[Redditolavoro] (no subject)

federico.traverso at libero.it federico.traverso at libero.it
Mon Feb 11 10:50:01 CET 2008


informati sul signoraggio

http://video.google.com/videoplay?docid=8208628600166597158&q
La questione della proprietà della moneta al momento della sua emissione
Tratto dal libro Euroschiavi
	La questione della proprietà della moneta al momento della sua emissione

Tratto dal libro Euroschiavi e i segreti del signoraggio
di Marco Della Luna e Antonio Miclavez

La questione della proprietà della moneta al momento della sua emissione

La Banca Centrale emette denaro per un valore, supponiamo, di mille miliardi di Euro. Quel valore, quei mille miliardi, di chi sono?
A chi appartiene la moneta, il valore del denaro, nel momento in cui viene emessa dalla Banca Centrale?
Alla Banca Centrale stessa, che quindi ha diritto di farsela pagare dallo Stato? O allo Stato, al popolo, che quindi non dovrebbe pagare né il denaro né gli interessi alla Banca Centrale quando ha bisogno di denaro?
Si tratta di una questione fondamentale, perché dalla risposta che essa riceve, dipende essenzialmente l’indebitamento dello Stato.

Il fatto che l’esercizio del potere monetario attraverso la Banca Centrale è uno strumento di potere dei banchieri sullo Stato, trova conferma in come le istituzioni statali sono impegnate a equivocare e a mentire in tutte le sedi, anche parlamentari, per coprire il fatto che la Banca d’Italia cede a caro prezzo denaro che a essa niente costa e a cui non è essa a dare il valore, ossia il potere di acquisto.
Il potere di acquisto, come abbiamo visto, glielo conferisce il mercato, la gente, attraverso la domanda di denaro. La Banca Centrale non ha “prodotto” il valore del denaro, eppure si comporta come se fosse proprietaria del medesimo denaro, in quanto lo cede allo Stato (e alle banche commerciali) in cambio di titoli di Stato e controinteressate.
Questo fatto è paradossale.
È come se il tipografo, incaricato dagli amministratori della società calcistica organizzatrice di una partita di stampare 30.000 biglietti di ingresso per le partite del campionato, col prezzo di € 20 stampato su ogni biglietto, chiedesse come compenso per il suo lavoro di stampa € 600.000, in base al fatto che i biglietti che ha prodotto “valgono” € 20 cadauno. È vero che essi “valgono” € 20 caduno, ma che essi abbiano un valore non dipende dal tipografo, bensì dall’associazione sportiva che ha formato la squadra, procurato il campo da gioco e organizzato la partita, sostenendo i relativi costi e producendo la domanda di quei biglietti, senza la quali questi niente varrebbero.
Gli amministratori della società sportiva lo sanno bene, ma il tipografo in parte li ricatta e in parte li lusinga perché promette loro che, se gli pagheranno l’ingiusto compenso richiesto, egli darà loro un lauto regalo e i fondi per farsi rieleggere alle prossime elezioni del consiglio di amministrazione. Altrimenti, finanzierà altri candidati e una campagna di stampa contro i consiglieri onesti.

Il potere bancario si comporta come quel tipografo, e i governanti si comportano come i consiglieri ricattati e lusingati dell’associazione sportiva, riconoscendo alla Banca Centrale la proprietà o titolarità del valore del denaro che emette, stampato o scritturale che sia, e in cambio di esso indebitano ingiustamente e illogicamente proprio il popolo, che è il soggetto che, col suo lavoro e con la sua domanda, ossia col mercato, conferisce valore al denaro. Per questa ragione, oltre che in base al principio costituzionale della sovranità popolare, al momento in cui viene emesso, il denaro, il suo valore, dovrebbe logicamente essere ed essere trattato come proprietà del popolo e, per esso, dello Stato. Assolutamente lo Stato non dovrebbe indebitare se stesso e il popolo verso una Banca Centrale, pubblica o privata che sia, per ottenere denaro.
Al contrario, ciò è proprio quanto succede incessantemente. Ma vi è di peggio: la Banca Centrale, cioè i suoi azionisti, oltre ad appropriarsi, a danno dello Stato, del valore del denaro che essa emette, nei suoi propri conti segna questo valore non all’attivo ma al passivo, simulando un debito ed evitando, così, di pagare le tasse su quello che è un puro incremento di capitale e che, come tale, dovrebbe essere interamente tassato.

L’ovvio ragionamento che abbiamo testé svolto è stato già sottoposto al Parlamento, attraverso interrogazioni parlamentari, nel 1994 e nel 1995.

