[Redditolavoro] FIAT POMIGLIANO CHIAMA ALLA LOTTA

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Sun Jan 13 12:15:34 CET 2008


MARCHIONNE IL DEMOCRATICO

  by 
Operai Contro
/ Categoria :: Numero 322

Pubblicato il sab, 12 gen @ 21:56
 











Il piano di risanamento di Marchionne è partito subito con la mobilità forzata per
centinaia di operai.
Lo stesso “corso di formazione” è apparso ben presto per quello che è, l’obiettivo è
solo quello di asservire gli operai alla disciplina della produzione. Come in un
carcere è subito stata costante la presenza massiccia dei guardiani. Ad ogni minima
“infrazione” sono scattati i provvedimenti disciplinari, tutti per motivi futili:
piccoli ritardi, fumare nei bagni, attardarsi nelle pause. E’ stata tolta l’agibilità
agli stessi delegati sindacali. Si è arrivati alla sospensione (licenziamento) di due
operai, fra cui un esperto dell’Ugl, Angelo Valentino, accusati di un diverbio con i
vigilantes
Giovedì 10 gennaio, dopo decine di provvedimenti disciplinari è scattata la protesta
con il coinvolgimento di centinaia di operai. Si sono avuti cortei interni e alla
fine, alle ore 13.00 si è usciti dallo stabilimento e si è fatto un presidio ai
cancelli principali.
La risposta dell’azienda non si è fatta attendere: il venerdì 11 sono partiti diversi
telegrammi che annunciavano la sospensione cautelativa dal lavoro. Telegrammi
praticamente tutti uguali. “Lei organizzava e successivamente capeggiava un nutrito
corteo interno ponendosi alla testa del medesimo e risultandone attivo animatore…”. I
nuovi telegrammi di sospensione (licenziamento), sono arrivati a sette operai e
delegati: Mario Di Costanzo, delegato Fiom, Aniello Niglio, esperto della Fiom, Luigi
Aprea, delegato Slai, e gli operai Andrea Prete (Cobas), Ciro Colella (Slai),
Francesco Mazzella (Slai) e Milena Giammatteo (Fim). Le voci che corrono dicono però,
che altri telegrammi stanno per partire. 
La FIAT azzera tutta l’opposizione in fabbrica preparandosi alla ristrutturazione e
al ridimensionamento dello stabilimento.
A Pomigliano si dovranno fare solo le auto di lusso. Un segmento di nicchia dove non
servono tanti operai. Si buttano così fuori prima di tutto gli anziani, costretti
alla mobilità forzata. Poi si licenziano i delegati non affidabili e gli operai
combattivi. Si terrorizzano tutti gli altri. Alla fine, a fabbrica piegata, si farà
il repulisti. Questo è il vero piano di Marchionne. Le illusioni dei sindacalisti si
stanno sgonfiando, anche se la FIOM, che si era fatta convincere da Marchionne e che
ora paga un prezzo salato con il licenziamento di due dei suoi, insiste parlando di
tradimento dello spirito del piano di rilancio dell’Alfa di Pomigliano.
Tutte le dichiarazioni iniziali sulla bontà della ristrutturazione della FIAT di
Pomigliano, che veniva attuata con l’investimento di 110 milioni di euro, cozzano ora
contro la dura realtà. Non esistono padroni buoni. E non esiste un modo di produrre
buono per gli operai: le innovazioni impiantistiche, le “migliori” condizioni di
lavoro, nella fabbrica moderna, sono sempre orientate ad aumentare il lavoro degli
operai per spremerli meglio e guadagnare di più sulla loro pelle.
Il piano Marchionne è in realtà una serrata per piegare gli operai, per sottometterli
ad un maggior grado di sfruttamento. La difesa legale degli operai licenziati non
basta, è necessaria una risposta unitaria e compatta di tutti gli operai FIAT, al di
fuori della logica delle parrocchie sindacali.
La Sezione AsLO di Napoli

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