[Redditolavoro] Dagli ultras "Teste Matte" a Scalzone - Per capire Pianura

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Thu Jan 10 15:09:30 CET 2008


NOI, DALLO STADIO ALLA DISCARICA ECCO LA VERITÀ SUGLI SCONTRI"

Scritto da Antonio Corbo da la Repubblica Napoli, 09-01-2008

La rabbia di Pianura ha la sua faccia. Storta e lunga, come un punto
interrogativo. Che c´è dietro la rivolta? Lo sa Franco, 30 anni, sette
bruciati in carcere, uno dei 150 che sfidano giorno e notte la polizia. Uno
dei tremila ultrà, "Teste Matte", gli irriducibili della curva A. Passano
dallo stadio alla discarica. Si sentono anche qui i duri e puri degli
scontri. La violenza come mestiere. «Perché siete venuti, chi vi paga?»,
domanda cruda. Franco non ci sta. «Voi giornalisti siete scemi o pazzi. Per
voi tutto è camorra. Non sapete niente». Protesta senza guardare negli
occhi.

Franco ha una tuta azzurra, "Brazil", con quattro stelle. Si è fermato in
una curva di Montagna Spaccata, che è ormai la strada dei dannati. Quelli
che combattono «per difendere la terra e l´aria pulita». Fissa i suoi amici.
Hanno l´orecchino come lui. Marco, 26 anni, disoccupato, imbianchino o
muratore quando può. Peppe, 20, istituto alberghiero, «ma ci vado quando non
ho niente da fare». Si ricomincia: che c´entra il calcio con la battaglia
della discarica?

«Il calcio non c´entra niente. Né eroi né camorristi. Voi scrivete che
contro la polizia ci vanno le Teste Matte. È vero e non è vero. Il calcio è
un collante. È l´aggregazione, ci fa stare insieme». Si decide dove andare,
lo stadio come alla discarica, lo decide il collettivo. C´è una gerarchia.
Il tempo di militanza decide le gerarchie, ma bisogna anche farsi stimare».
Dei tremila, sono a Pianura 150. E ammettono gli scontri. Tranne quelli
dell´altra notte, un assalto che ha indignato l´Italia. Come si giustifica
un assalto ai pompieri. «Non è roba nostra. Roba di infiltrati. Il movimento
si sta ingrossando, noi ci siamo dissociati». I pompieri sono come angeli
per la gente, convengono. E non sanno che ieri sono andati ancora a
minacciarli. Se sono 37 a Pianura, barricati in caserma, «eravamo usciti per
una Golf con impianto a gas che bruciava, e in quindici ci hanno
aggrediti...».

Marco precisa: «Noi andiamo davanti alla polizia con le mani alzate. Niente
assalti. L´altra volta uno di noi stava per andare sotto l´autoblindo con le
mani alzate. Sabato mattina ci hanno picchiato anche se stavamo sdraiati per
terra senza far male a nessuno». Interviene uno di loro. «Diciamo la verità.
I pompieri no. Ma rivendichiamo la contrapposizione fisica con le guardie.
Se loro caricano le donne e i vecchi, io non mi tiro mai indietro. La
contrapposizione c´è».

Franco, sposato con un figlio di tre anni, è finito dentro spesso. La
condanna più dura, quattro anni. La spiega lui. «Un furto che è caduto in
rapina, perché ero entrato di notte e quelli si sono svegliati, è finita
com´è finita, sono stato nel carcere di Bologna, un guaio con tutti quei
marocchini e quasi nessun italiano». Raccontano che «il Napoli è una fede, e
la fede tiene compagnia, tra di noi c´è di tutto, furto, rapina, spaccio, ma
la camorra no, e noi non andiamo a lavorare per stare qui, perdiamo i
soldi». Combattere contro la discarica e vivere senza soldi: possibile?
«Possibile. Tra di noi si dice: invece del ragù, si mangia brodo. Ma vuoi
mettere la soddisfazione?». Lo interrompiamo, quale? «Non devono vincere
sempre loro». Loro chi?

Franco lascia un altro dubbio, nella strada dei dannati passa intanto Oreste
Scalzone, anche lui qui? Il leader di Potere Operaio, fuggiasco a Parigi per
25 anni, «oggi nonno, girovago come una cicala». Giubbino sul golf e
cappello Borsalino. Spiega: «Sono legato alla sinistra antagonista campana,
si capisce. Sono contro la discarica. Sono a favore di questa gente che è
stata espropriata di un diritto. Decidere. C´è chi decide, chi impone la
discarica in casa loro. È come un furto. Condannarli a vivere accanto alla
discarica, capisce, a questi è stato rubato il futuro».

Si prosegue sulla strada dei dannati, la discarica è più vicina. Qui la
protesta ha il suo gruppo dirigente. Marco Nonno, consigliere comunale, dice
di aver presentato a un notaio le dimissioni. Parla al telefono con
l´assessore Giorgio Nugnes, lui vuole ripulire il quartiere e convincere chi
non vuole. «Se sparisce la spazzatura, sembra finita la protesta e nessuno
scende a lottare con noi», si sente dire. Nonno tenta di mediare. «Almeno le
scuole vanno pulite». C´è poi Fabio Sebillo, «fabbrica di borse ma
originali», chiarisce. E i fratelli "Garibaldi". Chi sono? I fratelli Mimmo
e Vincenzo Mangiapia. A loro due e a Marco Nonno è attribuita una trattativa
per fermare la rivolta. «Ma qualche camorra?». Hanno una fabbrica di
ferramenta. Mostrano le prove: «Siamo legati a Tano Grasso e al movimento
antiracket di Giggi Cuomo. I carabinieri vengono a guardarci tre volte al
giorno, ne volete di più?

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… Una sagoma da lontano. Un Borsalino, una sciarpa rossa. Figura
esile, fragile. È Oreste Scalzone, l’ "esploratore". Lui, che
infiammava il ’68 romano e che ha vissuto per 27 anni a Parigi, è un
affabulatore. La prende da lontano, e adesso racconta il suo "sogno" :
"Vorrei che in chiave attuale si realizzasse una nuova Comune di Parigi qui
a Napoli. Sto con questa gente (come potrei altrimenti?) . Non è una rivolta
sanfedista, è una battaglia di difesa della vita...

da "La Stampa" 9.1.08

 
 
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