Entrambe le risposte elusero il problema, affermando che la Banca Centrale (allora, cioè, la Banca d’Italia) non sarebbe proprietaria dei valori monetari, ossia del valore del denaro emesso, perché il denaro emesso costituirebbe sempre un passivo, un debito; e che, perciò, giustamente la Banca d’Italia lo iscriveva come posta passiva nel proprio bilancio.

Come i membri competenti dei due governi interessati non potevano ignorare, queste risposte sono del tutto contrarie alla verità. Innanzitutto, la risposta fornita è contraddetta dal comportamento dei governi medesimi – di tutti i governi. Infatti, se i governi fossero coerenti con l’affermazione che il denaro, il valore monetario, non appartiene alla Banca emittente, perché lo Stato continua a dare qualcosa (i titoli del debito pubblico) in cambio di Lire o Euro? E se il denaro emesso costituisse una passività, un debito, perché mai lo Stato dovrebbe comperarlo pagandolo con titoli del debito pubblico, che costituiscono un credito per chi li riceve? Si è mai visto che qualcuno paghi un altro per farsi cedere un debito?
Ma le risposte del governo sono anche false giuridicamente, perché il denaro non è affatto un debito per la Banca che lo emette. Se fosse un debito, dovrebbe poter essere incassato dal portatore presso la Banca medesima, mediante conversione in oro, e il portatore della banconota aveva il diritto di farsela cambiare in oro dalla Banca Centrale che l'aveva emessa, come avveniva una volta, fino al 1929 circa, quando il denaro era convertibile in oro. Anche in tempi successivi al 1929, molte banconote portavano la scritta “Pagabile a vista al portatore”. Ma pagabile in che cosa, dato che esse non erano convertibili in oro? In realtà, quei biglietti non erano pagabili in alcun modo e quella scritta era una menzogna per ingannare il pubblico e fargli credere che i biglietti di banca fossero convertibili in qualcosa avente valore proprio o che la banca si fosse indebitata per emetterli, il che è falso (mentre era vero in un ormai lontano passato).
Del resto, è naturale che nessun governo potrebbe permettersi di dare risposte veridiche a simili questioni, perché ammetterebbe che la sua vera funzione è defraudare i cittadini e gli elettori per arricchire un’élite finanziaria che detiene il vero potere.
Ma quanto sopra costituisce solo la punta dell’iceberg. Perché il grosso, circa l’85%, del denaro esistente e circolante al mondo, non è denaro vero, emesso da Banche Centrali, ma denaro creditizio, ossia aperture di credito e disponibilità di spesa create dal nulla dalle banche commerciali, le quali, attraverso questa creazione continua di nuovo denaro creditizio, si impossessano di quote crescenti del potere d’acquisto complessivo della popolazione mondiale. Di ciò si parlerà più diffusamente in seguito in tema di signoraggio secondario o creditizio.

 

Caro Cittadino europeo, sapevi che...?

 

- Il debito pubblico è fasullo e le tasse che paghi a causa di esso sono illegali e incostituzionali.

-  Banca d’Italia S. p. A, autorizzata a creare in modo autonomo denaro dal nulla senza garanzie auree o di altro tipo, è dal 1948 di proprietà privata.

-  I suoi azionisti (detti ‘partecipanti’) sono le altre banche e assicurazioni private. Il debito pubblico dello Stato, quindi dei cittadini, nasce nei loro confronti.

-  La Banca d’Italia (analogamente alla Banca Centrale Europea) usa un artificio contabile più o meno espressamente legalizzato per camuffare i propri utili, non pagare le tasse su essi dovuti e per non darli allo Stato, come dovrebbe per statuto.

-  La Banca d’Italia dovrebbe, per statuto, vigilare sulla correttezza delle altre banche; ma essa stessa è di proprietà di banche private, le quali nominano il suo governatore e i suoi direttori; quindi questi dovrebbero sorvegliare chi li nomina – cosa del tutto improbabile.

-  Le tasse vanno in gran parte a pagare il debito pubblico e gli interessi su di esso, quindi finiscono in tasca ai proprietari privati della Banca d’Italia e della Banca Centrale Europea, e non per spese di interesse collettivo.

-  Per arricchirli, il debito pubblico viene continuamente fatto crescere – e ciò non solo in Italia e non solo di recente.

-  L’organizzazione a monte di questo sistema di potere bancario è internazionale: in quasi tutti gli altri Paesi, infatti, la situazione è simile a quella italiana.

-  Tale sistema, di cui i mass media si guardano bene dal parlare (come pure i sindacalisti, i parlamentari, i ministri, i presidenti) ha prodotto nel tempo, e ancor oggi sempre più produce, un enorme e sistematico trasferimento di beni e di ricchezze dalle tasche dei cittadini a quelle dei banchieri, ma anche un trasferimento del potere politico dalle istituzioni democratiche alle mani dei banchieri sovranazionali.

