento giusto(quale sarà il momento giusto
ripeto che non lo so e comunque non è ora) è proprio una cosa molto ostica,
eh? Evidentemente ritien che la nostra "creatività" sarà più forte
delle fucilate, mitragliate e bombardamenti che ci precipitranno addosso man
mano che un conflitto reale si farà più forte.
Rischio di cominciare a pensare io: "ma sarà così "strambo",
il compagno Emiliano?
E questa è la seconda volta che ne parliamo di stò argomento, se non vado
errato, giusto?
Michele
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