-  Il vero potere politico ed economico, a livello mondiale e nazionale, sta in questi meccanismi, ignoti a tutti o quasi; essendo sconosciuti, essi sono ancor più efficaci..

-  Il Trattato di Maastricht, l’Euro, la Banca Centrale Europea, sono strumenti di completamento di questo trasferimento.

-  La corrente mancanza di denaro, la crisi economica, i fallimenti e le privatizzazioni sono p.i.l.otati da loro attraverso governi a sovranità limitata, e vanno a loro vantaggio.

-  La soluzione efficace è ben nota ed è stata ripetutamente proposta: restituire al popolo, quindi allo Stato, la funzione sovrana dell’emissione del denaro, in modo che non si debba più indebitare.

-  Il risultato sarebbe: tasse quasi eliminate, denaro a costo zero per lo stato e la Pubblica Amministrazione, economia fiorente; potere politico democratico anziché in mano alle banche.

-  Ovviamente, gli unici danneggiati da questa riforma sarebbero i banchieri.

-  E’ anche stata proposta una soluzione parziale: la moneta complementare, sull’esempio di migliaia di realtà nel mondo.

-  Sono state proposte e talora attuate, nella storia, anche soluzioni globali, e hanno funzionato: l’emissione di denaro da parte dello Stato, direttamente e sovranamente, senza l’inutile intermediario di una banca centrale di emissione.

-  Se quanto sopra ti lascia un poco perplesso, continua a leggere, e tutto ti apparirà
 Signoraggio primario
di Manuel Zanarini

Buona parte delle imposte che paghiamo non servono a finanziare progetti o a pagare servizi, ma per coprire gli interessi passivi sul debito pubblico.
Come si forma il debito pubblico? Lo Stato spende soldi per tutti gli aspetti della vita sociale, per trovarli chiede alla Banca Centrale, di proprietà privata (si veda l’articolo sulla proprietà della Banca d’Italia), di stampare del denaro, che poi restituirà con gli interessi attraverso le tasse.
Fino al 1944 le banconote stampate erano coperte dalle cosiddette “riserve auree”, quantità di oro che gli Stati depositavano a garanzie del loro debito. Dopo la conferenza di Bretton Woods, questa riserva è richiesta  solo per i Dollari statunitensi, tutte le altre monete sono “scoperte”.
Da quel momento in poi lo Stato chiede denaro in prestito alla banca in cambio di titoli di Stato, cioè altro denaro! Così pur volendo non potrà mai pagare il suo debito.
Normalmente si pensa che la banca guadagni la differenza tra i titoli presi in garanzia e il denaro dato allo Stato. In realtà, le Banche Centrali vendono allo Stato fogli stampati al loro valore nominale: se lo Stato compra 100 Euro, non li paga i pochi centesimi necessari per stamparli più un margine per la banca ma li paga 100 Euro più il tasso di sconto.
Questo è il reale guadagno delle Banche Centrali: la differenza tra il costo di produzione di una banconota, pochi centesimi, e il prezzo che si fanno pagare, nel nostro esempio 105 Euro. Questo guadagno si chiama signoraggio primario.
Secondo lo Statuto di Banca d’Italia (Art.39), solamente il 4% dei guadagni può essere distribuito ai soci, il resto va rimesso allo Stato. Significa quindi che alla fine i guadagni del signoraggio finiscono allo Stato?


Assolutamente no! Vediamo perché.
I bilanci delle Banche sono redatti secondo i G.A.A.P. (Generally Agreed Accounting Principles), norme internazionali stabilite dalle banche stesse e recepite dal nostro ordinamento.
Secondo la legge, le Banche segnano in passivo la totalità della moneta circolante, come se fosse un debito, quindi non versano allo Stato centinaia di milioni di Euro all’anno.
Approfondiamo il discorso. Come detto, fino al 1944 le banconote circolanti erano effettivamente un debito per la banca nei confronti dei portatori; infatti questi avrebbero teoricamente potuto chiederne il pagamento in oro. Ma da quel momento in poi, visto che le banconote non sono più garantite da nulla, che debito sarebbe per la Banca?
La risposta è ovvia: nessuno! In realtà le Banche continuano a segnarlo in passivo, proprio per intascare la cifra e non versarla allo Stato.
Ulteriore prova sia che, sulle banconote di Euro, non c’è la scritta “pagabili al portatore”, come invece c’era sulla Lira (moneta in vigore anche prima del 1944).
Questo significa che se lo Stato approvasse una legge, che rispecchiando la realtà dei fatti, imponesse alle banche di non segnare più in passivo il valore del denaro circolante, il debito pubblico sarebbe quasi estinto e quindi la pressione fiscale calerebbe vertiginosamente.
A questo punto sembra naturale chiedersi dove vanno a finire i soldi che le banche “sottraggono” agli Stati
 nel prossimo articolo scopriremo anche questo.
 CLEARSTREAM: ecco dove finiscono i guadagni del signoraggio
di Manuel Zanarini

Nel precedente articolo sul Signoraggio primario, abbiamo visto come le Banche Centrali riescano ad evitare di versare miliardi di Euro agli Stati nazionali, secondo alcuni analisti si parla di circa 700 miliardi di Euro all’anno per la sola Italia. Ma una volta trattenuti dove finiscono questi soldi?
Esistono due multinazionali, l’Eurostream e la Clearstream, che si occupano del “clearing”, cioè un sistema di compensazione finanziaria internazionale tra società, quindi anche tra banche, che permette di trasportare elettronicamente titoli e valori per i suoi clienti, di fargli passare le frontiere degli Stati, e di assicurarne la conservazione (nel senso che fisicamente detiene i titoli, mentre i passaggi sono solo elettronici). In pratica sono delle camere di compensazione in cui vengono conservati e scambiati titoli e valori, ma solo a livello elettronico.
Mentre su Eurostream tutto sembra chiaro, sul conto di Clearstream i dubbi sono molti, tanto che si è scritto un libro (Revelation$ di Denis Robert) e alcune indagini giudiziarie l’hanno coinvolta.
Bisogna ricordare che nel Mondo il 95% delle transazioni sono finanziarie, mentre solo il 5% riguarda beni e servizi, quindi si capisce facilmente il volume di denaro che circola dentro queste camere di compensazione; infatti Clearstream si occupa di circa 50.000 miliardi di Euro all’anno, con un profitto che nell’anno 2000 è stato di 215 milioni di Euro!!!!
E’ per tutti chiaro che, vista la delicatezza delle operazioni svolte, la trasparenza dovrebbe essere il requisito principale, purtroppo non è così; infatti le società che si occupano dei controlli sono strutture interne alla stessa società, tanto che è stato riconosciuto un margine di errore di 1,7 miliardi di Euro nei titoli nei suoi conti, cifra che è equivalente al debito estero pubblico del Terzo Mondo!!
Non solo, Clearstream funziona tenendo liste di multinazionali e banche di tutto il mondo, le mette in contatto ed organizza scambi elettronici di titoli tra loro, ma il problema è che non c’è modo di sapere i nomi delle strutture che sono dietro a queste operazioni.
Ma per essere preoccupati, basta guardare i nomi compresi nelle liste, questi invece sono pubblici: società off-shore; istituzioni finanziarie con sedi in paradisi fiscali come Caiman, Jersey o Turk and Caicos; fino a banche serie e non. Un esempio? Nel 1991 la banca pakistana BCCI fallì, nonostante questo, un mese dopo la sua chiusura ed il congelamento totale dei suoi averi Clearstream continuava a svolgere transizioni a suo nome e a rimborsare creditori privilegiati.
Inoltre si è scoperto che accanto a Clearstream opera una multinazionale con sede a Clearwater, in Florida, la quale grazie a consulenti informatici, ha l’incarico di cancellare le tracce informatiche delle transazioni occulte, trasferendo così segretamente cifre consistenti.
In seguito a queste rivelazioni, frutto del lavoro investigativo del giornalista Robert e dell’ ex-banchiere Ernest backes che lavorava per Clearstream, è stata aperta un’indagine in Lussemburgo, denominata “Clearstream affair”, con l’accusa di possedere una piattaforma internazionale per il riciclaggio di denaro sporco e di evasione fiscale.
A seguito di questo scandalo, la Deutshe Borsche Clearing di Francoforte ha acquisito le azioni delle altre banche socie, diventandone l’ufficiale proprietaria, ma lo stesso Robert afferma che è impossibile stabilire chi ne siano i veri registi.
A questo punto tutti i passaggi sono chiari. Le banche stabiliscono norme per redigere bilanci non corrispondenti alla realtà ( i GAAP) e sottrarre così  miliardi di Euro agli Stati nazionali, poi spostano questi capitali grazie a Clearstream, quindi senza nessun controllo, verso paradisi fiscali o istituzioni che faranno una brutta fine, permettendo un bel riciclo di denaro.
Ovviamente tutto questo a carico del cittadino e nel silenzio complice dei mass-media!




More information about the Redditolavoro mailing list